IL CRISTALLO, 2009 LI 1 [stampa]

REGINA DISERTORI, UNA GIOIA SILENZIOSA NEL DIPINGERE

di CARLO CAINELLI

Il titolo dato a queste righe che illustrano la figura e l'attività di Regina Philippona Disertori (1886-1977), pittrice nata ad Amsterdam ma vissuta moltissimo in Italia, a Firenze e soprattutto a Milano dove morì, non è casuale. In un'autobiografia del 1954, che faceva da introduzione a un volumetto della Collana Artisti Trentini edita da Riccardo Maroni a lei dedicato, l'artista scrive: ".... Non voglio essere "una pittrice", "una donna artistica"; sono semplicemente un essere umano che ha un vivo bisogno di esprimersi, scegliendo per questo i colori. Dipingere è per me una specie di balbettare confidenzialmente con me stessa... È come se la terra, i monti, gli alberi, i fiori vivano, respirino, vorrei dire preghino, ed io mi sento come un'unità con essi, faccio parte con loro di questo mondo così inesprimibilmente bello; e non c'è più grande gioia che cercare, dipingendo, di cogliere sia pure un pallido riflesso di quel momento di suprema felicità".

È bene ricordare che fin da piccola Regina preferiva ai giochi la contemplazione della natura e quanto di bello essa offriva, "trasognata davanti a quei fiori multicolori, brillanti nel sole".

A questa pittrice fine e colta (aveva studiato canto e pianoforte e conosceva cinque lingue) la città di Rovereto ha dedicato nel settembre 2008 una mostra allestita nella Sala Comunale Roberto Iras Baldessari. L'esposizione, ben curata da Paola Pizzamano del Museo Civico di Rovereto e alla quale si deve anche il relativo catalogo monografico (arricchito da un'affettuosa testimonianza di Andrea Disertori e da uno scritto significativo di Milena Milani), ha inteso rendere omaggio ad un'artista che scelse di rimanere fuori dalla luce dei riflettori e dal mercato, esponendo rarissimamente e coltivando la pittura solo per diletto e genuina passione. Questo accade già nel 1925, dopo aver sposato il noto incisore e musicologo trentino Benvenuto Disertori.

I cinquantadue dipinti visibili alla mostra roveretana provenivano dalla donazione che il figlio Andrea Disertori ha in tempi recenti destinato con generosità al Museo Civico di Rovereto, istituzione che vanta una raccolta d'arte di circa duemila pezzi. Fiori, ritratti e composizioni di frutta, questi i motivi cari e largamente trattati da Regina Disertori. Il suo linguaggio pittorico si esprime attraverso una scelta di colori leggeri ma efficaci, stesi con eleganza e sicurezza. La Pennellata scorre fluida e morbida, senza foga né sussulti, denotando sensibilità e maestria. L'artista desidera manifestare la grande gioia che il dipingere le procura in modo quieto, quasi sommesso, e ci riesce molto bene. Non intende stupirci con effetti di colore forti e speciali. Gli stimoli che avverte e il suo animo dolce si rilevano con una pittura armoniosa e tranquilla nel medesimo tempo. Le immagini relative mostrano persone a cui ella si sente più legata, "in primis" il figlioletto Andrea ma chiaramente privilegiano gli amati fiori, di ogni genere e qualità, verso i quali prova un'attrazione particolare essendo creature fra le più avvincenti della natura. Qui la pittrice è abilissima nel coglierne la bellezza e le innumerevoli sfumature. Sempre fedele ai canoni tradizionali e operando in tal senso, non ricorre a toni pesanti e marcati per ritrarre un volto o una figura, fissare un atteggiamento, rappresentare i petali e le corolle di un qualsiasi fiore, oppure la frutta nella sua varia tipologia. La sua è una scala di colori dove primeggiano le tinte delicate. L'artista si avvale di una tecnica e di un'impostazione ragguardevoli, avendo frequentato ad Amsterdam l'Accademia, ove si distinse e si diplomò. Va detto che agli esordi Regina utilizza soluzioni cromatiche cariche e pastose, indice di un giovanile entusiasmo prorompente. Ma al suo arrivo in Italia e specie dopo i frequenti soggiorni a Muralta, Zell, Moià e Tavernaro nelle vicinanze di Trento, le sue tonalità si smorzano e si attenuano. La pittrice è affascinata dai bellissimi effetti di luce che può godersi in vari momenti del giorno. Quasi per incanto tutto ciò che raffigura si rischiara ma non perde la sua valenza pittorica. Pur con un abbassamento di contrasti e di toni le immagini appaiono egualmente in evidenza, avvolte da un'atmosfera pacata e soffusa.

Al riguardo, Paola Pizzamano scrive in catalogo: "Come per Van Gogh, anche per Regina l'incontro con la solarità del Sud influisce sulla sua tavolozza che si schiarisce a contatto con il paesaggio italiano della Liguria, Toscana e dopo il matrimonio, del Trentino. La luce plasma i colori della natura e la sua visione del mondo che diventa sempre più gioiosa e leggera, tradotta dal mezzo pittorico frutto, fin dagli inizi, di una necessità interiore".

 

 

Occorre segnalare che l'impegno dell'artista non si limita alla pittura, ma spazia anche nella grafica. Le numerose incisioni, realizzate a punta secca, tecnica che permette di ottenere più velocemente le immagini desiderate, rivelano una qualità notevole, così come parecchi disegni aventi quasi sempre per tema i bambini.

La cinquantina di oli che l'esposizione di Rovereto proponeva hanno offerto un saggio eloquente dell'abilità e dell'equilibrio posseduto da Regina nell'uso del colore, adoperato con giustezza e nel modo appropriato. I ritratti mostravano prevalentemente il "figliolino" Andrea in atteggiamenti composti, circondato da oggetti necessari a ben completare il dipinto. In questi oli traspaiono il grandissimo affetto materno di Regina e la mitezza insita nello sguardo dell'amato figlio. Vogliamo citare "Ritratto di bambino in marrone", "Il mio figliolino Andrea (Giogi) con l'orso", "Ritratto di Andrea con violino", "Ritratto di Giogi", "Andrea col cane".

Il nucleo principale della mostra, incentrato sui motivi floreali, acquistava le sembianze di un giardino variopinto e profumato. Quadri con fiori di ogni tipo ben disposti in vasi, brocche, cuccume e spesso abbinati ai frutti, in certi casi aventi come sfondo la vallata dell'Adige con i suoi monti, oppure ambientati nell'Orto Botanico di Brera a Milano. In questa città Regina visse gran parte della sua esistenza, avendo seguito il marito Benvenuto Disertori che all'Accademia milanese tenne la cattedra di incisione per ben trent'anni. Fra le tante opere menzioniamo "Fiori nella cuccuma di rame", Ortensie nel giardino", "Convolvoli", "Fiori nella vallata dell'Adige con pioggia", "Vaso di fiori in un interno con frutta", "Rose nel giardino di Brera". La mostra offriva in visione anche dipinti che raffiguravano composizioni di frutta, a volte con lo scenario della Val d'Adige ripresa dalle colline vicino a Trento. Non si sbaglia dicendo che natura morta e paesaggio trovano qui un felice connubio. Citiamo: "Fichi e la Val d'Adige", "Cesto di frutta sul davanzale sulla vallata dell'Adige", "Frutta sotto la vite", "Cesto con frutta e sarong giavanese".

Regina Philippona Disertori è un'artista che abbracciò la pittura con riservatezza e senza clamori ma con profonda gioia, sentendo forte il richiamo della natura, per lei quasi una sorella. Tutto questo come piacere suo ed anche nostro, allorché ci troviamo dinnanzi ai suoi dipinti eseguiti con garbo, privi di colori sgargianti eppure così suadenti, pregni di serenità e d'una sottile poesia.