IL CRISTALLO, 2011 LIII 1 [stampa]

Regioni e Unione europea

di MICHL EBNER

Si pubblica qui una trascrizione dell'intervista che Michl Ebner ci ha concesso sui temi che sono di particolare interesse per "Il Cristallo".

 

 

Si può parlare di relativizzazione dei valori degli stati-nazione nell'integrazione europea?

Il sociologo americano Daniel Bell sostiene che lo Stato-Nazione è diventato troppo piccolo per i grandi problemi e troppo grande per i piccoli. L'integrazione europea, in tale contesto, non è fine a sé stessa ma rappresenta una risposta costruttiva, intelligente e creativa per affrontare le grandi problematiche dei nostri paesi, dai mutamenti climatici alla crisi finanziaria, dal cambiamento demografico ai crescenti flussi migratori, dalla difesa alla creazione di uno spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia. Appare evidente come lo stato nazione non sia più in grado né di rispondere da solo a tali sfide né di gestire tutti i potenziali conflitti che ne derivano: il suo ruolo tradizionale risulta quindi relativizzato.

 

C'è spazio per le regioni nell'Unione europea? Devono essere quelle già esistenti negli stati con maggiori o minori poteri o se ne possono immaginare di nuove magari con diversa territorialità?

Le regioni sono un partner importante, assolutamente indispensabile, nell'integrazione europea. Per la loro dimensione e la loro funzione, le regioni sono le istituzioni più adeguate a realizzare l'Europa unita in quanto più prossime ai cittadini. L'ideale di un'Europa forte è perseguibile esclusivamente con la partecipazione attiva delle regioni portatrici di molteplici diversità. Le regioni devono, come l'Europa e gli stati nazionali, dare le risposte a problemi attuali e qualora le risposte più efficaci possano nascere da regioni con diversa territorialità perché non promuoverle? Ciò che conta è il risultato.

 

Quale peso ha la lingua nell'identificazione di una minoranza. Cosa ci insegna il caso dei ladini che non hanno un ladino unico, come lingua comune?

La lingua è un fattore importantissimo per l'identità culturale e spesso anche politica. La lingua italiana rappresenta, senza dubbio, un elemento portante dell'identità nazionale italiana. Per i ladini, la "fragmentazione" linguistica, dovuta alla varietà linguistica del ladino, è chiaramente un ostacolo per un'identificazione facile e diretta. Si tratta in ogni modo di un ostacolo superabile. Non dimentichiamo che anche l'Europa, con ventitré lingue ufficiali, tre alfabeti e con oltre una sessantina di altri idiomi parlati quotidianamente, è oggi una delle comunità linguisticamente più complesse del pianeta. Siamo testimoni, tuttavia, di un'integrazione inarrestabile dei paesi del nostro continente.

 

Quali sono stati i risultati del suo impegno costante nella valorizzazione delle minoranze e delle regioni?

durante i miei quindici anni di esperienza come parlamentare europeo ho affrontato, a più riprese, il tema delle politiche delle minoranze. Ricordo, ad esempio, il 2001 che era stato proclamato "Anno europeo delle lingue": un anno che non era solo quello delle "grandi" lingue, ma la ricorrenza europea per tutti gli idiomi inclusi quelle regionali e minoritari. E ricordo soprattutto l'anno 2003, decisivo per il Parlamento europeo che da quel momento in avanti non si è più limitato a prendere posizione rispetto alle proposte della commissione europea ma, superando la consuetudine delle sue risoluzioni, è diventato attore nell'iniziativa legislativa. Nella seduta del 15 maggio 2003 il Presidente del Parlamento aveva comunicato che la commissione per la cultura, la gioventù, l'istruzione, i mezzi d'informazione e lo sport era stata autorizzata ad elaborare una relazione sulle lingue europee regionali e meno diffuse - le lingue delle minoranze nell'UE - in considerazione dell'allargamento e della pluralità culturale. La stessa commissione aveva nominato il sottoscritto come relatore. La relazione era stata approvata nel settembre 2003 nella riunione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo con maggioranza assoluta e conteneva un invito alla commissione europea a impegnarsi fortemente, sia per la promozione della diversità linguistica sia per l'apprendimento delle lingue, prendendo spunto dall'Anno europeo delle lingue 2001.

 

Il Südtirol e l'Europa. Quali sono le prospettive del Südtirol nella direzione di uno sviluppo positivo dell'integrazione nell'Unione europea? Il Südtirol deve affrontare i problemi derivanti dalla globalizzazione: potrà salvare, in tale contesto, i tratti salienti della propria identità dal punto di vista sociale, economico e culturale?

"L'Europa è un'unione di minoranze" disse una volta il Presidente della commissione europea Romano Prodi. Nell'attuale epoca di globalizzazione, di concentrazione delle risorse e di prevalenza di situazioni monolinguistiche, la promozione della diversità linguistica va vista come una grande opportunità. Credo che la diversità culturale, intesa come ragionevole contromisura rispetto al melting pot, sia un'assoluta necessità, una necessità europea ma anche una necessità regionale. Con le nostre esperienze sono sicuro che il Südtirol possa contribuire con successo alla costruzione di un'Europa come una vera unione di minoranze.

 

In questi processi di grandi trasformazioni quale potrà essere lo sviluppo dei rapporti tra i tre gruppi linguistici riconosciuti dallo Statuto di autonomia? Quale ruolo potrà avere il gruppo linguistico italiano?

La nostra ricchezza linguistica è un segno di diversità che ci arricchisce. La minoranza austriaca di lingua tedesca e ladina che vive in Alto Adige è stata molto rafforzata da una politica italiana di apertura e dall'avvento dell'Unione europea. Abbiamo perciò tratto grandi benefici non solo dall'integrazione europea, ma anche dall'Italia, che ha aperto strade nuove permettendo una convivenza pacifica attraverso il rispetto per la diversità linguistica e culturale. Il ruolo del gruppo linguistico italiano potrebbe consistere nella rivendicazione del suo tradizionale europeismo anche a livello locale affinché la nostra autonomia venga sempre meno interpretata come un modello di tutela per le minoranze, e sempre più come uno strumento intelligente per gestire il nostro spazio vitale comune. Sappiamo bene che la diversità linguistica non comporta solo e sempre dei vantaggi ma che può anche nascondere degli inconvenienti: è fonte di ricchezze ma anche di tensioni. Per trarre il meglio dalla nostra situazione abbiamo bisogno di un impegno costruttivo di tutti e tre i gruppi linguistici!