IL CRISTALLO, 2008 L 1 [stampa]

MA QUALCOSA CAMBIA

di CLAUDIO NOLET

Il 2007 si chiude con un avvenimento importante: viene approvato dai governi europei il trattato di Lisbona che avvia un processo di rafforzamento delle istituzioni di governo e della rappresentanza parlamentare dell'Unione europea.

Certamente è facile notare che il cammino dell'Unione europea è ancora molto incerto e che il problemi in attesa sono molto numerosi e che anzi, strada facendo, diventano più complessi. Eppure c'è la convinzione che si debba comunque andare avanti se non si vuole che i popoli europei perdano un ruolo significativo nelle vicende mondiali.

Siamo in tempi di grandi trasformazioni che mettono a dura prova tutti i governi. Le difficoltà dell'economia degli Usa, originate soprattutto da una paurosa crisi finanziaria, la crescita progressiva del prezzo del petrolio sono effetto e causa della precarietà crescente degli equilibri mondiali.

Gli Usa si avviano alle elezioni presidenziali. Bush difende la sua politica mediorientale contro le critiche aspre dei democratici e di buona parte dell'opinione pubblica.

L'Iran di Ahmadinejad, con le sue continue provocazioni, di proposito non favorisce i critici di Bush.La via diplomatica deve essere sempre più ardua.

In Italia il governo procede a fatica di mediazione in mediazione mentre manca un'opposizione compatta che possa presentarsi come una valida alternativa. La nascita del Partito democratico suscita molte speranze, nello stesso tempo però indebolisce ulteriormente la maggioranza di governo perché i partiti di sinistra, vedendosi esclusi dal progetto di Veltroni, possono ormai ritenere che l'"Unione" sia un"esperienza già chiusa, mentre le forze moderate avvertono la perdita di consensi. La vicenda giudiziaria di Mastella mette in crisi la maggioranza. Si pensa ormai ad un governo di larghe intese sulle riforme. A questo punto il progetto di Berlusconi di un partito nuovo acquista una particolare forza. Il tentativo della suprema mediazione sulle riforme fallisce, si configura allora un confronto netto tra Partito democratico e Popolo della libertà, il partito nato dall'unione di Forza Italia con Alleanza nazionale.

La provincia di Bolzano è inevitabilmente coinvolta in tutti questi avveni­menti. È la popolazione stessa, in diversa misura, a dover fare i conti con le loro conseguenze cercando di adattarsi ai mutamenti politici, sociali ed economici.

Nei comportamenti politici il gruppo linguistico italiano segue le vicende nazionali mostrando ancora una volta di non cercare una espressione autonoma, sia pure non unitaria, della propria volontà. La cronaca registra il continuo intervento delle segreterie dei partiti nelle decisioni più importanti.

Ciò risulta particolarmente evidente nelle elezioni politiche della primavera per le quali anche i pochi voti degli elettori di lingua italiana sembrano molto preziosi, visto che i più ritengono possibile che tutto si decida per pochi voti di differenza.

Per gli elettori di lingua tedesca e ladina resta al centro il riferimento alla Sammelpartei. Il sostegno determinante al governo Prodi rende sì possibile un allargamento delle competenze autonome anche al di là di quanto stabilito dallo statuto di autonomia, ma nello stesso tempo obbliga ad approvare una politica fiscale che molti ritengono vessatoria. All’interno del partito e dei gruppi parlamentari si fanno strada visioni divergenti tra rappresentanti degli imprenditori e rappresentanti dei lavoratori.

Nonostante gli ottimi risultati ottenuti a Roma, la cura dei rapporti con Vienna e con Bruxelles, il partito perde consensi forse anche perché l’attenzione di molti è rivolta ad altri aspetti che interessano di più. La caratterizzazione aziendalistica del partito, di cui si è fatto cenno nelle note precedenti, comincia a pesare e far sentire il bisogno di esprimere la propria insoddisfazione. In qualche modo la critica alla "casta" si sviluppa anche qui.

Il 2008 è anno elettorale per eccellenza: in autunno si va alle elezioni per il rinnovo del consiglio provinciale. È naturale che all'interno della Svp sia in corso il lavorio tenace per le candidature e che il partito dia l'impressione di essere meno coeso per il profilarsi di correnti diverse.

I piccoli partiti,alla destra della Svp, d'altra parte devono lottare per difendere la loro presenza in consiglio provinciale che, soprattutto i Freiheitlichen, sperano anzi di accrescere, avvertendo che è abbastanza diffuso un certo scontento.

È interessante notare che la Svp cerca di non perdere consensi sul terreno del patriottismo, viene fondato il Forum Heimat, per cui solo una minoranza potrebbe abbandonarla per seguire chi, come Eva Klotz, insiste prioritariamente, se non esclusivamente, sul tema dell'autodecisione.

 

La crisi del governo Prodi determina molto imbarazzo nelle forze politiche locali sia di Bolzano che di Trento perché le costringe ad impegnarsi in un confronto elettorale che si sovrappone ai preparativi per le elezioni regionali e provinciali che si combattono su temi diversi da quelli nazionali.

La Svp mostra di desiderare che la crisi rientri o che si arrivi ad un governo di transizione considerando una vera iattura le elezioni anticipate.

La nascita del Partito democratico, segnando la fine dell'"Unione" delle forze di sinistra e di centrosinistra, toglie alla Svp la possibilità di avere un ruolo di sostenitore indipendente di uno schieramento molto ampio che affida ad un cattolico, ad un ex democristiano, la presidenza del consiglio.

Ormai la scelta di campo ha il significato di un'adesione chiara e decisa ad uno degli schieramenti che non è compatibile con la natura di "Sammelpartei" della Svp. Seguire Veltroni significa scontentare una parte del partito, quella moderata e di destra, schierarsi con Berlusconi non è possibile visto che l'elettorato di lingua tedesca non approva il suo legame con Fini, con un ex missino, con un postfascista.

Così accade che la Svp si dichiari "blockfrei", suscitando critiche fortissime da parte della sinistra, ma facendo nascere qualche speranza nel centro­destra locale italiano in una possibile futura partecipazione al governo della provincia. In realtà la Svp ritiene, come sempre, che la partecipazione alla vita politica nazionale debba essere sempre funzionale alla difesa ed allo sviluppo dell'attuazione, considerata impropriamente sempre aperta, dello statuto secondo la filosofia dell’autonomia dinamica. In questo momento è importante tenersi le mani libere in attesa degli eventi, essendo pronti a cogliere qualsiasi opportunità ritenuta vantaggiosa.

Già nella formazione delle liste elettorali si presenta alla Svp l'occasione di curare, per alcuni collegi nella regione e nella provincia di Bolzano, rapporti non solo con il Patt e con Dellai ma anche con il Partito democratico.

Si riprende la tematica autonomistica sostenendo che è necessaria la collaborazione e la convergenza di forze che si impegnino a difendere l'autonomia nei confronti dello stato centrale. In Alto Adige è importante il collegio di Bolzano e della Bassa atesina. La Svp punta alla rielezione di Peterlini che in Senato, essendo stato eletto anche con i voti del centrosinistra e della sinistra, ha appoggiato senza alcuna esitazione il governo Prodi. I voti della sinistra sono indispensabili. La nuova situazione politica rende disponibile però soltanto il Pd. I partiti dell'Arcobaleno infatti sarebbero disponibili ad una alleanza soltanto se il candidato fosse italiano, ritenendo che una rotazione sarebbe opportuna dato che il collegio era stato creato in origine per consentire una rappresentanza del gruppo linguistico italiano in Senato. Anche all'interno del partito democratico c'è chi sostiene una candidatura italiana.

La Svp può peraltro contare sulla preoccupazione dei dirigenti del Pd che il centro destra possa recuperare il seggio al Senato. Veltroni infatti affida all'onorevole Bressa il compito di stipulare gli accordi elettorali più convenienti con le forze autonomiste della regione. Data la particolare situazione trentina (La Civica Margherita rimane indipendente) il Pd non può contrastare efficacemente il centrodestra da solo. La Svp, guardando anche al Trentino, è disposta a trattare con Bressa.

Se è "blockfrei" nei confronti degli schieramenti nazionali la Svp è però decisa a non cedere al centro destra il collegio di Bolzano e della Bassa Atesina e vuole conservare gli stretti rapporti con il Patt il cui autonomismo è ben di più vecchia data di quello della Lega Nord.

Il 5 marzo viene firmato a Salorno, l'accordo "Insieme per le autonomie" che riguarda quattro collegi senatoriali della regione. Il simbolo vede accoppiati l'Edelweiss della Svp e quello, nuovo, di "Insieme per le autonomie" che riproduce le Dolomiti del Brenta. I candidati sono Oskar Perterlini, Mauro Betta e Claudio Molinari della Civica Margherita, e Sergio Muraro del Patt.

L'Arcobaleno candida nel collegio di Bolzano e della Bassa Atesina Sandro Angelucci che, in una intervista al Dolomiten del 6 marzo, dichiara che l'autonomia non appartiene soltanto alla Svp e che c'è una parte dell'elettorato che concepisce l'autonomia andando oltre la logica della Svp e del Pd.

La lista "Arcobaleno" nasce per pura necessità, dato il quorum richiesto dalla legge elettorale per avere un seggio, non è cioè il frutto dell'elaborazione di un comune orientamento programmatico ed ideale. In Alto Adige l'adesione dei Verdi a questa lista non convince la parte dell'elettorato che è più attenta ai problemi dell'ambiente ed al massimo ha un atteggiamento progressista moderato.

Il centrodestra si presenta elettoralmente unito non solo perché a livello nazionale si è deciso di dar vita al Pdl, ma anche in considerazione del peso dell'alleanza della Svp con il Pd. Certamente il rafforzamento politico locale dell'Udc e la presentazione della candidatura di Sandro Repetto, assessore del comune di Bolzano, riduce ulteriormente la possibilità per il centrodestra di contrastare la candidatura di Peterlini.

Naturalmente i partiti "italiani" guardano anche alle elezioni regionali e provinciali e tutti vorrebbero essere in giunta. La candidatura di Repetto è in effetti un'antici­pazione di quella ritenuta probabile in autunno. L'Udc spera di presentarsi come una forza adatta a governare con la Svp.

Negli altri due collegi senatoriali della provincia la Svp può presentarsi come sempre da sola. Il confronto in questo caso ovviamente riguarda l'elettorato tedesco e ladino, l'unico che possa contare. Vengono confermati i senatori uscenti, Manfred Pinzger per il collegio di Merano-Val Venosta e Helga Thaler –Außerhofer per quello delle valli dell'Isarco e della Pusteria, candidati sicuri della loro rielezione.

Molto più difficile la scelta delle candidature per la Camera dei deputati.

Il centrodestra arriva alle elezioni con forti contrasti interni sia in An che in Forza Italia tra chi vuole rendere possibile in futuro una partecipazione al governo della provincia e chi invece considera primaria la difesa del gruppo linguistico italiano a costo di contrastare nettamente le scelte politiche della Svp. Prevale l'ala favorevole all'intesa con la Svp. La deputata uscente Michaela Biancofiore viene addirittura candidata in Campania (collegio di Caserta, Benevento, Avellino, Salerno), al suo posto viene presentata l'ex fondista azzurra Manuela Di Centa. Giorgio Holzmann è ancora in corsa per la Camera dei deputati. Scelte che non dispiacciono a Durnwalder, ma che anche in caso di successo non garantiscono una particolare apertura da parte della Svp.

Il Pd di Bolzano riesce a piazzare in buona posizione nella lista regionale per la Camera la vicepresidente e assessora provinciale Luisa Gnecchi. L'onorevole Bressa è il capolista.

La lista Arcobaleno sostituisce Marco Boato, personaggio importante dal sessantotto in poi, deputato in sei legislature, con Klaudia Resch di Merano, già nel consiglio comunale di Merano e vicepresindente della LegaCoop.

Per la Camera la Svp ripropone Brugger e Zeller. Widmann degli Arbeitnehmer non si ricandida. Gli dovrebbe succedere, designata dagli Arbeitnehmer, Renate Gebhard, consigliera comunale di Chiusa, ma il capo del Bezirk della Svp chiede che si prenda in esame anche come candidata Magdalena Amhof, consigliera del comune di Bressanone. Dal ballottaggio esce vincitrice la Amhof che avrà il terzo posto in lista.

I Freiheitlichen e l'Union für Südtirol danno molta importanza a queste elezioni, pur sapendo di non poter conquistare nessun seggio, perché le considerano una prova del confronto decisivo con la Svp che avrà luogo nelle elezioni provinciali. Sembra che non importi molto il fatto che un indebolimento della Svp potrebbe ridurre la rappresentanza parlamentare sudtirolese, che anzi si voglia in tutti i modi combattere la pretesa espressa nella propaganda elettorale dalla Svp di rappresentare tutto il Südtirol.

La campagna elettorale locale di tutti i partiti è poco vivace riproducendo le tematiche nazionali. Del resto le figure di Veltroni e di Berlusconi sono talmente in primo piano da oscurare tutti gli altri candidati che sono stati designati dal centro, togliendo agli elettori la facoltà di esprimere preferenze. Inoltre si evita il confronto sul tema di fondo, quello dei rapporti tra i gruppi linguistici. Poca attenzione viene data anche alla proposta del centrodestra del federalismo fiscale che è accettata anche dal centrosinistra.

Alle elezioni del 13 aprile partecipa l'80% degli elettori, nel 2006 votò l'83, 5, non si è avuta cioè, come molti temevano, una larga astensione che sarebbe stata la dimostrazione del distacco di molti cittadini dalla politica.

I risultati sono clamorosi e smentiscono le previsioni di un quasi pareggio tra i poli contrapposti. Si può parlare di trionfo di Berlusconi, ma anche di boom della Lega Nord. La maggioranza è netta: 30 seggi in più al Senato e 100 alla Camera dei deputati. Grave è l' insuccesso della lista Arcobaleno che non riesce ad avere una rappresentanza in parlamento.

Si può notare che gli elettori hanno voluto lasciare completamente alle spalle la frammentazione politica che è stata una delle cause della crisi del governo Prodi. Sorprendente però è la netta scelta di campo, quasi si volesse togliere qualsiasi alibi all'inefficienza dei governi.

È singolare il fatto che la legge elettorale tanto criticata (il "porcellum") ha consentito agli elettori di semplificare il quadro politico e di realizzare un ricambio generazionale nei gruppi parlamentari.

Un'Italia che cambia? Forse, parzialmente, a livello politico. Ma anche per questo aspetto si tratta piuttosto di un avvio faticoso ad una ricostituzione del quadro generale. Nella migliore delle ipotesi si starebbe chiudendo un periodo di grande incertezze nei programmi e negli atteggiamenti ideali delle formazioni politiche dopo la dissoluzione della Democrazia cristiana, del Partito socialista e della crisi del Partito comunista.

Ci si sta rendendo conto che non si è fatta una sufficiente analisi della particolarità del quadro politico italiano, formatosi dopo la caduta del fascismo e sviluppatosi durante la guerra fredda generando una situazione di stallo, parallela a quella internazionale, di partiti legati ad una scelta decisa di campo. Si osserva inoltre che non si è voluto spiegare chiaramente a sinistra qual è la reale portata degli accordi di Maastricht e come anche il socialismo democratico debba rivedere le sue posizioni, ripensare anzi radicalmente il suo ruolo. La nascita del Partito demo­cratico potrebbe trovare giustificazione in questa esigenza.

Sorprendenti sono anche i risultati elettorali del Trentino e dell'Alto Adige.

La tendenza è prevalentemente di destra. Nel Trentino è significativo il successo della Lega Nord che si è confrontata con altre forze autonomiste come la Civica Margherita di Dellai e il Patt. In Alto Adige suscita scalpore la perdita della maggioranza assoluta della Svp. "Wahl-Desaster für die Svp" è il titolo a tutta pagina del Dolomiten del 15 aprile. L'editoriale dice che la Svp è "auf Talfahrt". La Stella Alpina ha ottenuto soltanto il 44, 3 % dei voti. È il peggior risultato elettorale della sua storia, è una sconfitta "storica", una "historische Schlappe". E si parla di colpi durissimi ricevuti dai candidati nei loro luoghi di origine.

A sinistra fallisce la lista Arcobaleno, alcuni elettori di lingua tedesca progressisti hanno preferito votare Partito democratico. È una eccezione la buona affermazione di Angelucci nel collegio senatoriale di Bolzano-Bassa Atesina.

Le perdite della Svp sono a destra. Freiheitliche e Union für Südtirol hanno tolto alla Svp tra il 25 e il 30 % dei voti. Soprattutto i Freiheitlichen possono cantare vittoria perché quasi raddoppiano i loro voti.

Tuttavia la Svp conserva i tre seggi al Senato. L'intesa con il Pd per il collegio di Bolzano-Bassa Atesina ha successo, Peterlini pur perdendo voti persino nel comune di nascita, viene riconfermato.

Alla Camera saranno ancora Brugger e Zeller. Fallisce invece la candidatura della Amhof.

Per il Partito democratico i risultati sono in complesso buoni ed incoraggianti: l'elezione di due deputati legati a Bolzano, di Bressa e della Gnecchi, basta di per sé anzi per far parlare di successo. Ad ogni modo l'affermazione di Angelucci nel collegio di Bolzano-Bassa Atesina mostra però che la via dell'alleanza con la Svp deve essere percorsa con molta prudenza se si considera la perdita di consensi dei partiti uniti nella lista Arcobaleno. Significativa è l'affermazione dell'Italia dei Valori.

Nel centrodestra l'unione di Forza Italia con An, la lista indipendente dell'Udc, la presenza della Destra Fiamma Tricolore modificano il quadro delle elezioni politiche precedenti del 2006. A Bolzano Forza Italia e An uniti perdono quattro punti, l'Udc supera di poco il 4%, la Destra sale dall'1% a quasi il 5%. Il Pdl riesce tuttavia a far eleggere nel collegio regionale Giorgio Holzmann e Manuela Di Centa alla Camera dei deputati, Michaela Biancofiore ha invece successo in Campania.

L'elettorato italiano dell' area di centro e di destra probabilmente non ha apprezzato molto i contrasti interni a Forza Italia e ad An o non ha ancora ben compreso il senso del nuovo partito. Una parte ha preferito la linea dura di Seppi della Destra oppure la dichiarata moderazione dell'Udc.

È certo che le elezioni politiche anche in questo caso sono state considerate come una prova in vista delle elezioni provinciali. C'è chi ritiene indispensabile partecipare al governo provinciale con il pieno consenso della Svp, chi invece pensa che si possa costringere la Svp con la forza del voto ad accettare in giunta il centrodestra. La Svp deve riflettere sul suo insuccesso che suscita forti reazioni critiche anche al suo interno. Sembra che prevalga la tesi che si siano persi voti per l'insofferenza di molti elettori per una situazione che privilegia un gruppo ristretto di potere. Si veda, per esempio, la polemica sulla nomina di Michl Ebner, parlamentare europeo, amministratore delegato del gruppo editoriale Athesia, a presidente della Camera di commercio. I Verdi che capeggiano la fronda non hanno la meglio, Ebner ha larghi ed importanti appoggi nel mondo economico, tuttavia il grande clamore che ha accompagnato l'evolversi della vicenda è un segnale di come si cominci a mettere in discussione l'organizzazione in generale del potere nella provincia.

Durnwalder affronta la tempesta del dopo voto con molto equilibrio, di fatto impedendo una crisi interna che avrebbe come conseguenza la sostituzione dell'Obmann Pichler Rolle.

Il 5 maggio, nella riunione dell'esecutivo del partito, Pichler Rolle presenta un elenco di sei punti programmatici che dovranno essere trattati nelle diverse istanze. Si guarda al futuro, alle prossime elezioni.

Nel partito ad ogni modo sono diversi gli atteggiamenti degli Arbeitnehmer e del Wirtschaftsauschuss al punto che si può parlare di lotta fra correnti.

Ciò è evidente quando la Svp decide che si voti contro il governo Berlusconi in Parlamento. La senatrice Helga Thaler esce dall'aula per non votare. Alla Camera Brugger e Zeller, ubbidendo alla decisione dell'esecutivo del partito, votano contro, pur essendo convinti che sarebbe meglio astenersi. Non prendono poi la parola nel dibattito. In effetti, a questo punto, essere "blockfrei" non comporta l'astensione, ma semplicemente la non adesione ai blocchi. Si può votare contro Berlusconi senza essere alleati di Veltroni.

 

Forse gli elettori di sarebbero comportati diversamente se avessero valutato appieno il risultato ottenuto dalla Svp nel settore dell'energia così importante anche per un'effettiva autonomia del territorio. Se ne è parlato nelle note precedenti, adesso si può registrare il compimento dell'operazione che porta le centrali Edison nelle mani della Provincia autonoma. L'11 aprile viene firmato l'accordo tra Sel ed Edison per dar vita entro il 30 settembre alla più grande azienda produttrice di energia elettrica della provincia. Secondo l'onorevole Brugger questa è una pietra miliare dell'auto­nomia dopo anni di battaglie.

In generale i risultati ottenuti con il governo Prodi avrebbero dovuto frenare lo scontento per l'aumento della pressione fiscale che con tutta probabilità ha concorso alla crescita delle destre.

 

In questi mesi la giunta provinciale è impegnata nell'elaborazione di una nuova legge sulla scuola. È indubbio che ci troviamo davanti ad uno dei nodi più rilevanti nell'esercizio delle competenze autonome anche perché riguarda i rapporti fra i gruppi linguistici.

L'assessore Saurer ha dovuto fare in conti anche con l'atteggiamento critico degli insegnanti per l'organizzazione di corsi non gestiti direttamente dagli istituti che potrebbero essere un' invasione di campo del privato nella scuola pubblica. Una questione è stata politicamente rilevante, quella della caratterizzazione cristiana della scuola che viene approvata senza il voto di Dp.

Per il gruppo linguistico italiano diventa ormai il problema più importante quello dell'apprendimento della seconda lingua. Si è visto che la sovrintendenza ha consentito sperimentazioni di immersione e di insegnamento bilingue che sono state apprezzate da molti genitori. Tuttavia molte famiglie cercano di iscrivere i loro figli nelle scuole tedesche. Ormai non pochi pensano che non si possono avere buone prospettive di lavoro senza una preparazione linguistica superiore a quella offerta dalle scuole di lingua italiana anche con interessanti sperimentazioni.

È anche diffuso l'interesse ad un apprendimento precoce che è ritenuto il più efficace. A Bolzano cresce il numero dei bambini italiani nelle scuole materne di lingua tedesca. I genitori tedeschi possono temere che ciò danneggi la formazione dei loro figli. Di questa preoccupazione si fa interprete il capogruppo della Svp Ellecosta che propone di controllare di quale lingua materna siano i bambini iscritti. L'assessore competente Greti Rottensteiner sostiene che non può essere compito della scuola tedesca insegnare la seconda lingua ai bambini italiani. La scuola tedesca ha un altro obiettivo, insegnare lo "Hochdeutsch" ai bambini sudtirolesi che altrimenti parlano sempre in dialetto. Ci sono asili di lingua tedesca nei quali le famiglie del quartiere non trovano spazio perché tra gli iscritti ci sono bambini di famiglie italiane che arrivano da altri quartieri molto più lontani (Alto Adige, 14 marzo). È da tenere presente che ci sono quartieri la cui popolazione è in netta maggioranza di lingua tedesca.

Ovviamente tutti i partiti "italiani" insorgono. Luisa Gnecchi propone l'istituzione di sezioni di insegnanti dei due gruppi linguistici. Non sarebbe contrario Ellecosta, è evidente però che la Svp vorrebbe che fossero gli italiani ad istituirle.

Ma si riapre il problema delle famiglie mistilingui che vorrebbero scuole con insegnamento nelle due lingue.

La Svp però non intende recedere da una posizione rigida nell'applicazione dell'art. 19 dello Statuto di autonomia che fu concepito in tempi in cui si doveva recuperare la scuola di lingua tedesca e garantirne l'esistenza.

Ancora una volta il peso della storia si fa sentire. Le rivelazioni dello Spiegel (n. 13 del 22 marzo) sui finanziamenti occulti dal 1969 al 1976 da parte della Bundesrepublik ai sudtirolesi e di FF(n.22 del 29 maggio)di quelli austriaci dal 1956 al 2003 di 417 milioni di euro ci fanno comprendere quanto forte sia la solidarietà tedesca e come oltre la sconfitta resistono le spinte patriottiche. In questo contesto, che si presenta a volte come solidarietà per tutte le minoranze (si vedano le iniziative locali sostenute anche dalla Provincia autonoma), si può spiegare come i sudtirolesi, in misura crescente negli ultimi tempi, curino i rapporti con il mondo tedesco: ormai si guarda oltre il Brennero con spirito patriottico più che europeo, la Heimat non basta, ci vuole il Vaterland.

Da Roma, il 28 aprile, arriva in visita il presidente Napolitano per dare il via ai lavori dell'Eurotunnel. Gli Schützen chiedono che sia concessa la grazia agli "Aktivisten" (ex terroristi), altrimenti considerano il Presidente il capo di uno stato straniero. Forse la visita al muro dell'ex Lager a Bolzano per certi patrioti non significa nulla.

Un certo interesse merita la visita di Durnwalder al Bundesrat a Vienna il 21 maggio. Presidente per il primo semestre del 2008 è Helmut Kritzinger, un anziano politico della Övp tirolese, sarentinese di nascita, maestro elementare e consigliere comunale a Sarentino, in prigione per otto mesi durante i processi di Milano degli anni sessanta, assolto in seconda istanza. In seguito egli emigrò in Tirolo dove continuò la sua attività politica. Nel suo discorso di apertura del 14 febbraio egli ha messo in evidenza la responsabilità dell'Austria nei confronti del Südtirol. Sostiene anche che bisogna valorizzare le regioni a correzione del centralismo di Bruxelles e che un Tirolo unito potrebbe essere una regione europea importante. Ad ogni modo egli dichiara, diversamente di quanto previsto nel progetto di riforma costituzionale austriaco, che il Südtirol deve essere l'unica minoranza di cui deve curarsi l'Austria.

A Vienna Durnwalder sottolinea l'importanza dell'autonomia e la validità della politica che l'ha resa possibile. L'Austria è garante per quanto riguarda il pilastri dell'autonomia, per gli affari ordinari Bolzano deve rivolgersi a Roma. La bontà della collaborazione con Innsbruck è dimostrata anche dal recente accordo sui collegamenti ferroviari transfrontalieri. Mentre a Kritzinger preme sottolineare che il Südtirol è il decimo "Bundesland", altri membri del Bundesrat hanno apprezzato la validità dell'autonomia amministrativa come fattore di benessere (Dolomiten, 22 maggio). In effetti in Europa si avverte sempre più l'esigenza di autonomia di gruppi etnico linguistici. Le vicende del Belgio sono per questo aspetto esemplari e molto preoccupanti. Nel Veneto comuni ladini vogliono passare al Trentino ed all'Alto Adige. Tra questi è Cortina d'Ampezzo. In generale nei territori abitati da ladini si sta affermando una visione unitaria della Ladinia.