IL CRISTALLO, 1964 VI 1 [stampa]

UMBERTO ECO: Opera aperta - Bompiani editore, Milano.

recensione di LUIGI SERRAVALLI

Questi saggi di Umberto Eco — molti dei quali dedicati all'opera di Yojce — pubblicati in varie riviste e ora riuniti in volume ci confermano nell'idea che l'autore non solo abbia coordinato una vasta materia, ma anche sia in grado di condizionare, almeno fino ad un certo punto, il pensiero neoestetico italiano e, soprattutto l'interesse dei giovani, anche se la materia non ha trovato ancora il rigore di un vero e proprio sistema.

Alle tre età fondamentali nella storia dell'umanità: quella primitiva, quella agricola e quella industriale corrispondono tre diverse concezioni del mondo, quella magica nel primitivo, quella ontologica nell'agricoltore e quella fenomenologica nell'uomo dell'era industriale.

In un certo senso l'Opera aperta di Umberto Eco vuole, basandosi su di infinite esperienze nel campo. di tutte le arti, caratterizzare il tipo di estetica possibile nel nostro tempo.

Salta subito agli occhi che all'idea di ordine, derivazione evidente della concezione ontologica, debba sostituirsi in qualche modo una specie di disordine che corrisponderebbe all'arte dell'era industriale: casi le infinite scuole che si accavallano, si sovrappongono, si combattono e scompaiono: di qui, in ogni parte, il tentativo di arrivare al disordine come canone, di qui tutte le forme gestaltiche — in una minuta indagine psicologica — per cui i termini di forma e di contenuto apparirebbero invecchiati o superati come addirittura è invecchiata e superata la differenza fra artista e spettatore. L'arte sarebbe anzi frutto di collaborazione fra l'artista e lo spettatore, l'artista dovrebbe creare degli stimoli, procurare delle situazioni, evocare una atmosfera nella quale ciascun spettatore, a suo modo, dovrebbe situarsi.

Ipotesi che sono state alla base delle discussioni del Congresso di Palermo e animano le pagine tutt'altro che chiare o piacevoli del romanzo di Sanguineti, ipotesi che spesso sono alla base del chiacchiericcio tutto fenomenologico di Alberto Arbasino, ma che si adattano anche alla musica elettronica o alla pittura gestuale. Ce n'è abbastanza per considerare il libro di Eco come una specie di Bibbia per le nuove generazioni, un libro il cui valore non deve essere assolutamente sottovalutato e che per molti potrà apparire illuminante.

Oltre, tutto le pagine di Eco. hanno il merito di portare a fuoco in una volta sola tutta questa vasta materia, dando una interpretazione completa dei fenomeni più conturbanti della nostra koinè letteraria.