IL CRISTALLO, 2011 LIII 1 [stampa]

Jole Zanetti, Racconti sgradevoli, postfazione di Luca Doninelli, Garzanti, Milano, 2010, pp.123

recensione di LEANDRO PIANTINI

"Sgradevoli" questi racconti lo sono perché le storie che racconta la scrittrice triestina Jole Zanetti sono tutt'altro che edificanti e piacevoli.

Sembra quasi un partito preso quello di raccontare storie dure, dolorose, intinte nel color seppia di una visione cupa e pessimistica della realtà. In questo universo borghese di coppie sposate, di matrimoni e di unioni malriuscite, protagonista assoluta è la donna. Si tratti di racconti scritti in prima o in terza persona queste donne hanno sempre di che recriminare contro i loro compagni, accuse da lanciare, vessazioni da denunciare.

La maturità della scrittrice credo sia dimostrata dal fatto che il taglio asciutto e realistico delle vicende, anche quando sono tremende, resta piano, privo di enfasi, quasi sussurrato, benché non di rado il plot si sviluppi fino al diapason del sadomasochismo e raggiunga toni drammatici e disperati. Il male denunciato fa certo parte delle persone e della realtà in cui vivono ma travalica il piano del contingente, si configura come qualcosa di fatale e di metafisico, si iscrive nei foschi disegni del destino. In queste tranches de vie di persone comuni, per motivi quasi sempre inspiegabili o assurdi tutto finisce per tramutarsi in scatti di odio, in gesti laceranti di dispetto, in abbandoni violenti. E ciò riguarda la vita di coppia, unioni di cui l'attore principale è sempre una donna. È una donna che racconta ed è sempre un punto di vista femminile che guida la narrazione fino all'inevitabile dolorosa conclusione.

La casistica che questi 21 racconti abbracciano è assai varia, le storie sono molto diversificate, la tastiera della Zanetti è ampia e duttile. Sono, questi raccontini, degli exempla - o almeno così possono anche venire interpretati - dei casi esemplari e paradigmatici della condizione femminile nel mondo d'oggi, in cui il destino della donna è, quando le va bene, di essere ignorata, o peggio di essere tormentata a causa dell'indifferenza e dell'egoismo dei maschi, della prevaricazione che essi praticano come un'abitudine, come la conseguenza di normali consuetudini di vita. Quasi come se esistesse nel maschio un'attitudine spontanea alla sopraffazione sociale e familiare che le donne - obbedienti e passive per vocazione - subiscono. Così va la vita, nel mondo della Zanetti, e certo il pensiero del lettore va al femminismo, alle mille rivendicazioni che le donne occidentali hanno avanzato nei decenni trascorsi per opporsi in qualche modo a questo stato di cose.

Spesso in questi racconti le donne si ribellano, abbandonano gli uomini distratti e sopraffattori, essi che quando sono con le loro compagne pare passino la maggior parte del tempo a parlare al cellulare. Normalmente vivono fuori casa e quando rientrano lo fanno col cellulare acceso, e magari si spostano in altre parti della casa per non farsi sentire da loro.

Dunque le donne sono capaci di ribellarsi, rivendicano i loro diritti ma lo fanno senza gioia, senza ottenere, si direbbe, niente che le possa riscattare veramente dallo stato di minorità. Restano, pare di capire, ferite e inappagate e la loro vita, anche se cambierà, nulla ci assicura che diventerà una vita accettabile.

Il linguaggio della Zanetti è teso, ricco, vario: una scrittura di buona scuola e di gusto sapiente senza mai scadere nel troppo letterario. "Ieri ho provato un attimo di quella dimenticata voglia di vivere, un'energica bolla d'aria riemersa dal fango: vibravo per l'eccitazione e mi sono illusa di poter dirigere la mia e le nostre sorti verso vite nuove. Annaspavo in spiegazioni contraddittorie, sbattendo contro un muro di gomma che mi respingeva. Invalicabile, indistruttibile" (p. 88).

Le brevi o brevissime storie scorrono in una concisa e icastica secchezza. Sì, la Zanetti è del tutto anticonformista, non concede nulla al buonismo e alle soluzioni simpatiche e promettenti. Il lettore stanco della melassa televisiva ha di che rifarsi la bocca. Il quadro dell'esistenza che gli si para davanti non è mai scontato. Ma l'amarezza e diciamo pure la cattiveria non mollano mai la presa e una sensazione di disagio pervade ogni pagina, provocando, appunto, quelle sgradevolezze anticipate dal titolo. Il sistema narrativo dominante, nelle fiction letterarie e soprattutto in quelle televisive, ha creato un sistema di attese che questi racconti del disamore spiazzano e smentiscono continuamente. E oltretutto non ci sono risarcimenti, alternative ideologiche, nuovi sistemi di ménage familiare che si profilino all'orizzonte. Le coppie si separano e le donne si ribellano. Qualcuna anche uccide. E poi?

La Zanetti si rivela scrittrice vera, capace di padroneggiare sulla pagina gli incubi, gli attacchi di follia, le ossessioni delle sue eroine. E questo è forse tutto quello che si riprometteva. se è così ci è pienamente riuscita.