home la rivista IL CRISTALLO newsletter RECENSIONI Chi siamo contatti newsletter
 

SPETTACOLI E MOSTRE

  torna all'elenco delle recensioni       

Rusconi Mendelssohn Brahms

 

direttore Darrell Ang
voce recitante Fulvio Falzarano
clarinetto Karl Leister
clarinetto Stefano Ricci,

Orchestra Haydn di Bolzano e Trento

 

Roberto David Rusconi, veneziano di nascita e residente a Londra, è l'artist in residence 2019 della Fondazione Haydn. Dopo l'allestimento del suo Dyonisos Rising nell'ambito di OPER.A 20.21, l'Orchestra regionale ha presentato il suo Bletterbach “La lacrima di pietra” in prima assoluta all'interno della propria stagione sinfonica.

Il Bletterbach è una gola nei pressi del paese di Aldino intagliata dall'omonimo torrente che nel corso dei millenni ha inciso le serie di rocce stratificate, che stanno alla base del complesso dolomitico. È un luogo che offre una immediata ed evidente rappresentazione visiva della storia geologica delle Dolomiti. Il progressivo avanzamento del mare, il clima, le piante, le impronte dei rettili e anfibi che vivevano in quei luoghi sono registrati nella roccia con assoluto dettaglio. È un sito di grande valore geologico, una sorta di viaggio a ritroso nel tempo. Il brano di Rusconi si compone della musica e delle parole a firma dello stesso compositore. Il testo termina con le parole “Il Bletterbach sospeso nello spazio senza tempo, mentre noi vaghiamo intontiti alla disperata ricerca di prolungare il nostro salto nel vuoto all'infinito … la fine ...”.

La musica di Rusconi ha nella sua forma i caratteri della complessità del paesaggio naturale, lontana dalle artificiose simmetrie che hanno caratterizzato le strutture classiche. Vive di affascinanti soluzioni timbriche, che spaziano dalle figure affidate ai timpani evocative di tempi arcaici alle raffinate sovrapposizioni armoniche proprie dell'attuale paesaggio sonoro. Il testo è stato letto da Fulvio Falzarano con una accigliata determinazione, a tratti durezza, che non trovava nella musica una sua corrispondenza, e talvolta l'accento della parola relegava la musica a improprio sottofondo.

Il concerto è proseguito con i due Konzertstück per due clarinetti e orchestra di Felix Mendelssohn Bartholdy. Si narra che il 30 dicembre 1832 alle nove del mattino Baermann, virtuoso clarinettista, si apprestava a preparare nella cucina di casa Mendelssohn i Dampfnudel mit Rahmstrudel, piatto tra i preferiti del compositore. Nel mentre il compositore era intento nella composizione di un duo per clarinetto e corno di bassetto con accompagnamento di pianoforte, quale controparte all'impegno dell'amico in cucina. In questa situazione fu composto il primo dei due pezzi, della stesura del secondo non si hanno analoghi dettagli. I due brani, nella versione originale oppure nella versione orchestrata e con la parte del corno affidata ad un secondo clarinetto, sono entrati comprensibilmente nel repertorio clarinettistico. Meno comprensibile, se non inopportuna, ci appare la scelta di proporre tali opere d'occasione nell'ambito di una stagione sinfonica importante.

Rimane comunque il piacere di aver riascoltato in un ruolo solistico Stefano Ricci, primo clarinetto della Haydn dal 1995, il cui bel suono ed elegante musicalità in molte occasioni era tale da oscurare la parte di Karl Leister, già primo clarinetto dell’Orchestra Filarmonica di Berlino, classe 1937, un grande maestro del recente passato. La seconda parte del concerto è stata dedicata alla Serenata n.1 in re maggiore di Johannes Brahms. Eseguita in prima il 3 marzo 1860 ad Hannover è stata accolta da subito con grande favore dal pubblico. Nei toni lievi propri della Serenata Brahms infonde il suo talento artigianale, nella misurata ricchezza dell'impianto armonico, nella seducente strumentazione, nella cantabilità delle parti, offrendo al pubblico una occasione di garbato e ingegnoso diletto.

L'orchestra diretta da Darrell Ang ne ha realizzato una bella interpretazione, e il favore del pubblico presente all’ Auditorium di Bolzano si è manifestato con un caloroso e prolungato applauso.

 

                                 di Mauro Franceschi

 

  torna all'elenco delle recensioni