IL CRISTALLO, 1995 XXXVII 1 [stampa]

MARIO LUZI, Pietra oscura, ediz. I quaderni del battello ebbro, Porretta Terme, L. 15.000

recensione DI EUGEN GALASSO

Un testo teatrale inedito del 1947 del grande poeta fiorentino (aveva partecipato ad un premio «Libera Stampa» di Lugano, Luzi stesso lo credeva perduto per sempre, in realtà lo aveva — Poe e Conan Doyle insegnano sempre — fra le sue carte) molto lontano dai «recenti» Ipazia e Rosales e, ancora di più, è chiaro, da Hystrio, ovvero da una scrittura teatrale consapevolmente tale del poeta, di estremo interesse. Lo è a livello teologico, perché parlare e far parlare del presunto suicidio di un prete, nell'Italia pacelliana pre-pre-conciliare non era cosa da poco (Luzi lo fa da par suo, da cattolico e da poeta finissimo, di grande acutezza) specie senza indulgere a situazioni tipo shocking, thriller o comunque «giallo» che depisterebbero il tutto, banalizzandolo. Come rileva giustamente Stefano Verdino nella prefazione, «sono voci un po' gregoriane o a mottetto... il germe di un teatro scabro e sommesso, cameristico, lontanissimo dalle pratiche del teatro italiano di allora»: a livello espressivo, cioè, un teatro mai declamatorio, certo di poesia – che anzi non nega mai, giustamente, tale origine – antiretorico, di contenuti e mai di ideologie, vicino più di quanto non sembri a grandi lezioni francesi (da Mauriac a Bernanos a Cesbron a Claudel per non dire della filosofia di Mauritain), come anche — Verdino però rileva solo quest'altro punto di riferimento esterno – a Thomas S. Eliot. Né ci sembra che, come afferma Verdino, sia «forte e netta l'idea di teatro più che un teatro in situazione»: certo, «c'è tanta acerbità e verdezza» ma è da dubitare da un lato che il teatro italiano dell'epoca (ancora di più d'oggi) si avvicini anche solo vagamente alla profondità di un testo come questo. Bisognerebbe poi citare esempi di vero «teatro in situazione»: sappiamo che la scrittura scenica include il copione solo come una componente, una funzione tra le altre, che d'altra parte la vera scrittura scenica è ben altro rispetto alla facile spettacolarità; ma allora Pietra oscura avrebbe ben potuto aspirare non solo ad una pubblicazione bensì anche e soprattutto ad una rappresentazione.