IL CRISTALLO, 2011 LIII 1 [stampa]

Via libera all'Euroregione

di CLAUDIO NOLET

Timori, angosce e speranze sono stati il basso continuo delle vicende alle quali si è fatto cenno dopo l'aprirsi della crisi finanziaria ed economica nel 2008. Certamente la percezione della grandezza degli ostacoli da superare nel groviglio delle contraddizioni, si è fatta più viva ed acuta ed è servita nella ricerca di soluzioni che però sono per ora parziali e perciò ancora poco soddisfacenti.

Se si ammette che la crisi è stata preparata da errori nelle scelte economiche, favorite peraltro da comportamenti che si stenta tuttora a correggere tanto sono connaturati al trend di questi anni, non si è ancora disposti a quegli approfondimenti, proposti dalla ricerca scientifica nei campi più diversi, atti a portarci a una riconsiderazione delle nostre idee di sviluppo.

Il tema dell'energia balza improvvisamente, in maniera drammatica, con il grave terremoto e il conseguente tsunami che ha colpito parte del Giappone. Uno scoppio nella centrale elettronucleare di Fukushima provoca la dispersione di grandi quantità di radioattività. La popolazione deve essere evacuata subito per un raggio di oltre 30 km. In tutto il mondo si diffonde un senso di sgomento paragonabile a quello provocato dal disastro di Chernobyl del 1986. Come allora torna a essere messa in discussione la possibilità di garantire la sicurezza degli impianti elettronucleari.

In Italia, con il referendum dell'autunno del 1987, prevalse chiaramente la decisione di abbandonare i progetti di sfruttamento dell'energia elettronucleare. Ora il governo Berlusconi, che si è proposto di riprendere il progetto di realizzazione di centrali elettronucleari, si trova in grande difficoltà. Cerca con un provvedimento di moratoria di evitare il confronto referendario su questo punto, ma invano perché la corte costituzionale ritiene che resti comunque aperta la questione di fondo. I risultati del referendum confermeranno sostanzialmente quelli del 1987.

Anche in Germania il governo approva il progetto di legge che prevede l'abbandono dell'energia nucleare nel 2022 come era stato stabilito dal governo di Schroeder nel 2001. Le centrali nucleari saranno chiuse gradualmente. Intanto sono attive soltanto nove centrali su diciassette.

Il presidente Sarkozy s'impegna a chiudere le centrali che non supereranno gli stress test previsti dall'Unione europea.

La Gran Bretagna resta invece disponibile a sperimentare nuovi reattori.

Nella provincia di Bolzano una netta maggioranza della popolazione è contraria alle centrali nucleari. La Svp sostiene, distanziandosi dalla linea del governo romano, i referendum e questa posizione. La soluzione dell'utilizzo di fonti rinnovabili di energia e del risparmio dei consumi è sempre più sostenuta dalla Giunta provinciale.

Altro tema che s'impone quasi di sorpresa è quello della crisi dei regimi politici della Tunisia, dell'Egitto, della Libia, dell'Algeria, del Marocco, dello Yemen e della Siria. Per l'Italia è grave la crisi libica perché il governo aveva stabilito accordi di ampia portata con il governo Gheddafi. Adesso Roma deve rovesciare la politica fin qui seguita per aderire alle deliberazioni dell'Onu e partecipare alle iniziative della Nato che condannano la repressione violenta da parte di Gheddafi di coloro che contestano la sua leadership.

In questa circostanza l'Europa è poco unita e quindi non è capace di impostare e sviluppare una politica coerente ed efficace non solo nei confronti della Libia, ma anche in Tunisia e in Egitto. Neppure è affrontata la questione dei flussi migratori provocati dalle crisi politiche che è particolarmente sentita dall'Italia che in un certo senso è in questa circostanza la porta dell'Europa. Anche l'Alto Adige deve disporsi a ospitare un certo numero di rifugiati.

Significativa è la difficoltà di interpretare le rivolte che potrebbero aprire la strada agli estremismi più pericolosi come quello di Al Qaeda.

Con un colpo di mano gli Usa riescono a sopprimere Osama Bin Laden dopo aver individuato il suo rifugio. I commentatori si domandano se questo blitz clamoroso servirà a mettere in crisi l'organizzazione terroristica e se possa avere ripercussioni nei paesi in rivolta.

Si apre un capitolo nuovo nella storia di questi paesi con nuove generazioni alla ribalta in cerca di esperienze nuove di diverso segno. È difficile se non impossibile prevedere quali sviluppi avranno gli intenti "rivoluzionari" anche perché paradossalmente alla dittatura di Mubarak in Egitto succede un governo militare sia pure all'insegna della transitorietà.

Intanto per gli Usa risulta sempre difficilissimo il compito di garantire la pace tra Israele e i palestinesi, come sono sempre parziali i risultati della lotta contro i Talebani in Afghanistan e in Pakistan.

Per gli Usa e i loro alleati, anche per l'Italia quindi, c'è la prospettiva di un impegno di lungo termine, anche se si cerca una soluzione di compromesso con gli avversari. Ciò contrasta con il riprodursi di momenti di crisi nell'economia che non consentono quella ripresa della produzione e degli scambi che è la condizione sia della riduzione dell'indebitamento degli stati ma anche della ripresa dell'occupazione.

L'Unione europea deve far fronte alle situazioni di debito degli stati membri, in particolare a quella più grave della Grecia che è alle soglie di un disastroso default. È in gioco la solidarietà degli stati dell'Unione. Con il passare dei mesi risulta sempre più evidente che l'euro ha bisogno di una politica economica e finanziaria concertata unitariamente, altrimenti l'elettore tedesco potrà richiamare all'ordine i suoi governanti se destinano risorse ai soci indebitati.

Il governo italiano ha il peso di un indebitamento eccezionale che ha le sue radici nella cosiddetta "prima" repubblica: la crisi finanziaria rende particolarmente ardua la realizzazione del programma della sua riduzione. È già un obiettivo contenere il debito corrente. Di fatto il governo Berlusconi non è riuscito a impostare lo sviluppo dell'economia che era nel suo programma. La necessità della Ue di affrontare il problema dell'indebitamento degli stati europei costringe anche il governo italiano a rendere conto a Bruxelles e a concordare un piano di risanamento. La necessaria manovra finanziaria per garantire la solvibilità dello stato italiano è proposta dal ministro Tremonti che è al centro di pressioni dai membri del governo e della Lega. L'opposizione, forse sottovalutando la gravità del momento, pensa di poter mettere in difficoltà il governo per avviarne la crisi definitiva in vista di una soluzione alternativa che peraltro non è ancora matura.

Si potrebbe dire che in questa circostanza il governo Berlusconi ha contro ampi settori molto influenti dell'opinione pubblica ma che i sondaggi registrano ancora una certa tenuta del consenso. Restano gravi le questioni giudiziarie in cui è coinvolto Berlusconi con alta risonanza nei media. Il caso Ruby è quello che più serve a rendere vigorosa la campagna contro di lui.

Dopo la secessione di Fini la maggioranza di governo è risicata. Inoltre la coesione delle forze di governo s'indebolisce per la rivendicazione della Lega della sua indipendenza. I risultati delle elezioni amministrative sono negativi per il Pdl. La sconfitta di Letizia Moratti a Milano, il successo inaspettato di Giuliano Pisapia sono un segnale emblematico tuttavia Berlusconi può ancora affermare che il governo non è a rischio.

Anche l'esito dei referendum può essere considerato una sconfitta per il Pdl. Il fatto che il quorum (partecipazione del 57%) sia stato superato è già una indicazione che il paese sa anche valorizzare l'istituto del referendum; in questo caso su quesiti importanti, come quello sul nucleare, sull'acqua e il legittimo impedimento, il 95% dei votanti ha detto no al governo.

In Alto Adige l'affluenza al voto è del 66%, i sì superano il 97% per tutti i quattro quesiti. In particolare gli elettori di lingua tedesca hanno mostrato interesse per questo referendum seguendo anche l'indicazione della Svp. Tuttavia a Bolzano in tutti i quartieri l'affluenza è stata omogenea, in quelli "italiani" e in quelli "tedeschi". Il quotidiano "Dolomiten" parla di una dura batosta per Berlusconi. Durnwalder dichiara che il risultato contiene anche un messaggio della popolazione al governo: non è più al passo dei tempi.

Ancora una volta la Svp si trova davanti ad un governo nazionale in difficoltà che ha bisogno almeno della sua neutralità e delle sue astensioni nei voti parlamentari, può quindi chiedere la liquidazione dei conti in sospeso che riguardano il rafforzamento delle competenze autonome con una graduale erosione di quelle dello stato.

Si è visto nella nota precedente come la tematica patriottica s'impone per le iniziative degli Schützen e di Eva Klotz. La Svp resta fedele all'impostazione autonomistica e non secessionista della sua politica, ma deve sempre dimostrare che la difesa della Heimat è la sua principale preoccupazione. Tutti sanno che non è mai possibile resistere al ricatto patriottico e che è difficile impedire che si manifesti.

Quindi continua la campagna contro i "relitti" fascisti, cioè contro i monumenti eretti fra le due guerre con l'intento di affermare la sovranità dell'Italia sul territorio recentemente annesso. È evidente che la battaglia è contro questo aspetto mentre è trascurato invece il tema del carattere tendenzialmente totalitario del regime fascista che caratterizzò la storia in quel periodo e che può spiegare certe sopraffazioni che vanno comunque condannate. C'è anzi la ricerca di dimostrare con ricerche storiche che ci fu oppressione da parte dell'Italia sia prima che dopo il fascismo; i monumenti che l'Italia democratica non ha pensato di abbattere, sono così il pretesto per denunciare una annessione ingiusta.

Durnwalder, l'assessora Kasslatter Mur e il sindaco di Bolzano hanno scritto in proposito al ministro Bondi senza avere una risposta. Le difficoltà in cui versa il governo modificano però la situazione. Lo stesso ministro, già indebolito dai dissensi con il consiglio superiore dei beni culturali e per i tagli al bilancio della cultura, è oggetto di un forte attacco dell'opposizione che presenta una mozione di sfiducia nei suoi confronti dopo i crolli a Pompei che si ritiene siano dovuti a una cattiva manutenzione.

La maggioranza si schiera in difesa del ministro ma non è sicura sull'esito del voto alla camera dei deputati. Di qui la ricerca di un appoggio, almeno dell'astensione dei deputati della Svp. Bondi si mostra disposto ad alcune concessioni riguardanti i "relitti" fascisti di proprietà dello stato. Brugger e Zeller trattano la questione con il consenso del partito che però pretende un impegno scritto del ministro. Questo è concordato poco prima del dibattito parlamentare sulla mozione di sfiducia senza che siano stati consultati i rappresentanti in provincia del centrodestra (26 gennaio).

Per il monumento alla vittoria Bondi assicura la storicizzazione con tavole esplicative ed è favorevole all'utilizzo della cripta a fini museali, concede una diversa collocazione del rilievo che è sulla facciata del palazzo degli uffici finanziari, la sistemazione concordata del monumento all'alpino a Brunico, l'apposizione di targhe descrittive agli ossari di Burgusio, di S. Candido e di Colle Isarco.

Alla Camera dei Deputati l'astensione dei deputati della Svp risulta irrilevante perché la sfiducia viene respinta con una ampia maggioranza. Si possono così comprendere le reazioni negative di severa condanna al comportamento del ministro da parte di tutti gli ambienti politici di lingua italiana della provincia. Per quelli di centrodestra è uno smacco inaccettabile, per quelli di centro sinistra.

È grave che non si sia tenuto conto della ricerca in sede locale di una soluzione consensuale per la quale c'erano le premesse.

"È un brutto giorno per tutti noi-scrive Paolo Campostrini- altoatesini e sudtirolesi. Lo è anche per la Svp. Perché se volevamo lasciarci alle spalle duci e fasci, dovevamo farlo qui, a casa nostra, insieme (Alto Adige, 27 gennaio)".

In realtà se la Svp voleva ottenere questo risultato doveva cogliere la prima occasione che veniva offerta dal governo in carica che solo può disporre di beni che statutariamente sono dello stato e non della Provincia. In questa circostanza il centrosinistra locale era del tutto irrilevante. Il centrodestra locale avrebbe preteso che le concessioni fossero meno ampie bloccando, di fatto, la trattativa.

Lo choc per l'opinione pubblica italiana della provincia è forte, c'è un'ulteriore prova che Roma fa direttamente i conti con la Svp come li fa già da tempo Trento.

Adesso la Svp può disporre in parte su monumenti dello stato, è un passo in avanti verso l'autonomia integrale che, portata al limite, è una vera separazione.

Spagnolli si fa interprete del disagio del gruppo italiano per questa decisione presa sulla sua testa, ma i parlamentari della Svp, l'assessora sabina Kasslatter Mur, l'Obmann del partito vogliono calmare le acque in tempesta assicurando che si procederà con la massima circospezione, con guanti di velluto, coinvolgendo i comuni interessati. Si tratta di fare degli autentici monumenti commemorativi di monito per le generazioni future. Brugger e Zelger cercano anche di esprimere il loro apprezzamento per il comportamento del governo che ha voluto chiudere una vertenza aperta da anni mostrando di impostare in maniera nuova i rapporti con l'Alto Adige.

Certamente per gli elettori italiani può apparire paradossale che un governo di centrodestra, di cui fanno parte anche ex missini, conceda ciò che la Svp non ottenne da un governo Prodi di centrosinistra che peraltro cedette sul terreno ben più sostanzioso dell'energia elettrica. Il governo dovrà però anche accontentare la Svp varando quattro norme di attuazione tra le quali quella della corte dei conti che rende la provincia del tutto autonoma anche per il controllo delle sue finanze. Durnwalder può permettersi di provocare il rinvio dell'approvazione di queste norme con dispiacere dei suoi parlamentari, per incontrare a Vienna il presidente Heinz Fischer. Titolo del "Dolomiten": quando la patria (Vaterland) chiama Roma deve attendere (28 giugno). I rapporti di forza sono quelli che sono, osservano diversi commentatori e la Svp quando tratta con Roma è più che mai "blockfrei" e indipendente dalle alleanze di giunta. In occasione del voto sulla mozione di sfiducia contro il governo di gennaio i due parlamentari della Svp si astengono.

La vicenda dei relitti fascisti suscita diverse reazioni anche negli ambienti politici e culturali più direttamente interessati all'attuazione degli impegni del governo. Intanto lo sfortunato ministro Bondi dà le dimissioni il 23 marzo cedendo il posto a Giancarlo Galan.

In particolare la discussione è vivace riguardo al rilievo del palazzo finanziario. Più facile è raggiungere un'intesa per il monumento alla vittoria, per le cancellate, per le targhe illustrative e per l'idea di creare un museo storico nella cripta. Per il rilievo dello scultore sudtirolese Piffrader c'è chi vuole la sua rimozione, chi lo salva storicizzandolo con una targa, chi sostiene che non si deve toccare e spostare perché si tratta di un'opera d'arte e infine chi propone di coprirlo in tutto o in parte. Prevale quest'ultima proposta con la decisione di bandire un concorso, aperto a tutti, per un progetto di depotenziamento del rilievo. "L'opera di Piffrader potrà essere meno visibile e musealizzata, mantenendo da un lato la possibilità di visitarla ma evitando dall'altro le provocazioni" così nel bando.

La partecipazione al concorso è molto ampia, 486 sono i progetti presentati. Dei cinque progetti selezionati dalla giuria, piace molto a esponenti del centrosinistra quello di Arnold Holzkneccht e Michele bernardi che propone una scritta trilingue "Nessuno ha il diritto di obbedire", una citazione di Hannah Arendt, da collocare davanti al rilievo. In realtà ciò che colpisce di più è la rappresentazione del duce a cavallo imposta allo scultore dal committente. Due progetti si limitano a coprire solo questa parte del rilievo. I progetti sono esposti al pubblico. I media locali sono indubbiamente riusciti a richiamare l'attenzione di un pubblico relativamente numeroso sull'argomento. Per Il sondaggio online del giornale "Alto Adige" hanno votato oltre novemila persone. Di queste il 74% è contrario alla rimozione del rilievo.

Provincia e comune di Bolzano si mostrano esitanti nella scelta tra i cinque progetti. Ci sono ricorsi contro le decisioni della giuria. Durnwalder allora interviene, non tenendo conto del concorso propone, con il consenso del sindaco Spagnolli, la soluzione più elementare: un vetro opaco coprirà il rilievo lasciando uno spazio per i visitatori interessati all'opera di Piffrader (3 maggio).

Forse qualcuno di questi riterrà il duce a cavallo molto brutto indipendentemente da tristi ricordi, magari personali, di un regime.

È peraltro vero che le categorie del bello e del brutto sono in una fase di eclisse, pur essendo argomento di libri di successo.

In maggio sono apposti cartelli illustrativi agli ossari di colle Isarco e di Burgusio nonostante la contrarietà del ministro La Russa. Il testo è stato scritto dagli esperti dell'Archivio provinciale.

La commissione di esperti nominata dalla Giunta provinciale e da quella comunale, presieduta dal direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici del Veneto, Ugo Scaragni, di cui fanno parte Christine Roilo, Andrea di Michele, Silvia Spada e Hannes Obermair, presenta il progetto per la storicizzazione del monumento alla Vittoria. Il comune lo approva il 3 maggio.

I media seguono con particolare attenzione tutte le vicende che hanno un carattere patriottico, è così dipinto un quadro in cui le manifestazioni degli Schützen per ricordare Andreas Hofer anche in trentino, le polemiche sui monumenti (il corteo per esempio dell'associazione casa Pound cui si contrappone quello dell'Anpi e della Sel), le divergenze sulla celebrazione del 150° anniversario dell'unità d'Italia, la richiesta del doppio passaporto, il ricordo della "Feuernacht", tutta la tematica della toponomastica sono in primo piano, lasciando sullo sfondo i temi che in realtà più contano nella vita della comunità provinciale.

In questo modo vengono anche rilevati tutti gli spunti che fanno pensare a un graduale distacco della provincia dall'Italia.

In effetti, la decisione di Durnwalder di non far partecipare la Provincia alle celebrazioni dell'unità è una prova dei limiti dell'appartenenza all'Italia. Dice, infatti, il presidente che "non possiamo festeggiare che siamo stati staccati dall'Austria e che ci fu negato il diritto all'autodecisione" (7 febbraio). Il presidente Napolitano interviene scrivendo una lettera a Durnwalder che, secondo una nota del Quirinale, rileva che il Presidente della provincia di Bolzano non può parlare in nome di una pretesa minoranza austriaca dimenticando di rappresentare anche le popolazioni di lingua italiana e ladina. Come nota l'Alto Adige questo intervento scatena una nuova ondata di prese di posizione. Sono intasati di e-mail anche i quotidiani nazionali, ci sono proteste di turisti arrabbiati all'Azienda di soggiorno e all'assessore Berger. Durnwalder resta fermo sulla sua posizione come risulta dalle sue dichiarazioni. Si veda quella rilasciata a Die neue Südtiroler Tageszeitung (9 febbraio).

Può essere interessante confrontare questa posizione con quella di Peter Brugger che volle intervenire in consiglio regionale in occasione della celebrazione del 5 aprile 1961 del centenario dell'unità d'Italia ma gli fu impedito per motivi procedurali. Se ne ebbe conoscenza dal quotidiano Dolomiten che pubblicò il testo dell'intervento.

Allora era in vigore la prima versione dello statuto di autonomia che era duramente contestata dalla Svp, ma gli argomenti di Brugger non sono diversi da quelli di Durnwalder. Sono passati cinquant'anni, ha pieno corso l'autonomia dinamica, ma il modo di sentire della maggioranza dei sudtirolesi non è cambiato. E certi atteggiamenti meno intransigenti, più prudenti, non devono indurre a sottovalutare la profondità delle radici dello spirito identitario di una minoranza etnica.

Ne è una prova l'insistenza della Svp per ottenere da Vienna, nei fatti piuttosto riluttante, l'approvazione del doppio passaporto, magari sul modello di quello degli italiani dell'Istria.

Le cose vanno meglio con la difficile celebrazione del 25 aprile a Bolzano. Per la prima volta gli Schützen partecipano alle cerimonie con gli alpini. Il vicesindaco Ladinser dice in piazza Matteotti che dobbiamo vivere a Bolzano sentendoci a casa senza distinzioni superando insieme i momenti della storia vissuti diversamente. È stata, infatti, intestata a Franz Innerhofer la piazzetta davanti al rettorato della Libera Università. Il 18 aprile nella sala di rappresentanza del comune di Bolzano ha luogo una conferenza con quattro relatori, Andrea di Michele, Carla Giacomozzi, Stefan Lechner e Günther Pallaver, su Franz Innerhofer e il primo fascismo a Bolzano.

Tema particolarmente delicato è quello della commemorazione della "notte dei fuochi" di cinquant'anni fa. Ovviamente il fronte patriottico vorrebbe che i "terroristi" (secondo gli italiani), gli "Aktivisten" (secondo i sudtirolesi) fossero ricordati come Freiheitskämpfer che hanno dato un contributo decisivo alle conquiste autonomistiche, nello stesso tempo vorrebbe riproporre l'obiettivo dell'autodecisione. È importante ricordare la dura repressione riprendendo le accuse di torture nei confronti dei carabinieri. Nel dibattito promosso dalla giunta provinciale con la partecipazione di Rolf Steininger, un'autorità nella storiografia tirolese, di Leopold Steurer e di Carlo Romeo come relatori prevale la tesi che la via della trattativa è stata quella vincente mentre quella degli attentati era errata se non altro perché non ci si poteva allora porre l'obiettivo dell'autodeterminazione. Altro dibattito ha luogo nel Gasthof "Schenk", dove s'incontravano gli "attivisti", con la partecipazione, su invito della Svp, di Josef Fontana, dell'ex senatore Karl Mitterdorfer, di Sepp Innerhofer, di Hans Karl Peterlini, di Martha Stocker, moderatrice, di Günther Rautz dell'Eurac, di Martha Ebner vedova di toni Ebner che fu parlamentare della Svp, dell'Obmann Richard Theiner e del giornalista Umberto Gandini.

Per gli Shützen e per lo Heimatbund è importante sostenere che la notte dei fuochi giovò alla causa sudtirolese.

La Svp e il giornale Dolomiten si adoperano a condannare la violenza, l'Obmann Richard Theiner però afferma che gli "attivisti" non danneggiarono il Südtirol e che non si ha il diritto di giudicare con il metro morale di oggi gli avvenimenti di quegli anni (Corriere dell'Alto Adige, 12 giugno).

Il Dolomiten pubblica il saggio di Rolf Steininger "Die Feuernacht-und was dann? Südtirol und die Bomben 1959-1969" assicurandone una capillare distribuzione.

L'11 giugno gli Schützen e lo Heimatbund ricordano a Frangarto, il paese natale di Sepp Kerschbaumer considerato l'eroe senza macchia per eccellenza di quelle vicende. Un corteo porterà i manifestanti a Castel Firmiano.

La ricorrenza offre l'occasione a Eva Klotz per pubblicare un manifesto di accusa ai carabinieri "1961-2011 Feuernacht Folternächte" (Notti di torture).

La Svp è ad ogni modo contraria alle iniziative della "pasionaria" per mobilitare la popolazione per un referendum sull'autodecisione. Viene dato rilievo anche all'ultima dichiarazione in ordine di tempo del presidente Fischer che approva la politica autonomistica della Svp incontrando Durnwalder a Bressanone il 10 giugno.

In realtà in questo momento per la Svp è importante che si facciano progressi nella realizzazione dell'Euroregione che dovrebbe ricomporre il vecchio Tirolo comprendendo il Trentino ma anche Cortina d'Ampezzo che, con l'approvazione anche di Durnwalder, vuole un referendum per decidere sul suo distacco dal Veneto.

Il governo di Roma comunica il 3 maggio, con una lettera del sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, l'autorizzazione (come già fatto da Vienna) dell'istituzione del Gruppo europeo di collaborazione territoriale (Gegt) "Euroregione Alto Adige, Trentino e Tirolo". Luis Durnwalder sarà il primo "Euregio-Fürst" (Dolomiten, 4 maggio).

La Südtiroler Wirtschaftszeitung del 27 maggio, in prima pagina, informa che negli ultimi quarant'anni l'autodecisione non è mai stata un tema per gli ambienti dell'economia ma che il pericolo di un declino dell'Italia fa pensare alla secessione come una opzione possibile.

In questi mesi sono all'o.d.g. sia la toponomastica in generale sia quella della segnaletica di montagna. La Svp vorrebbe regolare la toponomastica con una legge provinciale - lo statuto glielo consente ma riguardo ai toponimi tedeschi e ladini - con un disegno di legge di portata generale, ma deve fare i conti con l'opposizione di Forza nazionale che si vale di un regolamento che dà ampio spazio a pratiche ostruzionistiche.

Si comprende quindi come sia importante far approvare un regolamento meno permissivo. L'elezione del presidente e del vicepresidente del consiglio provinciale è importante anche per questo obiettivo.

Contrastata è la nomina di Julia Unterberger, è motivo per una dura polemica, con intervento anche di Frattini, quella di Mauro Minniti.

Sia pur lentamente si procede nella definizione della segnaletica. Viene resa pubblica la relazione della commissione di esperti. Il 90% delle indicazioni è in tedesco e in italiano. Pochissimi sono i casi trattati della segnaletica nelle valli ladine. Durnwalder non è soddisfatto, la trattativa con il ministro Fitto è destinata a continuare (Alto Adige, 16 aprile).

Problemi più urgenti e di maggiore interesse per le popolazioni sono però quelli riguardanti l'economia produttiva, il sistema delle comunicazioni, la riforma della scuola, la riforma della sanità, il ruolo del capoluogo.

In questi tempi di crisi la provincia regge abbastanza bene. Certamente la Giunta provinciale deve ridurre le spese correnti, in particolare per il personale e quelle per le istituzioni. Durnwalder deve confrontarsi con Pan, il presidente dell'Assoimprenditori, per il quale le attività produttive avrebbero bisogno di minori lacci burocratici da parte dell'amministrazione pubblica e di forme di intervento provinciale più efficienti soprattutto per quanto riguarda l'innovazione tecnologica. Si veda il "manifesto dell'Alto Adige". Tuttavia un'intesa è raggiunta il 10 gennaio. È anche indispensabile adeguare i servizi per il welfare, in particolare quelli della sanità.

In questi mesi si attua una riorganizzazione dei servizi sanitari che dovrebbe garantire una riduzione della spesa senza compromettere la qualità e la quantità delle prestazioni.

Per il gruppo italiano è molto importante che la scuola riesca a superare la difficoltà dell'insegnamento della seconda lingua. L'assessore Tommasini ottiene dalla Svp una maggiore libertà di riorganizzazione di questo insegnamento che è ormai diventato di primaria importanza anche sotto il profilo del plurilinguismo in un incontro dei vertici del Pd e della Svp si decide la formazione di un gruppo di lavoro sull'apprendimento delle lingue. Il dipartimento "istruzione e formazione professionale" viene diretto da Ivan Eccli che, come nota l'Alto Adige il 12 maggio, diventa un assoluto pari grado della sovrintendente Nicoletta Minei. Si può ricordare che lo statuto stabiliva dei limiti alle competenze in materia scolastica.

Anche per quanto riguarda il personale. Le funzioni della sovrintendenza hanno perso peso negli ultimi anni.

I problemi del capoluogo sono quelli tradizionali: si discute di aree edificabili con l'impegno di soddisfare anche le esigenze del ceto medio, dell'areale delle ferrovie con un importante passo avanti con il progetto dell'architetto viennese Boris Podrecca che vince il concorso di idee, del traffico con proposte diverse sia per quanto riguarda l'arginale sia per l'eventualità di collegamenti tramviari o via fune.

Come sempre il sindaco e il governatore della provincia si confrontano non escludendo battute polemiche.

Bolzano avrà un ruolo importante nella grande iniziativa interregionale della capitale della cultura. Intanto però la Svp fa pressioni per avere maggiore peso amministrativo nella cultura nel comune. Ne va di mezzo la direttrice dell'ufficio Anna Vittorio alla quale non è confermato l'incarico. Ne nasce una controversia piuttosto confusa.

Varie sono le vicende delle forze politiche. La Svp celebra il suo 57° congresso ordinario. Il motto è "Für eine Wertvolle zukunft", molto incoraggiante in tempi in cui ci si lamenta della crisi dei valori senza peraltro approfondire il significato del valore, senza riprendere cioè ricerche che pure furono importanti nel secolo passato. Nella sua relazione l'Obmann Richard Theiner riafferma la funzione e la forza del partito smentendo prognosi infauste di vent'anni fa. Come in tutti i partiti popolari europei il numero degli iscritti è diminuito, si è notata però una sua ripresa dal 2009. Certamente si deve curare il contatto con i cittadini, ma nello stesso tempo sostenere lo spirito di squadra. Il congresso non affronta problemi come quello della successione a Durnwalder o dell'organizzazione della rappresentanza degli interessi. Sergio Baraldi osserva che il congresso va letto più come un passaggio nella discussione interna al partito di raccolta che come momento di definizione strategica (Alto Adige, 27 marzo).

Alla destra della Svp, mentre Eva Klotz gioca la carta dell'intransigenza patriottica, l'Union für Südtirol cambia nome, diventa la Bürger Union che si propone di essere vicina alle famiglie e ai loro problemi.

Complessa è la situazione dei partiti "italiani".

Il Pd in un'assemblea programmatica affronta i temi del momento, nel suo intervento il segretario Antonio Frena accusa la Svp di rincorrere l'estrema destra quando esaspera le questioni identitarie, Tommasini ribadisce l'importanza delle innovazioni didattiche nell'insegnamento della seconda lingua. Si discutono anche delle possibili convergenze elettorali nell'area di centro e di sinistra.

Come a livello nazionale risulta molto difficile la formazione di un'alleanza di centro. Si tenta la costituzione di una rete delle liste civiche. È ormai cronica la dipendenza dei politici locali italiani dalle decisioni romane dei gruppi cui appartengono. Così il centro destra risente della frattura degli ex missini nel distacco dal Pdl. Le scelte del governo che hanno favorito la Svp non sono ovviamente accettate con la conseguenza che l'on. Biancofiore arriva a ipotizzare la fondazione di un nuovo movimento. L'elezione di Minniti a presidente del consiglio provinciale aggrava la crisi del Pdl.

L'elettorato di lingua italiana ha favorito al massimo la frammentazione politica con conseguenze rilevanti per il comune di Bolzano e per il sindaco Spagnolli.

La tematica ecologista e quella interetnica sono riconfermate da Verdi nella loro assemblea di gennaio che conferma la presidenza di Brigitte Foppa e di Sepp Kußtatscher.

Il 25 febbraio muore Alcide Berloffa uno dei protagonisti della costruzione dell'autonomia altoatesina. Segue di un anno Silvius Magnago. Fino al 1994 i governi italiani fecero riferimento alla sua competenza e al suo impegno rigoroso nell'affrontare le questioni connesse con l'attuazione e la gestione del nuovo statuto.

Certamente la sua opera incontrò forti resistenze anche all'interno della Dc locale e in generale fu combattuta dalla destra italiana, ma essa era coerente con l'impostazione della politica italiana anche nei rapporti con l'Austria che dopo la firma del trattato di pace del 1955 volle riaprire il discorso sull'accordo di Parigi. Molto pesò la preoccupazione dei governi di Roma di non giungere mai ad una rottura netta nelle trattative sulle norme di attuazione.

Il modo in cui viene ricordata la sua opera dimostra che essa è adesso valutata con rispetto.

A Vienna viene ricordato, a cent'anni della sua nascita (22gennaio 1911), Bruno Kreisky, con l'adesione anche dei rappresentanti di tutte le forze politiche sudtirolesi e dello Heimatbund. È significativo che in questa circostanza i politici sudtirolesi siano d'accordo con quanto Kreisky scrisse nel suo libro del 1988 Im Strom der Politik nel capitolo dedicato al Südtirol.