IL CRISTALLO, 2009 LI 1 [stampa]

LA FORZA DELLA PAROLA

Una riflessione attuale sul racconto Die verlorene Ehre der Katharina Blum1 di Heinrich Böll, sul suo contesto storico-culturale e sulla sua attualità.

di MIRCO MAGNANI

"Über die Gewalt von Schlagzeilen ist noch zu wenig bekannt
und wohin die Gewalt von Schlagzeilen führen kann,
darüber wissen wir nur wenig."2
(Böll 1992b:266)

1. Introduzione


Il recente film Der Baader-Meinhof Komplex3 sulla storia della RAF4 del regista tedesco Uli Edel, tratto dall'omonimo libro di Stefan Aust del 1985, ha riacceso l'interesse dell'opinione pubblica, anche italiana, riguardo ai drammatici eventi che negli anni Settanta scossero profondamente la Repubblica Federale Tedesca. Tali drammatici eventi vanno ricondotti al clima di grande tensione socio-politica dovuto sia agli effetti della contestazioni studentesca, sia al panico generale provocato dagli attacchi dei terroristi.

In questo ambito va ricordato il racconto di Heinrich Böll Die verlorene Ehre der Katharina Blum del 1974, il quale ben tematizza alcuni degli avvenimenti storici, politici e sociali del periodo.

Nonostante siano trascorsi oltre trent'anni da allora, stupisce l'attualità di alcune problematiche emerse nel secondo dopoguerra, riprese dalla contestazione studentesca del 1968 e sviscerate nei lavori di Heinrich Böll dei primi anni Settanta: tra queste senza dubbio quelle riguardanti l'uso, proprio ed improprio, dei mezzi di comunicazione di massa e le forme di violenza potenzialmente intrinseche al linguaggio mediatico.

Scopo di questo scritto non è quello di addentrarsi in questioni spiccatamente politiche, bensì sottolineare la modernità dell'opera di Heinrich Böll, scrittore tedesco fortemente impegnato, nonché straordinariamente legato alle vicende del suo tempo, ed auspicarne una pronta rilettura.


2. Heinrich Böll, l'impegno politico e il contesto tedesco


Böll fu sempre scrittore impegnato, nonché un attento osservatore e censore dei propri tempi. Nell'immediato secondo dopoguerra contribuì alla rinascita della letteratura tedesca in qualità di esponente della Trümmerliteratur5. Negli anni Cinquanta e Sessanta descrisse prima il periodo della ricostruzione postbellica con le sue contraddizioni, per poi criticare il deutsche Wirtschaftswunder6, il consumismo imperante e le ipocrisie della società tedesca. In seguito partecipò attivamente ai dibattiti sessantotteschi schierandosi spesso a fianco degli studenti, con i quali condivise l'adesione ai movimenti pacifisti, il rifiuto dei valori della Leistungsgesellschaft7 e la negazione dei miti della società capitalistica.

Nel corso dei sofferti, e per più versi drammatici, anni Settanta si schierò a sostegno del partito socialdemocratico, ed in particolare dell'azione politica di Willy Brandt, e intervenne frequentemente in questioni legate all'uso corretto della comunicazione di massa all'interno della moderna società democratica.

Sicuramente, la gestione dell'informazione fu uno dei temi fondamentali della contestazione Sessantottina: Böll non fu il solo protagonista, molti scrittori ed intellettuali tedeschi si impegnarono personalmente (tra gli altri Günter Grass, Siegfried Lenz, Martin Walser, e Jean Amery). In questo contesto i mass-media, considerata la grande influenza sull'opinione pubblica e quindi anche la grande importanza a livello politico, furono oggetto di feroce discussione. In particolare si discusse molto riguardo l'utilizzo dei mass-media, il quale doveva in principio essere corretto, ovvero neutrale ed oggettivo, e non invece, come purtroppo spesso avveniva, fazioso. Si ammonì riguardo i pericoli legati all'impiego scorretto dell'informazione di massa ed in particolare si cominciò, sensibilizzati specialmente dalle argomentazioni studentesche, a preoccuparsi di un nuovo potere ed allo stesso tempo pericolo: quello della concentrazione dell'informazione.

Nella Repubblica Federale Tedesca degli anni Sessanta e Settanta la situazione era decisamente particolare in questo senso: basti considerare che il gruppo editoriale facente capo ad Axel Springer controllava qualcosa come il 40% delle vendite di giornali e riviste condizionando, o per meglio dire, pilotando in direzione conservatrice una buona fetta dell'opinione pubblica. Suoi cavalli di battaglia erano quotidiani come Bild-Zeitung e Welt e settimanali quali Bild am Sonntag e Welt am Sonntag, i quali si contraddistinguevano per la grande popolarità, ma anche per la bassa qualità dell'informazione. Di conseguenza uno dei principali obiettivi sia della contestazione studentesca, sia degli intellettuali, fu proprio il trust giornalistico di Axel Springer, già da tempo sinonimo di conservatorismo, nonché acerrimo nemico dell'APO8.

Naturalmente Böll non esitò ad attaccare quelle che lui riteneva forme distorte di informazione di massa. Non tutta l'editoria fu obiettivo della sua ira, bensì solo quella che faceva uso indiscriminato sia del linguaggio, sia della sua funzione sociale, come ad esempio il giornalismo scandalistico e di sensazione, spesso incarnato dal quotidiano Bild-Zeitung o dal settimanale Bild am Sonntag. Così facendo, denunciò gli abusi di potere perpetrati dai media, tutelò i cittadini comuni dall'informazione tendenziosa e non corrispondenti alla realtà dei fatti e, soprattutto, si schierò a fianco di chi, vittima delle manipolazioni mediatiche, veniva screditato senza giusto motivo.

Heinrich Böll fu scrittore in primis, ma anche personaggio pubblico che non si rassegnò ad una vita in disparte, magari ad inseguire l'arte fine a sé stessa. Fu uomo pronto a sensibilizzare l'opinione pubblica, a intervenire nelle discussioni, a denunciare soprusi, ingiustizie, discriminazioni ed eventuali cali di democrazia all'interno della Bundesrepublik. Più volte affermò che l'essere discusso è l'unico stato possibile per uno scrittore (Böll 1985:75) e che non poteva fare a meno del piccolo vantaggio che il suo mestiere gli conferiva e cioè del potere esprimersi pubblicamente (Böll 1985:145).

Il famoso germanista Ladislao Mittner lo definì la coscienza del secondo dopoguerra tedesco (Mittner 1991:1604) ed in questo senso va recepita gran parte della sua opera: Böll impersona il modello di scrittore tedesco caratterizzato da un fortissimo impegno sociale in nome della funzione didattica e politica della letteratura.


3. Il background del racconto Die verlorene Ehre der Katharina Blum


Durante il 1968 in Böll, fedele ai suoi principi secondo i quali appunto l'assenteismo dell'artista, inteso come disimpegno politico, è la peggior cosa (Böll 1973b:4), avvenne una radicalizzazione, non solo etica, ma anche politica. Come già menzionato, solidarizzò con gli esponenti della sinistra giustificandone le scelte, condividendone gli ideali e aderendo al boicottaggio della stampa Springer mediante scritti ed interventi pubblici.

Il suo impegno fu a volte frainteso e alcuni esponenti conservatori videro in lui addirittura un pericoloso complice dei terroristi dell'estrema sinistra. A questo punto è necessario puntualizzare che, per quanto radicale, Böll non confuse mai democrazia e violenza, anzi sempre condannò quest'ultima ed in particolare le imprese compiute della RAF.

Böll si pronunciò pubblicamente contro l'operato della stampa appartenente al colosso Springer in numerose occasioni ed altrettanto numerose furono le polemiche da lui innescate. Fra tutte le polemiche condotte, l'articolo intitolato Will Ulrike Meinhof Gnade oder freies Geleit9 (Böll 1974:222-9) apparso il 10 gennaio 1972 sull'autorevole settimanale Der Spiegel rappresenta senza ombra di dubbio l'apice della lotta condotta da Böll contro l'informazione di cattiva qualità. Grande fu la sua risonanza e grandi furono le ripercussioni che esso ebbe sul suo autore.

Lo spunto fu offerto da un articolo pubblicato il 23 dicembre 1971 dalla Bild-Zeitung ed intitolato Baader-Meinhof Bande mordet weiter10 nel quale si attribuiva alla Baader Meinhof Gruppe una rapina in banca avvenuta a Kaiserslautern con relativo omicidio in base a delle semplici supposizioni. Tutto ciò rappresentava per Böll un vero e proprio abuso di potere al quale non si poteva permettere di passare inosservato.

Secondo Böll infatti, già da tempo la stampa Springer svolgeva un'azione sobillatrice consistente in una sensibilizzazione eccessiva dell'opinione pubblica riguardo al problema del terrorismo, problema che, sempre secondo Böll, veniva volutamente sopravvalutato allo scopo di fomentare il clima di isteria generale già vigente nella Bundesrepublik e pilotare così in direzione conservatrice le decisione politiche dei lettori. Non va dimenticato che il cosiddetto Radikalenerlaß (legislazione d'emergenza mirante ad escludere da impieghi statali qualsiasi sorta di estremisti politici) era stato da poco varato suscitando grandi polemiche nell'opinione pubblica e che Böll era indignato per come il colosso Springer tendesse a giustificarlo.

Lo scrittore di Colonia non moderò certo il suo attacco, definendo il titolo della Bild-Zeitung un invito alla giustizia sommaria, una menzogna consistente in una vera e propria istigazione di stampo fascista alla violenza. Soprattutto si scandalizzò per il fatto che milioni di persone venissero giornalmente informati con notizie non solo non corrispondenti alla realtà dei fatti, ma addirittura sfacciatamente tendenziose, per la violenza intrinseca a questo operare ed al linguaggio per esso utilizzato. Del resto Böll, così come tutto il movimento Sessantottino, era molto sensibile alle forme di violenza latenti nella comunicazione di massa ed in particolar modo a quelle ricollegabili all'uso scorretto e demagogico della lingua.

Il concetto di violenza, verbale e non, è sicuramente molto ampio e di difficile definizione, ma già nel 1959 Böll affermava chiaramente che chi si serve pubblicamente delle parole deve prestare grande attenzione poiché (sue parole testuali) mette in movimento mondi interi e nel piccolo spazio compreso tra due righe si può ammassare talmente tanta dinamite da fare saltare per aria questi mondi (Böll 1959). Per questo motivo condannò gli abusi commessi dalla stampa Springer ed in particolar modo il giornalismo di sensazione che, anche al fine di aumentare le vendite, faceva leva su elementi quali crimine, violenza e sesso.

Per Böll parlare di violenza non significava solamente riferirsi a bombe, pistole, manganelli e sassi, ma si poteva anche fare riferimento ad altre forme, per esempio all'operare di alcuni trust giornalistici, i quali pur lavorando alla luce del sole possono allo stesso modo essere nocivi per la democrazia (Böll 1972b). In particolare Böll si espresse pubblicamente in questi termini in due occasioni, ci riferiamo proprio all'appena citato discorso che tenne al congresso della SPD di Dortmund nel 1972 intitolato Gewalten, die auf der Bank liegen11 ed allo scritto, sempre del 1972, Die Würde der Menschen ist unantastbar12 (Böll 1972a) accusando così senza mezzi termini la stampa scandalistica facente capo ad Axel Springer di operare del terrorismo giornalistico ed ammonendo di fronte al pericolo rappresentato dalla concentrazione dell'informazione, ovvero dei grandi gruppi editoriali che grazie al loro potere influenzano l'opinione dei lettori. Questo pilotare i giudizi dei lettori, anche attraverso l'uso di sottili manipolazioni delle notizie pubblicate, rappresenta sicuramente una velata forma di violenza, una violenza per così dire strutturale, che secondo Böll caratterizzava il normale vivere quotidiano della Repubblica Federale Tedesca.

Böll, affermando che gli editori regnavano incontrastati in virtù del loro potere (Böll 1972a), sottolineò l'involuzione del ruolo originario della stampa: inizialmente era suo compito informare e evidenziare i soprusi dei potenti al fine di proteggere gli interessi dei cittadini. La situazione era ora invece capovolta: una nuova autorità (la stampa) effettuava cattiva informazione esercitando violenza, ed il cittadino, spesso non in grado di rielaborare autonomamente le informazioni e non dotato dei necessari strumenti di difesa, si ritrovava inerme di fronte ed essa, dato che lo stato non lo tutelava a sufficienza.


4. Il racconto Die verlorene Ehre der Katharina Blum


4.1 La trama

L'irreprensibile e prüde segretaria Katharina Blum incontra ad un ballo di carnevale Ludwig Götten, reo di piccoli crimini ma al momento ancora sospetto terrorista. Trascorre la notte con lui e l'indomani, non del tutto consapevole della situazione, ne facilita la fuga dalla polizia. Katharina viene brutalmente interrogata dalla polizia con la quale collabora solo parzialmente.

Nel frattempo, la stampa scandalistica, impersonata dalla ZEITUNG e dallo spietato giornalista Werner Tötges, violando ripetutamente la privacy di Katharina Blum e manipolando le informazioni raccolte, ne fa prima una complice dei terroristi, poi una vera e propria estremista di sinistra.

A questo punto tutta la vita di Katharina Blum viene sconvolta: riceve minacce e offese, i suoi conoscenti vengono emarginati, il suo onore personale viene definitivamente compromesso. La polizia e lo stato non la tutelano attivamente.

Dapprima disperata, poi lucida nel suo isolamento, Katharina Blum si vendica uccidendo il giornalista Werner Tötges, da lei individuato con responsabile dell'accaduto, e si costituisce alla polizia.


4.2 Le tematiche


4.2.1 Il motivo scatenante

Il cattivo giornalismo è in grado di distruggere intere esistenze a prescindere dalla veridicità delle notizie pubblicate: fu proprio questa la molla che spinse Heinrich Böll alla pubblicazione nel 1974 del racconto Die verlorene Ehre der Katharina Blum, da lui definito Pamphlet dall'intento smaccatamente polemico e satirico. Egli affermò di essersi ispirato al "caso Brückner",13 ma in realtà già da tempo era sensibile al tema della denuncia-diffamazione di persone attraverso i mass-media (Böll 1979:568).

Così facendo, Böll, fedele al ruolo di scrittore che si confronta criticamente con il sistema in cui vive, apportò il proprio contributo a livello narrativo a tutta una serie di studi sociologici che, a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, analizzavano fenomeni come la comunicazione di massa, la concentrazione dell'informazione e gli effetti della violenza verbale.


4.2.2 Il problema della violenza verbale e della violenza strutturale

L'argomento principe di Die verlorene Ehre der Katharina Blum è costituito dalle problematiche della violenza verbale dei mass-media (in special modo della stampa), della violenza strutturale insita nel nostro sistema e dalle sue conseguenze. Il racconto porta il sottotitolo Wie Gewalt entstehen und wohin sie führen kann14, il quale rivela chiaramente il fine didattico dell'opera: rivelare come a volte la violenza fisica fondi i propri presupposti, nonché la propria origine, in altre forme di violenza precedenti che purtroppo non solo passano inosservate, ma rimangono impunite. Come anche per Bertolt Brecht, era importante per Böll chiarire come e perché un avvenimento accade e non solo quale contenuto esso abbia.

Ma a che cosa si riferiva Böll esattamente parlando della violenza strutturale?

Con struttura nel nostro caso intendiamo l'insieme organizzato di tutti quei fattori ed elementi che noi definiamo civili e che caratterizzano, nonché compongono, la nostra società. Citiamo per esempio: mezzi di comunicazione, istituzioni, consuetudini, rapporti sociali consolidati di qualsiasi tipo. Naturalmente a Böll interessavano soprattutto la comunicazione ed i rapporti sociali e umani.

Cosa si intende invece per violenza? Generalmente affermeremo che la violenza coincide con qualsiasi azione offensiva in grado di produrre un effetto sulla controparte. Spesso si tende a far coincidere la violenza solo con azioni materiali, ovvero solo con ciò che produce degli effetti fisici, visibili e quantificabili. Proprio su questo punto Böll costruisce le proprie riflessioni, in quanto convinto che la violenza, per essere tale, non debba necessariamente avere un effetto materiale, bensì possa essere semplicemente latente, non visibile, non palpabile, ma nonostante questo avvertibile e perciò registrabile dallo scrittore.

La violenza strutturale consiste perciò in tutti quei rapporti contenuti nel sistema in cui viviamo in grado di determinare un effetto offensivo, quindi non solo sangue e botte, ma anche parole, relazioni e atteggiamenti. Essa è la vera protagonista del racconto Die verlorene Ehre der Katharina Blum attraverso il quale Böll ci offre uno spaccato della società tedesca degli anni Settanta, società caratterizzata da numerosi elementi violenti, primo tra tutti, sempre a detta di Böll, l'operato della cosiddetta Boulervardpresse15 ed in particolar modo quella della Bild-Zeitung con la quale, come sappiamo, polemizzava già da tempo.


4.2.3 L'attacco a Bild-Zeitung e alla Boulervardpresse

Qualora vi fossero dei dubbi nel mettere in connessione la ZEITUNG del racconto con l'attività che la Bild-Zeitung esplica nella realtà è sufficiente prendere in considerazione l'ironica e spregiudicata avvertenza posta all'inizio dell'opera per confutarli e chiarire una volta per tutte il suo obiettivo:


"Personen und Handlungen sind frei erfunden. Sollten sich bei der Schilderung gewisser journalistischer Praktiken Ähnlichkeiten mit den Praktiken der "Bild"- Zeitung ergeben haben, so sind diese Ähnlichkeiten weder beabsichtigt noch zufällig, sondern unvermeidlich"16 (Böll 1992:9).


La vicenda di Katharina Blum si ispira alla terribile esperienza vissuta dal professor Brückner e presenta molti elementi con essa in comune: giornalisti disposti a tutto pur di ottenere un sensazionale scoop, distruzione psicologica delle vittime, distruzione della loro vita privata, terrorismo operato ai loro danni da lettori acritici che accettano passivamente tutto ciò che leggono e soprattutto diffamazione gratuita operata dalla Boulervardpresse in seguito alla pubblicazione di notizie infondate ed non attinenti al caso. La vita di una persona viene completamente ed irrimediabilmente distrutta nel giro di pochi giorni da vere e proprie calunnie nell'intento di fornire "materiale di consumo" a scopo di lucro ad un pubblico sempre più assetato di sensazione e sempre più indifferente ai problemi altrui. Ed il tutto avviene senza la tutela dello stato per il singolo cittadino17.

Böll tenne a puntualizzare che tutto ciò non si addiceva ad una società che si ritiene civile e che il tutto avveniva in un sistema come quello tedesco che si riteneva molto evoluto e maturo, mentre invece non lo era affatto, dato che fenomeni come lettere e minacce anonime, pregiudizi, discriminazioni a sfondo sessuale ed insensibilità per il prossimo erano diffusi, nonché addirittura fomentati dalla stampa di sensazione. Che ne è di quelle povere persone che sono state oggetto delle attenzioni della Boulevardpresse quando non costituiscono più elemento di interesse mediatico? Quali conseguenze ha avuto la violenza alla quale sono state sottoposte? A Böll stava a cuore l'altra faccia della medaglia: la vicenda umana delle vittime e su questa volle focalizzare l'attenzione dei lettori.

Egli giudicò molto negativa anche la commercializzazione dell'informazione presente nella società occidentale: laddove i giornali "producono" notizie come fossero beni di consumo e le leggi di mercato imperano non si può sperare di godere di indipendenza. Capitale e strategie di vendita dominano sul buon senso determinando uno calo di qualità che, data l'alta tiratura della Boulevardpresse, influisce poi sia sull'intero tessuto sociale, sia sulla coscienza collettiva.


4.2.5 Il linguaggio della Boulervardpresse e la sua parodia

Nella finzione del racconto la lingua della ZEITUNG impersona perfettamente tutte le qualità negative della Boulevardpresse.

Per tutto il racconto Böll non fece altro che parodiare le pratiche della Bild-Zeitung sottolineando l'alto tasso di violenza racchiuso nella lingua quotidianamente da lei utilizzata e consumata dai suoi lettori. Essa risulta essere sfacciatamente unilaterale, piatta, caratterizzata da sintassi elementare, esagerazioni, moralizzazioni spicciole ed espressioni alla moda; titoli a caratteri cubitali e grandi fotografie le fanno da supporto. Sua intenzione primaria è quella di attirare l'attenzione dei lettori tramite notizie eclatanti quali sesso, crimine, guerra al fine di vendere più copie possibili. Per raggiungere questo scopo si serve di una terminologia fortemente radicata nella quotidianità e nella realtà dell'Umgangsprache.18

Böll, maestro dell'osservazione delle abitudini linguistiche tedesche, offrì una perfetta mimesi delle strategie verbali della stampa scandalistica, tanta fu la sua abilità nel selezionare espressioni che sono luoghi comuni di un'intera epoca e che al tempo stesso risultano geniali nella loro semplicità, in quanto straordinariamente espressive e rivelatrici. Offrendo al lettore un campione di quello che era il tipico linguaggio della Boulervardpresse egli prese il coltello dalla parte del manico rivoltandole contro le sue stesse armi; l'effetto si rivela smascherante nella sua ricchezza di significati e spunti di riflessione. Basti pensare ai riferimenti al comunismo, all'opera dei sindacati, alla spersonalizzazione subita da Katharina Blum, ma soprattutto diviene necessario riflettere sulla violenza intrinseca a questo stesso linguaggio.

Espressioni dirette e radicali colpiscono il lettore, lo stordiscono; domande sibilline che contengono di per sé già una risposta vengono poste al fine di rafforzare le azzardate ipotesi; il lettore viene aizzato contro colpevoli solo presunti; conclusioni avventate vengono spacciate per verità inattaccabili. La violenza contenuta nel linguaggio si trasmette ai lettori, i quali ne rendono possibile la sussistenza divenendo così suoi portavoce, ovvero complici, e causandone indirettamente la proliferazione.

Proprio come scritto nell'opera di Günther Wallraff Der Aufmacher è la stampa scandalistica che determina i parametri sia della lingua che degli argomenti caratterizzanti la vita dei lettori, i quali affascinati dal potere di questa oscura amica ne osservano le direttive senza porsi nessun tipo di interrogativo (Wallraff 1980:63). Non solo tutto ciò che è scritto viene considerato una verità inattaccabile, ma pure la forma verbale viene presa come modello da imitare. In questo modo l'aggressività verbale della stampa si introduce all'interno del linguaggio quotidiano determinandone il decadimento. Basti pensare al contenuto delle lettere anonime ricevute da Katharina Blum ed alla terminologia utilizzata dal tassista nel dialogo con l'avvocato Blorna per avere un quadro perfetto della situazione. Volgarità e violenza intrinseca la fanno da padrone. Intenzione di Böll era sottolineare il decadimento della lingua anche a livello intellettuale: vediamo infatti che anche i personaggi colti e rispettabili fanno spesso ricorso ad espressioni non ortodosse quali turpiloqui, impurità linguistiche e ripetizioni.

Böll denunciò quindi l'involuzione del linguaggio a tutti i livelli e ammonì il lettore riguardo questo pericolo. Incredibilmente, questo suo desiderio di descrivere la quotidianità in tutti i suoi aspetti fu travisato da parte di alcuni critici, i quali gli imputarono l'incapacità di scrivere correttamente, mentre invece la sua opera era il risultato di un notevole sforzo imitativo del linguaggio quotidiano.

Allo stesso tempo Böll mostrò quanta aggressività, ignoranza e pregiudizio si celava nel linguaggio di una società che veniva definita dai suoi esponenti pluralistica e tollerante mentre invece risultava essere tutt'altro, se osservata alla luce del sospetto vigente nei confronti degli intellettuali, degli outsiders, dei diversi e del suo recondito desiderio di usufruire di una energica tutela, anche laddove non necessario, da parte delle autorità precostituite.


4.2.6 L'escalation della violenza

In alcuni casi la violenza contenuta nelle parole può anche subire delle trasformazioni e divenire violenza fisica vera e propria: tutta la vicenda di Katharina Blum si focalizza su questo problema. Katharina incassa tutti i colpi arrecatole dalla ZEITUNG silenziosamente e, senza avere la possibilità di difendersi efficacemente, perde gradualmente fiducia nelle istituzioni. Nonostante cerchi di annullare in sé stessa le violenze verbali subite, le quali comportano tra l'altro la distruzione della propria reputazione e di quella dei suoi famigliari, la vediamo cedere gradualmente alla potenza dei mass-media che la sovrastano. La solidarietà dei pochi conoscenti non è sufficiente ad impedire il suo tracollo psicologico che la porta prima a abbandonarsi all'isteria, poi a cedere alla lucida logica della vendetta portando così a termine il circolo vizioso dell'Eskalation der Gewalt.19 La violenza verbale viene subita, incamerata, rielaborata per essere poi espulsa ed esorcizzata sotto forma di violenza fisica, ovvero con l'omicidio del giornalista Werner Tötges, diretto responsabile della campagna diffamatoria perpetrata ai danni di Katharina Blum.

Il fenomeno sottolineato da Böll è presente più che mai al giorno d'oggi: possiamo del resto facilmente riscontrare quanto la violenza strutturale, e quindi anche quella verbale, influisca sul generale aumento di violenza fisica che caratterizza la contemporaneità.


5. Conclusione


Come vediamo la violenza verbale rappresenta un'insidia sia dei mezzi di informazione di massa, sia della comunicazione più circoscritta, e proprio per questo la lingua va utilizzata con cautela e coscienza; questo è il messaggio, ancora di grande attualità, del racconto Die verlorene Ehre der Katharina Blum. Le poche parole contenute in un titolo di un giornale, una volta consegnate alla massa, possono screditare per sempre chi ne viene colpito. Occorre riflettere su tutto ciò al fine di evitare di fare della lingua, strumento comunicativo per eccellenza, un'arma micidiale dal raggio d'azione sconfinato. A oltre trent'anni dalla prima pubblicazione di Die verlorene Ehre der Katharina Blum va sottolineato il fatto che Böll aveva visto giusto: la sua preoccupazione era infatti fondata. Possiamo constatare di persona, quanto sia importante controllare l'opinione pubblica per ottenere successo politico, quanto sia pericolosa la concentrazione editoriale dell'informazione, quanto potenziale di violenza sia potenzialmente intrinseco alla lingua e quanto sia facile attirare l'attenzione della massa attraverso la demagogia e l'uso indiscriminato del linguaggio. Un linguaggio che, proprio come da Böll previsto, si rivela sempre più fonte di violenza strutturale specialmente nell'ambito mediatico, contribuendo alla decadenza della comunicazione, all'aumento dell'indifferenza generale e provocando l'aggravarsi di fenomeni quali l'alienazione, l'intolleranza e la disumanizzazione dei rapporti interpersonali. È fondamentale per ogni democrazia disporre di mezzi di informazione di massa di qualità, sia dal punto di vista contenutistico, sia dal punto di vista linguistico.

La forza della parola, malgrado spesso sottovalutata, si rivela grandissima, così pure il suo intrinseco potenziale di violenza, per questo motivo valeva la pena soffermarsi sull'argomento data l'inconsapevolezza di molti cittadini. Da grande idealista qual era Böll credeva del resto moltissimo alla funzione educatrice e politica della letteratura (Böll 1973b) ed in questa direzione puntava buona parte del suo scrupoloso lavoro.

L'avvertimento bölliano non è stato ancora recepito completamente; il suo appello alla riflessione, allo sviluppo della capacità critica del singolo individuo in nome di una utopica maturazione sociale collettiva è forse andato parzialmente disperso, ma sicuramente rimane la grande attualità del suo impegno e della sua opera. In ciò risiede uno dei suoi grandi meriti: cioè nella capacità di individuare le problematiche di maggior importanza del suo, ma anche del nostro, tempo al fine di offrire ai lettori straordinari motivi di riflessione e confronto con la realtà nella quale essi vivono. Proprio perciò se ne auspica un'attenta rilettura.



BIBLIOGRAFIA


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Wallraff G., 1980, Der Aufmacher, KW, Köln.


NOTE


1 "L'onore perduto di Katharina Blum". Tutte le traduzione sono state effettuate dall'autore del presente articolo.

2 "Riguardo la violenza dei titoli di giornale ancor troppo poco è conosciuto e laddove possa condurre la violenza dei titoli di giornale, a questo riguardo sappiamo ben poco".

3 "La Banda Baader-Meinhof ".

4 Rote-Armee-Fraktion. Per molti versi corrispondenti alle Brigate Rosse italiane. Inizialmente nota anche come Baader-Meinhof Gruppe (Banda Baader-Meinhof. Dal nome dei due membri storici Andreas Baader e Ulrike Meinhof).

5 "Letteratura delle macerie".

6 "Miracolo economico tedesco".

7 "Società dell'efficienza".

8 "Außerparlamentarische Opposition"

9 Letteralmente: "Vuole Ulrike Meinhof la grazia o un salvacondotto?".

10 "La Banda Baader-Meinhof continua a uccidere".

11 "Violenze depositate in banca".

12 "La dignità dell'uomo è intoccabile".

13 Peter Brückner, professore di psicologia di Hannover, fu sospeso dal proprio incarico e pesantemente diffamato dalla stampa scandalistica per avere ospitato per una notte la vecchia conoscente Ulrike Meinhof.

14 "Come la violenza può sorgere e dove può condurre".

15 "Stampa scandalistica".

16 "Personaggi e fatti sono stati inventati liberamente. Qualora nella descrizione di certe pratiche giornalistiche si dovessero riscontrare delle somiglianza con le pratiche del giornale "Bild", queste somiglianze non sono né volontarie, né casuali, bensì semplicemente inevitabili.".

17 Negli anni Settanta tedeschi, in un clima di generale isteria dovuto anche agli attacchi terroristici delle RAF, sembrava che le autorità tollerassero l'uso irresponsabile del linguaggio effettuato da parte della Boulervardpresse senza curarsi delle ripercussioni che esso poteva avere sui singoli individui.

18 "Lingua corrente", "Linguaggio popolare".

19 "Escalation della violenza".