IL CRISTALLO, 2008 L 1 [stampa]

QUANDO I BAMBINI FANNO "OOH!"1

di GIORGIO DELLE DONNE

Dal 1961 il prof. Nolet, con la consueta e proverbiale acribia, commenta gli avvenimenti politici locali2. Lo stile caratterizza l'autore, a sua volta influenzato da una cultura politica formata in tempi in cui le parole e l'agire politico avevano dei significati precisi, che ovviamente potevano essere anche molto diversi, ma sempre conseguenti. C'è stato infatti, nel XIX e XX secolo, a partire dalla Rivoluzione francese e fino al crollo del comunismo reale sovietico, un lungo periodo in cui l'analisi della situazione passata e presente era preliminare rispetto alla proposta ed all'azione politica, ed anche l'importanza che le organizzazioni politiche riconoscevano al passato era proporzionale ai progetti riguardanti il futuro3. Ora questi atteggiamenti mentali e politici sono considerati obsoleti e nei rari casi in cui un giornalista particolarmente preparato e coraggioso faccia notare ad un politico un suo atteggiamento contraddittorio rispetto ad un'analisi o ad una scelta precedente si sente rispondere con tono scocciato più che imbarazzato che la complessità e la globalizzazione richiedono continuamente nuove scelte coraggiose. E con questo atteggiamento che, ad esempio, i Verdi del XXI secolo in nome di Langer invitano il proprio elettorato bolzanino a votare insieme all'SVP un sindaco post-democristiano ed un senatore semper-SVP.


Vista la continua richiesta di semplificazione e leggerezza, accompagnata da un abbassamento continuo del livello del dibattito politico, anch'io vorrei umilmente provare a fare una sintesi delle vicende politiche degli ultimi 3-4 anni, utilizzando una canzone famosa e riprendendo testi di editoriali pubblicati sul quotidiano «Alto Adige» di Bolzano negli anni 2000-20054.

La scelta è caduta su "I bambini fanno "ooh", di Giuseppe Povia, successo dell'anno 2005 tra i bambini ed i teen ager, presentata fuori concorso al Festival di San Remo, scartata perché presentata precedentemente al Premio Recanati, colonna sonora dell'operazione umanitaria "Avamposto 55".

È l'apologia dello stupore infantile di fronte ai casi della vita, una serie di filastrocche semplici-semplici basate su rime baciate e dolci figure dell'infanzia ed il rimpianto per l'incapacità di stupirsi ancora. Potrebbe risultare utile per capire i motivi per cui i partiti del Centrosinistra altoatesino stanno perdendo da oltre vent'anni consenso elettorale e credibilità.


2005


Quando i bambini fanno "oh!" / c'è un topolino / Mentre i bambini fanno "oh!" / c'è un cagnolino… / Se c'è una cosa che ora so / ma che mai più io rivedrò / è un lupo nero che dà un bacino a un agnellino…


L'immagine idilliaca ricorda l'autonomia sudtirolese che è sacra come una vacca sacra. Tutti la vogliono. I ricercatori dell'Eurac la propongono al mondo intero come un modello di tutela delle minoranze e di convivenza. Sulla tutela delle minoranze non c'è dubbio; sulla convivenza sarebbe come proporre come coppia ideale quella in cui non si litiga più perché uno dei due coniugi è in coma irreversibile. Non si sa se la causa dell'imminente scomparsa sia da attribuire a cause naturali, a un suicidio, o a fattori esterni e/o criminosi.


Tutti i bambini fanno "oh!" / dammi la mano / perché mi lasci solo / sai che da soli non si può, senza qualcuno, nessuno può diventare un uomo.


Il fatto politico dell'anno sono state le numerose elezioni comunali, dove l'aggettivo non si riferisce tanto ai 116 comuni dell'Alto Adige, visto che come previsto in 111 di questi comuni l'SVP ha la maggioranza assoluta, ma soprattutto al Comune di Bolzano, dove le elezioni sono state addirittura due, con tre tornate. Nel solo 2005 Bolzano ha avuto 3 sindaci, 2 commissari, 3 consigli comunali e 3 giunte.


A Bolzano abitano l'80% degli italiani dell'Alto Adige, che oramai sono quasi scomparsi dalla Pusteria, dalla Venosta e dalla Val d'Isarco, e caratterizzano con il loro comportamento, anche politico, la ridente località di fondovalle. Negli ultimi mesi della passata amministrazione, con l'approssimarsi delle elezioni, sono riusciti a litigare su qualsiasi argomento. Non mi riferisco alla naturale dialettica maggioranza/opposizione, parlo della maggioranza, dove sono riusciti a litigare sull'inceneritore, facendo poi comunque quanto già deciso dalla Provincia; sul traffico, dove le critiche più feroci sono venute dall'interno della maggioranza; sul supermercato di Via Roma, quasi fosse cresciuto in una notte come un fungo.

Dopo mesi di risse interne e divisioni continue sono andati alle elezioni candidando unitariamente il sindaco uscente e perdendo al primo turno 4 consiglieri, giusto uno per ogni partito di maggioranza. I Verdi, forse in overdose di pluralismo, hanno candidato sia il loro assessore uscente, favorevole all'inceneritore, sia il leader del movimento ferocemente contrario all'inceneritore.

Senza alcun timore hanno affrontato il ballottaggio, con un potenziale vantaggio di oltre 5.000 voti e una presa di posizione dell'SVP che ricordava giustamente il pericolo del neofascismo e del nazionalismo italiano, dimenticandosi che 3 settimane prima, in occasione del 60° anniversario della Liberazione, il capogruppo Ellecosta aveva dichiarato che lui non era stato liberato dai partigiani il 25 aprile 1945, ma dai nazisti l'8 settembre 1943, e che il nazionalismo tedesco parla una lingua diversa, ma pensa e dice le stesse cose di quello italofono e non è meno pericoloso.


Per una bambola o un robot bot bot / magari litigano un po' / ma col ditino ad alta voce almeno loro, eh, fanno la pace / così ogni cosa nuova è una sorpresa / proprio quando piove / i bambini fanno "oh!" / guarda la pioggia…


Al ballottaggio 2.000 potenziali elettori si sono spostati sul Centrodestra ed altri 3.000 si sono spostati in montagna o al mare e Salghetti ha perso per 7 voti, la punta dell'iceberg di migliaia di voti che si sono spostati in due settimane, e decine di migliaia negli ultimi anni, dal Centrosinistra al Centrodestra.

Salghetti quindi è tornato al suo posto di direttore dell'Ufficio legale della Provincia, uno dei pochi posti apicali riservati agli italofoni di quella amministrazione così etnicizzata e politicizzata, ma l'ha trovato occupato da un tedescofono. Il boss si è comunque impegnato a pagargli lo stipendio fino al suo pensionamento, avvenuto nell'estate del 2007.

Eletto sindaco Benussi ha invitato l'SVP ad entrare in giunta. Pichler Rolle non voleva, Durnwalder era disponibile ma alla fine, fatti due conti e ritenendo che a Roma Berlusconi fosse ormai alla frutta, ha preferito rischiare nuove elezioni comunali. Solamente dopo aver letto le dichiarazioni del localboss la Gnecchi ha tirato il fiato ed ha detto che, in caso di giunta bolzanina SVP/Centrodestra, lei sarebbe uscita dalla giunta provinciale.

Il consiglio comunale è stato quindi sciolto ed è stato nominato un commissario che non capiva nulla della realtà locale e della lingua tedesca. Il commissario del governo locale lo ha capito e lo ha rapidamente sostituito. Anche il governo di Centrodestra ha capito e ha rapidamente sostituito anche lui.


Quando i bambini fanno "oh!" / che meraviglia, che meraviglia / ma che scemo vedi però però / e mi vergogno un po' / perché non so più fare "oooooooh!" / e fare tutto come mi piglia / perché i bambini non hanno peli né sulla pancia, né sulla lingua…


A Bronzolo il Centrosinistra italico è in controtendenza e vince alla grande al primo turno con oltre 392,5 preferenze ad un sindaco che si chiama Bertinazzo, che si dichiara socialista alle elezioni e tedesco al censimento, per via di un concorso all'ANAS. L'Obmann locale dell'SVP, che si chiama D'Amico, gli dice che lui può anche dichiararsi tedesco, ma se vuole fare politica deve farla nel partito dei tedeschi, altrimenti il giochino non funziona, come lo statuto comunale, che prevede che il sindaco ed il vicesindaco siano di due gruppi etnici diversi. Per risolvere il problema i due decidono di cambiare lo statuto del comune, e così ora il Comune di Bronzolo, uno dei cinque a maggioranza italiana dei 116 della provincia, ha un sindaco tedesco che si chiama Bertinazzo ed un vicesindaco tedesco che si chiama D'Amico. Non è dato sapere in quale lingua si è svolta la trattativa.


I bambini sono molto indiscreti / ma hanno tanti segreti / come i poeti / i bambini volan la fantasia e anche qualche bugia o mamma mia... / ma ogni cosa è chiara e trasparente che quando un grande piange i bambini fanno "oh!" / ti sei fatto la bua è colpa tua…


Durante l'estate il Gruppo Ecclesiale di Impegno Sociale di Don Renner propone la candidatura del membro fondatore Spagnolli. Io ricordo e rimpiango le parole pronunciate da Cavour in punto di morte, ma mi accontenterei delle pari opportunità, e quindi a questo punto il successore di Egger lo vorrei indicare io. Comunque alla presentazione ufficiale nessuno gli rivolge alcuna domanda e considerazione e la cosa sembra morire lì. Poi spuntano come funghi una dozzina di candidati a sindaco di Centrosinistra, tutti profondamente animati da spirito profondamente unitario, nessuno ha la forza di prevalere e alla fine tutti si ricordano di Spagnolli. L'SVP, che non è mai stata all'opposizione in nessuno dei 116 comuni in nessuno dei 60 anni seguiti alla fine della guerra, per non correre il rischio di provare questa triste esperienza decide di non presentare il proprio candidato sindaco al primo turno e di coinvolgere persone nuove. La mistilingue Artioli viene contattata credendola dichiarata tedesca al censimento, come tutti i mistilingue ed un buon numero di italiani per convenienza e opportunità, ma siccome la dichiarazione etnica una non ce l'ha scritta in fronte o nelle mutande nemmeno l'affascinante play boy & Obmann & yuppie bolzanino Ladinser si rende conto di avere fatto una proposta indecente ad un'italiana.

Del resto nemmeno l'Artioli sembra avere ben capito molto della politica, affermando di volere candidare nell'SVP per realizzare le scuole bi/trilingui.

Ma nemmeno il direttore di un quotidiano italiano locale sembra avere ben capito molto della politica locale, affermando che la Artioli potrebbe essere paragonata a Rosa Parks, la segretaria della sezione di Montgomery della National Association for the Advancement of Colored People che nel 1955 si rifiutò di obbedire all'ordine del conducente dell'autobus che le intimava di lasciare il posto a sedere e spostarsi nella parte posteriore del pullman per fare spazio ai bianchi e che per questo fu arrestata e incarcerata per condotta impropria e per aver violato le norme cittadine, scatenando la protesta della comunità afro-americana, guidata dall'allora sconosciuto Martin Luther King.


In novembre la coalizione SVP/Centrosinistra perde altri 3.000 voti rispetto a maggio, ma l'SVP ne riconquista 3.000, perché i nazionalisti esterni al partito decidono di compattarsi etnicamente e di non presentarsi, la qual cosa non scandalizza nessuno. Secondo la coalizione SVP/Centrosinistra quando i tedeschi votano etnicamente hanno sempre ragione; quando lo fanno gli italiani hanno sempre torto. Gli italici della coalizione perdono altri 3 consiglieri che passano al Centrodestra, ma Spagnolli passa al primo turno con un vantaggio di 213 voti su 59.379 votanti, lo 0,3587126 % della popolazione ancora votante. Travolto dal successo si fa prendere dall'entusiasmo e, alla domanda dei giornalisti sulle possibilità dell'Artioli di entrare in giunta, volendo dimostrare di fare dei ragionamenti opposti a quelli del padre/padrone/padrino Durnwalder, afferma: "È una bella gnocca, ma non entrerà in giunta", la qual cosa dovrebbe insospettire le 3 donne entrate in giunta (delle 5 promesse) sul proprio charme o sul savoir faire del neosindaco, che evidentemente pensa che non tutte le donne sappiano di essere sedute sulla loro più grande risorsa. In giunta comunque rimane un ex PLI-DC-CCD-UCD-FI ed in maggioranza un ex DC-CCD-FI ora UDC, mentre un ex PLI-FI-PRI, eletto nelle file del Centrodestra, dichiara immediatamente di volere prestare il proprio soccorso ai vincitori, ovviamente per offrire la sua professionalità alla città. Altri potrebbero seguire il suo esempio nei mesi successivi, per generosità propria o per gentile richiesta in caso di vittoria di Berlusconi alle politiche, ma il travolgente successo prodiano per ben 20.000 voti su 40 milioni, lo 0,05 %, evita questa imbarazzante complicazione. Le nuove tecnologie e l'arroganza del potere ci mettono a disposizione un documento fondamentale per la comprensione dei meccanismi di gestione del potere politico e di selezione della classe dirigente dopo la sbornia di belle parole e immagini paradisiache delle campagne elettorali5.


Quando i bambini fanno "oh!" / che meraviglia, che meraviglia / ma che scemo vedi però però / e mi vergogno un po' / perché non so più fare "oh!" / non so più andare sull'altalena di un fil di lana non so più fare una collana…


La settimana successiva i rappresentanti della lista interetnica di Appiano "Eppan Aktiv-Appiano Democratica", evidentemente abbagliati dalle dichiarazioni dell'Artioli, presentano una mozione nella quale chiedono l'istituzione di un corso sperimentale bilingue presso la locale scuola materna, accanto alle altre sezioni monolingui esistenti. Ma gli esponenti locali dell'SVP evidentemente non leggono la cronaca locale del capoluogo e ribadiscono la linea ufficiale del partito, secondo la quale l'art. 19 dello Statuto, che prevede il diritto ma non l'obbligo di avere la scuola in madrelingua, è sacro e imprescindibile e non consente scuole bilingui. Il rappresentante locale della Margherita tace e acconsente.


Fin che i cretini fanno / Fin che i cretini fanno / Fin che i cretini fanno "boh!" / tutto resta uguale… Ma se i bambini fanno "ohh!" basta la vocale / io mi vergogno un po' / invece i grandi fanno "no" / io chiedo asilo, io chiedo asilo / come i leoni io voglio andare a gattoni... e ognuno è perfetto, uguale il colore / evviva i pazzi che hanno capito cos'è l'amore / è tutto un fumetto di strane parole che io non ho letto / voglio tornare a fare "oh!" / voglio tornare a fare "oh!" / perché i bambini non hanno peli / né sulla pancia né sulla lingua…


Gli abitanti di Lamon, un territorio veneto povero e marginale, di lunga tradizione d'emigrazione, vogliono provare ad emigrare stando fermi, spostando i confini amministrativi ed aggregandosi al ricco Trentino, come gli abitanti trentini di Fondo che vorrebbero passare all'ancor più ricco Südtirol, e come faranno gli abitanti di Cortina d'Ampezzo nel 2007. L'SVP evidentemente considera gli alberghi di Cortina più importanti dei fagioli di Lamon, snobba la richiesta degli agricoltori e appoggia la richiesta degli albergatori, ovviamente con motivazioni di carattere etnico e storico. Il governatore leghista veneto Galan, uno che vede Durnwalder come un Führer e l'autonomia sudtirolese come un modello di etnofederalismo populista da raggiungere, se la prende con i privilegi dei trentini e sostiene che tutte le Regioni dovrebbero avere la stessa autonomia e gli stessi finanziamenti delle Province di Trento e Bolzano, che incassano da Roma 2.700 Euro all'anno pro capite, contro i 900 Euro del Veneto, che comunque ha meno competenze. I Trentini ricordano la propria mitica storia di minoranze ardenti d'autonomia e rispettose delle proprie minoranze, dimenticandosi come, quando e perché è fallito il primo Statuto; Durnwalder tuona che i sudtirolesi non hanno mai rinunciato al diritto di autodeterminazione, scelta evidentemente ribadita negli ultimi tempi autodeterminando anche la rappresentanza politica altoatesina al Parlamento, in giunta provinciale ed ora anche comunale. Continuando così alle prossime elezioni provinciali del 2008 l'SVP metterà in lista due come la Artioli, li farà eleggere e li metterà in giunta, rispettando lo Statuto con un monocolore SVP. Messner, dalla reggia di Castel Firmiano, dirà che finalmente si è realizzata l'utopia langeriana, perché come la Destra fatica a capire la differenza tra cittadinanza e nazionalità, la Sinistra fatica a capire la differenza tra rappresentanza etnica e rappresentatività, sicura comunque di farsi scegliere, anche se non dagli elettori, dall'SVP.


Quando i bambini fanno "oh!" / c'è un topolino. / Mentre i bambini fanno "oh!" / c'è un cagnolino. Se c'è una cosa che ora so / ma che mai più io rivedrò / è un lupo nero che dà un bacino (smack) a un agnellino…


Nonostante le minacce urlate istericamente dall'icona mediatica del Centrodestra locale, che hanno fatto vincere le elezioni a Spagnolli, il dito medio di Berlusconi e l'urlo di "segaioli!" di Brunetta, il governo nazionale di Centrodestra si è comportato con l'SVP come i governi precedenti di Centrosinistra, a parte qualche odioso dispettuccio del costo di 10 milioni di €uro. In occasione delle discussioni delle leggi sulla devolution e della riforma elettorale l'SVP ha contrattato clausole a suo favore e si è astenuta. Solamente i ricorsi presentati in sede europea sui temi del censimento e del patentino hanno avuto successo: iniziative di gruppi e singole persone, non di forze politiche, tutte in lista d'attesa di essere chiamate a corte, successivamente politicamente ridimensionate dalla Commissione dei sei.


Tutti i bambini fanno "oh!" / dammi la mano perché mi lasci solo, / sai che da soli non si può, senza qualcuno, nessuno può diventare un uomo / Per una bambola o un robot bot bot / magari litigano un po', ma col ditino ad alta voce, / almeno loro (eh) fanno la pace…


Dopo le dimissioni della Franzelin dall'IPES qualcuno chiede di riequilibrare la proporzionale etnica tra i posti apicali degli enti provinciali. La Gnecchi definisce la proposta "Una vera follia". Forse si è dimenticata che l'ultimo accordo di giunta provinciale, siglato anche da lei nel 2003, contiene riferimenti alla rappresentatività per le nomine e gli incarichi negli enti pubblici. Cito:

"Nei rapporti politici tra i partiti della coalizione occorre affermare un sistema di regole e di comportamenti che eviti tensioni e lacerazioni e che rafforzi il metodo del dialogo fondato sul consenso e la pari dignità tra le forze politiche e i gruppi linguistici. I partiti della coalizione concordano nella volontà di individuare, per le nomine e gli incarichi in enti pubblici, criteri che tengano conto, sia dei requisiti di professionalità, competenza, e rappresentatività civile anche ai vertici, affinché a tutti i gruppi linguistici sia garantito il giusto principio della rappresentanza. In particolare occorre operare concretamente per garantire che all'interno del gruppo linguistico italiano possa radicarsi un ampio e condiviso senso di partecipazione al governo della cosa pubblica." Fine della citazione favolistica.

Alla fine non viene nemmeno presentato un nominativo italiano, perché evidentemente i partner dell'SVP non pensano che ci siano italici con i titoli e le competenze professionali della Franzelin. Per quanto riguarda i titoli, la signora non aveva non dico un master a Cambridge, un dottorato ad Oxford, una laurea nella Extra Easy University of Brixen, ma nemmeno un diploma alla Knödelakademie of Obermais. Per quanto riguarda le esperienze professionali, la signora prima di mettere la sua professionalità al servizio della politica faceva la cassiera in una macelleria di Lana. Le sue colleghe più giovani che lavorano nei supermercati, abituate a confrontarsi con i bar-code, potrebbero ambire ad un futuro radioso al BIC, Busines Innovation Centre.


Così ogni cosa è nuova / è una sorpresa e proprio quando piove / i bambini fanno "oh!" guarda la pioggia…


L'8 dicembre 2005 per la prima volta nella storia Pichler Rolle, che aveva dichiarato di partecipare alle manifestazioni del 25 aprile come vicesindaco, non come Obmann, ha assistito come Obmann alle cerimonie che ricordano i terroristi sudtirolesi che negli anni Sessanta hanno compiuto centinaia di attentati terroristici, causando decine di vittime, ricordando che ci sono sensibilità diverse, ma un solo popolo sudtirolese.


Qualche giorno dopo la Procura ha rinviato a giudizio una quarantina di giovani neonazisti dell'Oltradige e della Bassa atesina per violazione della Legge Mancino, quella relativa all'odio razziale, anche se in questo caso sarebbe più appropriato parlare di odio nazionale. Tra questi tali Pirilli, Morandell, Dissertori, Ceolan, Seppi, Facchini, Orsi, a dimostrazione che l'Eurac ha ragione quando fa l'apologia del modello di integrazione etnica sudtirolese e lo propone come un very beautiful example case studies. In un mondo in cui tutti parlano di identità plurime, concentriche, progressive e meticce in Südtirol o si è italiani, e le cose possono andare bene, o tedeschi, e le cose possono andare ancora meglio; i mistilingue non esistono al censimento, non esistono scuole bilingui, e tutte le associazioni politiche, sindacali, culturali bilingui sono state realizzate per contestare il potere politico locale.

L'SVP condanna l'estremismo etnico, dimenticandosi che Ellecosta ha recentemente dichiarato che preferirebbe un pakistano nel partito piuttosto che un italiano, che Atz pochi anni or sono auspicava la gasatura dei nomadi, che Pahl pochi anni or sono cercava di infilare nei giovani sudtirolesi gli stessi ideali e qualcos'altro, ecc. Forse si potrebbe organizzare un dibattito nel Kulturhaus Unterland di Egna, dove pochi anni or sono l'SVP ha vinto la battaglia contro l'opposizione ed è riuscita ad ottenere che nello statuto fosse previsto l'uso esclusivo della struttura alle associazioni di lingua tedesca.

Anche i naziskin altoatesini, nel loro piccolo, si danno da fare col razzismo, ma essendo urbanizzati, ma non per questo civilizzati, se la prendono con gli extracomunitari. In futuro potremmo vedere nella ridente conca bolzanina uno skin altoatesino proveniente dal Polesine inseguito da uno skin sudtirolese proveniente dall'Oltradige rincorrere a sua volta con un manganello un extracomunitario proveniente dal Senegal: la corsa inarrestabile verso l'integrazione culturale.


Per Santa Lucia gli studenti delle scuole superiori hanno manifestato contro la Riforma Moratti, andando fin sotto la sede della Provincia. È uscita la Gnecchi che li ha rassicurati col solito sorriso panoramico. I poverini, essendo giovani ed ingenui, non sanno che qui al paese i punti più contestabili della Riforma Moratti sono già stati anticipati da anni, e che la Riforma è stata approvata e programmata anche da chi li ha amorevolmente rassicurati.


Quando i bambini fanno "oh!" / che meraviglia, che meraviglia! / Ma che scemo vedi però, però / che mi vergogno un po' / perché non so più fare "oh!" / e fare tutto come mi piglia, / perché i bambini non hanno peli né sulla pancia né sulla lingua…


2006


Il 2006 politicamente si apre con il documento sottoscritto da 114 sindaci e vicesindaci SVP dei 116 comuni dell'Alto Adige-sempre-più-Südtirol, nel quale si chiede che l'Austria inserisca nella propria costituzione un riferimento esplicito al diritto all'autodeterminazione dei sudtirolesi. I partner italici politicamente esangui e quasi esanimi indignati urlano sussurrando di nascosto "Tradimento!", e minacciano non si sa bene cosa.

Il diritto di autodeterminazione non è di per sé un argomento di destra, ed anzi nell'Ottocento era spesso rivendicato dai movimenti risorgimentali, anche di orientamento socialista, per scassare l'ordine borghese e rivendicare la costruzione di un'entità statale per ogni nazionalità. Due secoli dopo però non esiste in tutta Europa nessun territorio abitato compattamente da un solo gruppo linguistico, ed il problema è quello della coesistenza tra lingue, culture e religioni diverse, non solamente nei territori di confine, come accadeva nei secoli scorsi. Queste nuove situazioni si possono risolvere solamente con esercizi continui di tolleranza e rispetto delle altre culture, operati anche studiando le diverse storie culturali. La questione altoatesina nel secolo scorso ha più volte affrontato l'aut aut dell'autodeterminazione, richiesta dai sudtirolesi nel 1919 e nel 1946, e della scelta tra difesa della propria cultura e/o del proprio radicamento territoriale, come è accaduto con le Opzioni del 1939, ma alla fine una complessa situazione di rapporti di forza internazionali, nazionali, regionali e locali ha portato ad una autonomia, che non è un sinonimo di autodeterminazione, anche se qualcuno l'ha interpretata come un suo surrogato. Ma chi continua ad operare politicamente senza la minima lealtà istituzionale cercando al tempo stesso continuamente nuove rivendicazioni identitarie etnicamente motivate e l'assimilazione e l'emarginazione dei gruppi localmente minoritari evidentemente oltre che parlare un'altra lingua ha altri main frame.


I bambini sono molto indiscreti / ma hanno tanti segreti, come i poeti / nei bambini vola la fantasia e anche qualche bugia / "oh!" mamma mia / ma ogni cosa è chiara e trasparente / che quando un grande piange i bambini fanno "oh!" / ti sei fatto la bua è colpa tua.


In febbraio proseguono le trattative tra il Centrosinistra e l'SVP per giungere ad un appoggio dell'SVP alla coalizione di Prodi, rivelatosi in seguito fondamentale. L'SVP, partito più pragmatico che ideologico, si siede al tavolo delle trattative anche con esponenti dei Radicali, dei Verdi, di Rifondazione e dei Comunisti italiani, con i quali in altre situazioni non avrebbe neppure bevuto un caffè in piedi al banco, ma che oramai hanno dimostrato di essere pronti ad indicare al proprio elettorato della circoscrizione di Bolzano, l'unica nella quale gli italici sono maggioranza, di votare per un candidato SVP pur di non fare eleggere un esponente del Centrodestra, come già avvenuto nel 2001. Le trattative si svolgono praticamente tra esponenti dell'SVP e del Centrosinistra trentino e nazionale nelle loro sedi, non avendo i partiti del Centrosinistra locale nemmeno una sede adeguata per ospitare più di dieci persone. L'SVP presenta una serie di richieste che vengono accolte entusiasticamente dai trentini, visto che riguardano ulteriori trasferimenti di competenze e finanziamenti dallo Stato e dalla Regione alle due Province.

Infatti dopo la crisi politica del primo Statuto, il Los von Trient ed il terrorismo, con l'emanazione del secondo Statuto la Regione è stata progressivamente svuotata e le competenze sono state trasferite alle due Province. I trentini hanno fatto questa operazione nei confronti delle minoranze nazionali residenti in Alto Adige con la stessa logica con la quale posso regalare biancheria intima alle mie amanti o un manuale di cucina a mia madre, facendo quindi un regalo che sicuramente mi viene restituito, ulteriormente valorizzato. Per venti anni dopo l'emanazione del secondo Statuto le minoranze nazionali presenti nel Trentino sono state poco riconosciute, ma non tutelate, ed il progressivo riconoscimento e la tutela sono cresciute man mano che nell'opinione pubblica italiana crescevano le perplessità sulla invidiabile realtà trentina, dove ci sono i soldi e le competenze dell'Alto Adige senza i relativi problemi etnici.

Né il primo Statuto, che nella sua attuazione pratica ha negato le autonomie provinciali e di fatto non ha concesso il pieno autogoverno delle minoranze nazionali, né il secondo Statuto, che nella sua attuazione pratica ha negato le autonomie comunali e non ha concesso la piena e paritaria compartecipazione degli altoatesini alla gestione dell'autonomia provinciale dell'Alto Adige, hanno creato i presupposti per quel sentimento di solidarietà, senso civico di appartenenza e lealismo istituzionale che dovrebbero costituire i presupposti per un pieno utilizzo, su un piano di pari dignità, delle potenzialità dell'autonomia.

Com'era ampiamente prevedibile, gli zombie fantozziani del Centrosinistra italico locale sottoscrivono l'accordo elaborato da e per altri, millantando un ruolo che ovviamente non hanno mai avuto.

Nulla di strano: la cosa dura da decenni e nell'altro schieramento i politici non sono sicuramente migliori di questi. La peculiarità locale è data dal fatto che il Centrosinistra locale 30 anni fa esprimeva 10 consiglieri provinciali italiani su 11, mentre ora ne ha 1 e mezzo sui 7 eletti nel 2003, in una spirale negativa continua di crisi elettorali, progettuali e di rappresentatività.

In questa trattativa il Centrosinistra ha ottenuto dall'SVP la promessa della presidenza del Consiglio provinciale ai Verdi e la generica promessa dell'apertura di un generico tavolo di generica discussione sulla generica necessità di adeguare genericamente l'autonomia ai nostri tempi, mentre l'SVP ha avuto da Prodi precise garanzie su una serie precisa di precise competenze e diritti. Tra questi il diritto di modificare la legge elettorale provinciale nella norma relativa alla chiamata degli assessori esterni. Fino ad ora si parlava di maggioranza qualificata, mentre Prodi ed il Centrosinistra indigeno si sono impegnati a riconoscere all'SVP il diritto di prevedere la maggioranza semplice. In questo modo l'SVP potrebbe chiamare in giunta assessori esterni anche senza avere il consenso della maggioranza dei consiglieri del gruppo linguistico dell'assessore chiamato. Se il trend elettorale continuasse anche nelle elezioni provinciali del 2008, e gli italiani eleggessero sei o sette consiglieri dei sei o sette consiglieri italiani politicamente non graditi all'SVP, questo partito potrebbe chiamare uno o due assessori italiani esterni con il semplice voto della maggioranza dei membri del consiglio – in pratica basterebbero i suoi! - anche senza avere la maggioranza qualificata dei soli membri di lingua italiana.

Del resto, se l'SVP candidasse due italiani "stile Artioli" nella propria lista riuscendo a farli eleggere, l'SVP potrebbe fare un monocolore SVP rispettando lo Statuto che prevede l'obbligo della presenza di due membri del gruppo che esprime almeno due rappresentanti istituzionali.


Dopo il fortunoso esito delle elezioni politiche dell'aprile 2006 l'SVP paga il prezzo dell'accordo e, in occasione della rotazione etnica del presidente del Consiglio provinciale, essendo stato eletto l'ex vicepresidente Holzmann al Parlamento, vota per Dello Sbarba il quale, in occasione dei festeggiamenti per i 65 anni di Durnwalder, paga il prezzo dell'accordo. Infatti, dopo lo sparo a salve da parte di un plotone di Schützen schierati sul piazzale della Provincia, Seppi lo invita ad esprimere un parere e lui definisce la manifestazione "di pessimo gusto", frase elegante ma sufficiente per il capogruppo SVP Baumgartner per chiedergli immediatamente di ritirare l'affermazione e di scusarsi con il festeggiato, pena l'immediata sfiducia. "E lo sventurato rispose", scusandosi due volte.

Bressa ha ancora la faccia tosta di parlare del "Tavolo per la riforma dell'autonomia", slogan che gli ha consentito l'elezione fuori collegio nel 2001, nel 2006 e nel 2008. Invita a Bolzano il magnifico Prodi che si siede insieme a tutti gli esponenti SVP/Centrosinistra, nel frattempo allargatosi a Rifondazione, ai Comunisti italiani ed ai Radicali, mentre i Verdi ne fanno già parte da oltre 10 anni. Vengono serviti solamente tartine ed aperitivi, ma chi siede intorno a quel tavolo, a parte qualche rara eccezione, potrà sfamarsi nelle giunte locali con l'SVP, a patto che non parli di riformare realmente lo Statuto e/o di cambiarne l'interpretazione.


L'8 novembre, in seguito ad una protesta dell'assessora-vicepresidenta della giunta provinciale che l'ha portata a non rilasciare più interviste al quotidiano «Alto Adige», si svolge un dibattito al Circolo della stampa. "Voglio andare a letto tranquilla. Senza avere l'incubo di ritrovarmi il giorno dopo sul giornale con cose diverse da quelle che io dico o penso. Non voglio sentirmi ostaggio del giornale, la mia è legittima difesa", riporta la cronaca della serata pubblicata dal quotidiano il giorno seguente. Dal confronto-scontro ne esce alla grande, ed il giornale – anche alla luce dei risultati delle comunali del 2005 - non mette più alla berlina né lei né la sua area politica, che del resto è anche quella dell'editore del quotidiano.


Il 7 dicembre, in seguito a un'intervista alla rettrice della LUB apparsa sul «Corriere dell'Alto Adige», il quotidiano ha organizzato un forum dal titolo "Un laboratorio di idee per ripensare la città, il territorio e i rapporti tra i gruppi linguistici". La mission impossible è stata accolta da una folta affluenza di aspiranti consiglieri del Principe, ed è un vero peccato che il Principe-Kaiser avesse cose ben più importanti da fare piuttosto che andare a farsi adulare da un numero così elevato di aspiranti lacchè postmoderni travestiti da intellettuali engagé. Al termine dell'incontro – una sorta di riunione di auto- coscienza tra cresimandi - è emersa l'idea di avviare "La rosa dei pensieri" – una sorta di raccolta di buoni propositi politicamente incisivi come l'acqua tiepida sulla roccia granitica -.

Chi avesse comprensibilmente qualche perplessità su queste affermazioni che possono sembrare troppo spregiative può visitare il sito:

http://www.unibz.it/uni/admin/pr/rosadeipensieri/index.html?LanguageID=IT


Quando i bambini fanno "oh!" / che meraviglia, che meraviglia! / ma che scemo vedi però, però / che mi vergogno un po' / perché non so più fare "oh!" / non so più andare sull'altalena / di un fil di lana non so più fare una collana / finché i cretini fanno (eh) / finché i cretini fanno (ah) / finché i cretini fanno "boom" / tutto il resto è uguale / ma se i bambini fanno "oh!" / basta la vocale / io mi vergogno un po' / invece i grandi fanno "no" / io chiedo asilo / io chiedo asilo / come i leoni / io voglio andare a gattoni...


2007


La primavera del 2007 si caratterizza per una vicenda che ci riporta immediatamente al secolo scorso.

Un magistrato della Corte dei conti scopre infatti che un certo numero di funzionari comunali di Bolzano è privo dei titoli per ricoprire quei ruoli: chi non ha partecipato ad alcun concorso, chi non ha il patentino di bilinguismo, chi non ha una laurea, chi ha una maturità comperata in una scuola privata. Tutti però si sono dimostrati politicamente nei secoli fedeli, ed è rischioso mettere a concorso certi incarichi che richiedono un rapporto di fiducia, come scritto in un promemoria interno del city manager pubblicato sui giornali.


Il neo assessore al personale di Bolzano, un funzionario della holding company del sociale e del collateralismo politico filogovernativo dal budget annuo di 13.566.004 euro, definita impropriamente Caritas, prestato alla politica6, che ha portato il Partito della Rifondazione Comunista dopo lunghe ed inutili discussioni tra leninisti, trotskysti e stalinisti a votare Peterlini/SVP, "altrimenti vince la destra, compagni!", invece di prendere le distanze da uno stile politico che ha caratterizzato il secolo scorso in un rapporto marcio tra politici e funzionari – che una volta erano spesso esecutori di ordini anche illegittimi impartiti da politici potentissimi, mentre ora, dopo tangentopoli, sono felici di avere a che fare con dei politici e dei partiti inconsistenti, così comandano loro – afferma candidamente che i titoli di studio non sono più così importanti, spalleggiato dal sindaco che afferma: "Squadra vincente non si cambia!". L'assessora regionale competente, appartenente alla stessa area politica, si affretta ad emanare una legge che salva la situazione consolidata, con uno stile similberlusconiano applicato da antiberlusconiani.

Per questo si meritano l'Oscar della convivenza/connivenza, e l'SVP, che ha una buona memoria di quello che la DC ha fatto quando controllava lo Stato e la Regione, ha premiato questi partner fedeli dando loro l'Oskar. Un Oskar che per il proprio cognome potrebbe quasi sembrare un italiano e per come ha gestito la sua carriera politica - soprattutto l'ultima legislatura provinciale e la creazione del fondo pensionistico regionale che gli garantiva, tra pensione e prebende, 200.000 Euro l'anno -, potrebbe quasi sembrare un democristiano. Un Oskar che strizzava l'occhio ai Freiheitlichen, i quali forse ricordano che quando era Obmann della Junge Generation questa proponeva la spartizione etnica della città di Bolzano: gli italiani alla destra del Talvera ed i sudtirolesi alla sinistra, e cita disinvoltamente Langer, insieme al suo collega Bressa, che dice in italiano le cose che vuole l'SVP, che ricorda che l'art. 19 è un diritto ma non un dovere e che è importante garantire a ognuno la propria toponomastica, facendo finta di non conoscere la devastante prassi decennale dell'SVP in questi delicati settori. Qualcuno dovrebbe spiegarmi perché lui rappresenta "un'opportunità per cambiare la politica di questa terra" mentre Viola, che diceva le stesse cose con meno abilità e più onestà politica, senza ammiccamenti, senza inventarsi tavoli di finto confronto, era un "venduto, italiano rinnegato".


La realtà altoatesina del resto presenta alcune peculiarità che possono risultare anche divertenti.


I Radicali, ad esempio, alle elezioni comunali del maggio 2005 si sono presentati da soli, candidando come capolista un insigne cibernetico obiettore etnico; alle comunali di novembre 2005, dopo avere contattato e contrattato col Centrodestra, come il loro leader nazionale, si sono insidiati nella lista Nautilus, facendo una campagna antistemica riesumando tutte le tematiche antiSVP: censimento, proporzionale, bilinguismo, separazione etnica, ecc.; alle politiche dell'aprile 2006 hanno invitato il loro elettorato a votare per l'SVPeterlini.


I Verdi, ad esempio, nel 2005, forse in overdose di pluralismo, hanno candidato a Bolzano sia il loro assessore uscente, favorevole all'inceneritore, sia il leader del movimento ferocemente contrario all'inceneritore, perdendo così un consigliere in maggio ed uno in novembre. Il Centrodestra, in questo gioco delle parti, a Bolzano propone un azione comune, trasversale tra le forze politiche, contraria all'inceneritore. Il leader dei Verdi rifiuta sdegnosamente la proposta, in nome dell'antifascismo, ma non disdegna di manifestare insieme alla destra etnoecologista ed etnofederalista sudtirolese nella Wipptal contro il traforo di base del Brennero.


Nel quartiere-modello di Firmian, che si sta edificando da anni a meno di un chilometro dall'erigendo inceneritore da 135.000 tonnellate, dove l'assessore all'urbanistica ha concesso 18 varianti in corso d'opera al più importante immobiliarista bolzanino, di cui è stato per anni consulente in qualità di architetto ed urbanista, vengono concentrati negli edifici di edilizia sociale una grande percentuale di extracomunitari e nomadi e si costruisce un campo nomadi. Il presidente dell'Ipes, il sindaco SVP di Bressanone Pürgstaller, a chi gli domanda le ragioni dell'assegnazione di 8 alloggi a nomadi in una scala di 10 appartamenti, risponde candidamente citando l'esempio italiano, dove i nomadi vengono inseriti in piccole quantità, diluite nel territorio, e l'esempio germanico, dove vengono concentrati in grande quantità in zone altamente controllate, dichiarando di avere scelto l'esempio germanico, confondendo l'integrazione con la ghettizzazione. In questo caso la ghettizzazione si inserisce in altre forme o sensazioni di ghettizzazioni, etniche e di classe.

In una terra caratterizzata da una ancora forte divisione etnica del lavoro e del territorio ogni scelta politica ha anche conseguenze etniche. Fare un campo nomadi a Firmian non ha le stesse conseguenze che farlo a San Maurizio; fare un inceneritore a Bolzano non è come farlo a Falzes.

Sul fatto che sia necessario attuare politiche di integrazione dei nomadi e degli extraco­munitari penso non ci siano dubbi tra le persone civili e non razziste; sulle modalità nascono delle notevoli differenziazioni. Quando penso che l'SVP per decenni non ha voluto l'iscrizione nelle proprie scuole nemmeno degli altoatesini e non vuole riconoscere che ci siano mistilingui nella società locale, né tantomeno pensare di costruire scuole bilingui, e vedo che l'assessora provinciale italiana è orgogliosa del fatto che quasi tutti gli extracomunitari si iscrivano nelle scuole di lingua italiana, altrimenti destinate alla chiusura, soprattutto in periferia – dimenticandosi che tutti i mistilingui, così come gli altoatesini delle classi sociali che se lo possono permettere, frequentano scuole tedesche e si dichiarano tedeschi ai censimenti, continuando a spostare risorse al gruppo sempre più forte e potente – mi viene da pensare che la classe dirigente altoatesina sia scelta dall'SVP come commissario liquidatore del proprio gruppo linguistico o come esperta in cure palliative per malati terminali. In Alto Adige, soprattutto a Bolzano, c'è il rischio che le scuole italiane – che dopo 30 anni di secondo Statuto non hanno ancora raggiunto l'obbiettivo di un buon livello di insegnamento della seconda lingua, della storia e della geografia del territorio - in futuro siano frequentate soprattutto dai figli degli stranieri e degli altoatesini che non hanno la possibilità di scegliere per i propri figli altre strade, aggiungendo nuovo razzismo nei confronti degli stranieri al vecchio nazionalismo nei confronti dei sudtirolesi. Razzismo e nazionalismo che vanno sicuramente combattuti, ma proprio per questo anche capiti e prevenuti. Chi si vanta della presenza così numerosa dei bambini stranieri nelle scuole italiane, facendo di necessità virtù, senza rendersi volutamente conto che da anni le iscrizioni alle scuole italiane sono almeno del 4% inferiori rispetto alle dichiarazioni al censimento, potrebbe forse approfittare di questa situazione e dell'autonomia scolastica per progettare un sistema scolastico dove ognuno ed ogni gruppo possa sentirsi realmente garantito nella/e propria/e cultura/e ed interessato alle diverse culture. Difficile da farsi con chi culturalmente, politicamente e statutariamente, ha sempre lottato contro ogni "ibridazione e contaminazione" etnica, nega l'esistenza dei mistilingui e minaccia di ricorrere a Vienna per difendere la presunta sacralità dell'articolo 19 dello Statuto ogniqualvolta si propongono nuove metodologie didattiche. A queste lapalissiane considerazioni l'assessora "competente" ha fatto notare che la presenza degli stranieri è da considerarsi una risorsa e non un problema. Questione di punti di vista, ovviamente. C'è un metodo semplice ma efficace per vedere se questi sono una risorsa: basta vedere se l'SVP chiede l'applicazione rigida della proporzionale sugli stranieri iscritti nelle scuole, come solitamente fa quando si tratta di spartirsi le risorse vere, le chanche di vita: i finanziamenti, i posti di lavoro, le case. Ma visto che non solamente non chiede l'applicazione della proporzionale, ma lascia che la maggior parte di questi vada nelle scuole italiane, siamo portati a pensare che questi non siano una risorsa ma un problema sociale che va affrontato puntando sicuramente sull'integrazione e non sull'esclusione o la ghettizzazione, ma accompagnando queste belle dichiarazioni da robusti stanziamenti di risorse umane ed economiche nel settore della scuola.


Quando i bambini fanno "oh!" / che meraviglia, che meraviglia! / ma che scemo vedi però, però / che mi vergogno un po' / perché non so più fare "oh!" / non so più andare sull'altalena / di un fil di lana non so più fare una collana / finché i cretini fanno (eh) / finché i cretini fanno (ah) / finché i cretini fanno "boom" / tutto il resto è uguale / ma se i bambini fanno "oh!" / basta la vocale / io mi vergogno un po' / invece i grandi fanno "no" / io chiedo asilo / io chiedo asilo / come i leoni / io voglio andare a gattoni...


La diversa considerazione nei confronti dei sentimenti nazionali delle popolazioni non solo non è elettoralmente redditizia per il Centrosinistra, che da vent'anni perde consensi, progettualità, considerazione sociale, potere politico reale, ma è anche politicamente e culturalmente sbagliata, e costituisce il presupposto del razzismo. Pensare che i sentimenti nazionali di alcuni gruppi vadano considerati importanti e rispettabili, così come i partiti etnici che li rappresentano, e che i sentimenti nazionali di un altro gruppo non siano rispettabili finché i partiti che li rappresentano o che fingono di farlo non sono cooptati nei centri decisionali dai partiti etnici "buoni e rispettabili" poteva essere accettabile in condizioni di emergenza e per breve periodo vent'anni fa, ma ora è diventata una farsa politica che viene continuamente punita in termini elettorali.

A chi, a Sinistra e tra i Verdi, dice giustamente che i sentimenti nazionali non sono degli elementi biologici ma delle costruzioni culturali, ricordo l'importanza politica e sociale di tali costruzioni, soprattutto tra la gente povera materialmente e culturalmente, e l'importanza di capire come sono state costruite queste identità e di come potrebbero essere trasformate con progetti politici e culturali concreti e non con ipocriti appelli retorici alla convivenza, che non risultano meno fastidiosi della retorica nazionalista. A chi cinicamente ricorda che ormai le identità etniche sono uno dei possibili criteri di spartizione delle risorse ricordo che non spetta ad uno degli attori sociali nominare il rappresentante dell'altro gruppo, pena la sensazione per gli appartenenti all'altro gruppo di sentirsi esclusi dal gioco ed il desiderio di riscatto alla prima occasione dove si sceglie nettamente tra il bianco e il nero, sia essa un referendum o un ballottaggio.

La sicurezza e la pari dignità dei gruppi costituisce il presupposto e non la conseguenza della convivenza e per superare giustamente la spartizione etnica del potere bisognerebbe prima arrivarci veramente.


Parlando dei tempi necessari per l'applicazione dalla democrazia c'è chi ricorda cinicamente che è sempre meglio che il numero delle persone chiamate a deliberare sia dispari, per evitare di trovarsi con due gruppi di eguale consistenza. Ma, per rendere le scelte ancora più veloci, è preferibile che questo numero dispari sia inferiore al tre. Qui da noi ci sono, stando allo Statuto, tre gruppi etnici, ma uno decide per tutti. All'interno di questo gruppo etnico ci sono tre partiti, ma uno decide per tutti. All'interno di questo partito ci sono tre persone importanti, ma uno decide per tutti. È per questo motivo che tutto funziona così bene, qui al maso. Tutto, fuorché la democrazia.


È proprio a causa di queste politiche, che vorrebbero essere un argine al successo elettorale oramai ventennale del Centrodestra, ma che invece ne costituiscono la causa principale, che i mass media italiani diventano un punto di riferimento per una comunità altoatesina che ha perso ogni speranza di avere una rappresentanza politica dignitosa, rappresentanza politica che spesso passa dalle grida di piazza antisistemiche, quando sta all'opposizione, alle grida contro chi protesta, quando sta al governo, accusando il popolo di essere in balia di intellettuali e giornalisti fomentatori, nazionalisti, razzisti e fascisti, anche quando questi parlano semplicemente del ricatto della senatrice SVP Thaler Ausserhofer al governo Prodi chiedendo meno controlli da parte della Guardia di finanza nei confronti delle lobby sudtirolesi, o si chiede l'eliminazione della toponomastica italiana in maniera percentuale riscoprendo demagogicamente l'autonomia dei comuni ed altro.

Per questo la "classe politica" del Centrosinistra altoatesino è diventata qualcosa di più e qualcosa di peggio della "Casta" di cui ha scritto Stella7. La "Casta" indigena non ha nulla da invidiare a quella nazionalmente vituperata, basti pensare che mentre il presidente americano Bush riceve un'indennità mensile di 24.167 euro, Prodi 16.000, Sarkozy 6.600 e Putin 4.860, il presidente della Giunta provinciale Durnwalder ne riceve 25.600 lordi e la vicepresidente Gnecchi 24.300. Nel 2003 hanno denunciato rispettivamente 302.420 Euro lordi, e 214.000; nel 2006 324.000 e 242.000.

Ma la differenza tra i due non tiene evidentemente conto del fattore preferenze e dell'effettivo incarico svolto: mentre Durnwalder ha ottenuto nelle ultime elezioni provinciali 110.051 preferenze, risultando il più votato dei 35 consiglieri provinciali, e percepisce quindi un'indennità di 0,23 Euro lordi ogni mese per ogni preferenza, la Gnecchi ne ha ottenute 4.705, risultando al 32° e quartultimo posto, e percepisce quindi 5,16 Euro lordi ogni mese per ogni preferenza8. Inoltre il vicepresidente italiano della giunta provinciale potrebbe presiedere la giunta solamente in caso di morte improvvisa e congiunta del presidente tedesco e del vicepresidente tedesco, e se ciò avvenisse di martedì li rimpiazzerebbero fortunatamente in tempo per evitare che possa presiedere la riunione di giunta del lunedì successivo.

Quindi la "Casta" del Centrosinistra indigeno non deve neppure preoccuparsi di vincere periodicamente le elezioni per godere di certi privilegi, facendone parte per scelta dell'SVP proprio perché assolutamente poco rappresentativa e rivendicativa, ma sicuramente ben pagata.


L'SVP sembra tenere il Centrosinistra indigeno in coma irreversibile, aprendo il tubo dell'ossigeno nei sui confronti durante le brevi campagne elettorali nel territorio di Bolzano, dove i rapporti etnici sono numericamente sfavorevoli all'SVP, e chiudendolo nei lunghi periodi tra una campagna elettorale e l'altra, aprendo contemporaneamente la valvola del gas tossico, dell'autodeterminazione, della toponomastica e della continua rivendicazione verso lo Stato ed umiliazione nei confronti dei comuni e della minoranza locale, lo Staatsvolk.

Non credo che queste aggregazioni tardo-novecentesche possano trasformare questa autonomia. Non lo hanno fatto quando erano realmente rappresentative ed erano dei partiti di massa, di governo e di opposizione, a Bolzano, Trento e Roma, con una forte cultura politica e istituzionale diffusa, e non lo faranno ora, che non rappresentano più nessuno e l'SVP li tiene al potere proprio per questo. Ma non credo che neppure l'SVP possa trasformare questa autonomia. Non ha alcun interesse a dire ai propri elettori che non esiste più il rischio dell'assimilazione, della perdita del potere, che il mondo del 21° secolo non è più quello della Guerra fredda e che lo Stato italiano non è più quello centralista del ventennio o della prima autonomia. Non ha interesse a dire che è ora di smetterla di litigare con gli italiani, che tanto questi ultimi litigano così tanto tra di loro da essersi fatti fuori a vicenda da soli, da essersi suicidati politicamente da tempo, dando del nazionalista, a Sinistra, a chi evidenziava la situazione minoritaria degli altoatesini, o del venduto ai tedeschi, a Destra, per eliminare le posizioni critiche interne. C'è solamente da sperare che i sudtirolesi, che giustamente venivano difesi, di fronte ai tribunali, da legali di Sinistra, quando erano una vera minoranza in pericolo ed erano accusati dei reati di vilipendio alla nazione o vilipendio alla bandiera, non debbano difendersi, di fronte alla storia, dal reato di vilipendio di cadavere.


Gli altoatesini vedono nel Centrosinistra italico non un alleato autorevole e credibile dell'SVP, ma un coacervo di persone – tra l'altro sempre le stesse - che si riorganizzano continuamente in una miriade di sigle politiche, a volte anche pura espressione di fantasia, pur di occupare i posti di sottogoverno che il partito localmente dominante magnanimamente concede agli italici locali, e da vent'anni votano per protesta il partito che ha sempre fatto la voce grossa non solamente con l'SVP, ma con i sudtirolesi, non solamente contro l'uso dell'autonomia, ma contro il concetto stesso di autonomia.

La vicenda di Merano, dove, in un caso più unico che raro, nel 2004 il Centrosinistra italico ha deciso di opporsi temporaneamente alla politica dell'SVP sul progetto del maxitunnel di Monte Benedetto, ha dimostrato che questo partito può tranquillamente girarsi dall'altra parte dell'aula sicuro di trovare delle persone che, per gli stessi motivi di cui sopra, sono disponibili a dimenticarsi tutto quello che hanno detto (spesso ingiustamente) negli anni passati a contestare la politica di cui vorrebbero diventare protagonisti attivi, riconosciuti e pagati. Nel caso specifico si trattava di esponenti di Forza Italia e degli "urziniani" di AN, che solitamente accusano il loro ex Federale di essere troppo accondiscendente con l'SVP.

Perché essendo l'SVP un "partito pigliatutto", che comprende posizioni politiche che vanno dalla Destra nazionalista e razzista alla Sinistra socialdemocratica, passando per i liberal berlusconiani ed i numerosissimi e maggioritari centristi lobbysti conservatori, è sufficiente mettere in luce solamente uno dei molteplici aspetti della sua politica e della sua rappresentanza per motivare logicamente solide alleanze "senza se e senza ma" o coerenti opposizioni "dure & pure". Dipende dalla distanza/ vicinanza dal/al potere. O dalla voglia di entrarci.


Alla fine dell'anno Forza Italia nomina un commissario locale, esempio seguito immedia­tamente dalla Lega, pensando che questo possa portare l'SVP a fare al Senato un ribaltone simile a quello leghista del 1995. L'SVP, come alcune vecchie signore, è sempre contenta quando qualcuno la corteggia, anche se non ha nessuna intenzione di cedere alle lusinghe, e la crisi del governo Prodi non avviene immediatamente per questo motivo ma pochi mesi più tardi, in seguito all'affaire Mastella.

L'unica conseguenza concreta dell'iniziativa rimane tra gli altoatesini, oramai tristemente consapevoli che anche a Destra c'è chi è disposto a tutto pur di avere l'SVP dalla propria parte.


2008


Mastella determina la crisi di governo e le immagini del Parlamento con le fette di mortadella, lo spumante stappato e gli sputi in faccia tra parlamentari dello stesso partito rimarranno a lungo nella memoria visiva collettiva, come quelle della caduta del muro di Berlino e dei carri armati di Piazza Tien an Men del 1989 o delle torri gemelle del 2001, e molti continueranno inutilmente a chiedersi per quale motivo i sudtirolesi non si sentiranno mai di appartenere a questo Stato.

Sapendo che da quando si vota col sistema maggioritario in Italia vince sempre, anche se di poco, chi si presenta come forza d'opposizione, questa volta l'SVP, non potendo ovviamente allearsi con la Destra ma non avendo nessuna intenzione di perdere con la Sinistra, si dichiara "Blockfrei", ribadendo la propria mission etnica e non politica, imbarazzando Peterlini, che teme di non essere più presentabile. Ma il film più visto ed apprezzato dai politici evidentemente è "Mai dire mai", girato nel 1983 con il mitico Sean Connery. I trucchi dell'automobile di 007 sono poca cosa rispetto alla dialettica politica: la Sinistra radicale, che ha appoggiato Peterlini nel 2001 e nel 2006, afferma che non è giusto votare per un sudtirolese-SVP nel collegio senatoriale creato per garantire la rappresentanza politica degli altoatesini, sostenendo disinvoltamente una tesi per cui chi scrive è stato accusato precedentemente da loro stessi di becero nazionalismo. Forza Italia, proseguendo la manovra di avvicinamento con l'SVP iniziata con il commissariamento, candida la Biancofiore tra le immondizie di Napoli ed a Bolzano invia una persona assolutamente estranea al territorio, come dicono giustamente quelli del Centrosinistra, dimenticandosi che il loro deputato sicuro è il bellunese Bressa.

Gli esiti elettorali nazionali sono ben noti e ampiamente prevedibili: la Sinistra radicale, che non ha accontentato né chi la voleva come forza di governo né chi la voleva come forza di opposizione, scompare dal Parlamento e torna alle origini, come forza extraparlamentare; la Lega, che vede nell'SVP il partito-guida nella sua miscela di etnocentrismo e vaghi riferimenti territoriali che blandiscono le anime belle, diventa una forza determinante nel Centrodestra.

Il "voto utile" condiziona anche molti sudtirolesi, i quali ritengono più opportuno votare per il Partito Democratico in funzione antiberlusconiana piuttosto che l'SVP, visto che si tratta di votare per il Parlamento della mortadella, dello spumante e degli sputi. Per questo motivo viene quindi eletta la Gnecchi, oramai allo sbando in giunta provinciale, dove è costretta – lei, assessora alla scuola - a presentare degli emendamenti ad un disegno di legge di giunta riguardante il sistema scolastico primario provinciale per quanto riguarda le "radici cristiane" – cosa che farebbe vergognare qualsiasi politico minimamente dignitoso -, ed a vederseli bocciare – cosa che farebbe suicidare qualsiasi politico minimamente dignitoso -.

Tutti i partiti italiani traggono profitto dal "voto utile" ed ipotizzano straordinari successi per le imminenti elezioni provinciali, dimenticandosi che, ricevendo alle provinciali tutti i voti ricevuti alle politiche, i consiglieri provinciali italiani dovrebbero essere almeno 14, mentre alle ultime elezioni provinciali erano 7.

L'SVP perde migliaia di preferenze e rischia di scendere sotto il 50%, suscitando la stupida gioia di molti altoatesini che evidentemente non si sono resi conto che dei voti persi dal partito di raccolta negli ultimi 20 anni 2/3 sono andati a partiti ancora più etnici ed a volte anche razzisti, mentre solamente 1/3 è andato ai Verdi, una volta molto interetnici e sociali ed ultimamente sempre meno, la qual cosa ha aperto loro il successo elettorale nel mondo sudtirolese e anche con l'alleanza con le Liste civiche sempre più etnofederaliste ed etnoecologiste.

Mai come questa volta gli esiti delle elezioni provinciali sono così imprevedibili ed il vecchio slogan langeriano così attuale: "un altro Sudtirolo è possibile". Ma non è detto che sia migliore!


Come detto quest'anno a novembre ci saranno le elezioni provinciali, le uniche in qualche modo localmente politicamente significative.

Se nessuno dei due maggiori schieramenti politici italiani riuscirà a trovare uno straccio di candidato unitario, non è solamente per quella sorta di Legge di Murphy (o della sfiga cosmica) della politica che sembra caratterizzare oramai da anni gli altoatesini, per cui qualsiasi cosa facciano, si fanno sicuramente del male, ricordando in qualche modo la situazione dei prigionieri della garrotta o gli incaprettati i quali, tentando di liberarsi, stringono ulteriormente il nodo che li imprigiona. Ancora una volta anche la storia può aiutarci a capire alcune delle molteplici motivazioni di questa situazione.


Dopo la fine del fascismo e del nazismo gli altoatesini, a differenza degli italiani delle altre regioni d'Italia, non ebbero la possibilità di ricollegarsi idealmente, politicamente ed organizza­tivamente, alle situazioni precedenti all'avvento del fascismo, per il semplice motivo che prima di allora la presenza italiana in questa provincia era numericamente irrisoria e non organizzata. Mentre nelle altre realtà italiane vennero quindi ricostituiti i partiti politici, in Alto Adige gli altoatesini si trovarono spiazzati.

Dopo il 1945 gli altoatesini ebbero con i partiti nazionali un rapporto di "franchising", quel contratto commerciale sviluppatosi negli ultimi anni in base al quale una ditta affermata concede ad un imprenditore locale il diritto di avvalersi del proprio marchio/ brand più o meno prestigioso, purché questo si impegni a vendere in esclusiva i prodotti dell'azienda in una sede adeguata.

Finché questi partiti hanno avuto una politica nazionale e statale coerente e finché lo Stato o la Regione garantivano spazi politici nei quali muoversi con notevoli garanzie il giochino ha funzionato, e non è stato quindi indispensabile confrontarsi con la situazione locale più di tanto. Ma quando il secondo Statuto prima e Tangentopoli poi hanno eliminato la maggior parte delle tutele della Regione e dello Stato, anche nella forma dei rapporti che potevano avere i partiti italiani nazionali/ locali di maggioranza e di opposizione, gli altoatesini si sono trovati senza quella copertura necessaria per equilibrare una autonomia oramai esclusivamente sbilanciata sulla provincia/Provincia, dove i rapporti numerici, prima ancora che politici, sono quelli che sono. La "Quietanza liberatoria", ironia della sorte, è arrivata al destinatario, lo Stato italiano, quando questo, dopo avere cambiato decine di ministri e di funzionari dal momento dell'elaborazione del Pacchetto, di fatto ha perso quel minimo di credibilità che ancora aveva da parte dei propri cittadini e che comprensibilmente non ha mai avuto da parte delle minoranze, soprattutto quella sudtirolese.

Ancora una volta si creeranno quelle strane alleanze politico-individuali che si realizzano in occasione delle elezioni. Prima di tutto si metteranno insieme persone che spesso si disprezzano, proprio perché si conoscono bene. Poi, con delle sedute di gruppo animate da leader carismatici, questi si convinceranno del sicuro successo elettorale del gruppo, ed anche l'ultimo arrivato si convincerà di riuscire a farcela, magari fregando gli altri. In seguito, quando i risultati delle elezioni li faranno confrontare con la dura realtà, che non consente ad uno dei gruppi provinciali minoritari della consistenza di circa 100.000 persone che si presenta diviso in dieci liste di avere più di uno o due consiglieri provinciali, e non per tutti, per una ferrea e crudele legge matematica, ricominceranno a disprezzarsi e a sputtanarsi socialmente ancora più di prima, perché la conoscenza reciproca si sarà nel frattempo arricchita di ulteriori elementi. Il tutto fino alle elezioni successive.


Con questa SVP e con questa classe politica italiana così inutile e dannosa, come quella del Centrosinistra patetico, pateticamente buono, o così dannosa e inutile, come quella del Centrodestra patetico, pateticamente cattivo, non c'è che da sperare nella resilienza, resiliency, concetto nato negli Stati Uniti che racchiude le idee di ironia, autoironia, elasticità, vitalità, energia e buon umore.

Tanto per cominciare proponiamo a tutti i politici altoatesini che intendono fare politica con l'SVP, credendo di poterla condizionare, di leggere almeno il titolo del recital di Jacopo Fo "Se fai sesso con gli elefanti cerca almeno di non stare mai sotto".

E per chiudere coerentemente ribadiamo che il rapporto politico tra i partiti italiani, soprattutto ma non esclusivamente i partner di giunta, e l'SVP mi ricorda quella barzelletta che raccontava la storia del topolino che liberò l'elefantessa da una dolorosissima scheggia conficcata nella zampa. Per sdebitarsi l'elefantessa si dichiarò disponibile a fare tutto ciò che il topolino avesse voluto, e lui le chiese di lasciarsi possedere. Prima sbigottita ma poi anche divertita l'animale più grande della foresta si sdraiò sotto un albero di cocco e si lasciò possedere dal minuscolo animaletto, dicendogli di avvertirla al termine del rapporto. Mentre il topolino si dava da fare come un forsennato per appagare il proprio desiderio il vento fece cadere delle noci di cocco sulla testa dell'elefantessa, che esclamò: "Ah, ah!". Ed il topolino disse: "Godi bella, godi!" Come diceva Orazio nelle Satire: "Che cosa vieta di dire la verità ridendo?"


Ognuno è perfetto uguale è il colore / evviva i pazzi che hanno capito cos'è l'amore / è tutto un fumetto di strane parole che io non ho letto / voglio tornare a fare "oh!" / voglio tornare a fare "oh!" / perché i bambini non hanno peli né sulla pancia né sulla lingua...


("I bambini fanno "ooh" è una canzone di Giuseppe Povia, dall'album "Evviva i pazzi", del 2005. Ringrazio Lorenz Delle Donne per la consulenza discografica e generazionale.)


Bolzano, luglio 2008

 

NOTE


1 Articolo pubblicato in: «Il Cristallo. Rassegna di varia umanità», numero 1, L, 2008.

2 CLAUDIO NOLET, La provincia difficile: cronache politiche altoatesine, vol. 1°, 1961-1980, Bolzano, Centro di cultura dell’Alto Adige, 1981; vol. 2°, 1981-1990, Bolzano, Raetia, 1991; vol. 3°, 1991-2000, Bolzano, Raetia, 2001.

3 Sull’argomento vedi:

REMO BODEI, Libro della memoria e della speranza, Bologna, Il Mulino, 1995;

REMO BODEI, Se la storia ha un senso, Bergamo, Moretti & Vitali, 1997.

4 http://www.giorgiodelledonne.it/.

5 Nel sito: http://www.silvanobassetti.it/, si veda quanto scrive Guido Margheri il 30 Novembre 2005 alle 4:10 pm.

6 Dal sito: http://www.caritas.bz.it/IT/home.asp risulta che complessivamente la Caritas di Bolzano ha inserito a bilancio 9.892.457 euro nel 2004, 12.517.944 euro nel 2005, 13.566.004 euro nel 2006.

7 GIAN ANTONIO STELLA, SERGIO RIZZO, La casta. Così i politici italiani sono diventati intoccabili, Milano, Rizzoli, 2007.

8 Dalla sua fortunosa ed inaspettata elezione al Parlamento dell’aprile 2008 alle dimissioni imposte dalla Commissione per il regolamento del Consiglio provinciale del luglio 2008 l’assessora vicepresidenta ha percepito l’intera indennità parlamentare di oltre 11.000 euro mensili netti e le due indennità di assessora regionale e provinciale, che ammontano a euro 11.245 mensili lordi.