IL CRISTALLO, 2009 LI 2-3 [stampa]

LA GLOBALE INCERTEZZA

di CLAUDIO NOLET

Forse la seconda parte del 2009 sarà ricordata come una stagione di grande incertezza. Sembra che si stia uscendo dalla grande crisi finanziaria, ma nello stesso tempo si temono le sue conseguenze sull'economia produttiva e sui consumi. I governi dell'Unione europea cercano con provvedimenti misurati di frenare il tasso di disoccupazione, di intervenire nelle situazioni più gravi e di sostenere i settori produttivi in maggior difficoltà come quello dell'automobile. In effetti il sistema economico regge sia pure registrando perdite, chiusure d'esercizio e calo dei redditi di molte famiglie. Si direbbe che si stia frenando la tendenza alla crisi, ma lasciando aperto, indeterminato addirittura, il discorso sulle prospettive sociali ed economiche.

L'Italia e la provincia di Bolzano si adeguano alle necessità del momento, subendo decisioni che derivano dai comportamenti degli altri stati e delle altre regioni, adattandole alle condizioni particolari locali.

Al centro dell'attenzione è naturalmente il presidente degli Usa Barak Obama: da lui si attendono indicazioni sulla rotta da seguire, soprattutto per quanto riguarda i rapporti internazionali che sono strettamente connessi con la crisi finanziaria. È sempre grave la situazione del Medio Oriente, c'è da definire il rapporto degli Usa con la Russia, ma oramai dominante è il ruolo della Cina. Si spera in una svolta della politica estera americana rispetto all'era di Bush, si vuole cioè che si creino le condizioni per una soluzione pacifica dei problemi politici, economici e sociali.

Si direbbe che la grave crisi finanziaria stia rendendo più attuale che mai una visione globale in tutti i campi: veramente nella seconda parte dell'anno gli incontri tra gli stati acquistano un'importanza crescente non soltanto per concertare le linee di politica economica nei confronti della crisi, ma per il Medio Oriente - purtroppo il terrorismo degli estremisti islamici arriva a incrinare la sicurezza di tutti- e per la difesa dell'ambiente. La decisione di Obama di affrontare il complesso tema del riscaldamento della terra e dell'inquinamento atmosferico, non solo negli Usa, ma a livello internazionale confrontandosi con la Cina, dà molta forza alle tendenze ecologiste.

A Mosca Obama e Medvedev firmano un accordo sulla riduzione degli armamenti strategici. Paolo Valentino (Corriere della Sera del 7 luglio) nota "il no di Mosca al radar e agli intercettori da installare in Polonia e Repubblica Ceca rimane. Ma ora anche il Cremlino riconosce la minaccia comune, rappresentata dalla proliferazione dei missili balistici, leggi Corea del Nord e Iran. E accetta di cooperare nella ricerca delle giuste riposte".

Il vertice del G8 ha luogo nella città terremotata de L'Aquila sottolineando la capacità di ripresa dell'Abruzzo. Si affrontano i problemi dell'economia ma anche quelli dell'ambiente. C'è un accordo tra i Grandi sui gas serra. Cina e India si mostrano interessate pur non sottoscrivendo il documento. Così ci si avvia al negoziato vero e proprio previsto a Copenaghen.

Di particolare importanza è il summit Usa-Cina a Washington del 27 luglio che allarga la collaborazione fra i due paesi dopo l'apertura di Bush nel 2006 alla politica e alla sicurezza.

Obama partecipa al forum per la cooperazione Asia-Pacifico (Apec) dove viene discusso anche il tema dell'ambiente in vista del vertice Onu sull'argomento a Copenaghen in dicembre. La Cina, ma gli stessi Usa non sono pronti per grandi decisioni, si dovrà concordare una soluzione di compromesso, con l'intesa politicamente vincolante a proseguire nella ricerca di un accordo globale sul cambiamento climatico. A Copenaghen infatti si hanno grandi dimostrazioni anche violente di ambientalisti ma si giunge soltanto a firmare un impegno non vincolante a contenere il riscaldamento globale. Si nota che il ruolo dell'Europa è ormai di seconda fila rispetto al G2 cino-americano, pur riconoscendo che il 1° dicembre entra in vigore l'accordo di Lisbona che raddoppia le competenze del Parlamento e rinnova i vertici aprendo una nuova fase nella storia dell'Ue.

Nonostante i molti segnali di grande delusione resta il fatto che ormai il tema dell'ambiente s'impone globalmente avviando un confronto che sarà molto difficile e complesso, dagli esiti molto incerti. Si dice che bisogna cambiare stile di vita, è sicuro che molto vada governato insieme andando ben oltre le divisioni che ancora permangono e che sono la pesante eredità dell'altro ieri, un'eredità con cui è difficile fare i conti come si può vedere dalle celebrazioni per il ventennale della caduta del muro di Berlino. Stranamente non si rileva che con la fine della guerra fredda, con la sconfitta dell'Urss, è iniziata una fase storica del tutto nuova di cui siamo partecipi con la sensazione di inoltrarci in un territorio inesplorato, ma senza la determinazione a rivedere criticamente le nostre esperienze che non possono essere trasmesse sic et simpliciter alle nuove generazioni.

Il nostro Paese e la nostra provincia sono di necessità coinvolti in queste grandi vicende. Il tema dell'ambiente è di grande attualità mentre permane l'urgenza di far fronte agli sviluppi della crisi finanziaria.

Per il governo Berlusconi sono mesi di durissimo confronto con le opposizioni. L'estate si chiude con i feroci attacchi al Cavaliere colto in flagrante in vicende erotiche, colpito nel cuore stesso della sua famiglia dalla richiesta di separazione della moglie Veronica Lario. Restano ancora sul tappeto le controverse vicende giudiziarie di Berlusconi che sono alla radice del conflitto aspro tra governo e magistratura. Sembra che si stia mettendo in discussione la stessa compatibilità di Berlusconi con le sue funzioni di Presidente del Consiglio, preparando così il terreno per una soluzione di ricambio adatta a una situazione di emergenza.

Berlusconi non riesce a varare provvedimenti legislativi che gli consentano un sia pur provvisoria immunità, di qui la durezza dei suoi giudizi anche nei confronti della Corte costituzionale, i rapporti ai limiti della rottura con il Presidente della Repubblica. D'altra parte il maggior partito di opposizione, il Partito democratico, è impegnato nella formazione dei suoi organi dirigenti e nella scelta del suo leader.

Non è dall'opposizione che può venire una spinta efficace al superamento dei limiti di uno scontro che si concentra nell'attacco alla persona di Berlusconi (per Di Pietro è pressoché il diavolo), proponendo una valida e largamente condivisa alternativa.

Il Pd è diretto da Bersani che ha la meglio su Franceschini. C'è la defezione di Rutelli che dà vita ad una nuova formazione politica, i contrasti interni sono ancora forti soprattutto perché nella prossima primavera ci saranno le elezioni regionali, tuttavia il partito resta un perno fondamentale per il sistema bipolare che ancora prevale sul piano della costituzione materiale. E il nuovo segretario è ben consapevole che bisogna costruire una valida forza di governo capace di battere Berlusconi, non limitandosi a mettere in scena furori polemici.

D'altra parte il Presidente della Repubblica, notando la pericolosità degli eccessi polemici, invita le forze politiche a cercare intese sulle questioni fondamentali anche istituzionali.

Quando sul finire dell'anno Berlusconi in una manifestazione di piazza è colpito al volto da un souvenir lanciato violentemente da un uomo eccitato oltre misura, si comprende che si è passato il segno in polemiche che arrivano alla demonizzazione dell'avversario.

Berlusconi giocherà allora la carta del partito dell'amore.

Va detto che il Pdl riesce a reggere gli scossoni di tanta tempesta grazie anche all'appoggio della Lega che ottiene il varo di provvedimenti che riguardano il federalismo, la sicurezza e quindi la difesa dall'immigrazione clandestina con misure che sono giudicate anche da sedi autorevoli internazionali in contrasto con i principi elementari di umanità. Gli sbarchi dei clandestini sono drasticamente limitati d'intesa con la Libia. La Lega vuole però anche il riconoscimento della sua forza nel Nord nelle prossime elezioni regionali. Ciò però limita il ruolo della parte proveniente da An.

Non a caso Fini, dalla sua cattedra di presidente della Camera dei deputati, ripetutamente si dissocia da certe esasperazioni della polemica contro la magistratura e dalla crudezza dei leghisti nei confronti degli immigrati, come difende il ruolo del Parlamento contro il ricorso ai voti fiducia. Certamente Fini chiede anche più democrazia all'interno del Pdl.

Il bipolarismo ha naturalmente al suo interno e all'esterno i suoi contraddittori.

L'Udc di Casini è quello più forte in Parlamento, ma ci sono anche le formazioni escluse nelle ultime elezioni. Nelle Regioni si nota una tendenza alla frammentazione che si avverte anche nella Province di Trento e di Bolzano. Più di un opinion maker denuncia la mancanza di una vera coesione interna nei partiti e nelle forze politiche in generale, non solo, ritiene che la classe politica sia mediocre anche perché manca un'adeguata selezione. In altri termini si fa strada quella sfiducia nel sistema politico che avviò la prima repubblica alla sua crisi mortale.

Eppure il Paese (come affermerà il presidente della Repubblica nel messaggio di Capodanno) reagisce bene alla crisi economica in atto, c'è voglia di fare, di rispondere alle sfide del momento, anche le famiglie mostrano una certa saggezza nei comportamenti. Forse la stessa politica prudente di Tremonti gode di una certa fiducia perché lascia ampio margine alle scelte individuali che a volte sono migliori di quelle imposte dall'alto. Tuttavia le prospettive sono incerte, soprattutto perché non si sa con precisione quali saranno i riflessi della crisi finanziaria sull'apparato produttivo e quindi sull'occupazione.

La provincia di Bolzano, pur essendo immersa in una situazione che non rispetta le autonomie, difende con risultati soddisfacenti, come quella di Trento, il suo assetto socioeconomico, favorita anche dalla politica del governo che, non soltanto per l'apporto della Lega, tende a regolare le questioni finanziarie con l'assegnazione di ulteriori competenze a Trento e a Bolzano.

Il presidente Durnwalder, nell'incontro di metà agosto con la stampa a Falzes, appare quindi piuttosto fiducioso nelle risorse dell'autonomia e incline a un certo pragmatismo che è in contrasto con certi eccessi patriottici, in particolare degli Schützen, dell'anno hoferiano. Mostra anche una particolare attenzione verso i problemi dell'insegnamento della seconda lingua arrivando addirittura a ipotizzare l'istituzione di sezioni di lingua tedesca negli istituti italiani non previste dallo statuto.

Si va comunque alla grande manifestazione di settembre in un clima non privo di tensioni.

Proprio nel mese di agosto, nel pieno della stagione turistica, si apre la questione dei segnavia che l'Alpenverein installa progressivamente in tutti i sentieri con indicazioni solamente monolingui.

L'opera è il frutto del lavoro preparatorio compiuto negli ultimi anni per il recupero della toponomastica minore. Protestano i turisti italiani, si muove il Cai. La Sinistra democratica denuncia l'amministrazione provinciale per non aver fatto rispettare lo statuto per quanto riguarda la toponomastica. Secondo Durnwalder la denominazione italiana vale soltanto per località non per tratti dell'ambiente naturale. Luca Fazzi nota però (Alto Adige 25 agosto) che è importante il rispetto del principio della toponomastica bilingue "perché l'identità delle persone si costruisce in base alla lingua, ai riferimenti dell'infanzia, anche ai nomi dei luoghi e delle cose……………Con buona pace di chi pensa il contrario, i nomi dei luoghi sono elementi distintivi per l'identità delle persone in un mondo dove convivono identità diverse il rispetto reciproco è dato anche dalla tutela degli spazi identitari delle persone". In realtà si sta attuando il progetto di una distinzione netta tra microtoponomastica e macrotoponomastica che equivale ad una riconquista del territorio a partire dalle sue radici, rovesciando la logica delle carte militari italiane funzionali alla conquista del territorio. Come nota Luca Fazzi la segnaletica dei sentieri comporta anche rifermenti monolingui alla macrotoponomastica.

A contrastare questi indirizzi giunge però la cerimonia del 25 agosto ad Auronzo, ai piedi delle tre cime di Lavaredo, per il riconoscimento delle Dolomiti come patrimonio dell'umanità. Significativa la presenza del Presidente della Repubblica Napolitano che dice "Qui dove c'erano le frontiere oggi troviamo l'apertura all'Europa e un 'Italia unita". La storia si è incaricata con i suoi paradossi di legare questi monti così caratteristici e pieni di fascino al nome di un grande scienziato francese Dolomieu vissuto nei tempi tragici della rivoluzione francese e di Napoleone. Può anche sembrare singolare che la testata del "Tagblatt der Südtiroler" richiami monti che interessano regioni diverse, ci sono stati però tempi molto difficili per la stampa di lingua tedesca nella provincia di Bolzano durante il fascismo e l'Alpenvorland. Ad ogni modo la denominazione è legata alla mineralogia e alla geologia, non a radici etniche.

L'anno hoferiano giunge al suo culmine nella grande festa patriottica del 20 settembre a Innsbruck. Nella nota precedente si è avuto modo di seguire le vicende della fase preparatoria. Per gli Schützen sudtirolesi, è importante riuscire ad avere un ruolo di protagonisti nella festa. La corona di spine è stata il tema su cui far leva per costringere gli organizzatori a dare molto rilievo alla storia del Südtirol che attende ancora un pieno riscatto. Naturalmente non si vuole da parte tirolese e austriaca forzare il significato della festa che deve valorizzare il Tirolo, ma non toccare temi annessionistici.

A fatica si giunge a una soluzione di compromesso: in un concorso risulta vincente la proposta dell'artista sudtirolese Margit Klammer di decorare con rose rosse la corona. Si vuole a un tempo ricordare un passato doloroso e guardare al futuro, senza però pretendere rivalse, perché c'è l'Unione europea che rende leggeri i confini e c'è la prospettiva della formazione di una Regione europea che potrebbe ricostituire l'antica unità del Tirolo.

Gli Schützen sfileranno anche con striscioni inneggianti al Los von Rom, riceveranno molti applausi, ma tutto è previsto per evitare incidenti.

Siamo in una fase politica in cui è opportuno accennare più che affermare, compiere gesti compatibili con la sovranità dell'Italia, pur riducendola progressivamente, mentre deve essere sottolineato il ruolo dell'Austria come protettrice dei diritti dei sudtirolesi.

Il Trentino con Dellai e le compagnie degli Schützen partecipa a titolo pieno alla festa. Il quotidiano l'Adige ha il seguente titolo di apertura: "L'evento: trecento i tiratori trentini per omaggiare Andreas Hofer: Il "los von Rom" non rovina la festa. Sfila l'orgoglio degli Schützen. In 26 mila a Innsbruck per un futuro più "tirolese"."

Ma c'è anche la rappresentanza ampezzana ad esprimere il desiderio di fare parte della futura regione. Il capitano del Tirolo afferma che l'Euroregione del Tirolo ha superato i confini. L'Europa riunisce il Tirolo storico. Naturalmente, come nota nel suo articolo di fondo Alois Vahrner (Tiroler Tageszeitung 21 settembre), per realizzare finalmente l'Euroregione ci vogliono progetti concreti, altrimenti si resta al politichese.

Senza dubbio il grande corteo è pieno di entusiasmo, in 100 mila festeggiano il Tirolo. La grande sfilata si svolge per ore davanti al palco delle autorità con il presidente della repubblica in primo piano.

Davanti ad una manifestazione così clamorosamente riuscita riesce difficile citare quella di Merano e in Passiria organizzata dagli ecosociali il 19 settembre, poco rilevante è certo l'iniziativa di informazione del Pdl. Alcuni politici italiani importanti dell'area governativa locale (non il vicepresidente della Giunta Tommasini) vanno a Innsbruck, anche il sindaco Spagnolli che però ha partecipato anche al "contro-corteo" degli ecosociali. Su questa partecipazione Maurizio Dellago ha parole piuttosto amare (Alto Adige, 21 settembre): "Salta però all'occhio come la sparuta componente altoatesina di lingua italiana sia stata relegata lontano da presidenti e governatori. Non la si è voluta valorizzare, schiacciata fra Innsbruck, "Südtirol" e Trento. Certo, si è trattato di una festa tedesca, meglio tirolese. Poco europea, visto che gli italiani, quelli di Bolzano, praticamente non c'erano". Il Corriere dell'Alto Adige, pur mettendo in evidenza la soddisfazione dell'Obmann della Svp Theiner per lo svolgimento pacifico della dimostrazione, riporta le dichiarazioni polemiche di Urzì, dell'Udc e della Sinistra democratica che rileva che si sta rilanciando l'idea di un'euregio sostanzialmente pantirolese in un'Europa di piccole patrie. (22 settembre).

L'anno hoferiano si chiude di fatto con questa radiosa giornata di Innsbruck. Il trend patriottico si prolunga però con il sostegno da parte della Svp alla proposta di inserire nella costituzione austriaca l'impegno dell'Austria a tutelare e garantire i diritti dei sudtirolesi. La lettera al governo di Vienna, a Hermann Gahr, presidente della sottocommissione per il Südtirol del Parlamento austriaco di Durnwalder e Theiner non è certamente gradita al ministro Frattini che per tramite dell'ambasciatore Massimo Spinelli ha sostenuto che l'Alto Adige è una questione interna italiana. Durnwalder si esprime con toni misurati precisando che non ha dubbi sull'impegno dell'Austria nei confronti dei sudtirolesi indipendentemente dall'ancoraggio della tutela nella costituzione, gli sembra però indubbio che la questione altoatesina non sia soltanto affare interno dell'Italia.

Gli onorevoli Brugger e Zeller avanzano la proposta che ai sudtirolesi che discendono in linea diretta dall'Austria sia concessa anche la cittadinanza austriaca non diversamente da come fa l'Italia nei confronti delle minoranze italiane del'Istria e della Dalmazia. L'on. Bressa plaude a questa iniziativa. (Dolomiten, 18 dicembre)

È tuttavia chiaro che alla Svp interessi molto di più l'acquisizione di nuove competenze, realisticamente Durnwalder ritiene ancora valido il disegno strategico dell'autonomia dinamica, da preferire comunque alla richiesta dell'autodeterminazione. In questo disegno è compresa anche la questione della toponomastica che in questi mesi riguarda i segnavia dell'Alpenverein, su cui si fatica a trovare una soluzione soddisfacente. È piuttosto grave, per l'immagine del governo l'incidente provocato dalla cancellazione del regio decreto del 1923, del cosiddetto decreto Tolomei, con l'accoglimento della proposta di emendamento di Zeller e di Brugger. La reazione dell'on. Biancofiore provoca il rapido recupero del decreto per timore che venga rafforzata la politica della Svp sui nomi. Lo statuto di autonomia può sì essere una valida difesa della toponomastica italiana come ci si può richiamare all'Accordo di Parigi, ma è però ancora in sospeso la decisione del gruppo di lingua tedesca sui toponimi prevista dallo statuto. Il parlamentare della Svp, sostenuto dall'Obmann Theiner, intende ottenere il ricorso alla Corte costituzionale e alla corte europea dei diritti dell'uomo. È scandaloso, egli dice, che nel 2009 un governo democratico difenda ancora delle norme fasciste. (Dolomiten 16 dicembre). È peraltro vero che il decreto come il D. M del 10. 07 1940 non sono stati finora mai messi in discussione e che il R. D fu preceduto dalla commissione istituita dal governo Giolitti per fissare i criteri per la scelta dei toponimi nei territori annessi. Il prontuario di Tolomei fu già allora preso in esame.

I rapporti con il governo sono come sempre complessi. La questione del patentino è trattata nella commissione dei sei dopo i rilievi da parte europea.

Sembra difficile raggiungere un accordo sulla nomina del nuovo sovrintendente, ma la designazione, sostenuta dal Pd, non è difesa ad oltranza. Con l'approvazione del ministero è nominata Nicoletta Minnei.

Il ministro Maroni, con l'iniziativa del suo "tavolo" vuole essere un segno della disponibilità a seguire attentamente i problemi della provincia con fini di pacificazione.

 

La Svp celebra il 22 novembre a Merano il quarantennale dell'approvazione del "pacchetto" da parte della Landesversammlung straordinaria, dopo un duro confronto tra Silvius Magnago e Peter Brugger con un esito di stretta misura: vuole essere la conferma della bontà di una politica fondata sull'autonomia.

In effetti il federalismo fiscale, la grande innovazione del nostro Paese, corona degnamente la politica del "pacchetto". Durnwalder molto soddisfatto per l'intesa raggiunta, assieme a Lorenzo Dellai, a Milano il 30 novembre con Giulio Tremonti e Roberto Calderoli sulla finanza e sulla corte dei conti. In futuro le due province otterranno nove decimi mentre rinunceranno alla parte variabile da trattare annualmente. Inoltre il governo s'impegna ad assegnare 300 milioni di euro per le competenze delegate (scuola, strade statali). In questo modo il bilancio provinciale potrà attestarsi sui cinque miliardi. Ci saranno nuove competenze che dovranno essere definite dalle commissioni paritetiche (poste, Rai per le minoranze). È importante anche che sia la Provincia stessa a effettuare sui controlli sugli enti locali come i comuni, l'università o la Camera di commercio.

Bolzano può decidere sull'Irap, l'Ici e le addizionali. Certamente ci sono anche rinunce da fare, ma come dice Dellai: "Dopo la firma di questo accordo siamo meno ricchi, ma anche più autonomi" (Alto Adige, 1 dicembre). Osserva Isabella Bossi Fedrigotti: "Ci si aspettava una guerra all'ultimo sangue e invece, pur facendo la dovuta tara alle dichiarazioni compiaciute di entrambe le parti, l'accordo è arrivato, per quanto se ne sa, in maniera che si può definire pacifica". (Corriere dell'Alto Adige, 1 dicembre). Si è addirittura giunti a concordare misure di riguardo per i comuni confinanti del Veneto.

Alla vigilia di Natale si apre l'ufficio dell'Euroregione presso l'Eurac. In ottobre a Mezzocorona si sono incontrati i tre consigli di Innsbruck, Bolzano e Trento.

Avvenimento di decisiva importanza è senza dubbio la firma dell'accordo sulle centrali idroelettriche da parte dell'Enel e dalla Sel Durnwalder ha definito questa una giornata storica, la conferma dell'accordo preliminare del 23 ottobre del 2008.

È la conseguenza anche della competenza acquisita dalla Provincia grazie all'appoggio dei comunisti Mario Nesi e Armando Cossutta, del postcomunista Pier Luigi Bersani. Allora il voto della Svp era decisivo per il governo, ma per la sinistra era anche importante sottrarre al capitale privato la produzione dell'energia.

L'avvenimento è importante, ma subito si scatena il confronto tra comuni e Provincia. Sembra quasi che i sudtirolesi non si rendano conto della portata della competenza in sé sull'energia. Una centrale (Mühlbach- Rio Molino) viene acquisita però da un privato, Hellmuth Frasnelli. (FF, 26 novembre, titolo di copertina: Der Kampf um die Energie).

Per Durnwalder è importante che l'energia sia della Provincia, tuttavia, entro certi limiti, con opportuni accordi, si potrà coinvolgere sia i comuni sia l'azionariato popolare.

Un segnale della debolezza del centrosinistra altoatesino in questo problema è dato però anche dalla grave crisi che travaglia la dirigenza all'Azienda energetica con il caso Avolio, il suo presidente, accusato di scorrettezze amministrative per cui gli stessi sindaci di Bolzano e di Merano chiedono le sue dimissioni anche dal consiglio di amministrazione.

Il contrasto tra comuni e Provincia rivela peraltro che tra i sudtirolesi soprattutto si sta diffondendo una certa insofferenza per le forme in cui si perpetua l'egemonia della Svp anche in periferia e nei piccoli centri. Ne è una prova il referendum del 25 ottobre promosso dall'Union für Südtirol di Pöder e dal Comitato per la democrazia diretta di Stephan Lausch e dal comitato per la difesa della natura e dell'ambiente. Pöder fa la proposta più drastica per l'introduzione della democrazia diretta, più moderata è quella di Stephan Lausch, due quesiti riguardano l'edilizia agevolata, per cui si chiedono graduatorie che assicurino la precedenza alla popolazione locale e la regolamentazione della licenza di costruzione delle seconde case, un quesito riguarda il traffico aereo e quindi l'aeroporto di Bolzano. Il referendum in tutti i cinque quesiti è chiaramente animato da uno spirito polemico nei confronti della Svp. Durnwalder consulta giuristi qualificati per verificare se i quesiti sono legittimi. I professori Obexer e Toniatti avanzano dubbi e riserve in proposito. La commissione incaricata di vagliare i referendum li dichiara legittimi. Durnwalder annuncia pubblicamente che non parteciperà al voto. Nella Svp non tutti sono d'accordo con lui. Peterlini si batte perché sia raggiunto il quorum del 40%. A Bolzano arriva addirittura Beppe Grillo a sostenere la partecipazione al voto.

Il confronto elettorale si concentra così sulla partecipazione o meno al referendum.

Certamente la richiesta di democrazia diretta di Pöder sostenuta con lo slogan "oggi il referendum, domani l'autodecisione" mette in allarme il gruppo linguistico italiano.

Reinhold Messner avverte gli italiani: "Non portare voti alle destre tedesche" (Alto Adige, 22 ottobre). Cuno Tarfusser e Paolo Renner sono invece favorevoli. In realtà una certa forma di democrazia diretta, meglio regolamentata da quella proposta, è chiesta da molti.

 

Il 26 ottobre la partecipazione è stata del 38%, una percentuale abbastanza alta che ha visto prevalere il sì intorno all'80%. Ma di particolare significato è il risultato dei centri cittadini in cui è forte la presenza italiana: a Bolzano ha votato poco più del 24 %, soltanto il quesito sull'aeroporto ha raggiunto il 25% pieno. La stampa afferma che è stata decisiva l'astensione degli italiani. Durnwalder ringrazia gli italiani scrivono i due quotidiani di lingua italiana. Il giornale Dolomiten intitola l'articolo dedicato alle interviste a Toni Visentini, a Mauro Randi e a Pietro Mitolo " Meglio la Svp delle destre tedesche".

Naturalmente un po' tutti devono riconoscere che è stato dato un segnale su cui riflettere.

I comuni sono meno arrendevoli di un tempo nei confronti della Giunta provinciale non soltanto nelle consultazioni elettorali e nei referendum. In effetti molte situazioni socioeconomiche stanno cambiando rendendo necessari aggiornamenti della politica provinciale. Ci si sta però avviando alle elezioni di maggio che rendono più impellente la discussione tra le opposizione della destra sudtirolese e la Svp.

Come nell'ormai lontano 1974, quando prevalse la scure di Alfons Benedikter, il rinnovo del piano urbanistico e la formulazione, secondo il nuovo indirizzo del Comune dai tempi dell'assessore Bassetti prematuramente scomparso, del "masterplan" contenente gli orientamenti di fondo dello sviluppo della città, in un certo senso del suo destino, vede gli alleati di giunta divisi nettamente. Sembra che con la realizzazione dei due nuovi quartieri oltre via Resia (chiesta già nel 1974) la Svp abbia esaurito la sua disponibilità ad assecondare lo sviluppo della città, quella disponibilità che ha reso relativamente agevole l'approvazione del piano urbanistico precedente. Soltanto l'evidente necessità di destinare aree all'edilizia residenziale convince la Svp a sottoscrivere un accordo che consente la distribuzione di circa 1100 alloggi in via Druso, ai Piani, nella zona artigianale di via Druso, in via Maso della Pieve e nel complesso Casanova nel quale vengono ridotti spazi destinati a commercio e a terziario. Si tratta evidentemente di una soluzione di ripiego mentre resta del tutto aperta la discussione sul masterplan. Probabilmente è, indispensabile procedere con molta prudenza se non si vuole ripetere l'esperienza di un conflitto aperto come quello del 1974. quando la Democrazia Cristiana era ancora forte e poteva reggere crisi anche di grandi proporzioni.

La giunta è debole: la Svp è preoccupata dal confronto con le destre sudtirolesi. I Freiheitlichen si presenteranno alle prossime elezioni comunali. Forse non è possibile ripetere l'impegno diretto della Svp a sostenere già in prima battuta il sindaco Spagnolli. D'altra parte tra gli alleati italiani stessi, nel Pd, ci sono tendenze divergenti che potrebbero portare a scegliere la via delle primarie per la candidatura a sindaco. In particolare il Pd, pur essendo giunto attraverso il congresso a confermare segretario Frena, soffre per le inquietudini interne di gruppi di militanti. Si spiega così che Spagnolli decida di rompere gli indugi e dichiari la sua non disponibilità a ricandidarsi sfidando tutte le forze di giunta.

Nel centrodestra la situazione è altrettanto difficile. Il gusto della frammentazione mette in evidenza la Lega Nord. Nel Pdl il conflitto interno tra la Biancofiore, Urzì da una parte e di Holzmann e Minniti dall'altra si aggrava di giorno in giorno senza che ci sia però un vero chiarimento politico. Il moderatismo di Holzmann dovrebbe consentire al Pdl di giungere a un'intesa con la Svp, ma dalla Svp non vengono segnali precisi in questo senso.

Pertanto si può concludere che per il momento i partiti italiani sono più che mai deboli nei confronti della Svp che, pur tallonata dalle destre, è ancora in grado di decidere sul futuro sindaco di Bolzano.