IL CRISTALLO, 2009 LI 1 [stampa]

TEMPO DI CRISI, VENTO DI DESTRA (2008-2009)

di CLAUDIO NOLET

Nella seconda parte dell'anno le difficoltà dell'economia si aggravano progressivamente, con un ritmo travolgente, coinvolgendo tutti i paesi.

Negli Usa ormai si riconosce che si deve affrontare una crisi finanziaria di grandi proporzioni che colpisce lo stesso sistema bancario.

Settembre è un mese infausto: il fallimento della banca d'affari Lehmann mette in allarme tutto il sistema con conseguenze non soltanto sulle borse. Si parla di crac del secolo e si teme che prevalga il panico. È naturale che si richiami alla memoria la grande crisi del 1929 e che si metta in discussione tutta la politica finanziaria. Si deve chiedere l'intervento pubblico dello stato nonostante l'impostazione liberista dell'economia, arrivando a giudicare un errore il mancato salvataggio della Banca Lehmann.

In effetti, c'è il pericolo di una reazione a catena di fallimenti che interessano anche le assicurazioni (rischio di crac del gigante assicurativo Aig) e che sono destinati a ripercuotersi sull'economia produttiva. Già si profila il cedimento non soltanto del mercato immobiliare ma anche dell'industria automobilistica, della General Motors soprattutto.

Gli Usa sono alla vigilia delle elezioni presidenziali, ma non possono permettersi di rinviare decisioni importanti che necessariamente condizioneranno anche la politica del nuovo presidente. Così Busch deve proporre un piano anticrisi che per sé presuppone una scelta di fondo che sarà condivisa anche dall'Unione europea: si deve salvare con mezzi pubblici il sistema finanziario nonostante le colpe dei manager che in qualche caso hanno seri risvolti penali.

Il Congresso oppone una forte resistenza alla proposta di Busch di un salvataggio con un intervento di 700 miliardi di dollari, ma alla fine repubblicani e democratici riconoscono che non c'è altra via per impedire che la crisi di Wall Street diventi la crisi di tutto il paese (30 settembre). Del resto la stessa Unione europea lancia un monito agli Usa, ritenuti responsabili.

Nel summit anti-crisi di Parigi del 4 ottobre, convocato dal presidente Sarkozy i capi dei governi di Francia, Italia, Germania e Gran Bretagna raggiungono una intesa su punti importanti come la difesa delle banche, la flessibilità dei deficit e l'alt ai superstipendi. Nella riunione del 12 ottobre i quindici governi europei che hanno adottato l'euro approvano un piano di sei punti che prevedono la creazione di una linea di credito per aumentare la liquidità, la garanzia dei governi sui prestiti bancari, la facoltà d'intervento dei governi per ricapitalizzare le banche, l'impegno a evitare il fallimento d'istituzioni importanti.

La crisi si riflette sull'economia globale. Diventa così necessario che i diversi paesi concordino linee comuni. Nella riunione del 15 novembre a Washington del G 20 si prospettano iniziative per affrontare i problemi aperti dalla crisi finanziaria.

È evidente che una crisi così devastante del credito non può non determinare un rallentamento della produzione con il rischio di una recessione generale e di una ripresa di politiche protezionistiche. Questi temi sono al centro delle politiche economiche perché gli effetti della crisi finanziaria sono destinati a durare a lungo, oltre il 2009 anche per i più ottimisti. Ad ogni modo si sta affermando un orientamento comune che consiste nell'impegno a salvare le istituzioni finanziarie e le imprese di grande importanza per l'economia e per l'occupazione e a garantire gli scambi con mercati aperti.

Nel 2009 continua ad essere dominante il discorso sull'economia. La produzione industriale non decolla con conseguenze sull'occupazione, i consumi se non calano restano stazionari.

Tuttavia prevale la tendenza ad una soluzione pragmatica dei problemi nella ricerca di tamponare le varie falle nelle attività finanziarie e produttive. C'è anche, verso la metà del 2009, un certo ottimismo perché si ritiene che il peggio sia passato.

Senza dubbio Usa e Unione europea vedono compromessa in certa misura la pretesa storica di un primato nell'economia. Molte sono le pubblicazioni che esprimono la convinzione che si sta chiudendo un'epoca con l'emergere della forza crescente della Cina e dell'India.

Per gli Usa e per i paesi europei resta sempre preoccupante la situazione politica del Medio Oriente. È grave l'affermarsi dell'estremismo islamico che in diverse parti del mondo riesce a diffondere il virus del terrorismo. È incerta la diagnosi su questo tragico fenomeno. La via seguita da Bush della risposta forte non dà purtroppo i risultati sperati.

Le elezioni presidenziali negli Usa mettono sul tavolo in primo piano questo tema. La vittoria di Barak Obama, il candidato dei democratici, il primo afro-americano alla Casa Bianca, è salutata universalmente con entusiasmo travolgente perché poggia sulla promessa di cambiare l'America e di una politica del tutto nuova capace di affrontare i problemi aperti. "Abbiamo aspettato tanto, ma stasera, grazie a quanto abbiamo fatto in questo giorno, in queste elezioni, in questo preciso istante, il cambiamento è approdato in America", dice Obama nella consapevolezza che lo attendono sfide drammatiche.

Certamente con Obama gli Usa si presentano come una forza capace di dialogo in un mondo complesso, pieno di contraddizioni. Tuttavia è difficile superare gli ostacoli posti dalla politica iraniana, da quella di Hamas in Palestina, dai talebani in Afghanistan e in Pakistan, dall'estremismo religioso in Iraq. Obama deve chiedere aiuto e sostegno agli alleati in Afghanistan, mentre Israele, che è governato da partiti di destra, è di fatto costretto a reagire anche violentemente all'estremismo palestinese.

Non facili risultano i rapporti con la Russia: Obama si propone di raggiungere una intesa costruttiva con Putin. Tuttavia né gli Usa né la Ue possono accettare la politica russa nei confronti della Georgia che apre una vero conflitto armato, né gli aspetti autoritari del governo.

L'Ue, nonostante i limiti dell'integrazione dei suoi membri, reagisce in maniera abbastanza concorde agli avvenimenti dell'economia e della politica internazionale, seguendo una linea di condotta prudente che esclude forme sia pur limitate di protagonismo. Prevale al suo interno un atteggiamento di pragmatica tolleranza nei confronti delle politiche economiche e finanziarie dei singoli stati.

Si va verso le elezioni del 2009 con grandi preoccupazioni per i riflessi della crisi finanziaria, cercando anche con l'intervento pubblico di evitare che la politica del welfare sia gravemente compromessa. La politica del governo italiano è sotto questo profilo allineata a quelle degli altri paesi. La provincia di Bolzano risponde in maniera positiva a questi indirizzi, soprattutto perché il sistema bancario locale non sembra essere compromesso da investimenti rischiosi. Certamente la provincia come l'Italia tutta del resto, soffre per il calo delle esportazioni dovuto ad una tendenza recessiva.

Ad ogni modo la reazione degli europei alla crisi è piuttosto di chiusura nelle proprie realtà nazionali e addirittura etniche per cui la prospettiva dell'unità europea sembra appannarsi con naturale riduzione dell'interesse per la campagna elettorale. Ci sono segnali che fanno prevedere una diminuzione della partecipazione al voto ed una prevalenza degli orientamenti di centro destra e di un populismo che erode le posizioni dei partiti socialisti. I risultati delle elezioni in alcuni Land germanici, in Austria e nei Paesi Bassi mostrano che le forze di governo perdono a destra. Zapatero supera la prova elettorale soltanto nella misura sufficiente per restare al governo.

Si può così comprendere la ragione per cui il governo Berlusconi riesca a reggere pur dovendo, contro le previsioni, affrontare i problemi della crisi economica poco dopo la sua entrata in carica. Anche in Italia le forze di sinistra e di centrosinistra non propongono un'alternativa di fondo alle politiche seguite dai sostenitori di un orientamento più o meno liberistico. I governi, anche in Italia, sono pronti a intervenire per salvare quella finanza che per sua colpa va verso un collasso distruttivo: si vuole recuperare la funzionalità del sistema sanando le ferite inferte dai suoi stessi errori.

Il welfare che è stato fatto nascere ed è stato sostenuto dalle forze progressiste è ora protetto da tutti i governi che giustamente vogliono garantire la pace sociale.

Il governo Berlusconi è ad ogni modo impegnato a realizzare i punti del programma che sono più caratterizzanti o sono utili a garantire la sua durata al potere e deve, come tutti i governi precedenti, fare il possibile per rafforzare la collaborazione dei membri della coalizione ma deve anche confrontarsi con un parlamento che rende molto difficile l'approvazione delle leggi. Ciò risulta evidente soprattutto quando l'opposizione assume atteggiamenti di severa contestazione della politica governativa, facendo riferimento a quanti nel mondo del lavoro, nella magistratura, nella scuola, nell'università e nei giornali non accettano le riforme proposte.

Il Presidente della Repubblica deve intervenire più volte per invitare le forze politiche a non esasperare i contrasti e rendere così possibili riforme che consentano al paese di essere meglio governato.

Il fatto che il maggior partito di governo, il Pdl, in questo momento abbia bisogno di una leadership forte rende inevitabile che gli attacchi delle opposizioni di solito si concentrino su Berlusconi che ormai è onnipresente nei media nazionali e stranieri.

Paradossalmente questa personalizzazione del potere, prodotta in parte dall'opposizione stessa, induce più di un commentatore e politici come Di Pietro a denunciare il pericolo di un'involuzione in senso fascista della vita nazionale.

Indubbiamente il clima di scontro, accentuato anche da manifestazioni di piazza, indebolisce l'azione di governo che ricorre sempre più ad un rimedio che dovrebbe essere una eccezione, al voto di fiducia. Non solo il Presidente della Repubblica, ma anche Fini, il presidente della Camera, esprimono preoccupazione per il ripetersi di questa prassi.

Lo stile di Berlusconi (anche gli avversari e i rivali gli riconoscono le doti di grande comunicatore) vuole imporsi nel fare in tempi brevi e bene. I media non possono non sottolineare i suoi interventi a Napoli per affrontare la crisi dell'asporto rifiuti e nell'Abruzzo subito dopo il terremoto che provoca vittime e danni cospicui a molti centri abitati, anche a L'Aquila dove sono colpiti monumenti importanti. Berlusconi fa il possibile per dimostrare che egli è presente di persona e che vuole che la ricostruzione avvenga in tempi ragionevolmente brevi. Significativa è la decisione di spostare la riunione dei paesi del G 8 da La Maddalena a L'Aquila che si svolge in effetti con buoni risultati organizzativi oltreché politici.

Naturalmente il governo cerca di infondere fiducia anche nell'economia valendosi dell'autorevolezza del ministro Tremonti sia nella gestione ordinaria della finanza pubblica (è significativa l'abolizione dell'Ici sulle prime case) sia nelle misure anticrisi.

L'opposizione critica duramente l'ottimismo del governo rilevando la mancanza di provvedimenti incisivi ed adeguati alla gravità della situazione.

Tra i provvedimenti per prevenire la recessione ci sono quelli per così dire classici: rilancio delle opere pubbliche e incentivi all'edilizia abitativa.

Il paese chiede più ordine pubblico e regolamentazione efficace dei flussi migratori. In particolare la Lega spinge il governo a provvedimenti energici oltre che efficaci. Su questo terreno sono forti le resistenze alla linea del governo da parte dell'opposizione, ma anche del mondo cattolico e dell'organizzazione per i rifugiati dell'Onu. Deve intervenire lo stesso Presidente della Repubblica. Molto discussa è in particolare la decisione del governo di regolare le migrazioni via mare verso Lampedusa e le coste italiane ricorrendo alla collaborazione della Libia. Gheddafi viene a Roma invitato da Berlusconi che vuole chiudere la lunga vertenza legata al passato coloniale ed aprire rapporti favorevoli alle imprese italiane e alla fornitura di gas naturale e di petrolio.

Giustizia e scuola sono pure temi molto dibattuti. L'opinione pubblica da tempo chiede che i processi non siano così lunghi, come avviene attualmente, sia nel penale che in quello civile. Le associazioni dei magistrati si dichiarano disponibili ad una riorganizzazione degli uffici ma rifiutano interventi che portino alla divisione delle carriere dei magistrati ed all'introduzione di criteri per la carriera che limitino di fatto l'indipendenza del singolo magistrato. Continua così il profondo contrasto tra Berlusconi e la magistratura che si accentua quando viene affrontato il problema dell'immunità parlamentare (Lodo Alfano) e quello delle intercettazioni, tema quest'ultimo che provoca una fortissima reazione da parte della stampa e dell'informazione in generale. Ed è ancora necessario l'intervento di moral suasion del Colle.

Finalmente l'opinione pubblica mostra interesse per la scuola e per la formazione anche di livello universitario riconoscendo che bisogna migliorare la preparazione anche nelle materie scientifiche delle nuove generazioni. Il ministro dell'istruzione Maria Stella Gelmini propone una legge che apporta piccoli cambiamenti nella scuola, ma incontra un'opposizione frontale non solo in parlamento ma anche nelle scuole e nella piazza. Forse non si accetta che decisioni vengano prese da un ministro del governo in carica, forse si vuole dare un segnale che bisogna coinvolgere le forze sindacali degli insegnanti. È certo che il Paese in questi ultimi anni ha ritenuto che la scuola non fosse un problema importante per cui l'opposizione non sente l'urgenza di fare delle controproposte a quelle del governo che in qualche modo deve intervenire se non altro per razionalizzare la spesa pubblica e per correggere distorsioni nelle valutazioni.

Per l'università ci sono interventi che ad un tempo riducono le spese e premiano la qualità. Molte e varie sono le critiche e le contestazioni ma sembra prevalere, anche nell'opposizione, un orientamento favorevole a riforme che dovrebbero favorire un miglioramento della qualità degli studi universitari.

Per la Lega è però di decisiva importanza l'approvazione della legge sul federalismo fiscale in via definitiva dal Senato con 154 voti favorevoli, 6 contrari e 67 astenuti (29 aprile 2009). Certamente si tratta soltanto dell'inizio di una serie di provvedimenti che si annodano nell'arco di sette anni: 2 anni per l'attuazione e 5 di regime transitorio.

Per le regioni a statuto speciale la legge in un certo senso è una garanzia ulteriore, rispetto a quella data dalla Costituzione, che l'Italia riconosce in generale il valore delle autonomie locali. Tuttavia ci può essere la preoccupazione che venga attenuato il valore della specialità.

Certamente per la Svp è più difficile che in passato avere buoni rapporti con le altre regioni perché la crisi finanziaria costringe il governo ad imporre sacrifici a tutti gli enti autonomi. È il momento dei confronti e della denuncia di privilegi. Per la prima volta l'opinione pubblica nazionale mostra interesse per le finanze delle regioni a statuto speciale dando spazio alle critiche del governatore del Veneto Galan. Del resto sono soprattutto questioni finanziarie che inducono i ladini della provincia di Belluno a desiderare un'annessione alla regione del Trentino Alto Adige.

La Svp deve reagire rivolgendosi a Vienna per chiedere sostegno nella difesa delle posizioni acquisite con l'accordo sullo statuto di autonomia. E si ricorda che in casi estremi si può ricorrere all'autodecisione.

Il governo, in particolare per la disponibilità del leghista Calderoli, verrà incontro alle richieste della Svp concedendo la compensazione con l'assunzione di nuove competenze dei nuovi impegni finanziari.

Ad ogni modo il mancato sostegno al governo indebolisce la posizione della Svp e quindi della provincia autonoma che non può più trarre vantaggio come era avvenuto con il governo Prodi dal peso del suo voto in Parlamento.

Durnwalder cerca tuttavia di avere buoni rapporti con la Lega, in particolare con il ministro Calderoli.

 

La prova elettorale in provincia

 

Nella seconda metà del 2008 l'evento politico più importante ed in certo senso determinante sono le elezioni regionali. Le elezioni politiche del 13 aprile hanno dato segnali preoccupanti per la Svp, ma anche per i partiti "italiani", facendo riemergere i piccoli partiti della destra sudtirolese, da tempo confinati ai margini della politica che conta.

La Svp cerca da un lato di migliorare la qualità dei rapporti con gli elettori mettendo in evidenza i risultati di un buon governo sia sotto il profilo della difesa della Heimat che di importanti provvedimenti per lo sviluppo dell'economia e per la cura del welfare, dall'altro di valorizzare al massimo il prestigio di Durnwalder che è ormai notevole anche nel gruppo linguistico italiano.

C'è rinnovamento nelle candidature ma nello stesso tempo anche una riconferma della giunta uscente, non soltanto del suo presidente.

Certamente Durnwalder e la Svp possono contare su una forte dominanza nei media in lingua tedesca e in lingua italiana. Il "Canale trentatre", dopo la morte di Rolando Boesso, riduce ulteriormente la sua indipendenza dal sistema mediatico pubblico e privato che è favorevole in genere al governo provinciale ed alle forze che compongono la giunta. Tuttavia i sondaggi mostrano che gli elettori sono capaci di orientamenti autonomi e che nel tessuto delle piccole realtà comunali e di valle contano molto i rapporti personali ed è efficacissimo il passaparola.

I partiti "italiani" sono in grande difficoltà: Il Partito democratico e il Popolo della libertà sono formazioni nuove che vogliono unificare tradizioni politiche e culturali molto diverse. In sede locale si tratta di realizzare la convergenza non soltanto elettorale di cattolici della Margherita, di democratici di sinistra nel partito democratico, di seguaci di Forza Italia e di Berlusconi e di militanti di Alleanza nazionale. Si tratta di operazioni che un tempo erano addirittura sconsigliate ma che sono rese necessarie dalle leggi elettorali che favoriscono il bipolarismo costringendo i politici a rivedere le loro prospettive di carriera e a regolare in maniera nuova i rapporti con gli elettori.

Sia il Pd sia il Pdl affrontano così le elezioni uniti e divisi ad un tempo. Nel Pdl appare insanabile il conflitto non tanto tra ex iscritti di Forza Italia e iscritti di Alleanza nazionale, ma tra una corrente guidata da Urzì, proveniente da Alleanza nazionale e da Micaela Biancofiore, provenente da Forza Italia, e quella che fa riferimento a Holzmann di lunga militanza in An e prima nel Msi.

Le altre forze politiche "italiane" sono più che mai ridotte ad un esiguo numero di seguaci. Purtroppo, seguendo un ormai antico costume, le forze politiche nazionali vogliono essere comunque presenti in una competizione elettorale che non ha per quasi tutte alcuna prospettiva. Forse qualcuna può sperare nella risorsa dei resti.

Si vedano per esempio l'Italia dei valori che candida l'assessore uscente Cigolla, l'Udc che punta ad un'affermazione dell'assessore comunale Repetto. I superstiti della lista arcobaleno non intendono ripetere un esperimento fallito, i Verdi corrono da soli contando su elettori di tutti i gruppi linguistici, pure il Pdci presenta una sua lista, gli altri tentano la formazione di una lista che comprenda Rifondazione comunista, socialisti e democratici di sinistra. Un caso a sé è la lista della Lega Nord che presenta candidature controcorrente: Elena Artioli e Roland Atz già della Svp e Paolo Bassani già di Forza Italia.

A destra si ripresenta Seppi con Unitalia che spera sempre nel voto di coloro che non hanno accettato Alleanza nazionale e tanto meno sono disposti a votare il Pdl. La campagna elettorale offre al gruppo linguistico italiano una passerella di esponenti politici nazionali di spicco, ma com'è avvenuto anche in tempi migliori, gli organizzatori di queste manifestazioni puntano soprattutto alla risonanza sui media senza avere la garanzia che gli elettori si interessino molto a questo tipo di notizie. Anche in Alto Adige c'è interesse per le elezioni ma poco entusiasmo per le forze politiche. I messaggi dei candidati sono quindi concepiti in modo da rassicurare gli elettori che si è vicini a loro e che si vuole soddisfare i loro interessi cercando di comprendere quali sono le loro maggiori preoccupazioni.

In queste elezioni le destre sudtirolesi sperano in una conferma dei successi già conseguiti nelle elezioni politiche. In comune hanno una forte accentuazione dei temi patriottici. Eva Klotz, soprattutto, chiede l'autodecisione con il motto "für Südtirol ohne Italien". È peraltro ovvio che soltanto un cambiamento radicale potrebbe modificare davvero i rapporti di forza nella provincia. Altri temi sono quelli della crisi economica che colpisce i redditi delle famiglie e quello della migrazione di extracomunitari, ma forte è l'attacco ai gruppi di potere piccoli e grandi che fanno capo alla Svp e che sono diffusi capillarmente nel territorio.

Anche la Svp sa che sta crescendo l'insoddisfazione di parte degli elettori nei confronti dei politici che guadagnano troppo, che spesso sono distanti dai cittadini oppure favoriscono certe famiglie invece di altre. Forse in questo caso un certo logorio del potere c'è.

Alla vigilia delle elezioni il quotidiano Dolomiten nota che raramente si è affrontata una campagna elettorale con una tensione tanto alta. Molti parlano di "Schicksalwahl" di una prova che deve decidere il futuro del sistema politico sudtirolese finora poggiante sulla dominanza di una "Sammelpartei", di un partito di raccolta.

Nell'intervista a questo giornale Durnwalder fa presente che soltanto una forte Svp può contare a Roma e reggere meglio nella difesa dell'autonomia a Bolzano. Per le alleanze del futuro egli si rimette ai risultati delle elezioni. In interventi precedenti Durnwalder ha fatto appello al senso della misura rifiutando i toni populistici della destra. Certamente egli mostra attenzione e preoccupazione per certe forme di estremismo anche neonazista nella gioventù sudtirolese. Sono moderate ed ispirate a uno spirito di comprensione le considerazioni sull'immigrazione di extracomunitari. Il messaggio in generale di Durnwalder è un appello alla continuità per la stabilità e la sicurezza.

Naturalmente è universale l'appello agli elettori ad andare a votare soprattutto perché si ha la percezione di un calo dell'interesse per le consultazioni elettorali.

Si va ad ogni modo alle elezioni del 26 ottobre in un clima molto disteso. Il calo dell'affluenza del 2, 3% rispetto al 2003 non è un segnale di crisi nel rapporto dei cittadini con i partiti, tuttavia il fatto che la flessione sia maggiore nei comuni dove il gruppo linguistico italiano è più forte può far pensare ad errori di impostazione della campagna e nella formazione delle liste da parte dei partiti "italiani". La percentuale di votanti dell'80, 1, pur essendo la più bassa dal 1948, è sicuramente migliore di quella registrata nelle recenti elezioni nel Tirolo del Nord ed in Baviera. I risultati sono invece tali da suscitare molto clamore. Per la prima volta la Svp ottiene meno del 50% dei voti ma conserva la maggioranza dei seggi in Consiglio provinciale.

Come sempre abbiamo fatto, riportiamo i titoli dei giornali locali. Il quotidiano Dolomiten apre con "Blaues Auge für die Svp", l'Alto Adige con "Onda nera, trema la Svp", il Corriere dell'Alto Adige con "L'Svp cede ma resiste, destre al top", Die neue südtiroler Tageszeitung con "Südtirol wählt rechts". Il settimanale FF nella sua copertina annuncia "Das Ende des Monopols".

I risultati sono i seguenti: la Svp con 146, 545 voti ha il 48, 1% (-7, 5% rispetto al 2003) ottiene 18 seggi, 3 in meno rispetto alla precedente legislatura, i Freiheitlichen con il 14, 3% (+ 9, 03% rispetto al 2003) ottengono 5 seggi con un aumento di tre seggi, il Popolo della libertà ha l'8, 3% (-3, 5 rispetto al 2003) con tre seggi, il Partito democratico ha il 6% con due seggi. I Verdi hanno il 5, 8% (-2, 1% rispetto al 2003) con 2 seggi, la Süd-Tiroler Freiheit, per la prima volta alle elezioni, ha il 4, 9 % e due seggi, l'Union für Südtirol ha il 2, 3% con un seggio, La lega Nord ha il 2, 1% con un seggio e Unitalia con l'1, 9% conserva il suo seggio. Più del 1%, ma senza ottenere un seggio, hanno l'Unione di centro, la lista Bürgerbewegung, i Ladins Dolomites e l'Italia dei valori.

Naturalmente i commentatori mettono in evidenza la sconfitta della Svp e la vittoria dei Freiheitlichen. Con accenti più o meno forti. L'articolo di fondo del "Dolomiten" dice già nel titolo che c'è bisogno di un forte cambiamento nella Svp. Il risultato sarebbe stato ancora più catastrofico se gli italiani nei centri cittadini non avessero sostenuto massicciamente Durnwalder e la Svp. È nei paesi infatti che gli elettori hanno voluto punire la maniera di governare della Svp. Non è per la paura degli immigrati che le destre hanno vinto. Pure Arnold Tribus della Neue Südtiroler Tageszeitung sostiene che la Svp, ma anche gli "Arbeitnehmer", la corrente sociale del partito, hanno perso il contatto con la popolazione, in particolare con i giovani, gestendo il potere in maniera arrogante. Egli pensa che anche vecchi elettori del Popolo della libertà abbiano questa volta votato Durnwalder in cerca di garanzie di stabilità, di pace e di benessere.

Il settimanale FF scrive che per la prima volta, dopo le elezioni, non viene messo in copertina Luis Durnwalder. Nel 1993 il titolo era "Mein Sieg", ora la copertina è dei Freiheitlichen.

Più complesso è il discorso di Paolo Campostrini perché cerca di individuare i nodi di una crisi della società altoatesina. Da un lato c'è la corsa al benessere con la paura di perderlo, dall'altro c'è il timore del nuovo per cui si preferisce la chiusura. Ciò soprattutto nella popolazione di lingua tedesca, mentre il gruppo linguistico mostra di essere una comunità che si sta sfaldando nelle fondamenta identitarie, appesantita da un sistema-partiti che crede ancora che Bolzano sia Roma che continua a ragionare dentro logiche da prima Repubblica. Forse c'è bisogno di meno divisioni, di più comunità, di una nuova forma-partito. "Dicono i calcoli - osserva Campostrini - che almeno l'ultimo seggio, il 18°, ottenuto con i resti, la Volkspartei l'abbia strappato grazie al voto italiano nei centri urbani. E Durnwalder, che resta un fenomeno politico senza precedenti nelle democrazie occidentali, affronta l'ultimo mandato con 97. 895 preferenze: meno di 12 mila di cinque anni fa ma tante sono italiane".

Sul Corriere dell'Alto Adige Enrico Franco nota che c'è stato un forte movimento tellurico, non un terremoto. La Svp deve però cambiare, essere più moderna e meno prigioniera delle lobby come devono esserlo i partiti italiani.

Tutti i commentatori sono d'accordo nel sostenere che la Svp non deve cercare di recuperare voti sviluppando temi della destra. È significativa tuttavia la loro scarsa attenzione al messaggio nazional-patriottico che viene da Leitner, dalla Klotz e da Pöder.

Vediamo come reagiscono i partiti a questi risultati. La Svp, la grande sconfitta, si rende conto di avere come punto di forza il voto contadino, anche gli anziani le restano fedeli, ma di avere perso attrattiva nelle nuove generazioni.

In generale si ammette che qualcosa non ha funzionato per cui, come sempre avviene in situazioni come questa, si mette in discussione il segretario Pichler Rolle. Nel direttivo del 3 novembre si decide di affrontare il tema della segretaria ma anche quello della riorganizzazione del partito nel marzo prossimo.

I partiti "italiani" non possono essere soddisfatti, si riaccendono infatti le dispute interne. Nel Pdl sono stati eletti Alessandro Urzì, Micaela Biancofiore e Mauro Minniti. Maurizio Vezzali subentra poi alla Biancofiore che opta per il suo seggio alla Camera dei deputati. Sono ovviamente forti le polemiche sulla perdita di con sensi che viene attribuita alle divisioni e ai contrasti che da tempo lacerano il centrodestra.

Nel partito democratico si affermano Christian Tommasini, il segretario proveniente dai democratici di sinistra, e Barbara Repetto, ispettrice della formazione professionale, funzionaria esperta del fondo sociale europeo. Roberto Bizzo il candidato proveniente dalla Margherita, viene battuto per cinquantanove voti da Barbara Repetto. Egli ritiene di essere stato danneggiato da comportamenti scorretti della concorrente per cui decide di adire le vie legali. Per la prima volta i cattolici italiani non hanno rappresentanti in consiglio provinciale.

Certamente dopo queste elezioni possono cantar vittoria soltanto le destre, in particolare i Freiheitlichen. Delle sinistre si salvano soltanto i Verdi che conservano i loro seggi pur perdendo consensi.

Le operazioni per la formazione della nuova giunta cominciano subito il 9 novembre. Dal Trentino in ritardo, perché le elezioni si sono dovute rinviare al 9 novembre essendo stato accolto dal Consiglio di Stato il ricorso della Lega contro la lista dell'Udc, arriva la notizia del successo pieno di Dellai Si può osservare che, nonostante l'insuccesso della Svp, il quadro regionale non cambia nella sua sostanza e che anche a Bolzano sia pure per un soffio si salva il quadro provinciale. Durnwalder affronta quindi le trattative con il dovuto rispetto per il Pd, il Pdl e la Lega, ma anche con notevole fermezza e determinazione. Il Pdl esce presto di scena anche a causa delle sue divisioni, la Lega insiste perché ritiene che Durnwalder debba qualche riguardo per un partito di governo. Ma, visto che il numero degli assessori viene ridotto a sei, alla fine resta in gioco soltanto il Pd che deve però dimostrare di avere la forza di ottenere assessorati con competenze di peso e garanzie sulla scuola e il bilinguismo. Ci sono impuntature e rinvii che la stampa locale segue con particolare interesse. Tommasini chiede la competenza sull'industria, Durnwalder è disposto ad accontentarlo, ma poi la Parteileitung della Svp si mostra assolutamente contraria. Si arriva tuttavia ad un accordo che assegna al Pd l'informatica, le finanze e il bilancio.

Si arriva in Consiglio provinciale con la prospettiva di contare su una maggioranza di 20 consiglieri. Il clima non è però tanto rassicurante perché anche in seno alla Svp c'è desiderio di cambiamento. Nell'esecutivo, nel "Parteiauschuß", del 12 dicembre la squadra proposta da Durnwalder per la nuova giunta, una riedizione di quella vecchia, ottiene il 75% dei consensi mentre nel 2003 era stata approvata per acclamazione. Ci sono manifestazioni di dissenso per le procedure seguite. Alla vigilia della seduta in consiglio tre consiglieri, Arnold Schuler, Veronika Stirner e Sepp Noggler annunciano che non voteranno per gli assessori. Si fa eccezione per il ladino Mussner. Il consigliere Christian Egartner dichiara che non voterà per i due assessori del Pd.

La Svp corre ai ripari. Già Durnwalder è stato eletto presidente con 21 voti, uno più della maggioranza a disposizione. Noggler non farà mancare il suo voto al venostano Theiner.

Contrariamente però alle aspettative dei "ribelli" gli assessori ottengono 18 voti, uno più del previsto. Si va allora alla caccia del consigliere che ha permesso alla nuova giunta di passare in prima battuta. Si deve escludere Elena Artioli che ha dichiarato di votare contro la giunta in quanto comprende il Pd. Si sospetta il consigliere Mauro Minniti, soprattutto perché viene eletto alla presidenza del Consiglio provinciale in sostituzione di Rarbara Repetto divenuta assessore. Presidente resta invece Steger, nominato all'atto costitutivo del nuovo Consiglio. Naturalmente Minniti respinge qualsiasi ipotesi di voto di scambio rilevando che essendosi autoesclusa la Artioli non restava che un consigliere di lunga esperienza come lui per questa carica. La maggioranza del Pdl reagisce duramente, Minniti viene escluso dal direttivo del partito, da Roma il ministro Frattini chiede le sue dimissioni invitando la Svp ad un atteggiamento responsabile. Tanto rumore per nulla perché formalmente la presidenza è eletta dal Consiglio e non dai partiti e comunque il voto è segreto. Tuttavia si ha ancora una volta la conferma che la Svp vuole scegliere anche chi rappresenta la minoranza. Senza dubbio Minniti, che segue Holzmann, è preferibile ad un consigliere proposto da Urzì. L'esclusione della Artioli scontenta molto la Lega, in particolare il ministro Calderoli.

Il programma di giunta, presentato da Durnwalder, pone l'accento sui problemi connessi con la crisi finanziaria. È significativo che resti prioritario l'obiettivo di salvare il welfare e di provvedere tempestivamente nei casi di bisogno. Lo hardware c'è già, dobbiamo lavorare come si deve per il software, questo è il motto del presidente.

Il suo discorso è moderato anche nel punto delicato della toponomastica e contiene aperture notevoli sulla scuola e sull'integrazione degli immigrati.

Il 30 dicembre Durnwalder firma il decreto che attribuisce le competenze ai singoli assessori. Hans Berger, a Christian Tommasini, a Sabina Kasslatter Mur, a Michl Laimer, a Florian Mussner, a Barbara Repetto, a Richard Theiner e a Thomas Widmann.

In gennaio viene varata la nuova giunta regionale. In prima battuta è presidente Durnwalder, cui a metà legislatura seguirà Dellai, assessori sono Martha Stocker e Florian Mussner della Svp, Margherita Cogo del Pd che deve però cedere il posto dopo due anni e mezzo ad un esponente bolzanino del Pd. Non c'è accordo tra Tommasini e Barbara Repetto a chi spetti di succedere alla Cogo.

Il discorso introduttivo di Durnwalder rivaluta in un certo senso la funzione della Regione in una prospettiva europeista. Trento e Bolzano devono puntare alla realizzazione dell'Euroregione. Con Innsbruck si potrà contare di più a Bruxelles (21 gennaio).

La giunta deve affrontare i problemi connessi con la grave crisi finanziaria in atto.

L'economia della provincia regge abbastanza bene sia per la solidità del sistema bancario sia per la compensazione tra i diversi settori. Aumenta tuttavia il ricorso alla cassa integrazione, in particolare l'industria, ma anche piccole aziende artigiane sono in difficoltà. La Provincia deve intervenire in aprile con una manovra da un miliardo di euro che riguardano le politiche del lavoro, gli investimenti, gli aiuti finanziari e la riduzione delle procedure burocratiche. Ci sono aiuti per le Acciaierie e una misura a sostegno di coloro che hanno perso il lavoro e devono pagare le rate del mutuo-casa e una integrazione dell'assegno mensile per chi è in cassa integrazione per più di tre mesi.

Il complesso molto articolato di questi interventi ottiene un giudizio positivo dalle forze sociali.

Il peso economico della Provincia cresce in misura notevole con la partecipazione del 60% della Sel nella società idroelettrica fondata con la Edison. Il 23 ottobre 2008 viene anche raggiunto un accordo con l'Enel per la rete di distribuzione e per le centrali. Nelle note precedenti si è seguito tutto il percorso di questa acquisizione da parte della Provincia del controllo del settore energetico.

Sono sul tappeto i problemi della scuola. La giunta fa uso delle sue competenze anche nei confronti dei provvedimenti romani, competenze che di fatto e di diritto sono aumentate con l'assunzione della gestione del personale. Con l'assessore Comina, succeduto a Maria Luisa Gnecchi eletta deputato, si accentua il distacco da Roma sottolineato dalle riserve alle riforme del nuovo ministro Maria Stella Gelmini. Dopo le elezioni di ottobre la competenza sulla scuola di lingua italiana spetta a Christian Tommasini. Problema aperto è quello della successione alla sovrintendente Bruna Rauzi al termine della sua lunga carriera che si è svolta in un periodo di grandi cambiamenti per la scuola nella provincia. Il ministro Gelmini non è disposta a controfirmare la nomina di un sovrintendente scelto dalla precedente giunta provinciale. Il candidato proposto da Bolzano è il dirigente scolastico Eccli, per ragioni di principio soprattutto, Roma vuole che si esaminino altri candidati. È ad ogni modo significativo che ormai in sede locale si stia affermando la convinzione che la sovrintendenza sia di fatto un organo provinciale.

Questo orientamento che porta ad un provincializzazione totale della scuola con implicita richiesta di rendere primarie tutte le competenze sulla formazione si manifesta anche nell'abolizione del simbolo della Repubblica italiana sulle pagelle e sui diplomi scolastici. Le proteste di molti, non soltanto dell'opposizione locale italiana, e la reazione del ministero inducono la giunta a porre rimedio a questa omissione.

La legge della riforma Gelmini viene accolta solo in parte dalla Provincia (26 gennaio). In parlamento la Svp si è astenuta.

Il Pd, nella sua campagna elettorale, di ottobre ha insistito con energia sul tema dell'apprendimento della seconda lingua che va sostenuto con l'estensione dell'insegnamento in tedesco di materie non linguistiche nelle scuole italiane.

Il tema viene discusso sia in occasione di una dichiarazione di Mussner intesa a valorizzare la scuola ladina sia per le considerazioni del commissario europeo per il multilinguismo Leonard Orban, nella sua visita in provincia, sul valore del plurilinguismo sostenendo che esso non mette in pericolo l'identità etnica. È naturale che Durnwalder non sia disposto a transigere sulla conservazione dell'attuale ordinamento scolastico provinciale diviso per gruppi linguistici. Non è neppure favorevole a riprodurre in provincia il modello della scuola per figli di funzionari dell'Ue che ha visitato per interessamento dell'assessore Barbara Repetto (Alto Adige 19 giugno).

Intanto molte famiglie di lingua italiana vogliono iscrivere i loro bambini alle scuole materne di lingua tedesca suscitando la reazione delle famiglie di lingua tedesca. Viene così lanciata a Bolzano l'idea di sottoporre i bambini ad un test sulle loro conoscenze linguistiche. Naturalmente ciò suscita reazioni negative da parte del consigliere di Fi Enrico Lillo mentre ottiene il sostegno del vicesindaco Ellecosta e dell'assessore Greti Rottensteiner. Durnwalder esprime la sua contrarietà (Alto Adige, 27 gennaio).

La Svp, dopo le elezioni di ottobre, si avvia a compiere un ripensamento interno con due congressi in marzo ed in aprile con all'ordine del giorno il nuovo statuto il primo e l'elezione del nuovo capo del partito, dell'Obmann, il secondo. Pichler Rolle è stato eletto consigliere con ventiquattro mila preferenze. L'esito negativo delle elezioni non può certamente essere imputato soltanto a lui visto che la Svp è un partito di raccolta e che di decisiva importanza è la leadership di Durnwalder. Tuttavia egli deve mettere a disposizione la sua carica perché i risultati elettorali scuotono gli equilibri interni del partito. Egli si presenta, il 20 marzo, candidato al congresso cercando di essere il punto di riferimento della base al di fuori e al di sopra dei gruppi di potere. C'è però desiderio che molto si cambi, oramai si vogliono primarie, scegliere e votare i candidati da presentare al vaglio del congresso.

Il congresso del 29 marzo per il varo del nuovo statuto del partito mostra che i delegati vogliono proposte forti a costo di incidere sul cursus honorum dei politici in carriera e sul governo dei comuni. Viene così discusso in un clima piuttosto acceso l'art. 31 dello statuto che fissa il limite dei mandati. È approvato il tetto di 15 anni per il mandato di sindaco e quello di 25 anni per i consiglieri provinciali, gli assessori e i parlamentari, ma non per il presidente della giunta provinciale. Lo statuto vuole ad ogni modo favorire la democrazia interna del partito dando più spazio alle donne ed ai giovani e una maggiore articolazione delle liste nei comuni consentendo quelle della "Kleine Edelweiß".

Alla vigilia del congresso del 18 aprile i candidati sono due: Richard Theiner, in netto vantaggio nelle consultazioni nei Bezirke, e Pichler Rolle. Grazie alla mediazione di Brugger, Pichler Rolle rinuncia alla candidatura nell'interesse dell'unità del partito perché ritiene che comunque il confronto avrebbe lasciato tracce negative. Egli ha ad ogni modo la carica di capogruppo in Consiglio provinciale e sarà presente nella Parteileitung (Dolomiten, 11/12/13 aprile).

Richard Theiner viene eletto nel congresso con l'82% dei voti. Suo alleato di punta è Thomas Widmann che assume la carica di vice Obmann con il 55% dei consensi. Martha Stocker (che ha lavorato intensamente per la redazione del nuovo statuto del partito), e Paola Bloc Gasser fanno parte della vicepresidenza. Si può notare che Theiner proviene dagli "Arbeitnehmer" e Widmann rappresenta gli imprenditori. Entrambi fanno parte della giunta provinciale con competenze molto importanti.

C'è la speranza nella Svp che si riesca a riportare concordia all'interno del partito, condizione essenziale per risolvere anche i suoi problemi finanziari.

Il prossimo appuntamento elettorale è vicino: sono le elezioni del consiglio europeo. Altro segnale dell'aria nuova che circola nel partito è la decisione di sottoporre alla base la scelta dei candidati. Il 5 aprile viene candidato Herbert Dorfmann, agronomo sostenuto dal Bauerbund, perché è prevalso nelle primarie cui hanno partecipato 26 mila iscritti su 35 mila.

Dopo la confluenza di An nel Pdl si deve decidere chi guiderà il partito a Bolzano. Secondo le previsioni, i contrasti tra Urzì e Holzmann continuano rendendo impossibile per il momento la nomina di un coordinatore provinciale. Da Roma viene allora attuata una soluzione di compromesso affidando il coordinamento regionale al deputato Maurizio Del Tenno e la funzione vicaria a Pietro Mitolo. Èsubito evidente che la frattura interna non viene sanata da questo provvedimento.

Il Pd deve provvedere alla sostituzione n del segretario Tommasini in seguito alla sua elezione in consiglio provinciale ed alla sua nomina in giunta. Anche in questo partito ci sono contrasti, forse meno gravi di quelli che tormentano il Pdl, ma che comunque mostrano che non si è arrivati ancora a formulare una linea comune, pur restando, ferma l'impostazione rigorosamente autonomistica. Nell'assemblea del 18 aprile prevale il candidato sostenuto dal segretario uscente Antonio Frena, un giovane chirurgo, che si dichiara disponibile a favorire la dialettica interna di partito.

 

L'anno hoferiano

 

Il 2009 è l'anno hoferiano per eccellenza: "Tirolo 1809-2009. La storia incontra il futuro".

Il programma delle rimembranze è molto ricco interessando tutto il territorio di Innsbruck, Bolzano e Trento e puntando al coinvolgimento del maggior numero possibile di persone di ogni età. Si vuole andare oltre il culto degli eroi per confrontarsi costruttivamente con il passato e per individuare le tendenze che sono significative in rapporto con il futuro. Certamente le celebrazioni del 1909, del 1959 e del 1984 hanno fatto prevalere un patriottismo molto spinto che ha portato alla radicalizzazione dei comportamenti. Tanto basta per considerare ad alto rischio l'anno hoferiano. Come nota Campostrini esso può essere l'occasione per rendere più aperta la politica e anche la convivenza, ma "se lasceremo Hofer solo nelle mani degli Schützen o della macchina celebrativa provinciale sarà stato un anno passato inutilmente". (Alto Adige, 4 gennaio).

Purtroppo come si è visto nel 2008 siamo in una fase in cui prevalgono orientamenti di destra con venature di etnocentrismo al di qua e al di là del Brennero. Già nel periodo elettorale, in autunno, gli Schützen danno segnali della loro voglia di protagonismo.

Osserva Florian Kronbichler che la leadership ideologica è tutta degli Schützen e delle forze politiche di loro riferimento (Corriere dell'Alto Adige, 4 gennaio).

Quest'anno il Trentino partecipa attivamente alle celebrazioni hoferiane con lo sviluppo degli Schützen che vengono anche finanziati pubblicamente e con l'approvazione del vescovo. Si vuole recuperare una certa trentinità dell'eroe con il corredo di notizie della sua vita.

A Castel Tirolo si dà il via alle celebrazioni il 21 febbraio con la partecipazione di Durnwalder, Dellai e Günther Platter. Si presentano in pubblico vestiti alla tirolese, in divisa si direbbe, per esaltare il Tirolo la cui unità va ricostituita. Forse mai finora c'è stata una così decisa conversione all'idea dell'Euregio di cui si afferma la comune radice nella storia.

Gli Schützen impostano la loro campagna da un lato con marce in corteo, dall'altro con la richiesta di portare la corona di spine, la "Dornenkrone ", nel grande corteo di settembre a Innsbruck. Per dare un contenuto più attuale alle manifestazioni essi chiedono l'eliminazione dei monumenti costruiti durante il periodo fascista, i "relitti" che esaltano la vittoria dell'Italia nella prima guerra mondiale, i suoi soldati, gli alpini, i suoi caduti, Mussolini e le opere del suo regime. La Svp cerca di rispondere alle iniziative patriottiche degli Schützen con moderazione. Certamente, soltanto considerandolo un documento storico che va spiegato, si può salvare, magari in un museo, l'alto rilievo di notevole qualità artistica di Piffarader (si veda il saggio di Mathias Frei su Il Cristallo, anno XLVII, n. 1) sulla facciata dell'edificio degli uffici finanziari, più complesso è il discorso sul monumento della vittoria di Bolzano per il quale si è già provveduto a spiegare con apposite tabelle il suo significato.

I cortei degli Schützen provocano forti reazioni al punto da richiedere a Brunico l'intervento del questore in occasione della marcia contro il monumento all'alpino. Indubbiamente essi hanno una caratterizzazione pesante con una forte carica intimidatoria.

Si vedano le cronache della stampa locale che inquadrano già, descrivendo la manifestazione dell'8 novembre, che cosa ci si può attendere nell'anno patriottico. La Svp e tutte le forze della destra sudtirolese sono presenti in piazza Walther al raduno di oltre tremila Schützen.

La marcia al rullo dei tamburi e il bagliore delle fiaccole con cartelli inneggianti alla secessione tocca piazza Vittoria, passando davanti al monumento per arrivare in piazza tribunale. Piccoli gruppi italiani protestano, ma le forze dell'ordine vigilano a perfezione.

Andreas Khol, responsabile dell'organizzazione della grande sfilata del 20 settembre 2009 a Innsbruck è d'accordo con gli Schützen quando condanna la sopravvivenza di "relitti" del fascismo, tuttavia egli si propone una festa di pacificazione ed ha riserve sull'intenzione di portare in corteo la corona di spine.

Gli Schützen sudtirolesi usano proprio questo tema per caratterizzare, come condizione necessaria, la loro partecipazione alla sfilata.

Come già Gargitter nel 1984, il nuovo vescovo Golser che succede al vescovo Egger scomparso poco dopo il soggiorno del Papa a Bressanone il 16 agosto, ammonisce con fermezza a non usare simboli religiosi nella lotta politica. Egli concelebra la ricorrenza del Sacro Cuore con i vescovi di Innsbruck di Salisburgo e di Trento. Al giornale Alto Adige, in un'intervista, egli precisa "ci vuole realismo: non possiamo proprio dire che siamo incoronati di spine. Certo ci sono state ingiustizie e va analizzata insieme la storia del periodo fascista, ma il Sacro Cuore e la Croce sono simboli universali. Il primo è simbolo dell'amore e il secondo della donazione fino alla morte. Va rispettata la separazione tra sfera religiosa e sociale" (21 giugno).

Ci si avvia alla festa del 25 aprile con l'intenzione, a livello nazionale, di superare le divisioni che l'hanno caratterizzata negli anni passati. Ma qui in Alto Adige questa data è per i sudtirolesi più patriottici infausta perché viene collegata alla conferma dell'appartenenza all'Italia del Südtirol. Gli Schützen hanno scelto questa data per marcia e raduno a Brunico contro il monumento all'alpino. La questura impone limitazioni al corteo ed alla cerimonia. Le reazioni a questo provvedimento (sollecitato all'unanimità dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica presso il Commissariato del governo) sono forti: il consigliere Sven Knoll, in una trasmissione di Sender Bozen parla di metodi fascisti. L'on Zeller interroga il ministero.

La manifestazione si svolge senza incidenti, le prescrizioni sono rispettate.

Ma rischia addirittura la crisi il comune di Bolzano per il rifiuto del vicesindaco della Svp Ellecosta (diversamente dal suo predecessore Pichler Rolle) di partecipare alla manifestazione per la celebrazione del 25 aprile. Per giorni la stampa dedicherà molto spazio a quello che può essere definito il caso Ellecosta.

La Svp non aderisce con entusiasmo a questa celebrazione, il 30 aprile a Merano al ricordo del massacro di italiani, che nel '45 inneggiavano alla liberazione, non è presente.

Le dichiarazioni di Ellecosta sono troppo spinte, ad un punto tale che deve intervenire lo stesso partito, ha affermato infatti che "I nazisti sono stati criminali, ma dal settembre 1943 qui tornò la cultura tedesca perseguitata dai fascisti" (Alto Adige, 27 aprile). Il 29 aprile egli precisa il senso delle sue parole e dice di essere stato frainteso.

Gli Schützen e le destre sudtirolesi, incoraggiate anche dai risultati nelle elezioni di alcuni comuni, continuano a premere sul pedale del patriottismo. Nell'assemblea del 3 maggio a Bolzano il comandante Paul Bacher dice che "ora più che mai è il momento di chiedere l'autodeterminazione".

Il 6 maggio il Consiglio provinciale approva un documento della Südtiroler Freiheit per la grazia agli "Aktivisten" (ex terroristi) sudtirolesi con il voto favorevole non soltanto della Svp, ma anche di Barbara Repetto. Ciò naturalmente suscita reazioni fortemente negative nel Pd.

In generale il clima è propizio ad interventi forti anche del ministro Frattini e dell'on. Biancofiore. Naturalmente molti sono gli interventi che vogliono una convivenza pacifica. Interviene anche il Corriere della Sera con un editoriale di Ernesto Galli Della Loggia che sottolinea il peso politico della crescita della destra la cui presenza "pone ormai in maniera ineludibile il problema della coerenza e della capacità politica della maggioranza moderata della Svp, della sua tenuta". La verità è "che i moderati della Svp e Durnwalder non hanno il coraggio, che invece ebbe a suo tempo Magnago, di impegnare una battaglia politica a fondo contro la destra. La quale per la sua propaganda si fa forte proprio di ciò che sono diventati da tempo: un'oligarchia politica soddisfatta, abituata a vivere di rendita con tutti i limiti e i vizi di un potere senza ricambio. Un'oligarchia che quando si sente minacciata sa solo chiedere aiuto agli altri invece di cercare di correre ai ripari da sola" (8 maggio).

Interviene, con intenti di pacificazione, anche il ministro Maroni. Arriva a Bolzano il 21 maggio e apre un tavolo della convivenza ripromettendosi di tornare al più presto.

Intanto i motivi di scontro non mancano: è la volta dei segnavia dei sentieri di montagna che, curati dall'Alpenverein, saranno quasi solo in tedesco.

Le elezioni europee del 6 giugno e il referendum su tre quesiti riguardanti la legge elettorale sono l'occasione per una verifica soprattutto delle preferenze degli elettori sudtirolesi e dell'orientamento in generale nei confronti di proposte che accentuano le prospettive del bipolarismo negli schieramenti politici. Non sono presenti le liste della destra sudtirolese, candidati sudtirolesi alternativi rispetto alla Svp si trovano nella lista "Sinistra e libertà" che comprende i Verdi, in quella dell'"Italia dei valori" e in quella della Lega.

La Svp, che ha preparato bene la candidatura di Herbert Dorfmann che deve succedere a Michl Ebner, ottiene un successo discreto superando il risultato del 2004. Il suo candidato riceve più di 83 mila voti, ma diminuisce fortemente la percentuale dei votanti che raggiunge soltanto il 62, 9 % in calo rispetto al 72 % del 2004. Si può dire che l'elettorato sudtirolese ha rafforzato la Svp, ma che chi non era d'accordo non è andato a votare oppure ha premiato candidati alternativi come Kusstatscher e Renate Holzeisen di "Sinistra e libertà", come Georg Schedereit dell'Idv o come Robert Janek della Lega che pur non essendo eletti possono essere soddisfatti dal numero delle preferenze.

Gli elettori italiani hanno fatto crescere in percentuale il Popolo della libertà rispetto alle elezioni provinciali più del Partito democratico, ma hanno anche votato per l'Idv, Sinistra democratica e la Lega. Notevole è il successo personale di Micaela Biancofiore del Popolo della libertà.

I titoli dei giornali locali mettono in evidenza la ripresa della Svp. , il quotidiano Dolomiten scrive che la Svp vince con Dorfmann, l'Alto Adige che torna la Svp, il Corriere dell'Alto Adige che l'Svp risale.

Ormai il mondo politico locale pensa alle elezioni comunali del 2010 che influiranno sugli orientamenti in generale, dando indicazioni di decisiva importanza per il futuro della provincia stessa.

Il referendum non ha successo: vota soltanto il 12%, in questo caso l'astensionismo è espressione di volontà politica, non di pigrizia o di disinteresse.