IL CRISTALLO, 2011 LIII 1 [stampa]

Fratel Venzo, la potenza espressiva del colore.

di CARLO CAINELLI

Molto è già stato scritto sulla vita e le opere di Mario Venzo, da religioso Fratel Venzo, pittore nato a Rossano Veneto (Vicenza) il 14 febbraio 1900 e deceduto a Gallarate (Varese) il 1° settembre 1989.

Cresciuto in una famiglia abbiente, proprietaria di una filanda, Venzo non accettò il lavoro impiegatizio nell'azienda paterna e preferì frequentare i corsi liberi all'Accademia di Venezia, sotto la guida di Vincenzo de Stefani. Nel 1925 trasferitosi a Parigi, affermò le sue doti artistiche in un lungo soggiorno che si concluse nel 1939. A partire dal 1941, dopo una scelta meditata, entrò nella compagnia di Gesù come fratello coadiutore, assumendo appunto il nome di Fratel Venzo. Il suo talento pittorico colpì immediatamente i suoi superiori, che gli permisero di usare pennelli e colori in piena libertà. Così egli poté dedicarsi alla pittura con assiduità, vivendo nelle Case dei gesuiti a Lonigo e poi, dal 1961, a Gallarate. Compì viaggi in Calabria, Sicilia, Sardegna e all'estero, in Brasile e Colombia, ospite dei Gesuiti, realizzando in quei luoghi parecchie tempere e oli, fra i migliori da lui eseguiti. Morì a ottantanove anni, dipingendo fino a pochi giorni dalla scomparsa e lasciando una produzione molto cospicua.

Numerose furono le esposizioni di Fratel Venzo, anche postume, spesso accompagnate da cataloghi e pubblicazioni varie. Tuttavia un volume a carattere monografico, tale da porre in evidenza ogni sfaccettatura della sua arte e nel contempo descrivendone con un criterio scientifico la vicenda umana e artistica non era stato finora realizzato. Questo aspetto è stato oggi affrontato dalla monografia curata da Ezio Chini, Vittorio Fabris e Paola Pizzamano, pubblicata da silvana editoriale, in occasione della mostra svoltasi a Trento, dal 5 marzo al 10 aprile del corrente anno, negli spazi comunali di Torre Mirana, e dagli stessi curata.

La rassegna ha ripercorso l'intera attività di Fratel Venzo, proponendo cinquantotto opere di proprietà dei Gesuiti e di collezionisti privati. Comprendeva dipinti del periodo parigino, eseguiti dal 1931 al 1939, e del secondo dopoguerra, dedicati a soggetti religiosi, ritratti, nature morte, composizioni floreali e molti paesaggi, raffigurati quasi sempre con una gamma cromatica di straordinaria e felice intensità dal tono espressionista.

Le opere selezionate per la mostra, in cui è evidente una matrice figurativa, fanno emergere la potenza vibrante del colore, specie nei lavori eseguiti da Fratel Venzo dopo un viaggio in Brasile nel 1953. Va detto che le accese cromie esaltano l'equilibrio tonale della composizione, indice di una raggiunta e ben definita maturità stilistica. In tale gruppo di opere l'artista riesce a dare il meglio di sé, con una visione del tutto personale, attraverso accostamenti di colore audaci e nel medesimo tempo suggestivi. Per questo egli va considerato fra i maggiori coloristi italiani attivi durante la seconda metà del Novecento.

Le tecniche usate dall'artista di Rossano Veneto sono molteplici. Si cimentò con abilità e padronanza con l'acquerello, con la tempera, con pastelli grassi e tecniche miste. In pittura, tecnica da lui preferita, raggiunse livelli ottimali grazie a qualità innate e al suo ardore operativo, unito a una grande sensibilità. Nel preparare il fondo del supporto da dipingere Fratel Venzo adotta una tecnica esclusiva, trattando la superficie con un impasto fatto di sabbia, colla, segatura e gesso, stesi con grossi pennelli. Tale procedura crea un fondo irregolare, il colore acquista maggior luminosità e spessore, quindi gli effetti cromatici vengono esaltati. I dipinti di Fratel Venzo sono pregni di vitalità e vivacità, di gioia e libertà creativa, ma sono anche frutto di un'intensa ricerca spirituale e riflessione sugli elementi del linguaggio pittorico.

La monografia preparata per la mostra presenta un ottimo apparato iconografico (grazie anche alle fotografie di Vittorio Fabris), analizza il cammino nella vita e nell'arte di Fratel Venzo esaminando accuratamente i suoi modi pittorici e ponendo altresì bene in luce la sua vicenda, un felice connubio fra pittura e religione, talento creativo e spiritualità.

In apertura un agile testo di Ezio Chini illustra con autorevolezza le varie fasi e le tappe fondamentali che hanno contraddistinto il ciclo creativo di Fratel Venzo. Gastone Favero descrive Rossano Veneto, paese natio di Fratel Venzo, durante gli anni 1900-1925, segnati all'inizio da benessere e tranquillità, poi da una forte crisi dovuta al primo conflitto mondiale. Quindi Vittorio Fabris riporta dati e notizie su Mario Venzo e Luigi Giovanni Bizzotto, due talenti artistici di Rossano Veneto nel primo Novecento. Segue un'ampia e chiara trattazione di Paola Pizzamano, che indaga nell'animo di Fratel Venzo pittore, spirito libero e indipendente, uomo schivo e altruista. Sono tracciati i vari periodi della sua esistenza, basata sulla pittura e sulla fede religiosa. Di Vittorio Fabris sono anche due altri contributi, profondi e sostanziosi, sulla produzione sacra e sulle varie tecniche usate dall'artista nella sua lunga attività. Infine un breve scritto di Mario Danieli S. I., gesuita, ricorda vivamente la figura di Fratel Venzo pittore e religioso.

Nel volume sono riprodotte tutte le opere esposte a Trento (più altre inedite), corredate ognuna dalle schede esplicative redatte dai curatori, insieme a Sara Retrosi e Chiara Tozzi, che hanno con Pizzamano predisposto la bibliografia e il regesto biografico con esposizioni. Completano la monografia un'intervista di Claudio Fincati a Fratel Venzo, seguita da una pagina autobiografica sulla vita parigina e religiosa, una selezione di brani tratti dai suoi "diari spirituali" a cura di Angela Borghi.

L'importante avvenimento è stato promosso dall'Associazione Fratel Venzo, sorta nel dicembre 2007, con sede a Trento, presso Villa S. Ignazio, avente lo scopo di fare conoscere attraverso iniziative culturali il patrimonio di opere e documenti dell'artista, conservati presso i Gesuiti.

Per concludere, possiamo aggiungere che Fratel Venzo seppe coniugare con grande fedeltà il talento pittorico alla vocazione religiosa. Lo testimonia una sua frase: "La mia gioia interiore e profonda, signore, la devo trovare nella fede. Dipingo per te perché così hai stabilito".