IL CRISTALLO, 2009 LI 2-3 [stampa]

IL RAPPORTO DI COMPLICITÀ TRA IL PROTAGONISTA E IL FUGGIASCO SALVATO

Riflessioni su The Secret Sharer di Joseph Conrad

di MIRCO MAGNANI

 

1. Premessa


Joseph Conrad pubblicò l'opera The Secret Sharer1 nel 1912, ben dodici anni dopo la pubblicazione di Lord Jim e dieci dopo quella di Heart of Darkness2. Le ultime due rappresentano opere di grandissimo spessore, forse i capolavori in assoluto di Conrad, ma è importante evidenziare il fatto che il racconto The Secret Sharer appartiene ad una fase successiva dell'evoluzione del pensiero Conradiano, ovvero ad una fase in cui la potenza riflessiva ed al tempo stessa descrittiva-rappresentativa dell'autore aveva raggiunto un grado di evoluzione per certi versi maggiore rispetto alle precedenti. Ciò si evince dai perfetti equilibri narrativi dello scritto, dalla mancanza del narratore interno tipico della precedente opera Conradiana ed anche dal finale dell'opera stessa.


2. La struttura narrativa e le sue implicazioni


Le vicende di Lord Jim e di Heart of Darkness vengono narrate per mezzo di un personaggio, il narratore pressoché onnisciente Marlow, che si assume il difficile incarico di condurre il lettore all'interno della narrazione, fornendogli tutte le necessarie informazioni ed i relativi commenti. Sembra quasi che il marinaio Marlow prenda il lettore per mano e lo accompagni premurosamente durante il romanzo. In aggiunta a ciò in Lord Jim sono presenti ulteriori narratori con il compito di introdurre lo stesso Marlow all'interno della vicenda, nonché alcuni artifici retorici, che rendono la struttura narrativa molto complessa ed articolata.

Molti critici, così come molti attenti lettori, identificano in Marlow lo scrittore Conrad stesso. Non è infatti difficile pensare che Marlow altri non sia se non il capitano di lungo corso Conrad, o almeno ciò che egli avrebbe voluto essere e che forse in realtà non era, ovvero un solido e ben integrato marinaio senza né troppi interrogativi né preoccupazioni, che racconta degli eventi vissuti in prima persona e delle innumerevoli esperienze fatte duranti i venti anni di navigazione al servizio della flotta commerciale dell'impero britannico.

Tutto ciò non è invece presente in The Secret Sharer. Qui la narrazione avviene, molto più direttamente, in prima persona per voce del protagonista principale del racconto: il giovane comandante del bastimento sul quale si svolge l'intera vicenda. Il lettore percepisce facilmente una maggiore immediatezza della narrazione, quasi come ad evidenziare anche una maggiore vicinanza dell'autore stesso e, per forza di cose, un suo maggiore coinvolgimento. Anche lo stile di scrittura ne risente: esso si rivela più scorrevole, più diretto rispetto a quello delle opere appena citate. Sembrerebbe che lo stile corrisponda ad una maggiore lucidità sia narrativa che emotiva dell'autore, quasi fosse lui stesso a vivere quella vicenda in primis. E così è. Anche in questo caso si può infatti pensare che Conrad sia presente all'interno del testo per mezzo di una maschera: egli è infatti il giovane comandante alla sua prima esperienza di comando che si interroga sulle proprie capacità e sul proprio destino, senza conoscere né i suoi limiti, né la severità delle prove cui spietatamente verrà sottoposto durante la dura navigazione d'altura.


3. L'incontro


Proprio una di queste prove sarà l'argomento principale di The Secret Sharer, ovvero l'incontro tra il giovane comandante ed il fuggiasco Leggatt. Questo incontro avviene in circostanze a dir poco misteriose, se vogliamo anche un poco inspiegabili, in una notte in cui il comandante montava guardia solitaria in coperta in seguito ad un comando alquanto eccentrico dato da egli stesso. Si potrebbe pensare ad un vero e proprio incontro con il proprio destino. Un incontro per certi versi voluto e fortemente cercato. Il fuggiasco Leggatt, appena emerso dalle acque marine, appare al comandante completamente nudo, rivolto esausto sulla scaletta inizialmente incapace di proferire parola e effettuare movimento. Un uomo ridotto quindi ai minimi termini, se così lo vogliamo interpretare seguendo una chiave di interpretazione borghese, ma anche un uomo spogliato di tutti i vincoli lui imposti dal sistema sociale.

Proviamo però a capovolgere il punto di vista della narrazione e a porci una domanda ben differente: ma chi trova quella notte il fuggiasco Leggatt sul proprio cammino? In quale persona si imbatte?


4. Il protagonista


Il giovane comandante è sicuramente un giovanotto di belle speranze: capace e idealista. Egli è conscio di sé stesso, tenta però anche di scoprire i lati oscuri di sé o almeno di averne il controllo. Egli crede fortemente nella sua missione, ne avverte l'importanza e la grandezza, ma è anche, proprio come Marlow, una persona che trova rifugio nel proprio mestiere al fine di fuggire i lati oscuri sia della società in cui vive sia di sé stesso. Ciò viene provato dalle seguenti parole:

"(...) I rejoiced in the great security of the sea as compared with the unrest of the land, in my choice of that untempted life presenting no disquieting problems, invested with an elementary moral beauty by the absolute straightforwardness of its appeal and by the singleness of its purpose. "3

dalle quali emerge il disagio provato nei confronti della vita di terra definita travagliata, della difficoltà del resistere alle tentazioni in essa celate e dell'incapacità di non lasciarsi inquietare da esse. Proprio come Marlow, anche il giovane comandante è uomo che si confronta con le proprie pulsioni interne, con i propri istinti e ne avverte la potenza pur non riuscendo a definirla esattamente. Proprio come Leggatt è un fuggiasco anche lui, un fuggiasco da un mondo percepito come fonte di turbamento. Non è necessariamente un debole, è un umano che ha trovato una maniera di restare saldamente ancorato ai propri valori tramite la fuga nella natura e nel mestiere. Ed è comunque uomo che porta dentro di sé il marchio della consapevolezza dei propri limiti se non addirittura di una sorta di peccato originale non ben definito.

Egli si interroga porgendo orecchio alla voce della propria coscienza; così facendo avverte qualcosa di conturbante dentro di sé, qualcosa che sfugge alle normali percezioni e che lo porta addirittura a sentirsi estraneo a sé stesso. Questa affermazione viene confermata dalle seguenti parole

"(...) I was somewhat of a stranger to myself"4

le quali inducono il giovane comandante a dubitare perfino di sé stesso rendendolo così debole e vulnerabile da giungere a temere di fallire nel proprio incarico. Ciò che egli in realtà percepisce è l'oscuro dentro l'umano, lo sconosciuto, ovvero la tenebra cui Mr. Kurtz si abbandona e che pure il narratore Marlow riconosce in sé stesso. Il comandante di The Secret Sharer, come altri comandanti e/o protagonisti delle opere Conradiane, è quindi un uomo che viene posto innanzi ad una prova, una difficile prova, da superare in qualche modo e che per un qualche motivo dubita delle proprie capacità, pur senza fallire (come Lord Jim) o eccedere nell'esercitare il proprio potere (come invece Mr. Kurtz in Heart of Darkness). In ogni caso la prova cui viene sottoposto determinerà il destino del personaggio stesso: dall'esito di tale prova dipende infatti sia l'esistenza sia "l'anima" del personaggio.

Al tempo stesso, il giovane comandante è anche uomo profondamente solo

"(...) my position was that of the only stranger on board"5

il che lascia intuire una sorta di distacco non solo dalla società borghese che rigetta, bensì anche da quella marinara di cui fa invece parte. Del resto l'uomo al comando di un'imbarcazione è sempre un uomo solo. E gli uomini soli, e ancor di più se irrequieti, trovano rifugio nella natura e nei valori, ovvero negli ideali quali l'amicizia, la lealtà, l'amore, ecc. Proprio per questo motivo il giovane comandante avrà tanta cura del fuggiasco cui dà asilo rischiando così da un lato di compromettere la propria carriera, ma riuscendo dall'altro a trovare un punto di riferimento, un appoggio che prima non aveva. Il naufrago Leggatt non costituisce per il comandante un semplice disperato da salvare, bensì diviene una sorta di missione cui non può fare a meno di sottrarsi. E ciò perché il comandante avverte una grande vicinanza con il fuggiasco, la quale contemporaneamente dà senso alla sua esistenza a bordo.

Da quanto detto in precedenza emergono quindi ben due elementi in comune fra il comandante e il naufrago Leggatt: l'essere una sorta di fuggiasco e l'essere comunque irrimediabilmente solo.


5. Il comandante e il fuggiasco: complicità e sdoppiamento


Il fuggiasco Leggatt assume inizialmente un atteggiamento di attesa. Egli attende immobile che gli si rivolga parola. Il primo approccio risulta significativo: la conversazione si sviluppa in maniera alquanto strana per un incontro di quel genere. Si nota l'immediato instaurarsi di una certa complicità tra i due, la quale viene definita addirittura misteriosa

"a misterious communication was established already between us two"6

seguita di lì a poco da una vera e propria immedesimazione del comandante nel naufrago Leggatt appena recuperato. Il naufrago indossa infatti un pigiama di proprietà del comandante che gli calza a pennello e oltre a ciò si scopre anche che entrambi si sono formati presso lo stesso collegio, ricevendo così la medesima educazione. Alla somiglianza fisica si somma così quella culturale, il tutto a conferma dell'appartenenza dei due ad una comune dimensione umana.

Soprattutto è però significativa la reazione del giovane comandante alla confessione della colpa commessa da Leggatt a bordo del veliero sul quale era imbarcato. Alle parole "I have killed a man"7 egli risponde con "Fit of temper"8 minimizzando sull'accaduto. Nelle parole del comandante non si nota la minima reazione al crimine commesso da Leggatt; non vi è condanna e nemmeno disappunto. Egli sembra quasi constatare un dato di fatto, sembra prendere atto di una confessione di un crimine in realtà già compreso e perdonato. Sembrerebbe che il marinaio Leggatt abbia conquistato a tal punto il cuore del giovane comandante da porsi in una dimensione neutra, quasi fosse al di là del bene e del male. L'azione omicida è stata commessa e lì finisce il problema.

Non si deve dimenticare che colui che ha commesso il crimine altri non è se non una sorta di alter ego del comandante. Il motivo della comprensione dimostrata risulta quindi chiaro. Il comandante capisce Leggatt perché è un suo doppione, perché sa che nelle medesime circostanze egli avrebbe reagito esattamente allo stesso modo, avrebbe rischiato di uccidere un uomo e se fosse stato necessario non avrebbe esitato a farlo davvero. Per di più che la vittima altri non è che un marinaio della peggior specie

"he was one of those creatures that are just simmering all the time with a silly sort of wickedness. Miserable devils that have no business to live at all. He wouldn't do his duty and wouldn´t let anybody else do theirs"9

ed il crimine è stato commesso per il più nobile dei fini: effettuare una rischiosa manovra per salvare la propria nave, il bene supremo del marinaio, durante una tempesta. Il giovane comandante non si sforza nemmeno di capire, egli sa che il proprio doppio "was no homicidal ruffian"10, e che in fondo l'uccisione di un volgare fannullone non è crimine tanto grave. Ben più importante sembra essere l'avere superato la dura prova cui la vita di bordo lo ha messo di fronte ed avere salvato il proprio veliero.

In questo caso si manifesta in maniera molto evidente il distacco assoluto nei confronti del resto dell'equipaggio dell'imbarcazione: il fuggiasco Leggatt è un diverso, non è volgare, ha un aspetto sveglio e signorile, il che è indice di grandi qualità tanto che lo stesso comandante ammette che egli stesso non sarebbe stato l'uomo adatto a fungere da secondo a bordo del Sephora, il veliero da cui Leggatt è fuggito e su cui svolgeva tali mansioni11. Così facendo, egli evidenzia sia la somiglianza tra lui e Leggatt, sia la sua diversità o per meglio dire estraneità rispetto alla ciurma e agli altri ufficiali di bordo. La diversità di Leggatt, ovvero la diversità del comandante, è anche la diversità di Conrad in qualità di capitano/artista a bordo delle proprie imbarcazioni. Non è infatti assolutamente da escludere le possibilità che Conrad stesso, considerata la sua origine polacca, il suo particolare accento, la sua nobile origine, le sue velleità artistiche, la sua profonda diversità culturale rispetto al resto dei presenti a bordo, nonché la sua posizione di comando, si sia spesso sentito irrimediabilmente alienato a bordo delle navi da lui condotte, proprio come si sente il giovane comandante di The Secret Sharer.

Per questo motivo quindi vi è grande comprensione sia per il comandante che per il misterioso fuggiasco, avvertito come parte di sé stesso. Al tempo stesso però l'isolamento del comandante/artista a bordo della propria nave rispecchia l'isolamento dell'artista idealista e aristocratico all'interno della società inglese di quel tempo, una società in perenne movimento, sempre più volta al progresso sfrenato, al profitto ed alla speculazione e che non permetteva a tale artista né di esprimersi al meglio, né di essere compreso. Lo stesso Conrad, capitano di lungo corso che abbandona la marina per darsi alla letteratura, può venire interpretato come una specie di fuggiasco, quasi un rinnegato se consideriamo anche la profonda avversione che Conrad ebbe per le malefatte europee nei territori colonizzati e per il fatto che egli fu uno dei primi, se non addirittura il primo, a criticare l'imperialismo europeo e a denunciare il lato oscuro del colonialismo.

Volendo calcare ulteriormente la mano, si potrebbe anche argomentare che il fuggiasco Leggatt altri non sia se non un'allucinazione prodotta dalla mente del comandante. Si potrebbe infatti affermare che egli si senta talmente solo e che la sua resistenza psicologica sia già stata a tal punto intaccata da provocare la produzione di una immagine riflessa pur di trovare un poco di solidarietà e comprensione, un interlocutore insomma. Leggatt rappresenta il compagno di viaggio perfetto: è fatto ad immagine e somiglianza del comandante, si aggira prudente per la cabina di comando (ricordiamo che la cabina rappresenta per il protagonista la parte più intima della nave, una sorta di ambiente amico, una sorta di coscienza) ed esegue alla lettera tutti gli ordini ricevuti. Quasi mai parla, tutt'al più bisbiglia con il comandante. Il bisbigliare è sì necessario per non venire scoperti, ma rappresenta anche una sorta di dialogo interiore, quasi che il comandante parlasse con sé stesso. Il fuggiasco Leggatt rappresenta infatti anche la coscienza del comandante; i dialoghi condotti sotto forma di bisbigli altro non sono che una sorta di dialogo con una voce interiore. A tutti succede del resto di fermarsi a dialogare con sé stessi nei momenti difficili. Dato che ogni momento di crisi rappresenta anche un momento di profonda riflessione con sé stessi, il quale, se vissuto positivamente, conduce ad una trasformazione o meglio ad un progresso, occorre evidenziare il fatto che il giovane comandante necessita di un simile momento per prendere realmente possesso della propria imbarcazione e dell'equipaggio che la governa. Siccome egli all'inizio del racconto ancora non dispone della necessaria forza e esperienza, si vede praticamente costretto ad inventarsi una maniera per avere ragione della dura prova cui viene sottoposto, per vincere le proprie insicurezze. Il modo escogitato sarà quindi quello di trovare, di crearsi un compagno di viaggio ad hoc, un amico capace di ascoltarlo nei momenti difficili e soprattutto una persona da aiutare, un uomo da salvare. Solo così il giovane comandante si sentirà forte ed utile e solo così diverrà veramente consapevole dei propri mezzi. Quindi lo sdoppiamento effettuato risulta essere interpretabile in due maniere diverse: sia come un'allucinazione dovuta all'isolamento a bordo, sia come un necessario sostegno creato in un momento di crisi da una mente bisognosa d'aiuto.


6. L'assenza di condanna e i precedenti di The Secret Sharer


Come già menzionato, il fuggiasco Leggatt non viene condannato dal giovane comandante per il crimine commesso, bensì scagionato pressoché immediatamente in nome di un non ben identificato senso di solidarietà.

Non solo in The Secret Sharer, ma già in Lord Jim e Heart of Darkness vi era stata comprensione per le gesta negative dei protagonisti: possiamo quindi considerare questo tema come un vero e proprio Leitmotiv di questo filone dell'opera di Conrad. La comprensione non si esplicita comunque in una giustificazione della manchevolezze dei protagonisti (in questo caso rispettivamente Leggatt, Lord Jim e Mr. Kurtz) o in un'assoluzione dalle proprie colpe, bensì in una vera e propria mancanza di condanna finale. Ma da cosa deriva questa mancanza di condanna? Può essere che essa derivi da una sorta di ammirazione o fascinazione?

Che in Heart of Darkness il narratore Marlow sia affascinato dalla personalità e dalle gesta di Mr. Kurtz sembrerebbe fuori discussione: parecchie sue affermazioni come per esempio l'ormai famosa

"He was a remarkable man"12

sono emblematiche in questo senso. Probabilmente considerare Mr. Kurtz un uomo notevole deriva dal fatto che egli abbia avuto qualcosa da dire e che lo abbia fatto13 concretamente in seguito. L'essere stati capace di agire in base ai proprie visioni è sicuramente cosa non da tutti, così come anche l'avere avuto il coraggio di confrontarsi direttamente con l'immensa oscurità che si cela dentro l'umano, assumendosi direttamente le responsabilità del proprio operato e senza cercare rifugio nelle false convenzioni della società per così dire "civilizzata". Ma va però sottolineato che Mr. Kurtz col suo agire si è nettamente staccato da quella umanità che invece distingue l'essere umano dall'essere animale.

La sua vera colpa consiste proprio in questo, mentre invece ciò sembra sfuggire a Marlow, il quale pare percepire, in qualche modo affascinato, il richiamo dell'animale che dimora in Mr. Kurtz, verosimilmente perché è lo stesso dell'animale che porta in sé. Questa percezione è però principalmente dovuta ad un eccesso di onestà introspettiva, ad un eccesso analitico. È proprio questa consapevolezza, la consapevolezza di avere potuto essere, almeno potenzialmente, un secondo Mr. Kurtz (perché Marlow sente qualcosa di Mr. Kurtz anche in sé stesso), che porta Marlow a sentirsi particolarmente vicino a lui, a comprenderne le gesta, a provare una sottile forma di empatia. La consapevolezza di avere qualcosa in comune, magari qualcosa di indicibile, è la molla che fa scattare il meccanismo dell'immedesimazione.

Lo stesso discorso vale naturalmente per le parole di Marlow a proposito dell'uomo

Lord Jim, protagonista dell'omonimo romanzo: anche in questo caso non vi è condanna,

vi è piuttosto una confessione

"He is one of us"14

dove con l'essere uno di noi non si comprende esattamente se Marlow si riferisca ad un limitato numero di marinai della marina inglese (tutti formatisi nelle stesse istituzioni ed apparentemente affidabilissimi), all'intero genere umano o piuttosto ad un ristretto numero di "privilegiati", i quali hanno avuto "l'onore" di confrontarsi e contemporaneamente scontrarsi con i più cupi meandri che caratterizzano le nostre anime. Ciò comunque non toglie che Marlow capisca Lord Jim perché egli è campione di umanità, macchiata dalla colpa del fallimento si capisce, ma pur sempre umanità. Marlow comprende Lord Jim come pure Mr. Kurtz, perché egli, come del resto anche Conrad, conosce ciò che i due protagonisti hanno provato e ne condivide sentimenti, debolezze e sensazioni. L'unica differenza consiste nel fatto che a Marlow fu concesso il privilegio di ritirare il proprio piede esitante prima dell'abisso, nel quale invece Lord Jim e Mr. Kurtz sprofondano, e di intravedere alcuni barlumi di verità che poi fedelmente tramanderà.

Alcuni potrebbero obiettare che in fondo Marlow sia fatto della stessa pasta di Mr. Kurtz e che a lui sia solamente mancato il coraggio di realizzare i propri tenebrosi istinti. Se interpretato da questo punto di vista Marlow potrebbe essere considerato un vigliacco al cospetto del titanicamente diabolico Mr. Kurtz e del più romantico Lord Jim, ma questa interpretazione non è corretta. Marlow è un antieroe, incapace nel bene e nel male di imprese titaniche, ma ciò nonostante dimostra coraggio. È lui che intraprende il lungo viaggio di ritorno, è lui che si incarica dell'onere di tramandare ciò che ha visto, è lui l'artista che si assume il faticoso fardello della narrazione ed il gravoso compito di tramandare ai posteri ciò che ha vissuto.


7. La conclusione


Dall'esito finale del racconto The Secret Sharer emerge invece un altro destino: mentre infatti sia Mr. Kurtz che Lord Jim pagano con la vita per le loro colpe trovando una sorta di redenzione nella morte (specialmente Lord Jim), al fuggiasco Leggatt viene offerta una nuova chance ed anche questo è segno di grande vicinanza e quindi complicità tra l'autore, il comandante ed il fuggiasco. A Leggatt viene concesso un tuffo purificatore in mare al fine di raggiungere una terra sconosciuta, che sì significa esilio e forse morte, ma che costituisce anche una nuova occasione. Il giovane comandante sa che Leggatt merita un'altra opportunità e gliela concede correndo addirittura il rischio di perdere la propria nave a causa di una manovra azzardata effettuata proprio per permettergli di lanciarsi in acqua in prossimità della terraferma. Il rischio corso dal giovane comandante rappresenta un pericolo per sé e per l'equipaggio e avrebbe potuto compromettergli l'intera carriera. Ciò nonostante decide di mettere a repentaglio tutto e tutti al fine di donare a Leggatt l'opportunità di una nuova vita. Perché fa questo? Non sono forse sufficienti tutti i rischi già corsi in precedenza? La risposta è chiara: il comandante deve salvare Leggatt, perché così facendo salva sé stesso.

Al tempo stesso il fuggiasco Leggatt costituisce per il comandante anche una presenza o un'allucinazione ormai troppo scomoda ed ingombrante e per questo decide di liberarsene come qualsiasi marinaio se ne libererebbe: gettandola in mare (o meglio, facendo in modo che si getti in mare). Prima di sparire però il fuggiasco Leggatt in qualche modo contraccambia il favore ottenuto dimostrandosi così degno della fiducia ricevuta. Per la seconda volta nel racconto si fa merito di contribuire in maniera decisiva, seppur forse involontariamente, a salvare una nave e quindi il mondo stesso dei marinai.

Al lettore non è permesso scoprire se Leggatt diverrà un secondo Mr. Kurtz, se anche lui perderà i lumi della ragione al sole della giungla tropicale, ma sembra scontato credere che Leggatt non deluderà le aspettative riscattando così sé stesso, il proprio mondo e al tempo stesso il giovane comandante per la quasi mortale imprudenza commessa. Egli non realizzerà il proprio ideale di umanità nella società europea, vista come ormai irrimediabilmente corrotta, bensì nei tenebrosi meandri di un mondo sconosciuto e incontaminato, come probabilmente lo stesso comandante, trovandosi nelle stesse condizioni, avrebbe fatto. Leggatt ci abbandona quindi da eroe romantico fuggendo nella natura e abbandonandosi così al tutto.

È possibile che in questa natura troverà la morte, questa rappresenta un'ipotesi da non escludere se non addirittura molto probabile, ma è anche vero al tempo stesso che per il marinaio Leggatt è sicuramente meglio venire giudicato ed eventualmente "giustiziato" da un tribunale più giusto e virile rispetto alle corrotte istituzioni: ovvero dalla natura stessa. La ragione ci dice che Leggatt in realtà nuota incontro alla morte, il cuore ci vuol far credere che all'ormai simpatico Leggatt sia risparmiata la vita in favore di una nuova esistenza incontaminata. Il finale aperto del racconto, caratteristica di modernità dell'opera, permette al lettore di dare l'interpretazionea lui più congeniale.

Allo stesso tempo il giovane comandante, ormai formatosi nel carattere e nell'esperienza, si salva praticamente due volte: si salva perché in questa maniera conclude un viaggio che sa di allucinazione vera e propria per iniziare d'altro canto una carriera priva di paure e si salva perché, come già affermato, salvando il fuggiasco Leggatt in realtà salva sé stesso.

Si deve anche considerare che chi scrive l'opera The Secret Sharer è un Conrad più maturo e, come nel caso di Marlow in Lord Jim e Heart of Darkness, estremamente vicino al protagonista proprio perché ne conosce in prima persona paure, contraddizioni e debolezze: lo sbaglio è però questa volta ammesso e ciò non pregiudica il ritorno alla vita. Come prima non vi è né condanna, né assoluzione, ma questa volta non vi è neppure la suprema espiazione della propria colpa: c'è solo l'umanissima offerta di una nuova chance, una nuova chance per redimere un peccatore.


8. Riflessione finale


Quel che rimane è l'assoluta consapevolezza dell'incapacità dell'uomo, incapacità avvertita come impotenza dovuta all'inadeguatezza dei mezzi a disposizione, di formulare un giudizio plausibile, corretto e definitivo. Il mistero della verità può essere percepito ed intuito, ma l'uomo risulta essere troppo piccolo e limitato per aspirare a comprendere la realtà fino in fondo e quindi giudicare le azioni dei propri simili. All'essere umano non rimane altro che prendere atto della propria condizione e dell'enigma che la caratterizza in nome di un minimo comune denominatore, di una sorta di fratellanza basata sulla solidarietà, la quale unisce non solo tutti i marinai nella stessa nave, bensì tutti gli uomini. Tale fratellanza si esplicita nell'accettazione rispettosa dell'altro e, specialmente, nella rinuncia sia al giudizio, sia a qualsiasi pretesa di assoluta comprensione dell'animo e delle pulsioni umane. Anche in ciò si rivela la complicità tra il comandante di The Secret Sharer ed il fuggiasco Leggatt e, soprattutto, la grande modernità del pensiero Conradiano.

 

 



BIBLIOGRAFIA


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Jahier P. , Introduzione a Gioventù e Cuore di tenebra. In: Conrad J., Gioventù, Bompiani, 1990, pagg. V-XX.

Rivière W. , Joseph Conrad e l'autore assente. Da: De Agostini D. e Montani P. (a cura di), L'opera del silenzio, Schena editore, 1999.

Sertoli G. , Introduzione a Heart of Darkness. In: Conrad J., Heart of Darkness, Einaudi, 1999, pagg. V-XLIV.

Watts C. , Introduction to Lord Jim. In: Conrad J. , Lord Jim, Penguin, 1986, pagg. 11-30.

Zanzotto A. , Nota introduttiva a The Secret Sharer. In: Conrad J., The Secret Sharer, BUR, 1992, pagg. 15-23.

 

 


NOTE


1 Il compagno segreto.

2 Cuore di tenebra.

3 "(...) gioii della grande sicurezza del mare paragonata al travaglio della terraferma, della mia scelta di quella vita priva di tentazioni che non presentava inquietanti problemi, pervasa da un'elementare bellezza morale per l'assoluta franchezza del suo richiamo e per la schiettezza del suo scopo. " Conrad J., The Secret Sharer, BUR, 1992, pag. 66.

4 "(...) ero, in certo qual modo, estraneo persino a me stesso. " Conrad J., ibidem, pag. 60.

5 "(...) la mia posizione era quella dell'unico estraneo a bordo. " Conrad J., ibidem, pag. 60.

6 "Una misteriosa comunione s'era già stabilita fra noi due". Conrad J., ibidem, pag. 72.

7 "Ho ucciso un uomo". Conrad J., ibidem, pag. 76.

8 "Un accesso d'ira". Conrad J., ibidem, pag. 76.

9 "Era uno di quegli animali in cui bolle sempre una specie di sciocca animosità. Miserabili individui che non hanno motivo di stare al mondo. Non voleva fare il suo dovere e non voleva che gli altri facessero il loro. " Conrad J., ibidem, pagg. 76-78.

10 "non era affatto un brutale assassino". Conrad J., ibidem, pag. 78.

11 Conrad J., ibidem, pag. 114.

12 "Era un uomo notevole". Conrad J., Heart of Darkness, Einaudi, 1999, pag. 236.

13 Conrad J., Ibidem, pag. 236.

14 "È uno di noi. " Conrad J., Lord Jim, Penguin, 1986, pag. 351.