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CULTURA E SPETTACOLO: UN INTERMEZZO PRESTO INTERROTTO

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  Carlo Bertorelle     Risorse da riscoprire, la cultura non sono solo gli spettacoli   

Carlo Bertorelle  -  21 ottobre 2020

Prendo spunto dal preoccupato articolo di Daniela Mimmi uscito qualche giorno fa sul giornale.

Penso che chiunque si possa associare al suo rammarico per la riduzione di gran parte della vita culturale a causa delle restrizioni imposte dal contagio e di fronte alla faticosa ripresa, insidiata adesso dai nuovi numerosi focolai e dalla conseguente paura del pubblico. Avevamo creduto (e ci avevano fatto credere), da giugno in poi, che piano piano ne stavamo uscendo, invece non è stato così.

Teatri, cinema, sale da concerto, conferenze, convegni, festival sono ripartiti tra mille difficoltà e incertezze negli ultimi mesi, ma i centri di vita culturale sono tornati in affanno.

Un paio di riflessioni però possono essere opportune per inquadrare meglio la questione. Anzitutto l'allarme non è infondato e disgraziatamente, a detta di tutti quelli che capiscono un po' meglio la materia, la prima e necessaria regola da seguire è quella di evitare vicinanze e incontri troppo stretti tra la gente, sia al chiuso che all'aperto. Questo se si mette la salute, la vita e la lotta al virus al primo posto, pur facendo il possibile per esercitarla al meglio questa vita, almeno nelle sue primarie necessità. A Parigi, e dico Parigi, come in altre grandi città della Francia, hanno addirittura stabilito il coprifuoco dalle 21 alle 6 di mattina. Anche lì la vita culturale, presumibilmente elevata, è in sofferenza, come quasi dovunque in Europa e nel mondo.

Ma il ridimensionamento della potente macchina delle attività di spettacolo e di cultura può essere una occasione per ripensare anche ad altre fonti del nostro approvvigionamento culturale. E per capire anche una distinzione abbastanza importante tra la "cultura" e lo "spettacolo". Possiamo cioè, nella pausa imposta al nostro vivace e onnivoro consumo di cultura /spettacolo, tornare con più calma anche ad altre risorse culturali, non legate necessariamente allo spettacolo che millenni fa, ad esempio nel teatro greco classico, era quasi l'unica forma di intrattenimento e di vita culturale.

Possiamo forse per una volta disobbedire alla crudele legge del "the show must go on" che ha sempre imposto di non fermare mai una impresa e uno spettacolo programmato e in corso, coi suoi tempi già prefissati...

Penso naturalmente in primo luogo alla lettura, allo studio, all'apprendimento e alla ricerca in senso lato che si fanno su libri, enciclopedie, riviste, giornali, cataloghi, illustrazioni, insomma roba scritta e cartacea che sta nelle librerie di casa e sul tavolino accanto alla poltrona. E alle mostre e concerti che si vedono in Tv, alle opere musicali e teatrali che si ascoltano in radio e tv, e a tutti i supporti digitali per la musica di ogni tipo ...anche se naturalmente non sono la stessa cosa che dal vivo. E penso, sempre attingendo a fonti non cartacee, agli sterminati percorsi culturali possibili oggi navigando in internet. Tutte forme di conoscenza che arricchiscono, divertono e consentono di pensare e di approfondire, cosa che non sempre accade nella veloce serata a teatro o a concerto.

Le emozioni più grandi e i viaggi più spettacolari, lo ricorderanno in molti, li abbiamo vissuti nelle giovanili letture a perdifiato dei nostri romanzi più amati e ancor oggi. E quasi sempre tra le pareti domestiche, o su un prato o su una spiaggia, senza limiti di tempo e senza pagare nessun biglietto. O sul letto in camera nostra ad ascoltare per ore il cantante preferito, il mito musicale del momento. Virginia Woolf in "Una stanza tutta per sé" (1929) rivendicò questo spazio di creativa e appartata concentrazione come condizione, per la donna, ma in fondo per tutti, per poter mettere a frutto le poprie doti intellettuali e di fantasia e di cuore.

Non avrebbe senso oggi riproporre una reclusione asociale, anche perché partecipare ad una vita culturale pubblica, in mezzo agli altri, arricchisce infinitamente con gli stimoli della attualità e la interazione cui dà luogo. Tra i due momenti non ci dovrebbe essere contrasto, entrambi sono necessari. E poi la macchina della cultura/spettacolo, lo sappiamo, è anche una importante voce del bilancio economico e una necessaria fonte di reddito per gli artisti e tutti coloro che ci lavorano a vario titolo, a cui va la solidarietà e il dovere pubblico di misure di sostegno, come per altre categorie che sono state messe in crisi dalla pandemia. Ma una maggior lentezza e selettività oggi, anche se sono nate non da una scelta ma da una necessità, possono portare anche al risultato di una migliore consapevolezza sulla qualità delle proposte. Una momentanea e provvisoria (si spera) "decrescita" che può orientare meglio nelle scelte artistiche e culturali future e può interrogare ciascuno di noi su dove e come alimentare la nostra crescita.

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