IL CRISTALLO, 2010 LII 2-3 [stampa]

DAL MOCK-UP ALL'OPERA D'ARTE

di VITTORIO SELLERI

Introduzione

 

Per iniziare vorrei analizzare il termine inglese mock-up. Secondo il Sansoni il verbo inglese mock significa beffare, schernire ma anche imitare, contraffare, rifare. "To make a mock-up of" significa riprodurre a grandezza naturale.

Nel Concise Oxford Dictionary, che è più specifico, mock-up è "Experimental model showing appearance of proposed book, ship, etc." ("Modello sperimentale che rappresenta le sembianze di un certo libro, di una nave, etc").

Questo è il significato letterale del termine inglese mock-up e non è un caso che questo termine sia inglese perché è nei paesi anglosassoni che è fiorita per prima e con maggiori sviluppi successivi l'industria cinematografica e pubblicitaria dove erano richiesti modelli imitanti oggetti, cioè mock-up.

In questi contesti si è sviluppata l'arte (o arte applicata) di costruire modelli, molto simili al vero, di qualsiasi oggetto necessario alla realizzazione di un film o alla promozione pubblicitaria, da un'enorme King-kong a un tubetto di dentifricio, da un naso alla Bergerac a un robot e così via.

I materiali usati più spesso, fra quelli offerti dalla tecnologia, sono il silicone e il fiberglass (fibra di vetro). Il silicone è un polimero costituito da due o più molecole, in ciascuna delle quali sono presenti atomi di silicio e di ossigeno, molto usato nella cosmesi (protesi varie), nell'industria edile, come sigillante e in altri impieghi. Il fiberglass, fibra vetrosa, molto resistente ed elastica, è variamente usato nella moderna tecnologia, dalle carozzerie di veicoli alle aste sportive da salto.

La tecnica del mock-up è usata da vari artisti contemporanei: dai Chapman Bros a Ron Mueck, da Cindy Sherman a Cattelan che partendo da una tecnica similare, realizzano opere con riferimenti culturali molto diversi.

Questa tecnica è diventata, per il suo uso sempre più diffuso, un nuovo medium, un linguaggio esteso che assume diversi significati a seconda dell'artista che lo usa seguendo le sue procedure particolari.

Farò ora una sintetica carrellata su questi artisti che usano il mock-up, cercando di mostrare come essi interagiscano con questo mezzo e come il mezzo stesso sia fondante nella loro ricerca espressiva.

 

Ron Mueck

 

L'australiano Ron Mueck, che tutti ricorderanno per la sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 2001 che l'ha consacrato a livello internazionale, costituisce un caso esemplare nell'uso artistico del mock-up in quanto prima di fare l'artista egli era un vero professionista del mock-up che lavorava per il cinema e per la TV. Figlio d'arte, i suoi genitori fabbricavano giocattoli, ha lavorato per 15 anni come modellista e esperto di effetti speciali per la TV e il cinema prima di aprire la sua ditta specializzata in mock-up per la pubblicità.

Il suo primo lancio artistico è avvenuto con la mostra Sensation: Young British Artists (YBA) from the Saatchi Collection (1997), dove espone Dead Dad, ritratto scultoreo del padre deceduto, a figura intera e completamente nudo, realizzato con la tecnica iperrealista del mock-up. Questa scultura venne giudicata in modo controverso, da un lato piena di umanità, in quanto dedicata alla morte del padre, dall'altro dissacratoria per l'eccessivo realismo.

Fra i 42 espositori di Sensation c'erano anche Damien Hirst, i Brothers Chapmann, Jenny Saville e altri importanti giovani artisti che faranno parlare molto di sé. Successivamente Mueck ha esposto Boy, gigantesco ragazzo accucciato, alla Biennale di Venezia del 2001, dove ha confermato il suo grande talento. Le sue statue, che possono essere molto grandi o anche molto piccole, sono talmente veristiche nei minimi dettagli, pelle, capelli e unghie, da creare un notevole straniamento nell'osservatore che pensa siano vere. Quando queste statue in un'esposizione sono circondate da spettatori la differenza di scala proporzionale è molto evidente, sia nel caso di sculture grandi che piccole.

Ci si ritrova in una scena da Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, un romanzo radicato nella cultura inglese. Ma l'ispirazione di queste opere non è certo solo letteraria ma è basata sia sul loro aspetto realistico che sulla loro profonda umanità, come spiega Laura Cummings che scrive:

"Poiché le sue figure sono così stupendamente naturali egli è spesso accusato di semplice abilità, benché la sua abilità non ha paralleli nella storia dell'arte. Ma quali sculture moderne, dai suoi 'vicini di casa' ai suoi 'derelitti', ha suscitato così tanta pietà e compassione nel pubblico?". Inoltre la Cummings osserva che le famose sculture iperrealiste dell'americano Duane Hanson (1925-1996) sono più anonime e convenzionali, non hanno la forte personalità e lo spessore psicologico di quelle di Mueck.

In sintesi, la padronanza assoluta dei materiali plastici, la resa realistica abbinata alla comprensione psicologica e umana dei suoi personaggi, rende questo scultore particolarmente interessante nel panorama internazionale della scultura contemporanea, uno scultore che sfugge alla semplice definizione di iperrealista, genere ormai storicizzato, proprio per l'empatia delle sue sculture. La sua popolarità crescente disturba però alcuni critici che lo definiscono troppo semplicistico e stucchevole, anche nella scelta di soggetti elementari come la morte, la nascita, l'adolescenza, inoltre il suo stesso background precedente nel campo della modellistica di oggetti pubblicitari non è considerato del tutto adeguato alla sua immagine di artista scultore.

 

The Chapman Brothers

 

I fratelli Jake (1966) e Dinos (1962) Chapman sono artisti concettuali inglesi che lavorano sopratutto con modelli di persone realizzati in resina e fiberglass. Sono figli di un insegnante d'arte e sono stati nominati nel 2003 per il turner Prize, il premio più prestigioso per la giovane pittura inglese, vinto però in quell'anno da Grayson Perry, autore di innovative ceramiche dipinte.

Come Ron Mueck i Fratelli Chapman hanno partecipato alla mostra Sensation del 1997 suscitando varie polemiche per i contenuti molto trasgressivi delle loro opere. Così si autodefiniscono i due inseparabili fratelli: "Siamo degli ossimori scopofili dagli occhi piagati. . siamo artisti".

Questa frase dà l'idea del loro atteggiamento trasgressivo ma perfettamente in linea con parte della filosofia dell'arte contemporanea che vuole stupire e scandalizzare, sempre di più ma con calcolo.

Quando i Chapman realizzano il mock-up di corpi tridimensionali ispirandosi ad un'acquaforte di Goya mettono in collegamento due epoche differenti, quella di Goya e quella contemporanea. Quale fra le due opere è la più sconvolgente? Non è solo un parallelismo fra due opere ma anche fra due epoche e bisogna avere il coraggio e l'impegno per farlo e sostenerlo, come fanno i due fratelli.

John Molineux, dà un giudizio molto drastico sull'opera dei Chapman, affermando che, mentre le incisioni di Goya, che rappresentano dei corpi smembrati crudelmente in un episodio di guerra, rimangono fra le opere più memorabili della storia dell'arte, l'opera dei Chapman è un esempio di kitsch realizzato in plastica, in cui alla scena di tortura è stato tolto tutto l'orrore e all'arte tutta l'umanità. Inoltre l'altro loro lavoro esposto (in una sala vietata ai minori di 18 anni), dove sono rappresentati dei bambini nudi senza apparati genitali ma con peni in sostituzione del naso o vulve al posto della bocca, è un'immagine di orientamento pedofilo che non approfondisce nemmeno il problema della pedofilia e inoltre non è nemmeno eseguita bene. A questo proposito Molineux cita proprio Ron Mueck come l'artista cha sa usare i materiali plastici, cioè il mock- up, con maggior abilità e destrezza, fatto del resto costatabile nella sua opera Dead Dad, esposta nella stessa mostra. All'opposto Jean-Michel Ribettes non è di questo parere e afferma: "Queste fantastiche escrescenze biologiche non sono soltanto sconvolgenti ma possiedono anche un certo fascino, benché possa non far piacere ammetterlo. Ed è esattamente l'onnipresenza degli organi sessuali a rendere queste figure quasi infantili incapaci di riprodursi. Queste creature oscene, sfrenate e piene di ironia, prodotti di un'intima inquietudine trasgressiva, non sono una celebrazione dell'anomalia, ma semplici assemblage di una quantità infinitamente possibile di mutazioni".

Vediamo come queste due critiche si oppongano, quanto la prima è negativa, basata su un'etica molto rigida e non aperta ad alcuna possibile altra interpretazione estetica, tanto la seconda vede in questa entropia di carne e sesso infantile, una proiezione fantastica della realtà che ci circonda nella sua evoluzione di biologia e bio-tecnologia e che ci sovrasta ad una velocità con cui non riusciamo stare al passo.

C'è un aneddoto sull'incomprensione che opere come queste possono generare: il proprietario della galleria che esponeva Great Deeds against the Dead, cioè l'opera trasgressiva dei Chapman, quando fu interrogato da un ufficiale di polizia, evidentemente sospettoso nei riguardi dell'opera, riuscì a tranquillizzarlo solo mostrandogli l'incisione di Goya da dove l'opera esposta derivava. Questo, come sostiene Antony Julius, è il tipo di difesa "canonica", che consiste nell'individuare un precedente canonico della storia dell'arte per ogni opera d'arte contemporanea nuova e strana.

 

Mito classico e arte contemporanea

 

Talvolta per comprendere i fatti dell'arte contemporanea è utile anche ricordare degli eventi mitologici. In un bellissimo saggio di Jean Clair, viene narrato il mito della dea Baubo. La dea vergine, Athena Parthenos, esibisce oltre la lancia la sua egida (scudo) con la testa di medusa, il "gorgoneion", dietro il quale si protegge e allo stesso tempo protegge la facoltà di ragionare (Athena è anche dea dell'intelligenza). Lo scudo reca il viso dell'"altro", di ciò che provoca accecamento e follia.

Freud accosta questo gesto apotropaico (di difesa) a quello attribuito, nel mito greco, alla dea Baubo. La dea Demetra è inconsolabile per la perdita della figlia Proserpina, continua a piangere e rifiuta il cibo. Baubo allora si alza improvvisamente la veste scoprendo il basso ventre. Demetra sorride e accetta di mangiare. tra le rappresentazioni di Baubo vi sono certe stravaganti figurette in terracotta (terrecotte di Priene), donne senza testa e petto, sul cui ventre è disegnato un volto, il viso a posto degli organi sessuali, la veste che incornicia il volto è come una capigliatura, faccia metamorfosata della Gorgone. L'esibizione del ventre-volto ha un effetto di scongiuro, serve ad allontanare il malocchio. Ma mentre la Gorgone impietrisce, Baubo rianima, facendo ricordare che il sesso è anche fonte di vita.

Questo mito ci insegna come la vista del sesso può avere un effetto positivo e che viso e sesso possono metafosarsi in un'immagine sola, come nelle terracotte di Priene. Per cui i visi metamorfosati con sessi vari dei Chapman Brothers hanno un precedente iconografico (che costituiscono una difesa canonica secondo la definizione di Antony Julius) anche se con un significato diverso: nel mito greco il viso-ventre ha una valenza apotropaica, nell'opera dei Chapman è l'inquietudine di un corpo che può variare infinite volte, una perdita d'identità sotto l'influenza inarrestabile della bio-tecnologia.

"L'ambiguità dell'immagine antica si ritrova nella nostra epoca nei disegni che Hans Bellmer realizzò per la Storia dell'occhio di Georges Bataille nei quali si vede spuntare dalla vulva il glande gonfio di un sesso maschile, come se fosse una vulva sviluppata al contrario, un dito di guanto rovesciato".

Lo straniamento, come nel mito di Baudo può provocare anche ilarità, perché ci stacca da una situazione consueta che subiamo passivamente.

Osserva Antony Julius: "La vita quotidiana ci ha istituzionalizzato, l'arte ci consente di evadere e pone il meraviglioso a portata di mano... . Però l'estraniamento può anche generare comicità, come in Senza titolo (1933) di Man Ray" (l'opera è una fotografia di un cappello visto dall'alto con le pieghe che suggeriscono un organo sessuale).

 

Cindy Sherman

 

Cindy Sherman ha iniziato la sua carriera artistica nel 1977 con una serie di foto in bianco e nero (denominate tutte Untitled Film Still e contraddistinte da un numero), nostalgiche come in un vecchio film in cui l'autrice si rappresenta camaleonticamente in vari tipi di donna: come una attrice di serie B, una casalinga, una prostituta, una danzatrice, vari personaggi archetipici della condizione della donna.

Dopo questa serie in bianco e nero (dal 1977 al 1980), passa al colore e fotografa se stessa in studio ma con sfondi di esterni o interni proiettati da diapositive (1980-81). Questa serie è ispirata alle donne degli anni '70, del tipo rappresentato nella serie televisiva The Mary Tyler Moore Show. Nel 1982 realizza una serie chiamata Pink Robes, dove imita le modelle porno che negli intervalli di lavoro indossano un accapatoio rosa in ciniglia.

Successivamente lavora anche per la moda, per Jean-Paul Gaultier, Vogue, Harper's Bazaar. Nel periodo 1985-89 crea la serie Fairy tales, dove inizia la sua vena più surreale e straniante.

Dal 1989 al 1990 lavora sui famosi History Portrait e nel 1992 sulle Sex Pictures: è qui che comincia a usare manichini di plastica, bambole, protesi di parti del corpo e finti genitali cioè dei mock-up. Ovviamente l'uso di materiali sintetici è ben diverso dalla modalità di Ron Mueck che fabbrica lui stesso i modelli. La Sherman è una fotografa e quindi fa un lavoro di assemblaggio di protesi che ordina nei cataloghi medici cartacei o on line. Anche nella serie Horror and Surrealistic Pictures (1994-96) continua a usare parti di manichini e protesi varie.

L'uso che la Sherman fa di manichini scomposti fa pensare all'artista Hans Bellmer (1902-1975), che così viene inquadrato da Jean Clair:

"Più scaltro, Hans Bellmer, nella sua Piccola Anatomia dell'immagine, ha saputo abilmente e talvolta efficacemente servirsi degli spostamenti di organi, confondendo nella stessa immagine la bocca e il sesso, o il sesso e un'altra parte del corpo, fino al punto di trasmettere talvolta un reale senso del terrore, com'è quello degli spostamenti anatomici". Se questo vale per le opere della Sherman vale anche per quelle dei Brothers Chapman, in cui la sostituzione della bocca con gli organi genitali è ricorrente nelle opere che hanno come tema i bambini metamorfosati.

 

Conclusioni

 

Nell'arte contemporanea si usano tutti i materiali senza esclusione ma in questa breve ricerca, abbiamo considerato soprattutto gli artisti che usano il silicone, il fiberglass e la plastica per le loro installazioni: sono i materiali che la tecnica offre attualmente, già usati e ben rodati nell'industria cinematografica e televisiva.

Ron Mueck è quello che usa questi materiali in modo più classico, che li forgia manualmente, userebbe il gesso o l'argilla se non esistessero, e dal punto di vista dei contenuti ricostruisce i suoi personaggi come se fossero delle persone vive, con tutte le loro espressioni psicologiche raggiungendo un realismo che sfida l'iperrealismo per la perfezione irraggiungibile dei dettagli.

I Fratelli Chapman usano una tecnica meno sofisticata e perfezionata di Mueck perché puntano tutto sull'effetto straniante che i loro gruppi di adolescenti metamorfosati provocano sullo spettatore più che sulla perfezione esecutiva dei modelli. Il loro mondo alternativo (non a caso una delle loro opere s'intitola Chapman's World), fatto da incredibili mostri infantili che sembrano il risultato di esperimenti bio-genetici da parte di uno scienziato senza freni, rimane scolpito nella mente dell'osservatore come un'ossessione.

Cindy Sherman non costruisce i suoi manichini come Ron Mueck, ma se li procura dai cataloghi medici, i suoi manichini non nascondono la loro natura artificiale ma talvolta c'è un singolo dettaglio, che può essere un occhio o un paio di occhiali che riflettono un viso umano, che ci pongono il dubbio sulla loro realtà stessa.

Il suo percorso da una visione nostalgica e filmica del primo ciclo in bianco e nero (attraverso differenti cicli tra cui quello di ricostruzione storica di History Portrait) ad una visione estremamente dura come quella di Sex Pictures e di Horror and Surrealistic Pictures, dove la donna è ridotta a oggetto-manichino che ha perso tutta la sua umanità, ha dell'incredibile e ci fa riflettere sulla natura dell'arte contemporanea sempre tesa al nuovo, quasi condannata alla non-ripetitività, al sorprendente a tutti i costi, al luogo non-comune.

Scrive a questo proposito Antony Julius: "L'arte non impartisce lezioni, ma accresce la percezione di ciò che è possibile, fornisce un qualcosa d'altro rispetto a quanto già disponibile. Secondo il senso attribuitogli dal pensatore francese Jean-François Lyotard, ci pone di fronte al fatto che l'inimmaginabile esiste. trasforma il mondo in una realtà estranea e poi ce lo restituisce. Dunque l'arte non è una rappresentazione ma una presentazione. Non imita l'esistente, ma rende nuove le cose facendo cose

nuove.

Come osserva Julius possiamo comprendere come l'arte contemporanea si sia allontanata da concezioni precostituite o convenzionali e cerchi di percorrere una direzione di apertura dove la realtà che ci circonda può essere fonte continua di nuove interpretazioni da parte degli artisti che hanno una sensibilità pronta a captare le nuove idee con spirito visionario.

Il mock-up è solo una delle tecniche che l'arte contemporanea usa nelle opere; la scultura contemporanea, allontanandosi dai materiali tradizionali come marmo e bronzo, usa materiali alternativi e innovativi che provocano sorpresa e talvolta sconcerto nell'osservatore. L'uso di un materiale innovativo diventa parte integrante dell'opera che la potenzia rendendola talvolta unica.

 

 

BIBLIOGRAFIA