IL CRISTALLO, 2009 LI 2-3 [stampa]

CARLOS RUIZ ZAFON, El Principe de la Niebla, Barcelona, Editorial Planeta.

recensione di EUGEN GALASSO

Questo "principe della nebbia" è stata l'opera prima di Zafòn, scrittore tra i più letti e apprezzati al mondo, cosa che a uno scrittore spagnolo, dopo Sastre e Arrabal succede non troppo spesso, nonostante la Spagna vanti autori eccelsi (Manuel Rivas, per chi scrive ma non solo, è tra questi) e assolutamente "formidabili", in qualche modo unici, in un panorama europeo letterariamente non proprio esaltante, nell'ultimo decennio, specie dopo la malattia e la morte recente dello scrittore inglese James Ballard. Da quell'opera, che ha avuto la sua prima edizione nel 1993, quando l'autore aveva 26-27 anni, sono passati più di tre lustri ma anche molte edizioni (ora siamo alla 14-esima), Zalfòn ha scritto tante altre opere di rilievo assoluto- ricordo, solo per fare il nome di un titolo, "La Sombra del Viento" (l'Ombra del vento), ma se si legge oggi, "El Principe de la Niebla" è opera notevolissima e di attualità assoluta, sempre ammesso che un "classico" (ormai lo è in pieno, ogni opera anche abbastanza recente, riconosciuta da tutti, lettori e critici, lo diventa) debba sforzarsi d'essere attuale, in quanto è leggibile anche senza riferimenti attuali. Qui, comunque, sullo sfondo della guerra (la seconda guerra mondiale), per cui la famiglia Carver, con il padre Maximilian, orologiaio e "inventore a tempo perso" dalla città (Londra, si arguisce indirettamente) si trasferisce in "piccolo paesino sulle rive dell'Atlantico". La famiglia è composta da Alicia, la maggiore, da Max, il protagonista (Max è Maximilian abbreviato, dove questo non è ovviamente un caso) e da Irina, la minore. Poi ci sono degli amici, ma anche il grande "avversario", el doctor Caìn, come si fa chiamare (poi sarà il pagliaccio, un pagliaccio inquietante, non distante da echi decisamente kinghiani (lo Stephen King migliore, quello dell'interminabile "It", in un'opera già pienamente originale, peraltro), che è poi nessun altro se non l'antagonista, l'eroe negativo detto"Principe della nebbia". Nulla in questo libro è "casuale" o meramente accidentale: non il fatto che l'azione si svolga durante la guerra (1943, per la precisione, ossia nell'anno della riscossa contro le potenze dell'Asse), non l'omonimia padre-figlio, con il padre orologiaio-"inventore", non la tipicizzazione del "principe dark", quello della nebbia, non l'attributo di Caino, non la situazione adolescenziale, con la nascita del primo amore e della morte dell'amato (da intendersi anche in chiave simbolica, ovviamente) per la bella e coraggiosa Alicia, resa appieno nella sua debolezza e nelle sua forza. Vero romanzo fantastico, cioè partecipe della letteratura fantastica nel senso a suo tempo identificato da T. Todorov nel volume omonimo, non è per nulla un "fantasy", perché non vi si affollano molti personaggi, perché non ha elfi o altri esserini né "popoli sconosciuti", per il rigore della scrittura. in lingua spagnola (nonostante la bontà della traduzione italiana si raccomanda comunque di leggere nell'originale, anche perché lo spagnolo non è cinese, anche per chi non lo conosca e non l'abbia studiato...). Le situazioni secondarie, eppure importanti per lo sviluppo del plot (intreccio, ma significa anche "complotto", "cospirazione", dove questo significato primario per la letteratura fantastica non è certo casuale) principale, confluiscono sempre nel plot stesso, arricchendolo, senza "scarti" (détours, deviazioni) in direzioni altre e di pura e semplice divagazione. Risparmiando al lettore di questa nota considerazioni di ordine psicoanalitico, già accennate, sul significato iniziatico per adolescenti e bambini, si dirà solo che la storia ha un'importanza fortissima per i personaggi stessi. Come dice l'autore nella recente nota (2006) proposta come incipit di questa riedizione, il libro "decidì escribir la novela que a mì me hubiese gustado leer con trece o catorce anos", pur se poi se l'idea di fondo rimane quella di "una novela para qualquier lector", pur se Zafòn individua non a torto il fatto che il lettore adolescente sia più perspicace dei lettori più adulti, per il fatto che ha più tempo, è maggiormente disponibile allo stupore, alla scoperta di sé e del mondo, che non è ancora "rotto" agli occhiali delle metodologie critiche (se questo farà di mestiere o comunque per studio) e da essi "corrotto". Queste ultime motivazioni non sono nell'originale, sono aggiunte di chi scrive, sperando di non iper-interpretare la scrittura e l'auto-recensione zafoniana.

 

Sito dello scrittore: www.carlosruizzafon.com