IL CRISTALLO, 1961 III 1 [stampa]

NOTE D'ARTE - ATTUALITÀ

L'UNIVERSITÀ A BOLZANO

È questo un argomento che da alcuni mesi ricorre in Bolzano con una certa insistenza e che ha costituito argomento di dibattiti, conferenze e di trattazione giornalistica. È un argomento ponderoso e difficile che a noi piace riprendere, non per, proporne una definitiva soluzione, bensì per cercare di fare il punto sulla questione.

Il merito di avere aperto la discussione, o meglio di avere ripreso l'argomento già toccato qualche anno fa, va al Circolo Universitario cittadina che il 23 dicembre teneva un pubblico dibattito sull'argomento.

Come relatori erano stati invitati i proff. Lidia Menapace, Giuseppe Negri e Antonio Ruzzier. Numerosa la partecipazione degli studenti universitari che hanno dimostrato di interessarsi vivamente al problema con numerosi interventi.

I tre relatori, anche se poi sono pervenuti a conclusioni diverse, sono stati concordi nel riconoscere la difficoltà dell'argomento e che, lungi dal voler prospettare una soluzione, loro intendimento era soltanto di valutare alcuni aspetti del problema e di avviare quindi un dialogo la cui portata e durata dovrà essere proporzionata alla complessità e vastità del problema.

Il dibattito è stato aperto dal prof. Ruzzier che dichiarandosi favorevole all'istituzione di una università a Bolzano ha esaminato le strutture dell'istituto universitario nei vari paesi, soffermandosi soprattutto sulle università di tipo italiano e di tipo anglosassone, mettendone in rilievo l'indirizzo essenzialmente tecnicistico delle seconde e quello umanistico delle prime. Con particolari riferimenti ad esperienze personali è passato quindi ad esaminare quelle che sono le reali esigenze, sociali ed economiche della nostra regione, per arrivare alla conclusione che l'istituzione di una università a Bolzano dovrebbe limitarsi a quelle facoltà che corrispondono ad una esigenza locale come ad esempio lingue, agraria, scienze forestali e zootecnia.

La professoressa Menapace si è mostrata invece contraria alla istituzione di una università in Bolzano dichiarando che un simile istituto deve nascere da delle esigenze culturali ben profonde e ben definite, se vuole avere una vita costruttiva, e non da desideri o aspirazioni di altra natura, economici, politici, familiari, che possono trovare una soluzione in altre forme. In Bolzano manca una tradizione culturale che possa agire da fondamento ad una istituzione di alta cultura come deve essere una università. Nella nostra città manca quella tradizione culturale che invece troviamo in altri centri della regione, per altri aspetti minori, come Bressanone e Rovereto; eppure questi centri mancano di ogni attrezzatura di studio e di ricerca atta a sviluppa re questi interessi della cui presenza non vi é dubbio. Nella stessa Trento vi è una tradizione culturale molto più profonda e radicata che non a Bolzano. Inoltre Bolzano non ha una popolazione che possa alimentare anche un ristretto numero di facoltà universitarie; non deve poi essere trascurata la difficile situazione scolastica di Bolzano a tutti nota. Altro aspetto fondamentale del problema è la situazione etnica che, come in ogni altra questione della nostra provincia e mai forse come in questa, riveste un carattere di primaria importanza. La signora Menapace ha concluso dicendo che in ogni modo non è certo un problema da accantonare ed ha additato a titolo sperimentale l'istituzione di corsi di perfezionamento a livello universitario in quelle discipline, come ad esempio il diritto, che richiedono conoscenze particolari che nascono da esigenze specifiche della provincia di Bolzano.

Ultimo relatore è stato il prof. Negri il quale ha iniziato dicendo che il chiedersi se volere o no una università a Bolzano potrebbe sembrare un paradosso, perché finché si resta nei limiti dei desideri è evidente che la risposta non potrebbe che essere che una. Si tratta invece di chiarire che cosa è una università e che cosa si vuole da una simile istituzione. Purtroppo per molti l'università è un istituto che rilascia determinati diplomi che permettono di accedere a determinate carriere considerate, per lo più, tra le più rimunerative ed allettanti. Pur senza negare questo aspetto ed il valore pratico e sociale dell'istituzione, bisogna convenire che essa è essenzialmente un, istituto di alta cultura e di ricerca, anzi la più alta espressione culturale di un paese. E questo è senza dubbio il lato fondamentale dal quale dipende la validità e la funzionalità del primo; ed è quindi su questo suo aspetto che il dialogo deve iniziare e concludersi.

Nell'esaminare il problema non bisogna perdere di vista la situazione universitaria nazionale, che appunto perché in una evidente crisi è alle soglie, almeno così è augurabile, di un profondo rinnovamento, e non bisogna inoltre perdere di vista la reale situazione umana della nostra provincia nei suoi aspetti etnici e politici. Questo problema per Bolzano si prospetta in una forma del tutto diversa da quella di qualsiasi altra città italiana che sentisse la necessità di darsi un istituto universitario. È evidente che in Bolzano una università dovrebbe rispecchiare le esigenze culturali di ambedue i gruppi etnici ed essere quindi fondata su un perfetto bilinguismo, posto però su altre basi che non il bilinguismo delle attuali scuole che, così come sono state concepite costituiscono un mezzo di separazione e non di unione delle nuove generazioni, sia pure nel rispetto delle rispettive tradizioni e culture. In Bolzano, sempre secondo il relatore, è seriamente concepibile soltanto una università su impostazione europea che dovrebbe porre le sue basi e trarre il suo vigore proprio dalla situazione particolare della regione, ed essere un vero punto d'incontro di cultura che, attraverso due diverse civiltà, potrebbe creare le basi di una più ampia cultura e civiltà europea. La funzionalità di un simile istituto non sarà certo facile da attuarsi, porre due lingue alla base di ogni disciplina senza alcuna discriminazione, scegliere le facoltà più adatte soprattutto nei primi tempi, creare le attrezzature, sono tutti problemi di una mole vastissima, ma non insolubile, che solo il futuro ci potrà dire se saranno realizzabili o meno. Le premesse perché Bolzano possa ospitare una università che divenga un centro di attrazione europeo ci sono, sempre che la volontà degli uomini sia concorde verso il raggiungimento di questi fini. È evidente che alla base di tutto ciò vi dovrà essere un ampio desiderio di collaborazione tra i due gruppi etnici: senza di ciò ogni realizzazione sarebbe condannata alla sterilità.

Dopo i tre relatori vi sono stati numerosi interventi che hanno espresso pareri discordanti, ma che hanno puntualizzato i vari aspetti del problema riconoscendone le ampie difficoltà: tutti sono stati concordi nel riconoscere che per la realizzazione di una università sono necessari due presupposti fondamentali: la collaborazione dei due gruppi etnici ed una caratterizzazione ben precisa. È stata una discussione interessante che ha posto il problema su basi molto chiare ed ha avviato un dialogo che non crediamo sia destinato ad esaurirsi.

Infatti anche in altre sedi è stato affrontato il medesimo problema: tra le altre vogliamo ricordare la conferenza, tenuta per conto dell'Associazione Mazziniana Italiana, dal prof. Tramarollo, che ha fatto un ampio esame della situazione universitaria italiana partendo dal piano decennale della scuola e dalle varie precisazioni, sul problema, da parte dei ministri alla pubblica istruzione Medici e Bosco. Sono stati esaminati vari problemi: la sperequazione geografica delle università, la irregolare distribuzione delle università attualmente esistenti, il superaffollamento di certe sedi universitarie, lo scarso numero di docenti ed assistenti. Particolare attenzione l'oratore ha dedicato al fatto che attualmente gli studenti italiani della regione sono costretti a frequentare le sedi di Padova, Bologna, Venezia e Milano perché le più vicine, mentre quelli del gruppo etnico tedesco si recano ad Innsbruck. Ambedue i gruppi ne conseguono una preparazione che per lo più si dimostra inadeguata alle esigenze della regione. Una università bilingue, al di fuori ed al di sopra di ogni nazionalismo, che rispetti i veri interessi di tutti i gruppi, concepita nel quadro di autonomia che la costituzione riconosce alle università, dovrebbe dare piena sicurezza ai tre gruppi linguistici della regione di veder tutelata la loro integrità culturale in un quadro di ampia collaborazione culturale e scientifica. La spesa per una realizzazione del genere sarebbe imponente ed andrebbe naturalmente al di fuori delle possibilità del piano decennale della scuola. Ma poiché una università in Bolzano risponderebbe ad un interesse non solo regionale e nazionale, ma europeo, questo suo carattere giustificherebbe una partecipazione alla realizzazione della Banca Europea degli Investimenti che nel suo statuto ammette il ricorso ad essa da parte di poteri costituiti locali, nel nostro caso la Regione, per progetti di interesse europeo.

Come si può desumere da quanto è stato qui sommariamente esposto nel giro di pochi mesi il problema è stato dibattuto, anche se da un punto del tutto generico, con serietà ed ampiezza di prospettive.

Noi ci auguriamo che il senso di responsabilità verso l'avvenire della nostra regione e delle future generazioni, porti tutti a superare ogni forma di rivalità e nazionalismo per dare un serio contributo alla nascita di una nuova Europa le cui basi dovranno poggiare sulla collaborazione, sulla cultura e sulla libertà di conoscere e di agire degli individui.