IL CRISTALLO, 2010 LII 2-3 [stampa]

IL MUSEO MATTHIAS DOMINIK MENZ DI BOLZANO

di LILIANA DE VENUTO

Della famiglia Menz si parla con certa frequenza in questi tempi sia nella saggistica sia nella stampa divulgativa; vi ha contribuito anche un film, di recente girato, che ha come protagonista una sua appartenente, Annette von Menz, detta la «sposa francese» per il legame sentimentale intrecciato, per breve tratto di tempo, con un ufficiale - il barone Gaston de la Croix - aiutante di campo del principe Eugenio de Beauharnais. Si era al tempo dell'occupazione napoleonica, quando Bolzano faceva parte del Regno d'Italia governato appunto dal viceré Eugenio.1

Su questo importante casato bolzanino di origine mercantile si vuole offrire qui una testimonianza letteraria, che dà un'ulteriore conferma di come esso nel corso del secolo XVIII aggiunse al solido assetto patrimoniale e alla dignità nobiliare - attestata da insegne araldiche2 - il pregio di un livello alto di cultura, che lo elevava al rango di consorteria colta, aperta agli studi e all'arte. La posizione geografica della città di residenza, nonché le relazioni commerciali intrecciate nelle maggiori città d'Europa conferivano inoltre ai suoi appartenenti quel tono particolare, proprio di gente dal profilo internazionale.

Autore della testimonianza è il cavalier Giuseppe Valeriano Vannetti di Rovereto che, trovandosi nell'anno 1758 nella città tirolese in veste di Provveditore per sbrigare «affari urgenti» di ordine pubblico, chiese d'incontrare qualche personaggio del luogo degno di nota ed ebbe così l'opportunità di conoscere il sig. Matthias Dominik Menz di professione mercante. Questi godeva in loco fama di uomo colto, amante delle antichità e della storia naturale, e autore di un museo personale degno di una visita.

Il Roveretano si adoperò quindi per avere un invito alla sua casa, richiesta che non fu difficile ottenere, ed ebbe modo di ammirare la raccolta - «un ben inteso e ricco Museo», come lui stesso scrisse – composto di medaglie, erbari, fossili, marmi, reperti archeologici e altri oggetti da collezione.

Nel formare le sue personali raccolte, il mercante bolzanino non guardò ai modelli che il passato e la relativa vicinanza geografica gli mettevano a disposizione: al collezionismo nordico cioè asburgico o bavarese, che ebbe come insigni rappresentanti l'arciduca Ferdinando del Tirolo e l'imperatore Rodolfo II quanto al primo, e Massimiliano I per il secondo: ricercatori instancabili di ciò che era raro, meraviglioso ed eccentrico.3 Né s'ispirò all'ideale della Wunderkammer barocca: assemblaggio di oggetti esotici e singolari, esibiti quali "curiosità" atte a suscitare meraviglia e stupore negli osservatori.4 L'immagine insieme eclettica e inevitabilmente dispersiva di questi insiemi non era evidentemente congeniale al suo spirito ormai educato alla cultura settecentesca.

Il Menz si fece guidare invece da intenti di conoscenza e dal bisogno di dare ordine alle cose. Pur non negando l'eredità classica, alla quale diede un notevole tributo di memoria e rappresentanza, egli manifestò una netta propensione verso il mondo della tecnica e della scienza, quasi una consapevole volontà di stabilire un diverso rapporto con la natura, non scevro – come mostrerà la stanza al terzo piano, vero laboratorio chimico-medico - da intento di dominio su di essa. Altro tratto rilevante della sua creazione è lo sguardo attento per la realtà del suo paese, di cui cercò e raccolse piante, minerali e fossili. Erano gli anni in cui Joseph de Sperges, provinciale tirolese, studiava la realtà geo-fisica del Tirolo con particolare attenzione agli aspetti minerari della regione.5

Le collezioni erano allogate in due stanze del primo piano di una casa e continuavano in una terza situata al secondo piano. Il carattere che di primo acchito balza agli occhi del visitatore è l'originale disposizione dei reperti: lungi dall'essere esposti in teche di legno e vetro, come si vedono di solito nelle sistemazioni antiche, essi erano sistemati in appariscenti apparati scenografici, consoni a ciascun genere di cose; il fine di conservazione e didattico – è evidente – non soverchiava quello del piacere estetico. La prima stanza delle esposizioni, tappezzata di carta inglese di color verde racchiudeva oggetti che si riferivano tanto al mondo della storia, quanto a quello della natura: artificialia e naturalia insieme quindi, cioè vicende degli uomini e oggetti naturali.

Su un plastico rappresentante un antico arco trionfale e un tempio erano esposti oggetti collegati a vicende storiche: sui pilastri, basamenti e cornici del primo si vedevano medaglie in metallo degli uomini antichi e moderni, che oltrepassavano di molto il migliaio; sotto l'arco invece, disposte su un carro trionfale, erano poste le medaglie degli imperatori regnanti: Maria Teresa e Francesco I. Il tempio raccoglieva materiale proveniente per la maggior parte da scavi: idoli antichi, tavole geroglifiche, urne, e altri oggetti, che ammontavano a oltre il centinaio di unità.

I naturalia erano raccolti in un'ambientazione che fingeva un paesaggio alpino di monti e pianure. Su una montagna facevano mostra di sé campioni di minerali tratti da giacimenti della Provincia del Tirolo; mescolati a comuni pietre di pomice e di allume vi erano pregiati smeraldi, ametiste, granate ed altre pietre. Nella pianura, montati in modo da formare due piramidi, si vedevano oggetti naturali sia comuni sia rari, tali da catturare comunque l'attenzione dell'osservatore, e cioè: conchiglie, denti di pesci marini, coralli di diverso colore etc.

Un supporto dalla medesima forma di piramide reggeva strumenti scientifici di fisica, astronomia, meccanica e ottica, fra i quali un telescopio ed un microscopio. Il proprietario – come dichiarò egli stesso all'ospite – li usava personalmente in esperimenti pratici, che intendeva un giorno mettere in ordine. Un erbario «vivo», cioè non disegnato, di piante raccolte nelle montagne tirolesi ed essiccate completava l'insieme.

La camera seguente celava una preziosa collezione: dietro le pareti ricoperte di carta gialla a fiori turchini, che si aprivano con opportuni congegni, era disposta una ricca libreria fornita di antichi e pregiati libri, tutti elegantemente rilegati.

Al secondo piano, dove fu condotto per una scala ovale di nobile fattura, il cavalier Vannetti poté vedere raccolti oggetti di recente fattura, rapportabili al gusto particolare per i congegni tecnologici e pratici, che si andava diffondendo a Vienna in quel tempo: erano mobili componibili, forni per distillare simultaneamente a bagno-maria in molteplici lambicchi e a gradi diversi di calore; dispositivi per l'alimentazione continua di legna negli stessi forni. E dappertutto contenitori e strumenti di rame, tirati a lucido, che servivano alle operazioni dei due fratelli del signor Matthias entrambi medici – i dott. Jhoann e Peter – non meno che a ricercati effetti di ornamento.

Non mancò di annotare il visitatore il sistema di riscaldamento in uso nella dimora: come in molte abitazioni tedesche di proprietari abbienti, ogni stanza era fornita di un «fornello», cioè di una stufa di ceramica, che si alimentava tanto all'interno del locale stesso, quanto «al di fuora», cioè da un corridoio che correva dietro la parete della stanza.

L'ospitalità del signore bolzanino fu, come risulta dalla lettura del resoconto, generosa e liberale; il cavalier Vannetti fu invitato, oltre che alla visita della collezione, ad un incontro serale, che si tenne nella medesima casa. A termine della visita ricevé dal munifico ospite un «bello e buono acciajo calamitato», portato da un viaggio in Inghilterra; in compenso egli promise che gli avrebbe inviato una serie di marmi diversi di Brentonico da «sei in sette macchie» raccolte nella zona.6

Tornato in patria, il Vannetti, ancora sotto la viva impressione prodotta dalla visita, stese una relazione dal titolo «Sulla collezione di Matthias Dominik Menz di Bolzano», che lesse dapprima nell'Accademia degli Agiati durante la tornata del 30 aprile 1759;7 e che in seguito inviò al giornale letterario «Nuove memorie per servire all'istoria letteraria», stampato a Venezia, ai fini di una sua pubblicazione. Lo scritto uscì nel tomo primo dell'anno 17598 e fece conoscere ai numerosi Italiani che facevano parte della Repubblica delle Lettere, quell'autentica meraviglia racchiusa nella città di Bolzano, che tanto aveva impressionato il colto visitatore.

La bellezza del brano, la vivacità della narrazione, nonché l'interesse storico del documento, che apre spiragli di luce sulla vita dei mercanti nobilitati della città alto - atesina in un periodo che li vide ascendere al rango di persone colte e amanti delle arti, suggeriscono di trascrivere il brano per intero, per offrirlo ai lettori in tutta la sua ricchezza di informazioni. Alcune note aggiunte forniranno qualche dato utile a rendere più agevole la comprensione del testo.

Amico Carissimo9

Roveredo primo Marzo 1759


Giacché più notizie io vi diedi altre volte intorno a cose degne della vostra considerazione; così voglio con questa ragguagliarvi ciò, che di rimarchevole mi venne trovato in un mio viaggetto sul finir dell'anno scorso fatto. E tanto più volentieri, quanto io vidi cose non en che belle che rare in un Paese, ove mai non m'avrei immaginato trovarle. Bolgiano è questo luogo, Città bensì per la mercatura notissima, e da gran tempo celebre, notata perciò anche dal Magini nelle sue tavole in parlando del Tirolo;10 ma in fatto di Letteratura poco conosciuta, non essendo a mia notizia, che Andrea Planero, Filosofo, e medico di chiaro nome, nato l'anno 1546. in Bolgiano, e morto l'anno 1607. in tubinga P. P. di Filosofia e Medicina in quell'Università dopo aver messo a luce da 14. Operette di cui coll'autorità di Paolo Frehero,11 e di Erardo Cellio12 fa menzione Jacopo tartarotti nella Biblioteca tirolese pag. 20.13 Quivi vi trovai adunque un apparecchio d'un Museo, che può non lieve stimolo recare a que' Cittadini per lo studio dell'Erudizione, dell'Antichità, della Matematica, e della Fisica. La fortuna, per altro mia giurata nemica, mi condusse in una casa, la quale assaissimo si diletta di simili studj, e vi posso francamente accertare, che le Raccolte scientifiche in quella sola ristrette sono sì numerose, che si penerà forse trovarle altrove presso una particolar persona in quanta quantità e qualità. Dispiacer ebbi di non aver potuto in detta casa dimorar più giorni; tuttavia appagai in quel po' di tempo tanto quanto la mia letteraria curiosità; e perché so, che cotali avvisi sono la vita vostra, tenete, che do principio a uno specificato ragguaglio. Entrato dunque nella casa, che appartiene al Sig. Mattia Domenico Menz, Signore di gentil tratto, e di arrendevol'animo ed aperto, possessore e intendente di tutto ciò, che voi udrete; e salita la prima scala, mi si presentò un'altra ovale degna di essere ammirata, per conto che in uno spazio piuttosto angusto è la medesima sì bene architettata, che riesce comodissima, e di ottima apparenza. Indi fui dal Sig. Menz condotto nel primo appartamento, che abbraccia tre belle e regolate camere tappezzata a carta inglese, di chermisì14 l'una, l'altra di color verde, e la terza di giallo co' fiori turchini. Passata la prima, che serve per ricevere, osservai nella seconda, ossia nella verde, un gabinetto di Medaglie antiche e moderne; uno d'Idoli antichi, e d'altre cose; una Raccolta di minerali; una di cose naturali, ed un'altra d'istrumenti matematici. La politezza, e sopra tutto il buon discernimento, onde ciascheduna di queste Raccolte viene posta in veduta, io non vel posso adeguatamente descrivere. Il gabinetto delle Medaglie rappresenta un Arco trionfale su di una base fornita di 12. cassette ripiene in maggior parte d'alcune centinaja in argento ed ottone degli antichi Cesari, e delle Auguste, e vengono queste illustrate d'alcune Greche; tutto il numero delle quali cronologicamente ordinate ascenderà sopra il migliajo. L'Arco medesimo è condecorato sì ne' pilastri, posamenti, che nelle cornici con medaglie moderne in rame, argento, ed oro de' moderni Imperadori, d'altri rinomati Principi, uomini illustri, e Letterati, e de' fatti nelle Storie memorabili. Scorgesi nel mezzo un carro trionfale tirato da due cavalli di bronzo maestramente composti, sopra il quale stanno le Medaglie del regnante Aug. Imperadore Francesco I e dell'Aug. Imperadrice Regina Maria Teresa.15

Agl'idoli antichi è appropriato un vecchio tempio della Gentilità. Stanno in questo tempio Idoli Egiziani, varj Dei Penati, e 4. Idoli cavati in luogo poco di Bolgiano lontano nominato in tedesco Gescheibten Thurni, cioè la torre tonda. Il numero di questi con molte tavole gieroglifiche, urne, anelli, ed altre antiche cose monterà a un centinajo ed oltre. Questo tempio posa parimenti su di una base fornita a 6. cassette, in parte delle quali il cortese Sig. Menz mi mostrò una Raccolta de' più rinomati Marmi, che si trovano nella provincia del Tirolo, ed anco varj pezzi dei que' Marmi, ne' quali la mirabil Natura pose figure d'angeli, d'uomini, d'alberi, e d'altri naturali aspetti, come altresì metalli massicci d'oro, argento, e rame. La raccolta de' Minerali raffigura una montagna, in cui lavorano parecchi cavatori, e pone in mostra argento vivo, ferro, piombo, rame, argento, oro, come pure mezzi minerali, cioè marcassita d'oro, e d'argento, diversi fiori metallici, e cristallizzazioni, Solfi, lapidi metallici, matrici de' minerali, pietre preziose, come di Succino, Onice, Calcedonio, Giaspide, Ametisto, Smeraldo, Granata, Sardonico, e topazio; Orpimento, Cadmia, Cinabbro, Arsenico, Alume, Vitriolo, Asbesto, Stalachito, Pomice, Colori metallici, ed altre sorte; materiali tutti, che truovansi nella Provincia del Tirolo. La raccolta delle cose naturali forma una veduta di più montagne, sulla pianura delle quali stanno due Piramidi, l'una composta di varie conchiglie, l'altra di molteplici impietrimenti, de' quali vedesi ivi eretta anche una fontana. Merita questa Raccolta singolar commendazione, perciocché consiste in parte in cose rare e difficili ad aversi. Havvi denti di pesci marini, legne impietrite, e ridotte in carboni, piselli, dentrici, ostriche, lumache, funghi, pere, fichi, ciriegie, olive, pesci, lincuri,16 astroiti,17 coralli bianchi, rossi, e neri, buona parte delle quali cose sono state pur Raccolte nella Provincia del Tirolo. Indi appare altra Piramide fornita di diversi istrumenti matematici, vale a dire di Geometria, d'Astronomia, di meccanica, d'ottica. toccante a quest'ultima assaissimo mi piacque un telescopio, che il gentil Sig. Menz si diede la pena di montare, perché io lo potessi in ogni sua parte considerare; così pure un Microscopio di nuova invenzione, e di mirabile artifizio. Esso Sig. possessore mi disse tenere ancora parecchi scheletri, che non avea peranche uniti; innoltre varie frutta Indiane; e si lasciò intendere, com'egli metterà eziandio in ordine le sue sperienze Fisiche, e pruove meccaniche. Dappoi mi mostrò un Erbario vivo, cioè una raccolta d'alcune centinaja d'erbe in natura, che sono quelle, che di maggior virtù trovinsi e sulle pianure e sulle cime delle più alte montagne tirolesi. Ammirato ch'io ebbi questo Museo, fui da lui condotto nella terza camera tappezzata, come sopra è detto, di carta gialla. Era la medesima monda, polita, e sgombera d'ogni impedimento: ma immaginate voi, che nuovo pascolo alla mia curiosità si offerse, quando vidi a un tratto aprirsi d'ognintorno le tappezzarie, e comparire sotto le medesime una in molti armadj ben ordinata numerosa Biblioteca, consistente tutta in libri scelti antichi e moderni, e con politezza legati; e tale è questa, che può chiamarsi un eletto compendio d'ogni scienza. Io cominciava oramai a perderci sopra gli occhi; ma tra che 'l giorno chinava alla sera, e tra che 'l Padrone diceami restare addietro altre cose da considerare, ho dovuto, come suol dirsi, levarmi da quella beva, e abbandonando la Libreria seguire l'ulteriore invito. Salimmo la già mentovata scala ovale, che riesce pur nel secondo e terzo appartamento, dove osservai le camere tutte così ben disposte, che in ciascheduna eravi qualcosa di particolar comodità, o differente polizia: spezialmente nel secondo piano segnai una stanza addobbata intorno intorno di finissimi Rami, fornita d'armadj e tavolini di nuova invenzione, e con tale artifiziosa economia composti, che mediante certi ingegni piegandosi e ripiegandosi, allargandosi, e stringendosi fanno varie figure, ed aspetti, e però servono a varj usi e giuochi. Sono tutti di un legno proveniente dall'America, che mi disse il padrone chiamasi Magon, il qual più invecchia, più rosso e lucido diviene.18 Indi passammo nel Laboratorio Chimico de' Sigg. Giovanni, e Pietro Menz, Medici amendue, e fratelli del Sig. Mattia Domenico, ove io ebbi l'onore di conoscerli, e di vedere un Forno distillatorio, anche questo d'una nuova e utilissima invenzione. Macchina, che merita d'essere veramente considerata, e imitata, attesoché con un solo fuoco si può distillare da 30. e più lambicchi a tutti li gradi del fuoco, e prevalersi del medesimo Forno ancora del fuoco di riverberazione, e del così detto Bagno Maria. A forza di meccanica entra in questo bagno continuamente tant'acqua, quanta ne evapora; e il forno si va riscaldando da per se medesimo, vale a dire, quanta legna s'abbrucia, altrettanta senza opra di mano c'entra da per se stessa nuova: il che di grandissimo comodo riesce, per conto, che senza averne particolar cura si può da questo Forno stare oltre da 6. ore assente. Con così buon ordine è altresì questo laboratorio distribuito, che i vasi tutti distillatori; e gli altri Chimici attrecci servon non men di servigio che d'ornamento. Non posso omettere di far anco parola de' fornelli, che scaldano le camere di questa casa. Essi fornelletti sono per ogni stanza di nuova invenzione. Parte de' medesimi vengono scaldati nelle stanze, parte al di fuora. Sono innoltre assai comodi sì per la compendiosità della struttura, che per la maniera di dar loro fuoco e dirò, che in riguardo all'economia del legno, e rispetto alla figura, che rappresentano, questi fuor di molti altri da me veduti assaissimo mi piacquero. Da tutto ciò, ch'io v'ho qui narrato, voi potete adunque conchiudere, che questa volta io sono stato in casa in tutto e da per tutto geometrica, che con tal vocabolo la compendiai nel ringraziamento da me fatto al Sig. Mattia Menz al mio dipartirmene; e che 'l suo Museo, e ogn'altra sua cosa merita singolarmente d'essere veduto da chiunque di simili cose intendente passa per Bolgiano; vie più che 'l Padrone stima suo particolar onore l'esser per ciò da qualche forastiere visitato. Egli è pur liberale in cose, che doppiamente possiede, come di fatto io stesso tengo in mano un ricordo di sua cortesia nel bell'acciajo calamitato, di cui fece dono; e ove la discretezza mia non mel'avesse vietato, molte e varie rarità poteva io prendere da essolui offertemi, non pregandomi d'altro contraccambio che di mandargli un'intiera serie de' Marmi di Brentonico, di cui l'ho già a quest'ora servito giusta il dover mio, e di proccurargli sinceri ed onorati amici, co' quali potersi vicendevolmente sovvenire nella interezza de' rispettivi Musei, e nel bisogno degli altri studj loro. Io non ho dubbio, che tra 'l piacere, che avrete preso nel leggere il presente ragguaglio, ella vi sarà venuta anche la rabbietta, perché nel passaggio per Bolgiano fatto da voi con quel dotto P. Filippino per ire d'Autunno scorso in Inspruch non avete voi ancora questo bel Museo veduto per averlo ignorato. Via passatevela; che se altra volta verrete in questi Paesi, potrete cavarvela la voglia; e rattemperi per ora il vostro increscimento l'avermi trasmessa questa circostanziata notizia di tutto quello, ch'io pure impensatamente ebbi il dolce contento di vedere.

Sono

Vostro....

Amico Carissimo


NOTE


1 Poche sono le notizie sul casato Menz, di cui non è stata peraltro effettuata una genealogia completa; per alcune informazioni cfr. H. Heiss, "Per il suo spirito commerciale ha dei cittadini ricchi e raffinati": famiglie altoborghesi e cultura a Bolzano nel Settecento, in La città e le arti, Bolzano 1700 1800, Milano, Città di Bolzano Stadt Bozen, 2004, pp. 17-27, part. pp. 24-25.

2 I Menz, originari di Caldaro e trapiantati a Bolzano all'inizio del Seicento, ottennero il titolo nobiliare il 1722; Ibidem, p. 24.

3 Di Ferdinando del Tirolo si ricordano le raccolte d'arte che egli allestì nel castello di Ambras presso Innsbruck; cfr. J. Von Schlosser, Raccolte d'arte e di meraviglie del tardo Rinascimento, Firenze, Sansoni, 1974, pp. 53-78; di Rodolfo quelle che sistemò nella sua corte praghese; ibidem, pp. 8189.

4 Cfr. G. Olmi, L'inventario del mondo. Catalogazione della natura e luoghi del sapere nella prima età moderna, Bologna, il Mulino, 1992, pp. 179-185.

5 Joseph von Sperges, Tyrolische Bergwerksgeschichte mit alten Urkunden und einem Anhange, worinn das Bergwerk zu Schwatz beschrieben wird, wien, Joh. [omas Edlen v. Trattnern, 1765.

6 Lettera del 9 gennaio 1760, in 'Discorrere per lettera'..., Carteggio Giuseppe Valeriano Vannetti - Giambattista Chiaramonti (1755-1764), Supplemento Civis, 22– 23 (2006-2007), Trento, p. 328.

7 Archivio Storico Accademia degli Agiati di Rovereto: ms. 134. 2 [già VIII, 492], cc. 4.

8 «Nuove memorie per servire all'istoria letteraria», 1759, t. I, pp. 311-318.

9 Le notizie erano date al giornale sotto forma di lettere non firmate; di questa si conosce l'autore dalla sua corrispondenza. V. supra, nota 6. La stessa fonte informa circa l'identità dell'amico destinatario: questi, come si ricava dalla Lettera del 31 maggio 1759, era Giambattista Chiaramonti; cfr. Discorrere per lettera'..., p. 290.

10 Giovanni Antonio Magini (Padova 1555 - Bologna 1617) fu astronomo, matematico e cartografo. Frutto di quest'ultima attività fu l'Atlante geografico d'Italia, stampato postumo dal figlio nel 1620; nella tav. n. 31, dedicata al Territorio di Trento, è indicata Bolzano nella confluenza fra Adige e Isarco.

11 Paul Freher, Theatrum virorum eruditione clarorum, Norimberga 1688.

12 Erardo Cellio era professore di storia in Tubinga.

13 J. Tartarotti, Saggio della Biblioteca Tirolese, o sia notizie istoriche degli scrittori della provincia del Tirolo, Rovereto 1733, pp. 20-25.

14 Cremisi, color rosso vivo ottenuto mediante una sostanza ricavata dal chermes, insetto dell'abete rosso.

15 I personaggi nominati sono l'imperatrice Maria Teresa (1717-1780) e suo marito, l'imperatore Francesco I Stefano di Lorena (1708-1765).

16 Pietre preziose alle quali si attribuivano proprietà terapeutiche; ambra, elettro.

17 Astroiti, così si chiamavano alcuni fossili, quali gli echinodermi e i coralli.

18 Legno americano di colore rosso bruno, molto duro e assai stimato.