IL CRISTALLO, 2010 LII 1 [stampa]

ILLUSIONE E REALTÀ DI UNA SOCIETÀ BILINGUE.
SECONDA LINGUA: STUDENTI E SPERIMENTAZIONE

Una conversazione diretta da Verena Debiasi

Nel numero precedente di questa rivista si è pubblicato il testo di una conversazione di docenti delle scuole della provincia di Bolzano sui problemi dell'insegnamento della seconda lingua. In questo numero viene pubblicato il testo della conversazione con la partecipazione di studenti e l'intervento della dirigente scolastica del Liceo "G. Pascoli" di Bolzano prof. Laura Canal sui diversi aspetti delle sperimentazioni in atto in alcune scuole di partecipazione di alunni di diversa madrelingua, provenienti da scuole con diversa lingua di insegnamento.

Si parla anche di sperimentazioni in senso lato, alcune delle quali individuali anche all'estero.

Il testo è la riproduzione quasi del tutto fedele della registrazione audio degli interventi che si possono ascoltare nel sito www. altoadigecultura. org.

Dalle testimonianze degli studenti si può forse avere una percezione diretta delle esperienze concrete di comunicazione linguistica tra i due gruppi linguistici e comprendere le grandi difficoltà che si incontrano nell'insegnamento e nell'apprendimento.

Verena Debiasi si è assunta il compito di moderatrice valendosi della sua lunga esperienza in campo pedagogico.

 

MODERATRICE:

Ci troviamo oggi qui per affrontare un argomento di grande interesse in Alto Adige, soprattutto a Bolzano, non solo nella scuola italiana ma anche: quello dell'apprendimento della seconda lingua. ci troviamo qui con una dozzina di studentesse e uno studente, che parleranno delle loro esperienze personali fatte nell'apprendimento della seconda lingua, rispettivamente italiano o tedesco. Abbiamo anche il piacere di avere la dirigente scolastica dell'istituto che ci sta ospitando, il liceo pedagogico e artistico Giovanni Pascoli, che fin dal primo momento ha partecipato, con i suoi studenti, a questo anno in L2, lo scambio di studenti fra scuola italiana e scuola tedesca, di questa provincia.

Ci può parlare della sua esperienza personale, degli studenti, quanti e come hanno frequentato questo anno della sua scuola oppure, partendo da questa scuola, quanti sono andati in altre scuole e quali sono stati i riscontri da lei personalmente accertati?

 

DIRIGENTE:

Partiamo dal presupposto che sono molti quelli che vengono e, purtroppo, pochi quelli che vanno. circa una quindicina di ragazzi provengono dalla scuola tedesca per frequentare l'indirizzo artistico e il pedagogico, non quello sociale, mentre sono pochi i nostri alunni che vanno in scuole tedesche, quest'anno per esempio sono due, ma hanno tentato per un quadrimestre e non per un anno. Con il nuovo anno scolastico invece pare che due alunni siano intenzionati ad andare a frequentare la scuola tedesca per tutto l'anno.

Come viviamo noi l'arrivo di studenti dalla scuola tedesca? In maniera molto positiva per ora, nel senso che le ragazze che arrivano solitamente, spiace ma devo dirlo, sono molto più attente, responsabili, studiose, precise, rispetto ai nostri studenti. È un tipo di educazione allo studio e all'impegno completamente diverso. Bisogna anche mettere in evidenza che chi viene solitamente è già bravo di suo, è a un livello alto, difficilmente vengono ragazzi con difficoltà. È logico quindi che vengano con un interesse marcato, non solo per le discipline in generale, ma anche per indirizzi specifici come l'artistico, perché noi abbiamo un artistico eccezionale, quello che mi piace di più però è che vengono anche per vivere con i ragazzi dell'altro gruppo. Questa è una cosa che ogni volta mi fa specie, anche nei rapporti con i genitori.

Spesso i primi incontri avvengono direttamente con i genitori, se avvengono attraverso le scuole io chiedo un incontro con i genitori e i ragazzi interessati. La prima cosa che chiedo è il motivo per cui intendono iscriversi presso questa scuola. La cosa che mi riempie del cuore di più è che di solito la prima risposta è "per abituare mio figlio alla convivenza". Poi, logicamente, la conoscenza della seconda lingua.

Un'altra cosa che purtroppo devo ammettere è che comunque questi ragazzi sono bravi in italiano. dico purtroppo perché i nostri non sono altrettanto bravi, solitamente, in entrambe le lingue. È difficile che abbiano difficoltà. ci vogliono due o tre mesi prima che anche quelle che hanno difficoltà riescano linguisticamente. Quelle brave, senza problemi, ci riescono subito. Quest'anno per esempio ne abbiamo tre all'artistico, in una classe, che non sono bravissime dal punto di vista scolastico, né avevano una buona conoscenza della lingua italiana: una addirittura aveva veramente qualche difficoltà. Rispetto alle bravissime sono anche forse un po' meno impegnate, meno attente, meno propositive. motivo per cui alla fine del primo quadrimestre le ho chiamate e ho detto loro: "Ragazze, avete tre insufficienze a testa. Vi assicuro che la bocciatura non ci sarà, ma potreste essere rimandati a settembre. Forse è il caso che parliate con i genitori e ritorniate nella scuola di partenza, perché forse le difficoltà saranno minori. Il problema è in latino". Queste "delinquenti" studiano latino nella loro scuola, mentre qui all'artistico non c'è. Quando arrivano queste ragazze, che hanno problemi per diversità di programma, telefono sempre al preside della scuola di provenienza e mi accordo con lui per le discipline mancanti, in modo tale da far uscire le ragazze e mandarle ad apprendere la materia durante l'ora di tedesco.

Succede che queste tre ragazze avevano latino durante le ore di tedesco del mercoledì e del sabato. Il mercoledì andavano a lezione di latino mentre il sabato no. Ho chiesto perché non andassero e mi hanno risposto che il sabato il tedesco è molto bello, fanno dei laboratori ed è interessante. Ho detto loro che non devono avere 11 in tedesco, devono avere 6 in latino, cosa più importante. Insomma, abbiamo un po' battibeccato, dopodiché ho detto loro che potevano fare quello che volevano, ma secondo me dovevano andare a lezione di latino, se alla fine dell'anno il docente avesse fatto loro pagare avrebbe avuto ragione. Se aveste 8 potreste anche non fare latino il sabato, ma così non va bene.

In seguito ho detto loro: "Ragazze, guardate che forse è il caso che torniate indietro". Senza neanche chiedere, queste ragazze mi hanno detto che non ci pensano neanche. "Noi stiamo facendo una bella esperienza in questa scuola e ci piace. Ha ragione, forse non siamo molto studiose, ci rimanderete a settembre, ma questo non importa. Rimaniamo qui". Questo mi ha dato una grossa soddisfazione a dire la verità, perché voleva dire che stanno bene nell'ambiente e che vivono positivamente il loro processo educativo nonostante le insufficienze.

Abbiamo invece quattro alunne al pedagogico che sono eccezionali, i loro voti sono intorno all'8 e al 9. L'anno scorso le tre alunne che avevamo all'artistico erano le più brave della classe, andavo dalle mie ragazze a chiedere come mai loro fossero più brave di loro, che sono di madrelingua. mi rispondevano che il motivo è che loro scrivono tutto, prendono appunti, sono troppo brave. Invece di essere loro non brave, erano troppo brave le altre ragazze. Erano veramente eccezionali. Questo va detto.

 

MODERATRICE:

Lei ha detto che le ragazze che fanno questo Anno in L2 spesso vengono già con buone conoscenze linguistiche nella seconda lingua. ci si accorge di una differenza culturale nella mentalità e nella cultura tra la scuola tedesca e la scuola italiana?

 

DIRIGENTE:

Questo non lo posso dire con certezza, perché non sono io in classe. Incontro sempre i docenti nei consigli di classe tutti i mesi, perché partecipo a tutti, vado nelle classi, ascolto le ragazze, spesso le chiamo per vedere come va, se hanno bisogno di qualcosa, se hanno bisogno che intervenga da qualche punto di vista. L'unica cosa che hanno messo in evidenza i compagni e i docenti, è la maggior precisione, la puntualità anche scolastica. Sono più precise, molto più attente agli appunti, allo studio. Noi italiani da questo punto di vista siamo un po' più "italiani", detto onestamente. Anche noi abbiamo alunni bravissimi, puntuali, precisi eccetera. ma credo sia proprio l'abito mentale ad essere diverso.

 

MODERATRICE:

Si può comunque dire che il progetto "un anno in L2" viene utilizzato soprattutto da chi ha già una buona base linguistica e non è tanto adatto o comunque non viene usufruito da persone che a scuola avrebbero o hanno dei problemi?

 

DIRIGENTE:

Quelle che abbiamo avuto noi sono sempre state ragazze più o meno brave, ma comunque brave. Per quanto riguarda la conoscenza dell'L2, bravissime alcune, alcune meno brave, ma non per questo hanno avuto problemi; anche perché noi siamo molto malleabili, disponibili, diamo diverse possibilità. Abbiamo un amore nei confronti dei ragazzi, dei loro problemi, molto forte. ci adattiamo noi a eventuali loro problemi, piuttosto che far diventare l'anno un problema per loro.

 

MODERATRICE:

In conclusione può dire come valuta questo progetto "un anno in L2", confrontandolo con altri interventi che la scuola e l'extra-scuola possono fare? Quali sono i punti forti del progetto?

 

DIRIGENTE:

Punti deboli non ce ne sono. Sono tutti punti forti. In questa scuola attuiamo una serie di attività: d'estate tre settimane di attività all'estero, in Inghilterra in Germania, in Austria. durante il periodo scolastico i ragazzi vanno una settimana a Vienna o a monaco o a Berlino e facciamo delle attività in comune spesso con l'artistico tedesco "Walter von der Vogelweide". Anni interi in cui le classi lavorano assieme su progetti diversi. Io credo che, oggi come oggi, questo sia il modo migliore per apprendere l'altra lingua; ma non solo, come dicono i genitori, è un veicolo importantissimo di conoscenza dell'altro gruppo linguistico, che è il riflesso di noi.

 

MODERATRICE:

Dopo aver sentito questa introduzione, vorrei passare alle voci libere di chi ha fatto un'esperienza di questo tipo o un'esperienza diversa.

Partiamo da una breve descrizione della propria biografia linguistica, ma soprattutto partendo dalla propria famiglia. La famiglia di provenienza, come è stata la prima volta che avete affrontato o conosciuto la seconda lingua, quando vi siete accorti che, oltre alla prima lingua che parlavate a casa, ne esisteva una seconda, insegnata a scuola oppure parlata dal vicino.

 

DORINA:

Mein Name ist Dorina. Ich komme eigentlich aus dem Kosovo. Ich bin seit 12 Jahren hier und habe 11 Jahre lang in Sarnthein gelebt. Als ich hergekommen bin, dachte ich, eigentlich, dass ich Italienisch lernen werde. deswegen war es für mich schon eine Überraschung, als ich erfahren habe, dass ich in die deutsche Schule gehen musste. In Sarnthein wird sehr wenig Italienisch gesprochen. Also habe ich am Anfang nur deutsch gelernt und versucht das Italienische so langsam in Büchern zu lernen, weil ich viel gelesen habe. Und als ich dann hier in Bozen zur Schule gegangen bin, hab ich angefangen mich auch mit italienischen Schülern anzufreunden. das letzte Jahr hier an der italienischen Oberschule "Pascoli" hat mir von der Sprache her sehr genutzt, weil ich dadurch sehr viel gelernt habe.

 

MODERATRICE:

Continuiamo con Irene.

 

IRENE:

Io provengo da una famiglia italiana e io stessa sono nata nel Sud Italia. Sono arrivate in Alto Adige, quando avevo sette anni e a sette anni ho conosciuto questo mondo, iniziando dai compagni di gioco con i quali, non so se mi rendevo conto, non si parlava né italiano né tedesco, credo che si parlasse un'altra lingua, come fanno spesso i bambini. Arrivo da Vipiteno e forse quella realtà è diversa da quella bolzanina. Si parla molto più tedesco, forse non come in Sarnthein, ma quasi. Ho sentito il tedesco tutti i giorni e ho voluto conoscerlo.

 

SOYAL:

Io mi chiamo Soyal. Mio padre è di madrelingua tedesca, mia madre è di madrelingua italiana. Io però sono nata in Toscana, dove ho vissuto per sei anni, quindi parlavo tedesco con mio papà, però poco, perché la realtà era italiana. Ho iniziato qui le elementari e quindi, scolasticamente, il tedesco ho iniziato a impararlo a 6-7 anni, alle elementari. Il contatto con gli studenti di madrelingua tedesca l'ho avuto quest'anno che frequento il "Walter von der Vogelweide", ho iniziato a imparar meglio il tedesco. con mio papà ho sempre parlato tedesco, però a livello scolastico, ma da quest'anno ho iniziato a imparare il tedesco ad un livello più elevato.

 

MICHELA:

Mi chiamo Michela e provengo da una famiglia interamente italiana, di Bolzano. Nella mia famiglia si parla solo italiano, però i miei genitori lavorano in un ambiente tedesco. mia mamma è insegnante di italiano in una scuola tedesca. Per questo motivo, in parte, ho sempre saputo dell'esistenza di un altro gruppo linguistico, anche se il primo contatto ovviamente è avvenuto a scuola. Ho sempre maturato questa curiosità nei confronti dell'altra lingua e soprattutto dell'altro gruppo linguistico, per cui l'anno scorso ho scelto di frequentare un anno nella scuola tedesca, soprattutto per conoscere le persone dell'altro gruppo linguistico e, in parte, anche per migliorare la lingua, perché l'insegnamento che stavo ricevendo nella mia scuola era totalmente insufficiente.

 

MODERATRICE:

Questo è un argomento interessante, che toccheremo dopo, quello dell'insufficienza o sufficienza dell'insegnamento dell'altra lingua.

 

NICOLETTA:

Io sono Nicoletta e provengo anch'io da una famiglia italiana. Ho sempre saputo dell'esistenza dell'altro gruppo linguistico però non ho mai avuto dei contatti. Ho sempre frequentato luoghi e persone italiani, non per volontà ma semplicemente per abitudine. Anche le amicizie sono sempre state italiane ed è per questo che, quando ho saputo della possibilità di frequentare l'anno in una scuola tedesca, ho deciso di farlo con i miei compagni.

 

MATTEO:

Provengo anch'io da una famiglia trentina, integratasi da due generazioni a Vipiteno. Ho imparato a conoscere, se si può dire così, l'altra parte già da quando avevo 3 anni, essendo andato in un asilo di madrelingua tedesca e poi tutto il resto della mia conoscenza del tedesco è derivato da contatti sociali, amicizie, da interazioni con entrambi i gruppi linguistici, dal momento che in una realtà come quella di Vipiteno questi due gruppi linguistici si avvicinano, c'è la possibilità di avvicinarsi a entrambi più facilmente che non qui a Bolzano.

 

ISABELLA:

Io mi chiamo Isabella. Mio papà è italiano, mia madre è inglese, quindi sono sempre cresciuta in un contesto bilingue e mi sono sempre interessata alle lingue, in particolare al tedesco perché trovo molto interessante questa realtà in Alto Adige. L'anno scorso ho scelto di fare i tre mesi in Germania, non l'anno nella scuola tedesca, ma fare l'esperienza di imparare il tedesco non altoatesino, però di avere la possibilità di parlarlo.

 

PATRIZIA:

Ich heiße Patrizia. Ich habe eine deutschsprachige Mutter und einen italienischsprachigen Vater. Da meine Muttersprache Deutsch ist, wollte ich im Italienischen sicherer werden, deshalb habe ich mich einfach entschlossen, diese Erfahrung in der italienischen Schule zu machen.

 

ARIANNA:

Io sono Arianna ed entrambi i miei genitori sono di madrelingua italiana. Ho iniziato a studiare la lingua tedesca, come seconda lingua, in prima elementare. Ho avuto un'insegnante molto qualificata, che mi ha dato delle buone basi. Poi comunque ho continuato con lo studio della lingua tedesca fino alla prima media e poi, successivamente, mi sono trasferita e quindi per due anni non ho studiato la lingua tedesca. Sono poi tornata in Alto Adige e ho deciso di ricominciare a studiare la lingua e approfondirla. L'anno scorso ho frequentato l'anno all'istituto tecnico commerciale di lingua tedesca e quest'anno finisco la maturità sempre in questa scuola.

 

ERICA:

Io sono Erica, anch'io provengo da una famiglia interamente italiana e il contatto con il gruppo tedesco lo vivo nella mia città ma non ho mai veramente un contatto diretto. Il tedesco l'ho conosciuto prevalentemente, anzi, unicamente, a scuola. L'anno scorso ho deciso di frequentare l'anno scolastico in una scuola tedesca, al Walter von der Vogelweide, anche se prima ero indecisa se frequentare l'anno in una scuola tedesca oppure fare tre o sei mesi all'estero. mi sembrava però più consono frequentare la scuola tedesca, perché dà la possibilità di vedere l'altro gruppo linguistico nel proprio territorio.

 

FRANCESCA:

Io sono Francesca e provengo anch'io da una realtà tutta italiana. Nella mia famiglia entrambi i genitori sono italiani. Sono sempre stata a contatto anche con l'ambiente tedesco, perché penso sia inevitabile qui in Alto Adige. Ho sempre frequentato ragazzi tedeschi, una compagnia di italiani e tedeschi, ma prevalentemente si parla italiano perché è più facile che un ragazzo tedesco parli italiano piuttosto che un ragazzo italiano parli il tedesco. mi sono interessata per frequentare i tre mesi all'estero, perché è una possibilità che per esempio i miei genitori non hanno mai avuto e penso sia importante, dato che in Alto Adige è fondamentale sapere la lingua tedesca. Ho pensato fosse importante fare questa esperienza all'estero.

 

ISOTTA:

Io sono Isotta e anche i miei genitori sono italiani. Sin da piccola ho avuto la possibilità di conoscere bambini di madrelingua tedesca e di giocare con loro. Ho voluto approfondire la conoscenza della seconda lingua. Al liceo ho frequentato sei mesi in Germania.

 

MODERATRICE:

Partiamo proprio da questa esperienza, perché ho sentito che alcuni hanno fatto un'esperienza di apprendimento della seconda lingua andando all'estero e altri invece frequentando la scuola dell'altro gruppo linguistico, dell'altra lingua, in Alto Adige. Perché l'una o l'altra scelta? Qual è la motivazione e quali sono i vantaggi dell'una o dell'altra scelta?

 

DORINA:

Io posso dire che per me non c'erano tanti vantaggi, perché noi eravamo sei tedeschi nella scuola italiana qui e c'erano anche altri tedeschi, quindi parlavamo anche sempre tedesco, perché all'inizio gli studenti non parlavano tanto con noi, stavamo tra di noi. Secondo me sarebbe sempre meglio andare all'estero, perché lì si è sempre in contatto solo con studenti dell'altra lingua e non si ha la possibilità di parlare la propria.

 

MICHELA:

Io sono partita con la mia compagna di classe in quarta, solo che lei ha fatto solo una settimana e poi è tornata presso la scuola italiana. Quindi per me è stata una full immersion, perché ero da sola in una casa tedesca e mi sono trovata a contatto diretto con la lingua. Per me è stato un grande vantaggio. Forse è più vantaggioso andare da soli che con compagni di classe o persone della stessa madrelingua, altrimenti si tende sempre a parlare in italiano.

 

ERICA:

Per quanto riguarda la mia esperienza, si è creata una situazione simile, perché ci siamo trovati in 7 italiani in una classe tedesca, non c'era alternativa non essendoci una sola classe di indirizzo classico. All'inizio si è creato il nostro gruppo, un po' isolato dagli altri, quindi parlavamo in italiano. Successivamente, anche per il fatto che tre ragazzi dopo il primo quadrimestre sono tornati nella scuola italiana, nel secondo quadrimestre i rapporti che avevamo tra noi 4 in parte si sono un po' sciolti e abbiamo stretto amicizie individuali con gli altri compagni. È stata dunque un'esperienza, anche per me, di immersione se non totale comunque molto buona, soprattutto nella seconda parte. Finché c'è un numero di studenti piuttosto limitato, va bene, ma quando cominciano ad essere più di 4 o 5 diventa veramente difficile.

 

ISABELLA:

Anche noi ci siamo ritrovati in 6 in classe, peraltro provenienti dalla stessa classe, quindi proprio compagni, con un vissuto di 3 anni assieme alle spalle. c'è già un gruppo, all'interno di una classe, che quando ci ha visti il primo giorno di scuola è rimasta sbalordita e ci siamo trovati tutti in prima fila con nessuno che ci parlava. All'inizio è stato un po' terrificante. Forse questo è uno dei punti che bisognerebbe curare, avvisare le classi dell'arrivo di un gruppo così grande, perché la classe che ci ha ospitato all'inizio è rimasta…

 

MICHELA:

Ci hanno chiesto se non avessimo sbagliato classe.

 

FRANCESCA:

Io ho deciso di andare all'estero per essere completamente immersa nell'ambiente tedesco, per apprendere sia a scuola che a casa la lingua. Pensavo che non fosse sufficiente parlarlo solamente a scuola, ma che fosse meglio apprenderlo nell'ambiente familiare. Ho trovato un'altra ragazza di Bolzano nella stessa scuola e nello stesso paese, quindi ho avuto il mio spazio nella mia famiglia, ho avuto le mie esperienze, sono andata in vacanza con la mia famiglia in quei tre mesi, quindi ho avuto la possibilità di parlare in tedesco, ma comunque se c'è un altro ragazzo italiano, della stessa lingua, a scuola, è inevitabile che si finisca per parlare anche in italiano. Penso che sarebbe stato meglio essere da sola.

da una parte dà un grande aiuto, perché nei primi momenti ci si trova un po' spaesati anche in questa nuova realtà, per cui si sa di avere sempre qualcuno su cui contare, che sta vivendo la stessa esperienza e le stesse cose, però dall'altra parte si finisce sempre per parlare italiano.

 

MODERATRICE:

Torniamo alla scuola in sé e all'insegnamento, che adesso chiamano anche apprendimento della seconda lingua. Quasi tutti di voi avete iniziato ad apprendere la seconda lingua in prima elementare o in seconda, fino quasi alla maturità. com'è l'insegnamento della seconda lingua nella propria scuola, che sia tedesco o italiano? cosa si impara e cosa si potrebbe incentivare o migliorare?

 

FRANCESCA:

Secondo me è terribile che tra gli italiani tutti abbiamo cominciato a imparare il tedesco in prima elementare e ancora in quinta superiore c'è gente che non riesce a mettere insieme due parole. Probabilmente è perché molte persone vivono come una costrizione imparare il tedesco, mentre penso che se c'è una cosa che accomuna tutti noi che siamo qui è che abbiamo avuto un interesse, un incentivo per andare ad approfondire questa lingua. Altrimenti se non c'è l'interesse la si vive come una costrizione: viviamo in Alto Adige e quindi dobbiamo imparare il tedesco. C'è bisogno di più interesse da parte degli studenti, secondo me.

 

MODERATRICE:

Una proposta sarebbe quella di abolire il tedesco come materia?

 

FRANCESCA:

No, non di abolire il tedesco come materia, è una cosa difficilissima da proporre, ma che ci sia proprio l'interesse. Io ad esempio mi sento molto a disagio con i ragazzi tedeschi della mia età, non riuscendo a comunicare. Se si vive isolati nel proprio mondo italiano, non c'è l'incentivo per imparare l'altra lingua, c'è bisogno di più integrazione. È ovvio.

 

ERICA:

Spesso c'è la barriera del dialetto, in parte. A scuola si insegna un tedesco che nessuno parla, forse lo si parla in Germania, ma qui nella realtà di tutti i giorni nessuno parla il tedesco scolastico. Per questo motivo anch'io personalmente all'inizio ho avuto delle difficoltà, perché comunicavo magari in maniera corretta, ma mi guardavano con tanto d'occhi chiedendosi da dove venissi; chi è che parla così? Per questo motivo forse sarebbe utile incentivare i rapporti fra gruppi linguistici, anche al fine non dico di insegnare ma di abituare al dialetto, perché comunque è una realtà che esiste, non si può negare. Insegnare solamente il tedesco standard non è un errore, perché naturalmente quella lingua bisogna saperla, ma paradossalmente costituisce una barriera. Anche chi sa molto bene il tedesco standard non riesce a comunicare veramente.

 

NICOLETTA:

Penso che incentivare il rapporto tra i ragazzi italiani e i ragazzi tedeschi sia molto importante anche perché a scuola, come ad esempio nel mio caso, spesso si imparavano testi sul medioevo o qualsiasi altro argomento, che però vengono imparati e poi ripetuti pedissequamente. Invece penso sia molto importante quando si può inventare qualcosa da soli, senza un testo scritto sotto gli occhi, non avere alcun aiuto e parlare semplicemente con gli altri, spontaneamente. credo che questo sia un grande aiuto, perché si vedono i propri limiti e si riesce a superarli.

 

MATTEO:

Secondo me, tornando al discorso del dialetto, per quanto riguarda il tedesco scolastico, il Hochdeutsch, quello che si impara durante le lezioni, può essere molto utile per le regole grammaticali, per il tedesco che si usa lavorando e all'esterno dell'Alto Adige. Certo è che se si vive in una realtà o se si apprende il dialetto con dei contatti o con un interscambio tra gruppi linguistici italiano e tedesco, anche la fonetica, anche il fatto di sentire le parole, la costruzione della frase eccetera, molto deriva da una questione di parlato, di sapere come costruire una frase in tedesco e in italiano, a seconda della lingua che si vuole parlare.

 

MICHELA:

Per esempio il mio caso è stata una scelta la scuola tedesca, per avvicinarsi alla realtà del dialetto, perché spesso ci si ritrova, magari in autobus, ad ascoltare un dialogo fra due persone tedesche e non capire assolutamente niente di quello che dicono. Il tedesco insegnato non è il dialetto, quindi la possibilità di andare in una scuola tedesca aveva un difetto, nel senso che non c'era la full immersion nella famiglia o in ogni ambito, ma perlomeno dava la possibilità dell'approccio al dialetto, se non durante le lezioni, perché si spera che non ci sia, almeno fra i compagni e che quindi anche nelle amicizie che si vengano a creare si possa avere un contatto con questa realtà.

Io per esempio non sarei in grado di parlare ora in dialetto, ma capirei qualcosa di più e secondo me è un aiuto.

 

ARIANNA:

Io, ad esempio, sono subito stata accolta molto bene, calorosamente. La mia base di tedesco era molto scarsa, perché dopo molti anni che non lo si studia e non lo si sente, ricominciare a studiare il tedesco è molto difficile. Essendomi trovato da sola, poi, la difficoltà era moltiplicata. I miei compagni però mi hanno aiutata a studiare il tedesco, mi hanno fatto studiare il Hochdeutsch e adesso in questi mesi mi stanno insegnando il dialetto. Hanno comunicato con me sempre in Hochdeutsch, hanno preteso che lo imparassi bene e adesso mi stanno insegnando il dialetto, ora lo capisco e riesco a parlarlo.

 

PATRIZIA:

Ich habe auch zwei deutschsprachige Mitschülerinnen in der Klasse. Während wir im Dialekt gesprochen haben, habe ich bemerkt, dass die Italiener sehr daran interessiert waren und somit auch ein größeres Interesse an der deutschen Sprache gewonnen haben.

 

DORINA:

Bei uns war es eher das Gegenteil. Die haben sich geweigert mit uns Deutsch zu sprechen, sogar mit dem Lehrer. Der hat mit ihnen Deutsch gesprochen und sie haben gesagt, wenn er weiter Deutsch spricht, dann antworten sie ihm gar nicht. Und das nicht nur in Deutsch, sondern auch in Italienisch zum Beispiel. Die hatten einfach Angst zu antworten, weil sie dachten, jetzt sind deutsche Schüler hier und die könnten sie vielleicht auslachen oder so. Andererseits hat in dieser Klasse einfach das Interesse für diese Sprache gefehlt. Wir waren auch im Pädagogischen Gymnasium, um Latein zu machen. Da war es völlig anders, die haben uns immer gefragt, wie man das und jenes sagt. Da waren auch einige, die haben versucht Dialekt mit uns zu sprechen. Aber in unserer Klasse da war einfach kein Interesse da für unsere Sprache.

 

MODERATRICE:

Nei vostri racconti, a parte qualche eccezione, sento che il dialetto in fondo non dovrebbe essere un problema, comunque non una materia da insegnare a scuola, perché perderebbe la sua caratteristica se diventasse materia scolastica, però servirebbe un momento di avvicinamento, una cosa che si può imparare e anche insegnare fra coetanei, nel contatto diretto. La proposta che ho sentito, da parte vostra, è che un compito della scuola per incentivare l'apprendimento della seconda lingua sarebbe favorire momenti di incontro extrascolastico, magari legato a dei progetti o delle gite, delle attività comuni fra ragazzi, studenti, adolescenti di lingua italiana e tedesca, magari anche in altre lingue. Ho sentito qualcuno qui che ha anche una terza o una quarta lingua da mettere sul tavolo.

Quando sento che in alcune classi l'atteggiamento di un certo gruppo verso chi è nuovo, come i 4 italiani seduti in prima fila, oppure i 6 che non vengono avvicinati se parlano il dialetto, mi accorgo che l'atteggiamento che c'è verso la seconda lingua, di apertura o chiusura verso le altre lingue, è fondamentale. Si può intervenire su questo aspetto? A scuola, fuori dalla scuola, in Alto Adige? con quali misure? Avete qualche proposta?

 

MATTEO:

Quello che penso io è che molto derivi dalla chiusura o dall'apertura mentale della famiglia, del ceto di origine. certo è che se la politica aiuta questi estremismi o queste appartenenze estremiste, "io sono da questa parte e io sono dall'altra", la vicinanza è difficile. Non si ha un aiuto neanche da parte di coloro che ci amministrano. Secondo me dovrebbe esserci un'apertura sia familiare che in politica, all'interno della nostra regione e, di riflesso e di conseguenza, nelle scuole.

 

FRANCESCA:

Il tedesco che viene insegnato a scuola, quello che impariamo noi, viene vissuto in modo scolastico. A me affascina il Sud Tirolo, perché è molto particolare. Per un italiano imparare il dialetto tedesco è una tale soddisfazione perché avvicina alla cultura sudtirolese, perché non è una cosa scolastica, è una cosa della tua vita. Imparare il Hochdeutsch invece è una cosa lontana dalla realtà di tutti i giorni, qui in Alto Adige. Se ci fosse più contatto con i ragazzi di lingua tedesca, con la possibilità di imparare il dialetto, forse sarebbe vissuto in modo meno scolastico e sarebbe più facile impararlo.

 

MODERATRICE:

Quali sono i momenti o le occasioni di contatto che ci sono o che bisognerebbe aumentare? Si trovano?

 

ARIANNA:

Io penso allo sport, per esempio nel caso di mio fratello e di altri ragazzi che conosco: ci sono gruppi misti, però comunque alla fine si finisce per parlare l'una o l'altra lingua. dipende se una persona ha interesse a parlare altre lingue, altrimenti molto spesso sono i 2 o 3 ragazzi tedeschi a parlare italiano con i ragazzi italiani, invece che viceversa.

 

MATTEO:

Sicuramente in un ambiente informale è molto più facile trovarsi. magari io provo a parlare tedesco, tu provi a parlare italiano.

 

SOYAL:

Noi abbiamo sperimentato questa cosa nella scuola tedesca: i ragazzi bilingui venivano da noi e ci parlavano in italiano. È stata una cosa automatica e io, con tanti di loro, ancora parlo in italiano. È terribile, se ci penso, perché io sono andata lì per imparare il tedesco, tuttavia, una volta presa l'abitudine... è sempre così, quando si è in un gruppo di tedeschi se ci sono due persone italiane si parla in italiano, a meno che i tedeschi non sappiano l'italiano. di solito però è così.

 

NICOLETTA:

Spesso il problema è il dialetto. Spesso loro, gli stessi ragazzi tedeschi, nel momento in cui devono parlare tedesco con qualche italiano, in un contesto al di là della scuola, se non si è in classe e si è fuori, per loro diventa strano parlare il Hochdeutsch e quindi preferirebbero parlare in dialetto. ma se la persona italiana non lo capisce si è da capo e preferiscono parlare in italiano.

Noi abbiamo sperimentato anche in classe esempi di persone che erano abbastanza chiuse a partire dalla famiglia. Per esempio c'era una ragazza da Termeno, il cui padre non voleva che conoscesse gli italiani. Secondo me il fatto di avere degli italiani in classe è già stata un'apertura per lei, per capire che non siamo dei mostri. Non so cosa pensasse di noi, ma vedere che può esserci coesione tra i due gruppi è una cosa positiva.

 

ARIANNA:

Per incentivare l'apprendimento della lingua tedesca, da parte mia io ho sempre proposto di prendere il treno e andare a Innsbruck o a monaco e, per quanto riguarda la mia esperienza personale, io parlavo sempre in tedesco, parlo sempre in tedesco e le mie amiche mi parlano in italiano. così c'è anche una gegenseitige Erfahrung sia per me che per loro. Per prendere il patentino loro mi hanno preparato e io ho preparato loro, quindi è stata una cosa reciproca. credo sia stata una esperienza positiva sia per me che per loro. Io mi sono trovata veramente molto bene.

 

MICHELA:

In merito a quest'esperienza reciproca, anch'io volevo dire che quando i rapporti di amicizia sono diventati un po' più stretti si è giunti alla situazione paradossale per cui io parlavo tedesco con loro e loro, tedeschi, parlavano in italiano con me, per imparare, perché anche loro volevano essere corretti. La stessa cosa volevamo noi. Spesso è successo che alcuni compagni all'inizio fossero un po' chiusi, per una questione di mentalità e verso la fine dell'anno scolastico si è arrivati ad alcune discussioni, per cui una ragazza sosteneva che gli italiani sono tutti fascisti, al che noi l'abbiamo guardata e le abbiamo chiesto: "E noi". Lei ha risposto: "ma voi non siete proprio italiani", perché avevamo fatto questa esperienza, quindi già c'era un principio di distinzione, all'interno degli italiani.

 

MODERATRICE:

Mi sono annotata due cose che potrebbero servire e dovrebbero essere incentivate o almeno rese pubbliche. Un fattore che aiuta l'apprendimento è la reciprocità, imparare l'uno dall'altro, come ha spiegato Arianna nella sua esperienza personale e Michela adesso ha confermato. Anche se uno parla nella seconda lingua e anche l'altro la usa, per non avere una superiorità linguistica all'interno della discussione, un vantaggio sarebbe almeno avere una capacità di comprensione del dialetto e smitizzare il fatto che il dialetto tedesco sia un problema per l'incontro, per parlare in tedesco in contesti informali, fuori dall'aula.

chi di voi sa anche parlare il dialetto tedesco? E come ha fatto, da italiano, a imparare il dialetto, visto che a scuola gli insegnanti, da quello che ho capito, non sono in grado di trasmetterlo o di farlo entrare in classe? Forse anche perché l'ambiente non è adatto. come si impara il dialetto in tedesco senza perdere il Hochdeutsch o lo standard deutsch?

 

SOYAL:

Io ho imparato il dialetto dal mio papà. Prima però ho imparato almeno una base di Hochdeutsch e poi, su quella base, ho incominciato a parlare il dialetto. Adesso con i miei compagni di classe parlo il dialetto e anche loro all'inizio mi parlavano in Hochdeutsch. Penso che comunque una base di tedesco standard sia necessaria.

 

ISOTTA:

Sicuramente è necessario sapere un po' di Hochdeutsch per imparare il dialetto. Io ho avuto diverse esperienze lavorative vicino a Vipiteno, in Val di Vizze, dove quasi tutti parlano esclusivamente in dialetto. Ero più o meno costretta a parlarlo e l'ho imparato abbastanza bene. Poi continuando, con amici e compagni, sono riuscita a impararlo quasi alla perfezione. Riesco a capire tutto e anche a spiegarmi.

 

MODERATRICE:

Quindi è stata una full immersion in una valle tedesca sudtirolese.

 

ISOTTA:

Questa è stata la cosa che mi ha avvicinata di più. Quando ero in città ero anche più piccola, avevo 14 anni, non avevo tanti amici di madrelingua tedesca. Forse anche proprio per questo motivo. dopo questa esperienza sono riuscita ad avvicinarmi maggiormente.

 

MODERATRICE:

Il dialetto è anche una porta che apre ai contatti fra ragazzi di lingua tedesca e lingua italiana? Tu come hai imparato il dialetto?

 

IRENE:

Sicuramente l'ho imparato avendo una buona base di Hochdeutsch, quando sono uscita dalla scuola mi sentivo un po' un analfabeta a Vipiteno, parlando solo Hochdeutsch. Più o meno un anno dopo l'uscita dalla scuola ho incontrato un ragazzo tedesco con il quale ho avuto una relazione per tre anni. All'inizio lui si sforzava e parlava molto bene Hochdeutsch, ma non era la sua lingua, e non era la mia. Dann hab ich angefangen auf dialekt zu reden, dann ist alles einfacher und natürlicher geworden. Secondo me bisogna solo tenere le orecchie aperte e aprirsi, sull'autobus, dal panettiere, in qualsiasi angolo ci voltiamo noi sentiamo parlare il dialetto. Allora perché non recepirlo e farlo nostro?

 

MODERATRICE:

È già la seconda volta che sento dire che l'italiano è una lingua che è parlata in Alto Adige dal gruppo linguistico ed è anche una lingua che si usa in famiglia, una lingua sentita emotivamente e condivisa, mentre lo Standarddeutsch, anche detto Hochdeutsch, è una lingua molto scolastica. Però la lingua dei tedeschi sudtirolesi è il dialetto e trovarsi fuori dalla scuola a parlare Hochdeutsch diventa più difficile per un tedesco, che non parlare italiano. Perciò la lingua di contatto extra-scolastico comincia a diventare sempre più spesso l'italiano, lo dicono anche alcuni studi, ne cito uno per tutti, lo studio KOLOPSI fatto dall'EURAc dice che il contatto fra gruppi misti italiani e tedeschi va spesso a favore dei tedeschi, che imparano meglio l'italiano, raramente va a favore degli italiani che devono imparare il tedesco, anche se favorisce molto l'apertura verso la lingua e l'altro gruppo linguistico, negli incontri, ma non influisce così tanto sull'apprendimento, per il patentino, la certificazione linguistica eccetera, misurabile dell'aumento linguistico.

Il dialetto tedesco in Alto Adige aiuta o serve a migliorare l'apprendimento linguistico del tedesco? Oppure è una lingua di seconda categoria? È una domanda provocatoria.

 

PATRIZIA:

Wie ich hergekommen bin, habe ich am Anfang nur Hochdeutsch gesprochen und dann habe ich angefangen auch Dialekt zu sprechen. Meine Freunde haben am Anfang nur Hochdeutsch geantwortet, weil sie meinten, das wäre zu schwierig für sie. Da wird man einfach lockerer, man geht mit der Sprache lockerer um und es ist nicht so schwierig, denn wenn man die Basis hat, das Hochdeutsch, dann kommt man schon irgendwie rein. Natürlich muss man Kontakt zu Südtirolern haben, die die Sprache sehr gut kennen. Es ist nicht unmöglich, den Dialekt zu lernen, auch wenn man älter ist. Irgendwie lernt man das und kommt da rein. Dann geht man wirklich mit der Sprache lockerer um.

 

MODERATRICE:

È più un gioco usare il dialetto?

 

FRANCESCA:

Secondo me, oltre al gioco e all'apertura, è proprio che, come noi abbiamo l'italiano come lingua, loro hanno il dialetto. Spesso è capitato, anche in classe, che ci chiedessero se noi non avessimo un dialetto in italiano. Noi rispondevamo che no, abbiamo l'italiano e basta. A casa io parlo italiano come parlo con un professore o con i ragazzi altoatesini.

Per loro invece Hochdeutsch è visto quasi come lo viviamo noi, quindi lì il dialetto diventa il modo di parlare. Nei negozi, o anche in ambito lavorativo, se ci sono impiegati tedeschi non si parlano in Hochdeutsch, si parlano in dialetto. Anche se si va in panetteria il cliente tedesco parla in dialetto con il panettiere. Per l'esperienza che ho avuto io Hochdeutsch non si sente parlare in giro, a parte che a scuola.

 

PATRIZIA:

Per noi tedeschi è più difficile parlare Hochdeutsch che dialetto. È la nostra lingua, il dialetto. Non è Hochdeutsch.

 

NICOLETTA:

Io mi sono resa conto che andando in un negozio se si parla in tedesco rispondono in italiano. magari si riprova a parlare di nuovo in tedesco e rispondono di nuovo in italiano. A volte manca proprio questa attenzione, magari hanno paura di sbagliare e non tentano nemmeno di rispondere.

 

ERICA:

È un fatto molto scoraggiante. Anche se c'è lo sforzo da parte nostra, di studenti italiani, di parlare in tedesco, dal momento che sentono che è Hochdeutsch rispondono automaticamente in italiano, anche se fanno fatica. Io non so parlare il dialetto, quindi parlo in Hochdeutsch, faccio questo sforzo, e mi rispondono in italiano. A questo punto parlo in italiano!

 

ISABELLA:

A me è successa la stessa cosa. Venendo da tre mesi in Germania, io non so parlare in dialetto. Lo capisco, perché alla fine sono sempre in contatto con la realtà del dialetto, ma non lo so parlare. Ogni tanto mi è successo di iniziare a parlare in tedesco qui in Alto Adige, ma mi rispondono in italiano se parlo in Hochdeutsch.

 

PATRIZIA:

Nei tentativi dei nostri compagni di parlare in italiano con noi, a volte ci siamo accorti anche del fatto che nell'insegnamento dell'italiano vengono insegnate delle espressioni che non hanno alcun riscontro con la realtà. Ad esempio un mio compagno salendo le scale diceva "Stiamo attenti a non fare fragore" o cose del genere, quindi c'è un eccessivo distacco anche dall'italiano, che viene interpretato esclusivamente come la lingua dei libri, anche in quel caso. Anche nell'altro senso c'è questa cosa.

 

MATTEO:

Wenn ich ehrlich bin, dann ist bei mir zuerst der Dialekt gekommen und dann das Hochdeutsch.

 

MICHELA:

Secondo me un fattore che crea la mancanza di comunicazione tra i due gruppi è tanto la paura di sbagliare, sia da parte dei tedeschi che da parte degli italiani. Anche dopo l'anno nella scuola tedesca, spesso anche a me è capitato, con una persona che non conosco, di avere paura a parlare una lingua che non è la mia, che non sento mia, perché ho paura di fare degli errori e di essere giudicata. Questo secondo me bisognerebbe cambiare: in una società in cui ci sono due gruppi linguistici è normale che ci sia questa paura e forse bisognerebbe riuscire a capire che entrambi i gruppi hanno queste difficoltà e il modo di parlare in cui entrambi parliamo l'altra lingua mostra che tutte e due le persone hanno delle difficoltà ma hanno anche delle capacità. Bisognerebbe incentivare la mancanza di paura di parlare. È difficile, ma ce la possiamo fare.

 

DORINA:

Es ist vielleicht vorteilhaft, wie die Frau Direktor am Anfang betont hat, die drei Mädchen, die

hier sind, die haben schon in der dritten eine Klassenpartnerschaft mit der Klasse gemacht, also kannten sie die Klasse schon. Es wäre immer besser, wenn man die Klasse schon im voraus kennt. Dann spricht man auch gleich Italienisch, weil man keine Angst vor denen hat. Wir haben auch einen gemellaggio gemacht, aber erst in der vierten. Wir sind also während dieses Jahres zusammen nach Berlin gefahren. Vorteilhaft wäre es ein Jahr vor dem Schüleraustausch eine Klassenpartnerschaft zwischen den beiden Klassen zu machen. Da traut man sich auch ein solches Austauschjahr zu machen, weil man die Klasse schon kennt.

 

MODERATRICE:

Questo è un argomento che volevo toccare. "Un anno in L2" è un'esperienza che non può fare una classe intera, provocatoriamente chiamo un'élite quelli che possono fare questa esperienza, 3 o 4 di una classe che sono già bravi, che hanno una media alta dei voti, che sanno già bene la seconda lingua, però per avere un bilinguismo diffuso, per avere delle offerte di apprendimento della seconda lingua, tutti dovrebbero avere la possibilità di accedere a questi progetti. Oltre a "un anno in L2", quali altri progetti e incentivazioni si dovrebbero proporre o inventare? Il gemellaggio e l'anno in L2 sarebbero già una proposta che coinvolge più persone rispetto a solo quei 3 o 4 ragazzi che fanno l'anno in L2.

 

DORINA:

Ich würde vorschlagen, mehr Unterrichtsstunden in Italienisch zu machen. Denn wir lernen Italienisch in der Schule in drei Wochenstunden und da machen wir auch immer die gleichen Sachen: ein bisschen Grammatik, man liest irgendwas, Präsentationen, Zeitungsartikel und das ist schon alles. Als ich dann in die italienische Schule gekommen bin, hab ich geglaubt, ich kann Italienisch, weil ich viele Freunde hatte und eigentlich ganz locker Italienisch gesprochen habe. Als ich dann beim ersten Lernen das Buch geöffnet habe, da ist mir ganz anders geworden: Ich habe nichts verstanden, denn da sind einfach Wörter drin, die man nicht gewohnt ist, Mathematik zum Beispiel. Ganz anders als wenn man den Lehrer in der Stunde sprechen hört, denn der verwendet auch andere Ausdrücke, nicht so viele komplizierte Wörter.

 

ERIKA:

Io per esempio sto facendo il liceo classico, ma in una sezione sperimentale, trilingue. Già dalla prima avevo alcune materie in lingua, per esempio avevo arte in tedesco e poi filosofia, dalla terza. Il problema secondo me è la politica, dato che questo nostro progetto è morto due anni fa. Siamo la penultima classe, poi c'è la quarta e il progetto finirà. Secondo me questo è anche un segno di chiusura nei confronti di questi primi tentativi di immersione.

Per esempio io in alcune materie ho avuto delle difficoltà, quando sono entrata nella scuola tedesca, però era già abituata ad avere la difficoltà di sei ore tutta in un'altra lingua: all'inizio è pesante, perché bisogna fare un doppio sforzo, di capire non solo la lingua ma anche la materia. Avendo fatto la sperimentazione trilingue avevo fatto l'esperienza di due ore attaccate magari di fisica in inglese e poi di filosofia in tedesco. Avevo già provato questa esperienza e secondo me togliere anche questi tentativi è sbagliato, soprattutto perché, come ho sentito adesso, so che vogliono incentivare il tedesco nella scuola elementare aumentando le ore di tedesco. Secondo me questa non è la soluzione migliore, perché questo va a scapito dell'italiano. Già ci dicono che non sappiamo scrivere in italiano, se poi arriviamo a togliere nelle elementari l'insegnamento dell'italiano... secondo me, invece di fare l'ora di tedesco, come diceva Dorina, bisognerebbe proprio fare le materie nell'altra lingua, come nel caso delle scuole ladine, che hanno la possibilità di fare le materie in altre lingue.

Noi avevamo una compagna ladina, che veniva da un'altra realtà e sapeva perfettamente tutte e tre le lingue. Sarebbe una buona soluzione.

 

MODERATRICE:

Adesso facciamo parlare anche l'insegnante.

 

INSEGNANTE:

Ja, das wäre der Wunsch, dass man verschiedene Fächer in der zweitsprache unterrichtet. das Problem ist aber, dass zwei Schulämter sich einigen müssten, denn ich unterrichte deutsch, aber wenn ich chemie unterrichten müsste, fehlen mir die fachlichen Voraussetzungen. Wir Lehrer haben alle aufgrund unseres Studiums die Lehrbefähigung für nur ein Fach, aber nicht für alle Fächer. das ist dann ein Problem, denn wie kann man unter diesen Voraussetzungen diesen großen Wunsch aller Studenten erfüllen. Ich kann es verstehen, denn wenn jeder von euch bestimmte Fächer in der anderen Sprache belegen könnte, dann würde man nicht deutsch als zweite Sprache wahrnehmen, sondern deutsch wäre eine Sprache in der man X Fächer unterrichten kann. Aber das Problem bleibt: Wer unterrichtet was?

 

ERICA:

Infatti loro hanno la compresenza degli insegnanti. ci dovrebbe essere mobilità tra le scuole. Io avevo un professore e ho scoperto che era lo stesso professore della mia compagna della scuola tedesca perché c'era mobilità. certo, è anche un problema di costi, perché questi sono tutti professori esterni. Posso capire che sia un grosso problema, però essendo una realtà in cui c'è anche la scuola tedesca, per noi il problema era avere un professore che sapesse sia l'inglese che la fisica.

Essendoci anche una scuola tedesca magari è più facile avere dei professori preparati in una materia che vengano nell'altra scuola a insegnare semplicemente la propria materia. Il problema però è nella mobilità e nei soldi.

 

MICHELA:

Io sono perfettamente d'accordo con queste idee, che sarebbe opportuno insegnare alcune materie nell'altra lingua soprattutto perché, anche come aveva detto prima Isabella, alcuni studenti vivono come un'imposizione l'altra lingua. Per questo motivo ci sono alcuni studenti che si rifiutano di studiarla, in toto, e riescono a concludere l'anno anche con buone valutazioni, senza impegnarsi nel tedesco e rifiutandolo in blocco. Se fosse così invece dovrebbero per forza apprendere questa lingua, perché se avessero tre materie insufficienti sarebbero costretti.

 

NICOLETTA:

Ricollegandomi a quello che diceva Erica, il problema del trilingue… noi andiamo in classe insieme ma siamo in classi separate, cioè io frequento il linguistico tradizionale e lei il linguistico trilingue. Io sono arrivata in questa classe in prima superiore e non sapevo neanche cosa fosse il trilingue, l'ho scoperto lì. Non è mai stato un indirizzo pubblicizzato, non se n'è mai parlato, perché era una novità, esisteva da due anni quando siamo arrivati noi ed ha avuto una vita di cinque anni.

 

Voci sovrapposte

 

MICHELA:

In una realtà dove la convivenza tra due gruppi, l'immersione, questi progetti tra una scuola e l'altra, esistono, ci si chiede come non ci sia comunicazione tra le due comunità, nel momento in cui si ritira un progetto del genere, una persona forse pensa: forse non vogliono la comunicazione fra questi due gruppi.

 

NICOLETTA:

Se venisse incentivato io penso che forse tutti gli studenti che frequentano il linguistico farebbero il trilingue. Io veramente non ne conoscevo l'esistenza.

 

ERICA:

Tante persone pensano che sia molto difficile. All'inizio ovviamente è difficile, ma piano una persona si abitua.

 

NICOLETTA:

Poi sono solo alcune ore, filosofia la facciamo insieme, tranne un'ora alla settimana che loro fanno in tedesco e noi in italiano. In quell'ora non facciamo magari grandi autori. comunque c'è un approccio diverso.

 

MODERATRICE:

Provo a riassumere le proposte per il miglioramento dell'apprendimento della seconda lingua, che ho sentito. Potete integrare poi, se ne ho dimenticata qualcuna. Ho sentito dire da parte vostra che uno dei compiti della scuola, oltre a dare una base della seconda lingua, che consta di grammatica ma anche lessico e tedesco standard, sarebbe quello di incentivare momenti di incontro fra scuola tedesca e scuola italiana, fra ragazzi di lingua tedesca e ragazzi di lingua italiana, che potrebbero essere progetti di gemellaggio che coinvolgano tutta la classe o progetti extra-scolastici di attività teatrali o feste, oppure altre situazioni meno scolastiche, un po' fuori dalle mura della scuola stessa, come anche gruppi sportivi o altri momenti di interesse comune, che possono essere sportivi, culturali, usando questo per lavorare assieme, fra tedeschi e italiani in Alto Adige.

Un anno in L2: poter frequentare un anno o un quadrimestre nella scuola dell'altro gruppo linguistico dà un forte apporto all'apprendimento della seconda lingua, oltre che alla conoscenza di persone dell'altro gruppo linguistico. Alcuni di voi hanno detto che questa era la prima volta in cui si andava a conoscere persone dell'altro gruppo linguistico, per avere anche un contatto informale nei momenti di pausa, dove sentire e avvicinarsi al dialetto tedesco che, invece, in aula, durante la lezione di tedesco, non trova spazio.

Un altro esempio sono i soggiorni di studio all'estero, che hanno dei vantaggi per il fatto che ci si trova in un ambiente completamente monolingue, in un contesto familiare e a scuola. Se non si è in gruppo, all'estero si impara anche molto.

Il fatto di non avere a scuola il tedesco solo come materia di studio, ma come mezzo per trasportare dei contenuti di materia, è un'ulteriore proposta che è stata introdotta in una scuola superiore qualche anno fa, che però sta lentamente morendo.

Concludendo, vorrei chiedervi ancora, secondo voi, quanto bene conoscete la seconda lingua e cosa principalmente vi ha aiutati ad arrivare a questo livello. Non vergognatevi di dire che la sapete molto bene. chi sa 3, 4 o 5 lingue può anche vantarsene.

 

DORINA:

Io direi che l'italiano l'ho imparato abbastanza bene, ho imparato anche altre lingue, so parlare, scrivere, leggere: la cosa che mi ha aiutato a imparare è questo grande interesse, il fatto di essermi aperta subito. Volevo anche conoscere altra gente che parlava quelle lingue.

 

ARIANNA:

Io so il tedesco abbastanza bene, tant'è che ho deciso di frequentare la scuola tedesca e poi l'università all'estero, in Austria o Germania. Quello che mi ha aiutato di più è sicuramente poterlo parlare a casa e poi a livello scolastico quest'anno e il prossimo nella scuola tedesca.

 

ISABELLA:

Io so il tedesco a livello scolastico, perché non ho la possibilità di parlarlo più che a scuola, dove con gli amici parlo italiano, il tedesco lo parlo solo nelle ore di tedesco a scuola. Sono tornata con un livello abbastanza buono dalla Germania. mi ha aiutato molto questa esperienza in Germania.

 

MATTEO:

Io sono riuscito a conseguire il patentino A, però devo ringraziare più che altro i miei amici, i miei contratti sociali, con l'aiuto della scuola ma più che altro nel tedesco scritto e parlato il merito è stato dei miei amici.

 

PATRIZIA:

Ich kann recht gut Italienisch. Dabei muss ich sagen, dass es einfach wichtig ist, konstant die Sprache zu sprechen und sie sprechen zu wollen.

 

NICOLETTA:

Io sentivo di aver raggiunto un buon livello nella scuola tedesca, mi sentivo anche piuttosto sicura, tanto che avevo fatto il patentino A. Adesso purtroppo, dopo un anno che non lo sento più tutti i giorni e non lo parlo più tutti i giorni sento di aver perso un po'.

 

MODERATRICE:

Cosa fai per recuperarlo? Quali strategie si mettono in campo?

 

NICOLETTA:

Ogni tanto sentiamo ancora i nostri amici tedeschi. Purtroppo poco, perché questo è l'anno della maturità e siamo concentrati. Sento di non avere più quella fluidità, quella sicurezza che avevo acquistato l'anno scorso, per fortuna però la conoscenza di tanti vocaboli mi resta. mi è rimasta anche la comprensione, che arriva sempre prima della capacità di parlare. Prima si impara a capire bene e poi si impara a esprimersi.

 

ERICA:

Anch'io, come Nicoletta, mi sentivo abbastanza sicura alla fine dell'anno e mi sono sentita sicura anche nell'ambito lavorativo a contatto con i turisti tedeschi. Questo mi ha aiutato molto, perché mi sono sentita più sicura rispetto all'anno prima, quando avevo fatto la stessa esperienza. Adesso però non avendo l'opportunità di farlo tanto e anche a scuola diventa sempre meno l'opportunità di comunicare, mi sento di averlo perso molto, forse più di Nicoletta.

 

SOYAL:

Io ho una buona conoscenza della lingua tedesca. Alla fine dell'anno scorso ero ancora un po' titubante. L'anno scorso c'è stata più un'immersione totale per quanto riguarda l'apprendimento dei vocaboli, quest'anno invece ho cercato meno teoria e più pratica, ho iniziato a utilizzare i vocaboli che avevo imparato nella lingua parlata e nei discorsi. Adesso lo so molto bene, mi piace parlarlo e appena ne ho l'opportunità lo faccio, anche andando dal panettiere o con mia mamma in casa, con mia zia, che è tedesca, cerco sempre di migliorarmi perché la lingua tedesca è comunque complicata. Ho tantissimo da studiare, ma è molto stimolante.

 

MODERATRICE:

Stai già sognando in tedesco? Quella è la soglia di competenza. Oppure contare.

 

ISOTTA:

Io capisco e parlo bene sia il tedesco che il dialetto. diciamo che anche grazie alla mia famiglia sono riuscita a impararlo. Loro l'hanno sempre vista come un'opportunità e mi hanno aiutata.

 

MODERATRICE:

Ti hanno costretta?

 

ISOTTA:

No, costretta mai, ma mi hanno fatto notare che era un'opportunità molto importante poter imparare una seconda lingua così facilmente.

 

MODERATRICE:

Durante il tuo lavoro e nella vita di tutti i giorni, hai occasione di esercitarlo? Abbiamo sentito che se non lo si parla per tanto tempo lo si perde. cerchi e trovi delle occasioni per parlarlo?

 

ISOTTA:

Io parlo tantissimo tedesco, sia al lavoro che con gli amici. Anche all'università, alcune materie si fanno in italiano e altre in tedesco, quindi mi tengo in allenamento. Forse a Vipiteno si parla anche più il tedesco, rispetto a Bolzano.

 

MODERATRICE:

Dovreste allora trovare delle occasioni per esercitare l'italiano!

 

FRANCESCA:

Dopo l'esperienza in Germania io mi sentivo abbastanza sicura con il tedesco, infatti subito dopo ho fatto il patentino A e l'ho passato. Adesso sono ancora in contatto con la famiglia con cui sono stata e sono riuscita a mantenere un buon livello. Adesso ho conosciuto meglio dei ragazzi altoatesini, sudtirolesi, e sto cercando pian piano di imparare il dialetto. dovrei andare a studiare in Germania per mantenere il livello.

 

MICHELA:

Alla fine dell'anno scorso sentivo di aver raggiunto una buona padronanza della lingua tedesca e ho fatto il patentino, mentre poi tornando nella scuola italiana la professoressa si è trovata davanti noi 4 che ormai parlavamo molto bene il tedesco e per questo motivo ci ha messi in un angolo senza calcolarci più. Scolasticamente parlando quindi non ho quasi più avuto occasione di parlare tedesco, questo a proposito di insegnamento sbagliato. Anziché utilizzarci, come forse avrebbe potuto fare, ci ha un po' esclusi dalla didattica.

Alla conclusione di quest'anno scolastico mi sono un po' pentita di non essere rimasta nella scuola tedesca, perché mi sarebbe piaciuto continuare a praticare questa lingua. Il ritorno è stato abbastanza traumatico, come l'accoglienza nella scuola tedesca era stata particolarmente buona, i professori sono stati molto disponibili, così i compagni, il ritorno invece è stato molto duro, i professori non erano pronti, ci hanno fatto pesare di non aver fatto alcune materie, di non aver affrontato alcuni punti del programma, di essere rimasti indietro. Siamo stati puniti, come per una sorta di tradimento.

 

IRENE:

Speravo che quello che ha raccontato Michela non succedesse più, io mi sono diplomata nel 2002 e nel 2001 delle compagne erano andate all'estero, non nell'area germanofona ma in Inghilterra, e quando sono tornate sono state "bastonate" di brutto. Speravo non succedesse più, a distanza di otto anni.

La mia conoscenza lingua è molto buona. Io continuo a impararla e desidero continuare a farlo, ogni giorno vorrei conoscerla esattamente come padroneggio l'italiano. I pensieri spesso sono bilingui. Non mi fermo davanti alla lingua, non guardo neanche se un corso che mi interessa è in tedesco o in italiano, in che lingua è il cinema, magari dal panettiere facciamo due parole in italiano e quattro in tedesco. Purtroppo l'impiegato della banca non mi sapeva spiegare bene delle azioni in italiano e allora me le sono fatte spiegare in tedesco e andava bene lo stesso. Si può fare tutto, abbiamo veramente una possibilità gigantesca qui in Alto Adige.

 

MODERATRICE:

Lasciamo come ultima proposta per imparare la seconda lingua, un anno in L2 per tutti gli insegnanti che vogliano farlo, di modo che anche loro, quando tornano a scuola, sappiano com'è, ma soprattutto abbiano le stesse opportunità.