IL CRISTALLO, 2010 LII 2-3 [stampa]

I RELITTI FASCISTI A BOLZANO: UNA QUESTONE DI POLITICA E DI ARTE

di ANDREAS TRENKER e ROLAND BENEDIKTER

La tematica dei relitti fascisti a Bolzano presenta tanti aspetti, tra i quali c'è, come non ultimo, che è anche una questione di politica ed arte, forse addirittura una questione di politica e design. Quest'ultima dimensione - situata precisamente al punto d'intreccio tra design materiale e design sociale - ci sembra sinora largamente sottovalutata. Dall'altra parte, la questione artistica è stata monopolizzata dai vari interessi politici e le loro interpretazioni di che cosa è "arte vera" (del passato), e che cosa non lo è. Al di là di questi dibattiti in molti casi poco produttivi, perché legati troppo strettamente a paradigmi prefissati, noi peroriamo l´uso del potenziale innovativo di arte e design contemporanei per sviluppare la tematica, applicando il presente sul passato. Come? La discussione sulla rimodulazione dei relitti fascisti fino a poco tempo fa si concentrava unicamente sulla dimensione politica. L'importante fattore di arte e design è diventato d'attualità solo ultimamente, quando e stato indotto un bando di concorso indetto dalla provincia per rimodellare i relitti. La potenzialità del design come strumento per risolvere problemi di spessore politico, come lo sono i relitti fascisti, può dunque essere sfruttato in tutte le sue parti senza mischiare i due fattori politica ed arte, come fu fatto nell'epoca del fascismo e nazismo. Le circostanze totalitarie durante l'era fascista anche nel settore del design e dell'arte originarono monumenti e opere d'arte come lo è il relievo di Mussolini in Piazza del tribunale. La forza innovativa del design contemporaneo potrebbe e dovrebbe dunque essere una meta e base (tra altre) per la rimodulazione dei relitti storici trasformandoli in monumenti commemorativi. Nonostante le circostanze per le quali detto rimodulamento del relievo di Mussolini, cioè la garanzia del posto di lavoro del ministro Bondi, fossero problematiche e discutibili, detto bando è un'unica opportunità per dare un contributo a questa tematica, nel sottoporre una proposta valida.

Il bando prescrive che il relievo deve essere visto in un ambito museale. Ciò naturalmente non può essere realizzato in modo serio se si applicano solo delle insegne informative. Il rimodulamento del relievo deve distaccarsi chiaramente da strutture e ideologie totalitarie e comunicare alla popolazione e agli ospiti i retroscena dei relitti fascisti in modo chiaro e razionale. Il loro mantenimento fisico, ma nello stesso tempo la loro rimozione visibile dallo spazio urbano, sono i due presupposti di base del bando indetto. La rimodulazione del rilievo di Mussolini deve inoltre essere effettuato in modo esemplare facendo sì che in futuro altri relitti fascisti possano essere rimodulati in monumenti commemorativi per elaborare e superare una fascia di storia critica. La rimozione fisica del rilievo dallo spazio urbano potrebbe verificarsi tramite la realizzazione di un museo all'aperto tenendo conto del modello ungherese, dove molti relitti dell'era comunista, sopravvissuti ai disordini e la caduta del regime, sono stati rimossi e dislocati nella periferia della capitale ungherese in un museo all'aperto. Detto "Memento Park" dà l'opportunità di osservare statue e monumenti in un ambito razionale e di riconoscere nello stesso tempo il loro valore artistico, il tutto accompagnato da informazioni sull'artista, l'anno della realizzazione dell'opera, il luogo originale di provenienza e la descrizione del motivo rappresentato, e inoltre le circostanze e il motivo della loro realizzazione.

Detta applicazione del modello ungherese ad altri relitti fascisti come lo potrebbero essere gli ossari, per motivi e aspetti etici e religiosi non sono fattibili. Altri relitti come il monumento della vittoria, per il loro grande volume, sono legati al loro luogo d'origine. Un museo all'aperto di spessore provinciale dislocato in diverse ubicazioni con un concetto uniforme potrebbe essere una soluzione fattibile per sensibilizzare la gente per i postumi dell'era fascista. Come il modello ungherese il o i musei all'aperto potrebbero essere integrati con un museo della storia. Il museo dell'terrore, al centro di Budapest, rende all'visitatore l'opportunità di una veduta totale della storia e del passato nazionalista (Pfeilkreuzler) e comunista della nazione per potere capire il grande rischio d'ideologie totalitarie. In Alto Adige detto museo potrebbe occuparsi delle ideologie estremiste del fascismo e nazismo le quali hanno influenzato la storia della nostra terra. Potrebbe essere inserito nel concetto anche il "Lager" di Bolzano il quale non deve cadere in oblio.

Come citato inizialmente, non tutti i relitti, nel caso il concetto venisse prima o poi realizzato, possono essere rimossi dal loro luogo attuale. Inoltre la loro rimozione dal luogo pubblico riguarderebbe solo l'oggetto stesso ma non rimuoverebbe l'ideologia fascista e nazista che purtroppo sono ancora diffusi. Per questo motivo la sensibilizzazione sul luogo sarebbe di fondamentale importanza. La rimozione e lo spostamento dei relitti fascisti sarebbe connesso a costi enormi e inoltre ci sarebbe il rischio di falsificare il carattere dell'oggetto. Per esempio se il monumenti alla vittoria fosse girato di 90°, la dea della vittoria non punterebbe più verso il confine del Brennero e pertanto verrebbe falsificata il messaggio originario.

tenendo conto di questi ragionamenti, prenderemmo in considerazione di lasciare i relitti al loro posto e di integrarli in un ambito museale. Per il relievo di Mussolini la soluzione potrebbe essere di sfruttare le sue caratteristiche architettoniche. Effettivamente il relievo si trova in fondo ad una nicchia di alcuni metri, la quale potrebbe essere chiusa da una struttura in vetro semitrasparente e in questo modo verrebbe creato uno spazio museale con la concomitanza della chiara divisione dallo spazio urbano. Delle passerelle in acciaio a diversi piani darebbero l'opportunità al visitatore di osservare e nello stesso tempo di avere informazioni sull'opera e la storia in modo ravvicinato. Inoltre alcuni locali dell'ex-casa del fascismo, oggi palazzo della finanza, potrebbero essere trasformati in museo per ampliare il concetto. La facciata esterna della vetrata farebbe apparire all'osservatore esterno solo le sagome dei visitatori che stanno camminando sulle passerelle.

Inoltre sulle grandi vetrati potrebbero essere applicati delle scritte in italiano, tedesco e ladino che si rivolgano contro ogni tipo di ideologia autoritaria e ogni disprezzo del genere umano. Il vetro semitrasparente sarebbe da considerarsi uno sipario sulla storia, che però allo stesso tempo invita a non dimenticare. In questo modo un chiaro distacco dalla storia verrebbe ottenuto insieme a una riflessione continua. Di notte dette scritte potrebbero essere illuminate dal retro usando i riflettori attualmente in dotazione per illuminare il relievo del duce. In questo modo il vecchio potrebbero essere abbinato al nuovo e dare in questo modo un contributo alla convivenza pacifica dei tre gruppi linguistici.

Detto concetto è naturalmente applicabile anche ad altri relitti fascisti eventualmente anche di dimensione più grandi e in altri luoghi dislocati in Sudtirolo. Tutti questi monumenti verrebbero rimossi solo simbolicamente dal luogo pubblico senza doverli forzatamente abbattere e dislocare. Detta rimodulazione sarebbe un contributo importante per la società democratica della nostra terra e un distacco da tutti gli estremismi del passato.

Indipendentemente dal bando di concorso che nella nostra opinione è e rimane importantissimo perché adatto a coinvolgere in principio tutta la popolazione nell'indirizzare la questione, idee come questa potrebbero essere ulteriormente discusse e sviluppate presso la facoltà di design ed arti ponendoli su una base più scientifica, insieme con la politica e la società civile territoriale. Crediamo che in questioni di alto interesse pubblico-artistico come questa che sono di loro natura connessi a processi culturali di comunicazione e consenso nella sfera pubblica, il potenziale delle istituzioni scientifiche locali potrebbe - e forse dovrebbe - essere usato maggiormente, usufruendo anche e non come ultimo del potenziale di collaborazione tra "maestri" e "studenti", come è in uso negli Stati Uniti dove in molti casi processi culturali pubblici che sono allo stesso momento casi di memoria collettiva vengono usati come opportunità di approfondimento storico per le nuove generazioni coinvolgendoli direttamente nei concreti lavori.

 

Roland Benedikter è Professore di Sociologia Politica all'Università di California at Santa Barbara e alla Stanford University nonché docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso la facoltà di design ed Arti della Libera Università di Bolzano, Andreas Trenker è studente presso la Facoltà di Design ed Arti della Libera Università di Bolzano.