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LIBRI

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La danza delle vergini e delle vedove

di Luca Cristiano
 

Milano, Prospero Editore, 2018, pp. 264

 

Luca Cristiano - ricercatore universitario, autore di saggi, rispettivamente sull'opera letteraria di Antonio Moresco e autore-curatore di un libro di interpretazioni del capolavoro di Stephen King It e di un libro di poesie, Brucia la cenere (Prospero, 2017) - ora dà alle stampe questi racconti tra loro solo apparentemente diseguali, in realtà profondamente uniti a livello tematico e anche stilisticamente coesi. Sul coté stilistico prevalgono l'iterazione parossistica e la tangenzialità; al posto di un ductus narrativo dominato da un “fil rouge” coerente, prevale invece l'inserzione di narrazioni tangenti a quella principale, il che non toglie il successivo raccordo alla corrente narrativa principale.

Tematicamente, invece, alcuni temi-nuclei di significato sono ben definiti: l’erotismo declinato sia nella dimensione propriamente amorosa, sia in quella più decisamente sessuale, che qui viene esaltata e al tempo stesso denigrata in una sorta di contemptus sui, di autodisprezzo, in cui la contraddizione è presente senza essere “assurda” essendo riscontrabile in molti altri autori; l’acuto senso-presenza della morte, dove l’autodistruzione diviene marcusianamente volontà di tornare nel grembo materno come anche una sorta di autopunizione che non esclude la volontà di isolarsi dal consesso umano; la forte presenza del Sacro, che è visibile anche quando è assente o negato.

Molto legato, da autore culturalmente vicino alla “sinistra antidogmatica” (l’autore è meno che quarantenne, per cui sarebbe antistorico parlare di “sinistra extraparlamentare”, concetto riferibile ad altri tempi), al pensiero di Gilles Deleuze e Felix Guattari, in cui le “macchine desideranti” sembrano essere preponderanti rispetto alla soggettività anzi individualità dei rapporti umani intesi come “scelta”, alla tradizione letteraria fantastica che, in epoca moderna, va, con mille “deviazioni” e slittamenti anche semantici, da Franz Kafka a Stephen King (autori esplicitamente citati in vari racconti, tra l'altro), in Cristiano (nomen omen, mi si consenta...) come in molti autori ancora giovani della sinistra anche “libertaria”, è ancora fortissima la presenza dell’educazione cattolica, certo poi negata ma ancora fortemente presente a livello di traccia mnestica, ossia di ricordo non rimosso. Eppure il più interessante dei racconti di questa raccolta è certamente anche il più kafkiano -enigmatico, il più aperto polisemicamente a diverse letture, Rimettere il mandato, in cui si immagina un lungo dialogo (è il racconto in assoluto più lungo della raccolta) tra un cadetto e un superiore. L’ambientazione militare è quasi un pre-testo, da leggere anche metaforicamente, ossia da aprire, eventualmente, verso altre “realtà”. Il rapporto amoroso/non amoroso (in cui domina senz'altro la “logique du sens” deleuziana, per cui l’apparente nonsense implica invece la forte dazione-immissione di senso) tra i due protagonisti stacca il racconto dagli altri, che presentano motivi d'interesse indubbi, ma certamente minori rispetto a questo racconto-chiave (è un peccato che non sia tipograficamente o anche altrimenti evidenziato in forma più marcata).

Ora, lungi da chi scrive dare consigli (da pedagogista-clinico e reflector e ricercatore in quest'ambito sarei anche statutariamente obbligato a non darne...) ma forse la linea da seguire in futuro sarebbe decisamente questa, nella quale il non-detto è assolutamente forte e trainante per la produzione di senso, ma appunto nella direzione cui si accennava sopra.

 

                                             di Eugen Galasso

 

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