IL CRISTALLO, 2008 L 1 [stampa]

«UNA VERA FAMIGLIA DI ARTISTI»: I BUSONI A TRENTO, ARCO, ROVERETO E BOLZANO NEL DICEMBRE-FEBBRAIO 1878-1879*

di GIULIANO TONINI

Nel lungo tour concertistico del dicembre-gennaio 1878/1879 il dodicenne Ferruccio Busoni assieme al padre Ferdinando e alla madre Anna Weiss fece tappa dapprima a Trento, Arco e Rovereto e verso la fine di gennaio a Bolzano. Lo accompagnava la fama di ‘enfant prodige' conseguita fin dal suo primo debutto in pubblico allo Schiller-Verein di Trieste, la città della madre e della sua infanzia, il 24 novembre 1873, fama consolidatasi successivamente con il concerto, non ancora decenne, al Bösendorfer Saal di Vienna il 3 febbraio 1876. In quell'occasione Ferruccio Busoni si segnalò anche come compositore e improvvisatore impressionando favorevolmente con 5 pezzi di sua composizione i due critici più autorevoli della Vienna musicale dell'epoca: August Wilhelm Ambros e Eduard Hanslick che li giudicò "brevi e buoni, ma non tanto da lasciar sospettare l'aiuto di un maestro. L'autenticità delle composizioni è per me fuor di dubbio, poiché ho dato al ragazzo al pianoforte diversi temi che egli ha sviluppato all'istante con libera fantasia nello stesso stile severo, per lo più imitativo e contrappuntistico.1"

 

La formazione musicale di Ferruccio venne avviata nei primissimi anni dell'infanzia dalla madre Anna2 la quale, oltre alle basi della tecnica pianistica esercitata sulle Sonatine di Clementi, l'Album per la gioventù di Schumann, le Sonate facili di Mozart, i clavicembalisti del Settecento, gli studi di Czerny e di Cramer, lo iniziò anche alla pratica della musica d'assieme. Verso la fine del 1872 alla figura materna subentrò prepotente mente quella paterna. Da allora l'educazione musicale di Ferruccio fu esclusivo appannaggio del padre Ferdinando che lo sottopose ad uno studio intensivo e a pressanti sollecitazioni, mutando radicalmente di segno quell' iniziale clima di «naturalezza spontanea intimamente vissuta» in cui era avvenuto il primo approccio di Ferruccio alla musica.

«Fin dal mio settimo anno - ricorda Busoni 43enne - i miei genitori cominciarono a porre sopra di me ogni loro interesse e via via sempre meno sull' attività artistica loro». Fu soprattutto il padre che volle e fece del figlio un ‘fanciullo prodigio', «con energia, severità e pedanteria indescrivibile» unita ad una ossessionante smania di farlo sentire a chiunque gli pareva potesse favorirlo, penosa abitudine di cui Ferruccio ebbe a soffrire per tutta la sua giovinezza. Ma Ferdinando guadagnò almeno due titoli di merito agli occhi della matura riflessione di Ferruccio su quel periodo della sua vita: l'aver favorito l'impatto con una realtà musicale più dinamica e articolata che non quella provinciale e l'averlo iniziato ai classici viennesi, a Schumann e a Bach:

pungolato da lui, Ferruccio conobbe così sempre nuovi autori; fu spinto a comporre, a improvvisare, a verificare sul pianoforte i suoi progressi, ricavandone ammaestramenti che con la sua straordinaria capacità di apprendere lo fecero avanza re con passo sicuro e rapido nei cicli eletti delle sue più intime aspirazioni3.

Se la prima sortita viennese di Ferdinando con il figlio Ferruccio rasentò l'incoscienza, «fornito di mezzi appena sufficienti ad arrivare e senza sapere una parola di tedesco », i successi conseguiti ebbero però anche positivi risvolti finanziari. A dir il vero Ferdinando non si rivelò mai un buon amministratore e le tournée concertistiche che dopo il lancio viennese organizzava sempre più di frequente per il figlio dovevano servire anche a far quadrare il bilancio familiare.

La tappa trentina del tour dicembre-gennaio 1878/1879 si articolò in 4 concerti di cui i primi tre ebbero luogo nella sala del Palazzo del barone Salvotti4 nei giorni di giovedì 19, giovedì 26 e domenica 29 dicembre 18785.

 

Programma del concerto del 19 dicembre:

M. CLEMENTI, Sonata in do magg., I movimento6

G.F. HÄNDEL, Tema e variazioni7

C.M. von WEBER, Gran Duo concertante op. 48 per clarinetto e piano forte8

F. SCHUBERT, Minuetto in si min. 9

J.S. BACH, Sarabanda in la min.10

D. SCARLATTI, Capriccio in la magg. 11

F. BUSONI, Gavotta in fa magg. op. 25 (Kind. 89)12

Improvvisazione13

F. BUSONI, Preludio e fuga op. 32 per due pianoforti

R. SCHUMANN, Andante e variazioni in si bem. magg. op. 46 per due pianoforti14

E. CAVALLINI, Trascrizione per clarinetto e pianoforte su motivi dell'opera Trovatore di G. Verdi15

C.M. von WEBER, Rondò brillante op. 62 (J. 252), «La Gaité»

 

Programma del concerto del 26 dicembre:

F. MENDELSSOHN, Rondò capriccioso op. 14

J.K. ESCHMANN, Sonata per clarinetto e pianoforte16

J.S. BACH, Grande preludio e fuga17

Improvvisazione18

F. BUSONI, Suite per clarinetto e pianoforte 19

F. SCHUBERT - F. LISZT, Valse caprice 20

E. CAVALLINI, Scherzo per clarinetto e pianoforte su motivi dall'opera Don Pasquale di G. Donizetti

R. SCHUMANN, Grillen, n. 4 dai Phantasiestìicke op. 12

F. SCHUBERT, Impromptu21

 

Programma del concerto del 29 dicembre:

J.S. BACH, Fantasia cromatica e fuga BWV 90322

R. SCHUMANN, Fantasia per clarinetto e pianoforte op. 73

F. BUSONI, Suite campestre op. 18

Improvvisazione23

F. CHOPIN, Fantasie Impromptu op. 66, n. 4

F. BUSONI, Elegia, Danza campestre, Serenata, dalla Suite per clarinetto e pianoforte op. 10

C. BAERMANN, Suoni di gnomi24

R. SCHUMANN, Esaltazione25

 

Invitata dal Circolo Sociale di Trento la famiglia Busoni diede successiva mente un concerto giovedì 2 gennaio 1879 nella «sala della sociale adunanza»26 con il seguente programma:

C.M. VON WEBER, Andante e finale dal Gran duo concertante per clarinetto e pianoforte op. 48

F. SCHUBERT, Marcia e Minuetto27

F. BUSONI, Elegia, Danza campestre, Serenata dalla Suite per clarinetto e pianoforte op. 10

C. BAERMANN, Suoni di gnomi

F. MENDELSSOHN, Rondò capriccioso op. 14

F. BUSONI, Rapsodie hongroise28

F. SCHUBERT - F. LISZT, Valse Caprìce

Improvvisazione 29

 

Trasferitisi nei giorni successivi ad Arco, i Busoni diedero

tre concerti nella vasta sala del Nuovo Palazzo di cura30. Dopo quanto abbiamo detto di questa famiglia artistica in occasione del suo passaggio per Trento, facciamo grazia a' nostri lettori dei molti particolari recatici da una nostra corrispondenza; in poche parole il genio incontestabile del piccolo Ferruccio ebbe in Arco nuova occasione di farsi conoscere ed acclamare. A ricordarcelo anche quando sarà lungi dal nostro paese ci resta il caro regalo di due Ave Maria di sua composizione, delle quali una manoscritta a 4 voci, primo suo saggio nello stile di Palestrina. Ci auguriamo di vedere compiuta anche una Messa del medesimo stile, ora appena cominciata31.

«Il Raccoglitore» di Rovereto in data 7 gennaio 1879 ospitò sulle sue colonne un dettagliato resoconto dei concerti che Ferruccio Busoni diede a Trento, dando notizia anche del piccolo tour ad Arco e concludendo con un auspicio:

Non dubitiamo che i molti dilettanti di musica che si trovano a Rovereto, non siano per approfittare della occasione per combinare che li lodati artisti possano farsi ascoltare anche nella sala da concerto del Teatro Sociale di Rovereto32.

Congedatisi da Arco i Busoni fecero infatti tappa a Rovereto dove diedero due concerti: giovedì 18 - domenica 19 gennaio 187933. Non conosciamo i programmi dettagliati dei due concerti dati a Rovereto, ma abbiamo motivo di ritenere che ricalcassero quelli dati nelle settimane precedenti ad Arco e a Trento.

«Il Raccoglitore» del 18 gennaio 1879 riferisce infatti dell'esecuzione di brani di

Weber, Scarlatti, Clementi, Bach, Schumann e Schubert [...] Non meno valente si mostrò nell'improvvisazione svolgendo egregiamente un tema offertogli dal quale sebbene si prestasse poco seppe cavare degli effetti sorprendenti e tali da soddisfa re assai.

La tappa bolzanina, conclusiva del tour concertistico, non ebbe un avvio promettente. Data l'indisponibilità di altre sale, Ferdinando aveva dovuto ripiegare sulla sala superiore del Palazzo Mercantile34 che gli era stata concessa a titolo gratuito, ma a suo carico erano le spese di riscaldamento e di allestimento della sala stessa dovendo provvedere anche a ricoprirne il pavimento con assi di legno35.

Il primo concerto era stato fissato con inizio alle ore 7 di sera di lunedì 27 gennaio. Dalle colonne del quotidiano locale «Bozner Zeitung» n. 19 di venerdì 24 gennaio 1879 si richiamò l'attenzione «di tutti i competenti e gli amici della musica», esibendo quali credenziali del ragazzo prodigio il talento precoce, il successo viennese e quelli recenti conseguiti nel Trenti no, gli attestati di riconoscimento da parte di grandi musicisti quali Liszt e Rubinstein, e la considerevole mole di ben 140 composizioni. Un ritratto del giovane musicista campeggiava nella vetrina della libreria di Fr. Moser nella Johannesplatz, forse lo stesso che lo ritrae dodicenne in un salotto viennese, in piedi, vestito di raso di velluto, con un fiocco, vistosi polsini e colletto di pizzo, fra le mani uno spartito mozartiano mentre al suo lato sinistro, su un porta-riviste, sono ben visibili uno spartito di Haydn ed uno di Beethoven.

Benché dunque tutta l'attenzione fosse puntata sul «dodicenne compositore e pianista Feruccio Benvenutto Busoni»36, anche il padre Ferdinando non mancò di esibire le sue referenze di «membro d'onore e solista della grande Accademia filarmonica di Bologna»37. Solo la madre Anna, la quale prese parte ai primi due dei tre concerti bolzanini di Ferruccio, rimase discretamente sullo sfondo di questa «vera famiglia di artisti»38.

Il prezzo dei biglietti d'ingresso, molto più elevato rispetto a quello degli spettacoli della stagione teatrale in corso al teatro alla «Kaiserkrone», venne in seguito abbassato da Ferdinando per dar modo ad un pubblico più allargato di accedere ai concerti del figlio39.

Il programma della prima come delle successive serate concertistiche era articolato in 7 diversi momenti esecutivi:

 

L. VAN BEETHOVEN, Sonata in mi bem. magg. op. 12 n. 3 per violino e pianoforte40, Giuseppe Anzoletti violino41

R. SCHUMANN, Fantasia per clarinetto e pianoforte op. 73

J.S. BACH, Fantasia cromatica e fuga BWV 903

C.M. VON WEBER, Andante e finale dal Gran duo concertante per clarinetto e pianoforte op. 48

F. BUSONI, Cinq Pièces pour piano op. 3 42

C. BAERMANN, Gnomenklänge

F. SCHUBERT, Minuetto e Impromptu.

 

Lo scopo di un programma così articolato era quello di presentare la poliedricità del genio musicale di Ferruccio sia come pianista, in veste di solista e di camerista alle prese con un repertorio di grande impegno esecutivo e di rilevanti valori estetico-interpretativi, sia come compositore. L'improvvisatore avrà modo di emergere nei successivi due concerti. La coppia Anna e Ferdinando fra un'esecuzione e l'altra del figlio si riproponeva in quel repertorio con cui, appena sposati, avevano affrontato estenuanti tournées concertistiche. In particolare Ferdinando si riservò un momento in cui si fece ammirare come «virtuoso di rango del suo strumento dal quale ha saputo trarre sonorità piene e rotonde, dal timbro meravigliosamente sensuale. Particolarmente piacevoli sono risultati i suoni pia no mentre il forte ha presentato una sonorità oboistica ma non sempre del tutto bella»43.

E le esecuzioni di Ferruccio?

Abbiamo ammirato l'interpretazione profonda e penetrante delle prime composizioni in programma, la freschezza e la forza del tocco, la straordinaria maestria tecnica del giovane concertista. Le proprie composizioni sono rese in modo artistico, con passaggi brillanti pieni di originalità e forza. L'esecuzione è stata geniale e calorosa.44

Un altro aspetto va sottolineato: la cordiale intesa e collaborazione con le personalità musicali più sensibili e colte della città facenti capo al Musikverein e al Männergesangverein. Queste personalità patrocinarono i concerti di Busoni a Bolzano, sensibilizzando la popolazione verso questo eccezionale avvenimento artistico e promuovendo in occasione del suo terzo e ultimo concerto una sottoscrizione:

per garantire al giovane artista e ai suoi genitori anche un successo finanziario che finora purtroppo non è ancora toccato loro in sorte. Vorremmo trasmettere al geniale artista un chiaro segno che anche qui a Bolzano la sua magnifica arte esecutiva è stata onorata in misura piena.

La disponibilità di Busoni unita alla sua facilità esecutiva ed esperienza cameristica, resero invece possibile l'esecuzione di importanti brani cameristici che non è azzardato supporre fossero letti e concertati da Ferruccio per la prima volta proprio a Bolzano. Il secondo concerto si tenne sempre nella sala superiore del Palazzo Mercantile, venerdì 31 gennaio 1879. Busoni esordì con la Sonata in do magg. op. 53 n. 21 Waldstein di Beethoven. Era la prima volta che si misurava in pubblico col sonatismo beethoveniano e fu un battesimo entusiasmante:

Benvenuto suonò per giunta Beethoven a memoria, senza spartito sul leggio, con profonda sensibilità musicale, con una sicurezza tecnica che stupisce ogni persona competente.

Anna e Ferdinando riproposero la Fantasia op. 73 di Schumann già eseguita nel primo concerto e successivamente Ferruccio riprese posto alla tastiera45 per eseguire un Preludio e fuga in la min. di Bach.

Stava seduto al pianoforte con libertà e senza timori. Solo Busoni è in grado di ripetere oggi e in misura quasi maggiore quello che Wolfgang Mozart fece alla sua stessa età46.

Ancora più dettagliata era stata la descrizione de «La voce cattolica» del 21 dicembre 1878, ispirata allo stereotipo letterario del pianista romantico:

Era a vedersi quel caro fanciullo, seduto al piano, con quanta disinvoltura, con quanta grazia faceva scorrere i suoi ditini sulla tastiera, traendone effetti incantevoli di piano e di forte. Suonava quasi inconscio dell'istrumento musicale che aveva sotto le mani, con l'occhio fiso in un punto luminoso a lui solo visibile, nell'aria, e tutto assorto in quello, come magnetizzato. E intanto nel suono trasfondevasi l'anima verginale. A vederlo in quell'atteggiamento, ci richiamava alla mente la soave immagine della patrona della musica, con quell'aria ispirata, onde la improntò il divino pennello del Sanzio.

Seguirono due improvvisazioni su temi suggeriti dal pubblico stesso, uno di Bach e l'altro di Mozart: «Là ci darem la mano» dall'opera Don Giovanni, atto I, scena IX n. 7: «il ragazzo parafrasò con grande fantasia».

Con la madre si esibì successivamente in alcuni brani per due piano forti, l'uno il Preludio e fuga op. 32 di sua recente composizione (Vienna 5 dicembre 1878), l'altro l'Andante e variazioni op. 46 di Schumann. Accompagnò poi il padre in un'altra sua composizione, la Suite per clarinetto e pianoforte op. 10 con l'omissione del penultimo brano, il Tema variato. Nel brillante e conclusivo Rondò capriccioso di Mendelssohn, Ferruccio «incantò con la sua amabile interpretazione e il suo affascinante e grazioso tocco».

Ferruccio Busoni volle congedarsi dal «competente pubblico di Bolzano» con un terzo concerto che ebbe luogo venerdì 7 febbraio 1879 nella sala del Gesellenhaus47 con un programma «completamente nuovo» il cui momento clou fu l'esecuzione del Forellenquintett di F. Schubert, con la partecipazione dei proff. Giuseppe Anzoletti violino I, Ignaz Huber violino Il, Heinrich Zipperle viola e Franz Schöpf violoncello, «il nostro miglior quartetto d'archi»48. «L'insieme del quintetto è stato eccellente»: così il commento del critico musicale.

Negli altri brani che Ferruccio Busoni ha eseguito da solo o con suo padre, si dimostrò maestro della tastiera e improvvisatore ricco di pensiero e di fantasia, quale quel geniale ragazzo che avevamo descritto ai nostri lettori. Tutti i brani sono stati seguiti da incessanti applausi, in particolare la riuscita improvvisazione.

Gli «altri brani eseguiti da solo o con il padre» furono nell'ordine il Concerto italiano BWV 971 di Bach, probabilmente altra recente acquisizione del suo repertorio pianistico, il Solo dramatique per clarinetto e pianoforte composto a Bolzano pochi giorni prima, il 2 febbraio, originariamente con il numero d'opera 33, poi 13; l'improvvisazione e una serie di sue composizioni per pianoforte solo: Minuetto in re min. op. 4, Die Rückkehr (Il ritorno) n. 4 della Suite campestre op. 18 49, lo Scherzo in fa # min. op. 8 e la Fuga di do min. composta, assieme al relativo Preludio nella stessa tonalità, nel 1878 come op. 21 (Kind. 85), pubblicato dall'editore Lucca di Milano nel 1880 con dedica al critico e compositore L.F. Casamorata50.

Il padre Ferdinando si esibì successivamente nella trascrizione per clarinetto e pianoforte su motivi dall'opera Trovatore di Verdi, di E. Cavallini.

Il settimo e conclusivo momento dell'articolato programma spettò naturalmente a Ferruccio che eseguì due brani che lo riproponevano nella veste di pianista brillante e incantatore delle platee: Fabel n. 6 dei Phantasiestücke op. 12 di Schumann e il Valse caprice di Schubert nella trascrizione di Liszt.

Il giovane artista Busoni che nei suoi due primi concerti tenuti a Bolzano aveva conseguito solo un grande successo artistico ma non un corrispondente successo finanziario, si è presentato ieri sera al pubblico locale in un terzo concerto che è risultato abbastanza frequentato.51

Un raffronto fra i programmi trentini e quelli dei concerti dati a Bolzano mette in evidenza oltre alle costanti del palinsesto concertistico del giova ne Busoni di quel periodo, significative omissioni e nuove acquisizioni.

Permangono nei diversi programmi i brani per due pianoforti e quelli per il duo clarinetto e pianoforte che lo vedevano affiancarsi ora alla madre ora al padre (F. Busoni, Preludio e fuga op. 32; Schumann, Andante e variazioni op. 46; le Fantasie su temi operistici del Cavallini; F. Busoni, Suite op. 10; C. Baermann, Suoni di gnomi); i brani assimilabili a quell'indirizzo thalberghiano del pianismo della madre, «di grande agilità, un po' salottiero e di bravura» (Schubert, Impromptu; Mendelssohn, Rondò capriccioso; Schubert-Liszt, Valse caprice); la sua recente produzione pianistica; le prime scoperte bachiane con «la punta impressionante della Fantasia contrappuntistica » ma soprattutto le improvvisazioni «divenute in questo periodo sua segnalata specialità».52

Non vengono invece riproposti il Clementi della Sonata in do magg., l'Aria e variazioni di Händel e la Sarabanda di Bach53, la Sonata-Capriccio di Scarlatti e neppure il Rondò brillante op. 62 di C.M. von Weber, la Fantasie Impromptu op. 66 di Chopin e la recentissima Rapsodie hongroise di Busoni.

Schumann è l'autore più sacrificato, presente con soli tre brani tratti dai Phantasiestücke op. 12: Grillen, Aufschwung eseguiti a Trento e Fabel eseguito a Bolzano54.

I concerti dati a Bolzano presentano due novità di assoluto rilievo nell'ambito del repertorio pianistico di Busoni: il primo incontro con il sonatismo beethoveniano (la Waldsteinsonate op. 53) e due importanti prove cameristiche: la Sonata op. 12 n. 3 per violino e pianoforte di L. van Beethoven e il Forellenquintett di F. Schubert, un ‘unicum' nel repertorio cameristico di Busoni. La ricognizione bachiana di Busoni puntò a Bolzano sul Concerto italiano mentre nella vetrina delle sue recenti composizioni comparvero il Solo dramatique per clarinetto e pianoforte composto proprio nei giorni di permanenza a Bolzano e i Cinq pièces dell'op. 3 in alternativa all'integrale della Suite campestre op. 18. A Graz dove la famiglia risiedeva in quel periodo, lo aspettava un intenso e proficuo apprendistato alla scuola di composizione di Wilhelm August Mayer che allentò per alcuni mesi i serrati ritmi di studio del pianoforte e quelli di una stressante attività concertistica55.

 


NOTE


* Ringrazio il prof. Tarcisio Chini per avermi segnalato i riscontri giornalistici relativi alla tournée trentina di Ferruccio Busoni, e il prof. Antonio Carlini, il doti. Danilo Curti, il dott. Gianmario Baldi, la signora Panizza e il signor Gianni Zampiccoli per le preziose informa zioni fornitemi. Ringrazio il prof. Andrea Bambace per avermi dato copia della lettera di Busoni datata 28 dicembre 1878 (riprodotta a fine articolo) e il prof. Sergio Sablich per le precisazioni e segnalazioni relative ai repertori pianistici di Ferruccio Busoni.

1 Di questa autorevole patente di autenticità dovette ricordarsi il padre Ferdinando quando da Arco l'8 gennaio 1879 scrisse questa breve nota traboccante di orgoglio e di protezione paterna nei confronti del figlio Ferruccio, indirizzata al direttore della testata de «II Raccoglitore» di Rovereto: «nel num. 3 del suo accreditato giornale 7.1.79 dove parla di Cose Patrie, dice "il figlio dodicenne Ferruccio è un vero fenomeno miracoloso per l'altezza alla quale arrivò dopo i primi insegnamenti della madre e le brevi istruzioni avute da qualche maestro di grido nel dominio dell'Arte Musicale, tanto come suonatore di pianoforte tanto come improvvisatore e compositore". Il piccolo Ferruccio Benvenuto Busoni ha ricevuto tutta la sua educazione musicale in casa propria e senza soccorso di Maestri di grido. L'improvvisazione è cosa tutta affatto naturale in Lui ed è cosa che non s'insegna! Sulla composizione poi debbo dirle: che tutte le regole non servono a niente quando manchi la vena di creazione, per cui anche in questa parte la Natura lo protegge mirabilmente e tanto più perché non ebbe fino ad oggi né Maestri d'Armonia né di Contrappunto; tutto quello che è superiore 20 volte alla sua età nella composizione lo deve fino ad oggi a Lui stesso ed alla sua attività nell'occuparsi delle Dottrine del celebre Fetis. Voglia sig. Direttore correggere un simile malinteso, cosa che veramente obbligherà il suo devot. prof. Ferdin. Busoni».

2 «Prima che io nascessi - annota Busoni nel I dei Due frammenti autobiografici risalente agli anni fra il 1905 e il 1908 - mia madre suonava molto in pubblico e con buon successo [...] aveva una scuola corretta, e suonava nello stile di Thalberg: con grande agilità, in modo un po' salottiero e di bravura».

3 S. SABLICH, Busoni, EdT/Musica, Torino 1982, p. 19.

4 «Di bella ampiezza e di ottime condizioni acustiche», in «La voce cattolica», n. 146 del 21 dicembre 1878. Il palazzo, i cui due prospetti esterni danno sulla via Calepina e sulla via Garibaldi, è attualmente sede del Credito Fondiario. Il palazzo, uno dei più antichi della città, venne probabilmente fatto edificare dai Calepini ancora in epoca medioevale. Dal 1678 al 1812 ne furono proprietari i membri della famiglia Alberti d'Enno a cui subentrarono i Salvotti che lo vendettero nel 1898 alla Banca Cooperativa per essere infine acquistato nel 1924 dal Credito Fondiario della Regione Tridentina. Cfr. G. COSTISELLA, II palazzo Calepini a Trento, «Studi Trentini di Scienze Storiche», 1959, n. 4, 1960, nn. 1,2 e 3. N. RASMO, II palazzo Calepini a Trento, «Studi Trentini di Scienze Storiche», 1962, n. 2.

5 I concerti avevano luogo alle ore 8 di sera e il prezzo del biglietto d'ingresso ammontava a 1 fiorino. I biglietti erano in vendita presso la Cartoleria Bazzani «sul Cantone n. 195» (ditta che vendeva e noleggiava anche pianoforti «delle principali fabbriche nazionali ed estere»), nella camera n. 32 dell'Hotel de la Ville dove alloggiava la famiglia Busoni (sorto in quegli anni come albergo di prim'ordine, decadde però ancora nel secolo scorso divenendo la celebre «Birreria Isola nuova». Trasformato successivamente in sede della Banca d'Italia venne distrutto dalle bombe nel 1944. Sulla stessa area sorse verso la fine degli anni cinquanta e gli inizi degli anni sessanta il Palazzo della Regione) o alla cassa la sera stessa del concerto. Le cronache dei quotidiani dell'epoca sono concordi nel riferire il successo che il pubblico decretò a tutti e tre i concerti. «L'elegante sala [...] riboccava di uditorio eletto [...] Incessanti furono quindi gli applausi, spontanei, entusiastici», in «Gazzetta di Trento», n. 342, 20 dicembre 1878. «Fu un continuo applauso, non incosciente, non di complimento, ma spontaneo ed entusiastico», in «La voce cattolica», n. 146, 21 dicembre 1878. «L'ampia sala piena, scrosci d'applausi entusiastici [...] oggetto di una vera ovazione», in «La voce cattolica », n. 148, 28 dicembre 1878. «La bella sala, abbastanza spaziosa, era gremita di un pubblico sceltissimo», in «Gazzetta di Trento» n. 348, 28 dicembre 1878. Il terzo concerto, inizialmente non preventivato, venne organizzato «su richiesta generale».

6 Non è stato possibile identificare tale Sonata ma è certo che fu successivamente espunta dal repertorio concertistico di Busoni.

7 Si tratta dell'Aria e variazioni dalla v Suite in mi magg., i Libro delle Suites per clavicembalo.

8 Uno dei cavalli di battaglia della coppia Anna e Ferdinando, che lo avevano eseguito anche in occasione della seconda uscita concertistica pubblica del figlio a Trieste il 26 marzo 1874.

9 È il Minuetto della Sonata in sol magg. per pianoforte op. 78.

10 Quella inclusa nella Suite inglese n. 2 BWV 807.

11 Nel catalogo delle Sonate di D. Scarlatti compare un'unica composizione con la denominazione di Capriccio ma in una tonalità diversa da quella indicata nel programma del concerto di Busoni: Capriccio in sol magg. K 63, L 84, P 32, F 21. Probabilmente si tratta di un'altra Sonata a cui è stato dato questo titolo posticcio.

12 Composta nel 1878 e dedicata a Paula Flamm, venne pubblicata a Milano dall'editore Lucca nel 1880.

13 L'improvvisazione consistette in una serie di variazioni «l'una più ingegnosa e delicata dell'altra» su un tema propostogli dal m° Raffaele Bazzigotti. Cfr. C. LUNELLI, Musicisti nell'ottocento trentino, in Ottocento musicale nel Trentino, Alcione, Trento 1985, pp. 177 ss.

14 Questo brano così come il precedente furono eseguiti da Busoni assieme alla madre Anna: «pareva suonassero con un'anima sola sì perfetto era il loro accordo di tempo e di accentuazione», in «La voce cattolica», n. 146, 21 dicembre 1878. Del brano di Schumann «fu con insistenza richiesta la replica da tutto l''uditorio».

15 E. Cavallini (1807-1874), clarinettista e compositore milanese famoso soprattutto per le sue trascrizioni operistiche, fu 1° clarinetto dell'orchestra della Scala dal 1839 al 1852. Anche se non risulta che Ferdinando fosse stato suo allievo, il Cavallini rappresentava per lui il prototipo del clarinettista da imitare.

16 Si tratta probabilmente di Johann Karl Eschmann (Winterthur 1826 - Zurigo 1882) pianista, didatta e compositore. La Sonata venne eseguita da Anna e Ferdinando Busoni.

17 All'epoca Busoni aveva in repertorio un Preludio e fuga in la min., che eseguiva probabilmente in una sua trascrizione virtuosistica da cui probabilmente deriva l'appellativo di Grande.

18 II tema venne suggerito dal m° Carlo Chiappani. Cfr. LUNELLI, Musicisti..., pp. 191-194. «Le belle variazioni ricamatevi sopra meritarono al ragazzo improvvisatore gli applausi più forti», in «La voce cattolica», n. 148, 28 dicembre 1878.

19 La Suite per clarinetto e pianoforte composta a Vienna nel maggio-giugno 1878 e pubblicata come op. 10 (ma originariamente segnata col numero d'opera 24) è articolata in 6 brani: Improvvisata, Barcarola, Elegia, Danza campestre, Tema variato e Serenata. Al pianoforte sedeva Ferruccio.

20 «Soirées de Vienna» n. 252 del catalogo Raabe. A proposito delle trascrizioni lisztiane da Schubert, F. Busoni scrisse nel suo saggio Le edizioni delle opere pianistiche di Liszt: «Grazie a queste trascrizioni, Liszt acquisì una popolarità diversa e dall'effetto più profondo rispetto a quella ottenuta mediante le Rapsodie. Con le melodie ungheresi egli elettrizzava gli ascoltatori, con Schubert li incantava: nel primo caso li conquistava, nel secondo gli si arrendevano. Con le Rapsodie entusiasmò la buona società, con i Lieder de "La bella mugnaia", de "II canto del cigno" e de "II viaggio d'inverno" fece suo il popolo, e specialmente quello tedesco. Nessun'altra opera esprime in maniera più compiuta e perentoria di questa la trasformazione del pianoforte nel passaggio dal dettato tipico di Beethoven e di Kummel a quello dei nostri tempi. Sotto questo profilo possiamo farci, almeno in parte, un'idea dell'effetto dirompente e precursore che l'esecuzione lisztiana di questi arrangia menti sortì ai suoi tempi e nella stessa città di Schubert».

21 II n. 2 in mi bem. magg. dell'op. 90.

22 Eseguita la prima volta nell'inverno del 1877 a Baden vicino a Vienna.

23 A suggerirgli un tema classico fu il m° Raffaello Lazzari. Cfr. LUNELLI, Musicisti..., pp. 215-218.

24 Carl Baermann (Monaco 24 ottobre 1810 - ivi 24 maggio 1885), clarinettista e compositore.

25 Una traduzione un po' maldestra di Aufschwung, n. 2 dei Phantasiestücke op. 12.

26 II Circolo Sociale subentrò verso il 1876 all'Istituto Sociale di cui faceva parte fino al 1850 anche la Società Filarmonica di Trento. Difficile risulta identificare la sala in quanto «la sociale adunanza» usufruiva di più di una.

27 Va identificata con uno dei due brani nella stessa tonalità di fa min. che compaiono nei 6 Moments musicaux op. 94, rispettivamente n. 3 o n. 5.

28 Abbozzata nel settembre 1878 venne probabilmente completata nei mesi successivi ed eseguita la prima volta in occasione di questo concerto a Trento.

29 «Sopra un breve tema di Paisiello propostogli dal nostro egregio Maestro concertatore sig. d'Alessi», in «II Raccoglitore», n. 3, 7 gennaio 1879. Probabilmente si tratta di Francesco d'Alessio. Cfr. LUNELLI, Musicisti..., pp. 198-200.

30 L'attuale complesso comprendente il Casinò Municipale, il Palazzo dei Congressi e il Salone delle feste di via delle Magnolie.

31 In «La voce cattolica», n. 7, 16 gennaio 1879. Si fa riferimento all'Ave Maria antifona per una voce con accompagnamento di quartetto d'archi composta a Vienna il 20 giugno 1878 (Kind. 67a) e all'Ave Maria antifona Quatuor vocibus cantanda composta a Graz il 20 ottobre 1878 originariamente op. 30, poi op. 11 (Kind. 95), entrambe inedite. La Messa di cui si fa menzione è la Missa I. Quatuor vocibus cantanda (SATB) op. 34 (Kind. 103) completata il 12 febbraio 1879 a Klagenfurt e inedita.

32 II teatro sociale di Rovereto, allora sito in Corso Nuovo, era stato costruito nel 1783 su progetto dei bolognesi Filippo Mascari e Francesco Marcola. È l'attuale teatro «R. Zandonai» di corso Bettini.

33 II primo concerto ebbe inizio alle ore 8 di sera mentre il secondo venne anticipato alle ore 7 di sera. «Gli applausi furono vivi e replicati» annota l'estensore delle critiche musicali de «II Raccoglitore». Si cercò di organizzare anche un terzo concerto nella sala dell'asilo infantile (attuale asilo «A. Rosmini» di via Rosmini) ma non si hanno ulteriori notizie in merito e pertanto è da ritenere che questo concerto non ebbe luogo.

34 II palazzo, articolato in due corpi architettonici l'uno prospiciente via Portici e l'altro via Argentieri, combinati però in un complesso dall'effetto unitario e compatto, fu progettato dall'architetto veronese Francesco Perotti e venne ultimato nel 1717. Il palazzo Mercantile di Bolzano è fra i più importanti edifici settecenteschi della città. Il salone d'onore al secondo piano dell'ala del palazzo che da sulla via Argentieri, era l'ambiente profano più originale e suggestivo di Bolzano. Sullo scorcio del sec. XVIII vi ebbero luogo diverse rappresentazioni di opere liriche e dal 1855 in poi fu utilizzato dal Musikverein cittadino per manifestazioni concertistiche. Cfr. T. CHINI - G. TONINI, La raccolta di manoscritti e stampe musicali «Toggenburg» di Balzano (secc. XVIII-XIX), Introduzione, pp. IX-XXXII EdT, Torino 1986.

35 Di tali provvedimenti, resi necessari dalla rigida stagione invernale, abbiamo notizia anche all'epoca del primo concerto organizzato nella stessa sala superiore del palazzo Mercantile del Musikverein, giovedì 13 dicembre 1855: «Si è provveduto a rimediare al freddo in sala tramite il riscaldamento dei locali attigui e ricoprendo il pavimento». Nei due locali adiacenti la cancelleria e quello attualmente adibito a guardaroba, sono ancora visibili due magnifici esemplari di stufe ricoperte di maiolica, l'una in stilo rococò, l'altra risalente al primo barocco.

36 Così il quotidiano locale «Bozner Zeitung» riportava inizialmente il suo nome conforme mente alla pronuncia tedeschizzata di questi due nomi tipicamente italiani. Possiamo immaginare le vivaci e linguisticamente colorite reazioni di Ferdinando il quale ai nomi ci teneva moltissimo, tanto che nei successivi articoli i due nomi ritornarono ad essere scritti conformemente alla loro corretta ortografia. Va notata invece l'omissione del cognome materno Weiss che l'intraprendente Ferdinando abbinava al suo convinto che «con quei quattro nomi tuonanti ed il prestigio che esercitava la combinazione Weiss-Busoni, suo figlio sarebbe stato ben al coperto».

37 Questo avvenne nel 1864 nel pieno della brillante carriera concertistica di Ferdinando come solista di clarinetto nelle principali città italiane. Nel 1882 la Reale Accademia Filarmonica di Bologna conferì anche a Ferruccio il diploma di composizione e la nomina a Maestro Accademico.

38 L'estensore delle critiche musicali pubblicate dalla «Bozner Zeitung» ebbe espressioni di sincero elogio nei confronti del pianismo di Anna: «La sig.ra Busoni merita ogni lode sia per il suo modo di accompagnare aggraziato e discreto, sia per la stupenda esecuzione dei passaggi obbligati così come per la sua agilità, forza e scuola magistrale». I critici musicali trentini così si erano espressi: «Distinta pianista anche la madre riscosse grandi applausi»; «La madre, signora Anna, è maestra nel suonare il gravicembalo».

39 II costo dei biglietti d'ingresso, in vendita presso la libreria J. Ferrari nella Johannesplatz oggi piazza Walther von der Vogelweide, e la sera direttamente alla cassa, ammontava a 1 fiorino e 50 corone per i posti in prima fila, 1 fiorino e 20 corone per quelli numerati mentre la semplice entrata costava 1 fiorino. Nel secondo concerto di venerdì 31 gennaio 1879 i prezzi vennero così ritoccati: 1 fiorino e 50 corone, 1 fiorino, 50 corone. Nel terzo e ultimo concerto di venerdì 7 febbraio 1879 il costo dei biglietti venne ulteriormente abbassato a 1 fiorino, 80 corone, 50 corone. L'ingresso ad un coevo spettacolo operistico al teatro alla «Kaiserkrone» ammontava invece a 80 corone per i primi posti in platea, 70 corone per quelli numerati, 60 per i posti in piedi e 30 per quelli in galleria. Nella guida turistica Bozen und Umgebung edita nel 1872 a Gera da E. Amthor, si afferma che: «Nel teatro (una costruzione provvisoria in legno nel retro dell'albergo "Kaiserkrone") da novembre fino a Pasqua recitano piccole compagnie teatrali: commedie, farse, operette di Offenbach formano il principale repertorio. Per gli spettacoli di prosa e tragedie mancano le forze adeguate ma anche il pubblico (non così per le operette)». Nella stagione 1878/1879 diretta da K.L. Zwerenz, fra la fine di gennaio e gli inizi di febbraio andarono in scena la Maria Stuart di Schiller, le operette 100 Jungfrauen di Lecocq, Salon Pitzelberger e Orpheus di Offenbach, la farsa Einen Jur will er sich machen di Nestroy, l'ouverture Egmont di Beethoven seguita dai quadri con musica Adelaide di H. Müller, mentre la sera stessa del terzo concerto tenuto da Busoni, il direttore del teatro, Zwerenz, fece rappresentare per gli «illustri ospiti» la farsa con canto di J. Rosen Garibaldi, nella sala dell'Hotel Austria a Gries, località allora non ancora inclusa nel comune di Bolzano. Cfr. G. TONINI, Il teatro musicale a Balzano dal XVII al XX secolo, «II cristallo», xxiv (1982), 1-2, pp. 23-44 e 2, pp. 45-54.

40 «Fu proprio nel capoluogo dell'Alto Adige che, durante la stagione musicale 1878-79, il maestro, allora tredicenne, ma già lanciato sulla via dei maggiori trionfi, si cimentò per la prima volta nell'interpretazione beethoveniana, affrontando dinanzi al pubblico bolzanino la terza Sonata dell'op. 2», afferma erroneamente G. Piamente nel suo articolo Il quinto concorso Busoni, «Le Dolomiti» (Bolzano) 1953, p. 30. In realtà il primo impatto di Busoni dodicenne (e non tredicenne, in quanto il suo genetliaco cadeva il 1 ° aprile) col sonatismo beethoveniano avvenne nel 2° concerto di venerdì 31 gennaio 1879 e con la Sonata n. 21 in do maggiore op. 53 «Waldstein», preceduta da questa esecuzione della 3a Sonata op. 12 per violino e pianoforte, probabilmente scambiata dal Piamonte per «la terza Sonata dell'op. 2».

41 Nato a Bolzano il 13.5.1823 e ivi morto il 25.11.1892, fu violinista, direttore d'orchestra e compositore. Studiò violino a Bologna e a Milano con Alessandro Rolla e Bernardo Ferrara e poi a Vienna con Jacob Dont. Dopo un'iniziale attività concertistica in Germania, rientrò nel Trentino dove svolse attività solistica, in orchestra e didattica segnalandosi anche come compositore. Dal 1851 al 1886 risedette a Trento insegnando violino e dirigendo la scuola di musica. Nel 1886 si trasferì a Bolzano in qualità di primo violino dell'orchestra del Musikverein. Anche i fratelli Francesco e Giovanni furono valenti musicisti, il primo pianista e compositore, il secondo violinista e direttore d'orchestra. Busoni nella lettera alla madre datata Berlino 7.5.1898 annota: «Ho incontrato qui un nipote di quell'Anzoletti di Bolzano, che mi regalò a suo tempo delle vecchie edizioni di Schubert-Liszt. È un ottimo giovane, intelligente, colto, tranquillissimo e di costumi purissimi (anche troppo); nato e dimorante a Bologna, studia qui al Politecnico». In F. BUSONI, Lettere, a cura di S. SABLICH, Ricordi-Unicopli, Milano 1988, p. 113. Si tratta probabilmente dell'ingegnere Emilio Anzoletti rincontrato a Berlino nel 1902 e del quale si fa cenno in due lettere a Gerda: «Sono stato tre sere di seguito in compagnia di Anzoletti - gli voglio molto, molto bene» (Berlino, 21/22 luglio 1902); «Ho suonato ad Anzoletti alcuni brani del concerto: era visibilmente commosso e non poteva quasi parlare» (Berlino, 28 luglio 1902). In F. BUSONI, Lettere alla moglie, Ricordi, Milano 1955. Emilio era fratello di Augusto, di professione medico, e destinatario dello Schizzo autobiografico del 1909, del quale Busoni così scrisse nella lettera alla moglie datata Genova 27 febbraio 1909: «All'infuori degli Anzoletti, non c'è nessuno che mi conosca in Italia - mi si considera come una bestia rara».

42 Si tratta dei 5 brani, Preludio, Minuetto, Gavotta, Etude, Gigue, eseguiti da Busoni nel concerto del debutto viennese il 3.2.1876 al Bösendorfer Saal e che suscitarono l'ammirazione di Hanslick. Composti fra il 1873 e il 1875 furono la prima composizione giovanile di Busoni ad essere data alle stampe nel 1877 con il n. d'opera 3, presso l'editore Cranz di Lipsia. La «Bozner Zeitung», n. 21 del 27.1.1879 riporta invece il nome di un altro editore: Spina di Vienna.

43 In «Bozner Zeitung» n. 22, martedì 28.1.1879. Anche nel Trentino Ferdinando aveva raccolto espressioni di elogio. La «Gazzetta di Trento», n. 342 del 20.12.1878 riferisce del «magico suo clarinetto» mentre per «La voce cattolica», n. 146 del 21.12.1878 è artista «da pareggiarsi a' più rinomati, per sicurezza di maneggio, per espressione tutta italiana, ed effetti di acuti dolci vellutati come di flauto, che egli sa cavare da quel legno». L'estensore delle cronache musicali de «II Raccoglitore» di Rovereto annota invece in data 18.1.1879: «ci fece udire dei suoni così dolci, vellutati e strisciati, che un istrumento ad arco non avrebbe saputo far meglio».

44 Riportiamo anche le annotazioni dei giornali trentini sullo stile esecutivo del giovane Ferruccio Busoni: «il suo genio sì favorito da Dio rifulse splendidamente, non solo nella esecuzione profondamente sentita e plasticamente espressiva dei classici pezzi tutt'altro che facili, ma anche nella soavità della composizione, e nella improvvisazione d'una scienza e di un sentimento di gran lunga superiore alla sua età». In «La voce cattolica», n. 146 21.12.1878. «Nell'esecuzione della musica classica [...] si rivelò artista nello stretto senso della parola, giacché l'interpretazione, il tocco, il portamento, la nitidezza ed il granito dei suoni commuovevano ed affascinavano ». In «II Raccoglitore», n. 8, 18.1.1879.

45 Le cronache non danno ragguagli in merito ai pianoforti su cui Busoni si esibì a Bolzano. Solo per ipotesi si può arguire che si trattasse di strumenti della ditta Engelbert Mohrherr di Innsbruck che nel periodo di permanenza di Busoni a Bolzano comparve negli spazi pubblicitari della «Bozner Zeitung». Sappiamo in compenso il nome dell'accordatore, il trentino Giuseppe Bonelli, ingaggiato dallo stesso Ferdinando che lo aveva pubblicamente elogiato dalle colonne de «La voce cattolica» del 7.1.1879: «il Signor Bonelli è un perfetto accordatore sopra tutti quelli che ebbi quivi l'occasione di conoscere». Cfr. LUNELLI, Musicisti..., pp. 185 ss.

46 Anche il tredicenne Wolfgang Amadeus Mozart fece tappa a Bolzano nel corso dei suoi tre viaggi in Italia accompagnato dal padre Leopold, fra il dicembre 1769 e il marzo del 1773. Ma la Bolzano settecentesca, dedita prevalentemente ad attività commerciali, non si dimostrò musicalmente accogliente almeno quanto, poco più di cento anni dopo, con il dodicenne Ferruccio Busoni. Mozart ripagò l'indifferenza della città con un distico salace. La noia di una piovigginosa giornata autunnale aveva però favorito anche la composizione di un quartetto d'archi in re maggiore, il primo di un ciclo di 6 quartetti composti nel prosieguo del suo terzo viaggio in Italia: il KV 155, noto come «Boznerquartett».

47 L'associazione cattolica del Gesellenverein (associazione dell'apprendista) aveva la sua sede nell'edificio sito in via Ospedale, oggi Kolpinghaus.

48 J. Huber, direttore del coro del Duomo di Bolzano, nel 1876 fu uno dei soci fondatori del Männergesangverein di cui H. Zipperle fu direttore dal 1899 al 1900. Franz Schöpf (Cornaiano, 19 maggio 1836 - Bolzano, 2 marzo 1915) subentrò nel 1859 a Jakob Schgraffer nella carica di organista del Duomo di Bolzano, che mantenne fino alla morte. Fecondo compositore di musica sacra (180 numeri comprendenti Messe, Litanie, Mottetti, Vespri, Inni mariani, Offertori e l'oratorio Abschied Jesus in Bethanien) fu tra i primi e più eminenti rappresentanti tirolesi del movimento ceciliano di riforma della musica sacra che faceva capo a Franz Xaver Witt a Regensburg in Germania. Eccellente organista e compositore Schöpf compose anche inni patriottici ed encomiastici e due opere romantiche: Der Page des Dogen (libretto di O. Langhammer e L. Loibner) che andò in scena più volte nel teatro del Gesellenhaus fra il 1883 e il 1908, anno in cui venne rielaborato in chiave comica col titolo Der Doge von Venedig; e l'opera Walther von der Vogelweide che andò in scena sempre nel teatro del Gesellenhaus nel 1906. Il figlio Heinrich Schöpf fu maestro del coro del Männergesangverein dal 1889 al 1894. Cfr. E. TSCHÖLL, Zum 150. Geburtstag des Komponisten Franz Schöpf aus Girlan, «Der Schlern» (Bolzano), 60 (1986), 10, pp. 601-605.

49 La Suite campestre comprende 5 pezzi caratteristici: Canzone villereccia del mattino (do min, 3/4 Allegro vivace, 118 bb), La caccia (re min., 6/8, 66 bb), L'orgia (la magg., 4/4,66 bb), Il ritorno, Preghiera della sera (do min., 6/8, 42 bb). Questi brani furono composti a Vienna, come risulta dalla scritta sull'autografo, dal 1° al 5 aprile 1878 e contrassegnati con il n. d'opera 18. Fanno parte del cospicuo fondo del Busoni-Nachlass acquistato nel 1925 dalla Preussische Staatsbibliothek di Berlino e attualmente giacente al Preussischer Kulturbesitz (Busoni-Nachlass n. 85). Pubblicata nel 1982 dalla Breitkopf & Härtel di Wiesbaden nella collana «Der junge Busoni - Unbekannte Werke für Klavier» a cura di Franzpeter Goebels, la Suite campestre appartiene agli 'juvenilia' di Busoni, una copiosissima produzione che secondo il suggerimento di Roman Vlad «andrebbe analizzata per delineare più esattamente le premesse di alcuni fra gli sviluppi più sorprendenti che l'arte di Busoni conoscerà nella fase più virulenta e rivoluzionaria del suo sviluppo. Lo studio delle musiche di questo periodo permetterà di constatare che vi si trovano non pochi brani veramente deliziosi la cui immaturità non si manifesta quasi mai sul piano della tecnica. La scrittura testimonia infatti d'una agguerrita padronanza dei mezzi grammaticali e delle risorse strumentali che portano a volte a risultati stupefacenti. Immature appaiono semmai le premesse e le implicazioni spirituali di tali musiche e talvolta il gusto che presiede alla loro concezione e formulazione». In «L'approdo musicale», Quaderni di musica, n. 22, 1966, pp. 19 ss. La Suite campestre, 5 quadretti musicali evocanti altrettanti momenti di una giornata in un ipotetico paese rivissuti più attraverso stereotipi letterari che per esperienza diretta, eseguita integralmente a Trento il 29 dicembre 1878, venne riproposta nel terzo e ultimo concerto dato a Bolzano limitatamente al brano Il ritorno, forse anche a mo' di congedo perché ormai sulla via del ritorno trattandosi dell'ultimo appuntamento di questo lungo tour concertistico. Il ritorno presenta anche e forse in misura maggiore rispetto agli altri brani della Suite campestre, una più significativa sintesi delle recenti acquisizioni compositive del giovane Busoni, il quale nelle estati 1876 e 1877 trascorse a Gmunden, aveva potuto beneficiare dell'aiuto e dei consigli di due validi musicisti quali il contrappuntista Johann Evangelist Habert e il compositore ungherese Karl Goldmark (e questo sia detto con buona pace del padre Ferdinando che invece andava affermando, come abbiamo potuto accertare anche in occasione dei concerti trentini, l'assoluto self-made man di Ferruccio nello studio della composizione). Il ritorno si presta così ad una interessante ricognizione nella «preistoria del compositore» Busoni. Il brano (sol min., 4/4 Tempo di marcia, 70 bb) presenta uno schema formale ternario con coda conclusiva. La prima sezione è quella che presenta la maggior quadratura fraseologica; la seconda presenta un elemento tematico nuovo frammisto con elementi tematici desunti dalla prima sezione, ed è la sezione più estesa; la ripresa è solo di scorcio a cui fa seguito una breve coda. Dopo una battuta introduttiva che presenta al basso sulla nota dominante re un piede ritmico anapestico puntato che ne accentua l'incedere sostenuto e che condizionerà tutto l'impianto ritmico del brano, il periodo iniziale, a prevalente modo maggiore, presenta affabili antitesi melodiche fra i suoi membri fraseologici. Notevole la riproposizione della prima idea melodica in un registro più basso e come parte armonica - mente interna. Tutto questo primo periodo è costruito sul pedale di dominante di sol min. che risolverà alla tonica nel periodo successivo. Probabilmente le sue improvvisazioni su tema dato si avviavano secondo questo schema espositivo se prestiamo fede anche all'autorevole testimonianza di E. Hanslick già citata: «ha sviluppato diversi temi all'istante con libera fantasia e nello stesso stile severo, per lo più imitativo e contrappuntistico». Due brevi misure, in cui è fatta sentire una eco in minore del piede ritmico, fanno da raccordo fra il primo e il secondo periodo che è basato su una progressione armonica su cui si innestano procedimenti di natura contrappuntistica. Dopo un fugace ritorno delle due idee tematiche principali, il brano si inoltra nella sua sezione centrale che introduce figurazioni legato-cantabili le quali instaurano fra le parti relazioni di tipo contrappuntistico-imitativo. Tali figurazioni si alternano con il ritorno del piede ritmico iniziale, secondo un libero svolgimento rapsodico. Vi fanno capolino anche ricercati procedimenti armonici. La coda, dopo un accorciato ritorno della sezione d'esordio, si smorza sulla quinta vuota ribattuta dell'armonia di sol maggiore.

50 «Ma l'Italia nulla gli da che egli non sappia o non pretenda di conoscere; già più destro spiritualmente dei pianisti del tempo, si può dire che egli non vi colga che atti di stima (di un Boito, di un Mancinelli) ed anzi non componga che dediche su proprie pagine...». S. MARTINOTTI, Coscienza e presagio nel primo pianismo di Busoni, «Rivista italiana di musicologia», 1966 vol. I, 2, p. 225. Cfr. anche S. MARTINOTTI, Il primo Busoni, Ottocento strumentale italiano, Forni, Bologna 1972, pp. 530-557.

51 In «Bozner Zeitung» n. 32, sabato 8.2.1879. Non è stato possibile identificare l'estensore di queste critiche musicali. La seconda recensione critica pubblicata sulla «Bozner Zeitung» di lunedì 3.2.1879 è firmata con la sola iniziale «L.». Lo stesso dicasi per le recensioni apparse sulle testate trentine di cui una sola risulta firmata con le iniziali «D.G.A.», quella pubblicata sul n. 146 del 21.12.1878 de «La voce cattolica ». Lo stesso giornale nel n. 18 di martedì 11.2.1879 riporta questo curioso postscriptum: «Ancora Busoni - Ci fu chi appuntò "La voce cattolica" per le lodi da essa date al talento musicale straordinario di Ferruccio Busoni e non mancò chi giunse perfino a proferire la parola: impossibile. Lasciando da parte gli elogi più enfatici de' nostri, prodigati al piccolo Busoni dai giornali di Bolgiano, ove suonava da ultimo, riportiamo per risposta all'impossibile la seguente notizia di un foglio romano...». Lo stile più letterario che giornalistico di queste recensioni meriterebbe un'attenta analisi ma in quanto ad enfasi «La voce cattolica» aveva invero validi rivali nelle altre testate giornalistiche locali.

52 SABLICH, Busoni..., p. 21.

53 È il Bach ‘galante' verso cui Busoni non manifestò alcun interesse. In tutta la sua carriera dì concertista non eseguì mai infatti una Partita o una Suite.

54 «Schumann divenne ben presto estraneo a Busoni per ragioni, potremmo dire di incompatibilità fisiologica ». SABLICH, Busoni..., p. 87.

55 Di questo tour concertistico troviamo traccia nella lettera di Busoni a Otto von Kapff, Klagenfurt 29.3.1879: «In Tiralo ho composto, tra altre cose, un'intera messa (6 lunghi movimenti) a 4 voci nello stile antico del xvi secolo. Inoltre due grandi pezzi per 2 pianoforti, un a solo per clarinetto e altri pezzi minori per pianoforte» (Busoni, Lettere, pp. 30 ss.). Mette conto segnalare che anche A. Casella nel suo Il pianoforte, Roma-Milano 1937 p. 86, fa menzione dei concerti dati a Bolzano da Ferruccio: «fra i primi concerti dati dal fanciullo in pubblico» in seguito ai quali, a detta dello studioso, il padre Ferdinando avrebbe scritto i seguenti versi dedicati al figlio probabilmente nel giorno del suo 13° compleanno che cadeva il 1° aprile: «April fiorisca a Te ghirlande e doni, vanto glorioso dei diversi suoni. Salute il ciel ti dia e freschi allori, Denaro in quantità e sommi onori». Riportiamo anche il testo di due lettere inviate da Busoni alla moglie nell'estate del 1906, «in parte trascorsa viaggiando da Berlino a Trento, con soste a Monaco, Innsbruck e Bolzano, per rilassarsi e pensare in solitudine all'opera che in quel tempo lo assorbiva interamente, Die Brautwahl» (SABLICH, Busoni, p. 48). Busoni vi annota un ricordo circostanziato del concerto dato a Trento nella Sala del Palazzo Salvotti: «II ricordo che ho di Trento mi fa pensare che mi dovrebbe piacere. Vi sono stato a 13 anni, quando lasciammo Vienna e ci mettemmo a pellegrinare da un luogo all'altro come dei venditori ambulanti. - Ho un vivacissimo ricordo di un conte-abate con una faccia straordinariamente intelligente e aristocratica. Mi ricordo anche che era inverno e che nelle case si gelava. Nella sala marmorea di un Palazzo Salvotti, che il barone proprietario ci aveva messo amichevolmente a disposizione, suonai con dita irrigidite dal freddo. La gente stava seduta nelle file di seggiole col cappotto e il bavero rialzato. - Credo anche di aver sentito là, per la prima volta, l'istinto mascolino, in quanto una cameriera dell'albergo dai capelli rossissimi e gli occhi nerissimi si lasciò baciare da me, al che mia madre disse "non è bello", e furono appunto queste parole a darmi consapevolezza. Bolzano è molto vicina a Trento e sceglierò tra le due. Si mangia molto bene nel Tirolo italiano, il clima vi è divino, il vino è sincero» (Monaco, 20 luglio 1906). «Ieri ho fatto un rapido salto a Bolzano per decidere del mio soggiorno. Non c'è confronto! Bolzano: la città borghese del Rinascimento tedesco (nello stile di Schwind, ma non così elevato) e Trento: la città principesca del Rinascimento italiano, come Ferrara, Parma e altre. - Due città di tipo così evidentemente diverso a un'ora di distanza l'una dall'altra, non si trovano certo altrove» (Trento, 20 luglio 1906) (BUSONI, Lettere alla moglie, pp. 90 ss.).