IL CRISTALLO, 2011 LIII 1 [stampa]

Silvia Avallone, Acciaio, Rizzoli, Milano, 2010, pp.357

recensione di LEANDRO PIANTINI

Questo romanzo di un'esordiente è da salutare come un evento. E il successo di pubblico che ha ne è la prova. In Italia non sono frequenti i casi di romanzi di qualità che vendono molto. Io credo che il merito principale dell'Avallone sia stato di aver piegato gli ingredienti del romanzo popolare, del feuilleton come si diceva una volta, alle esigenze di un romanzo singolare e bello. Una storia che si svolge nella Piombino industriale di questi anni, dove incombono su tutto le ciclopiche acciaierie della Lucchini. Vivono in via Stalingrado i protagonisti della storia, e nome più azzeccato non si poteva trovare, per un paese dove dall'inizio del novecento si concentra una classe operaia numerosa e combattiva e dove il partito comunista ha sempre dominato. La giovane scrittrice (è nata nel 1984) ha colto con sicuro intuito antropologico la mutazione del nostro paese dall'ottica di una comunità proletaria sulla quale gli storici operaisti degli anni sessanta si erano esercitati in dotte analisi sulle lotte di lavoratori puri e duri. Ora, benché la Fiom abbia ancora un seguito tra essi, gli operai della Lucchini ci appaiono tiepidi verso la politica, mirano soltanto al guadagno, a vivere alla meno peggio e a divertirsi. E Alessio, che tra i giovani operai è un vero capo, rischia tutti i giorni la vita sulle mirabolanti macchine che guida nella fabbrica, ma si fa di coca ed è sempre a caccia di donne, e intanto ha dato il voto a Forza Italia e considera degli sfigati quelli come sua madre, che è di rifondazione, che credono ancora nella politica, eppure è innamorato perso di Elena (che alla Lucchini ci lavora come dirigente) e controlla come un padre inflessibile il comportamento della sorella Anna, tredicenne bellissima concupita da tutti i suoi coetanei.

Anna è al centro del libro insieme all'amica del cuore Francesca. Ragazze bellissime nate nel ghetto di via Stalingrado, inseparabili, sono animate da un rovente desiderio di vita che le riscatti dalla miseria. Il cuore del libro è quest'amicizia profonda, di quelle che non sono rare tra le ragazze a quell'età, nata da un'affinità elettiva fatta di complicità e di solidarietà e che ha lo scopo di centuplicare le loro forze nella lotta per affermarsi fuori dal grigiume che hanno intorno. Loro due sole, contro tutto e tutti. Su queste amicizie passionali tra ragazze la sociologia e la psicologia non mi pare abbiano indagato abbastanza.

Così appaiono gli adolescenti in una festa al pattinodromo: "Contano le ragazze e i ragazzi che roteano, si lanciano in salti e piroette prodigiose, gareggiano fra loro e filano come razzi a velocità folle. Ragazze magre e slanciate, che poco importa che cosa combineranno nella vita, perché nell'istante giusto dell'adolescenza sono lì: al centro della pista, nel pieno della festa, sotto i riflettori. È un istante impagabile di gloria".

Questo romanzo generazionale ci fa immergere totalmente nella realtà di povere famiglie dove la lotta per il necessario e la mancanza di sicurezze, materiali e morali, sono il pane quotidiano. E ci mostra i mille espedienti cui devono ricorrere questi ragazzi, lasciati a se stessi da genitori privi del minimo necessario al loro compito, per soddisfare i bisogni primari. Del resto il loro orizzonte è limitato, nudo e crudo, privo degli orpelli ideologici della solidarietà e del progressismo che invece avevano contato per la generazione precedente. Essi vogliono mordere la polpa della vita qui e ora, costi quel che costi, con cieca determinazione.

Il romanzo ha un'impennata quando Anna s'innamora di Mattia e ha una storia con lui, e questo getta Francesca nella disperazione. Non sopporta che l'amica abbia un uomo, e qui si svela la sua omosessualità. Abbandona violentemente l'amica e si trova un'amica nuova per fare ingelosire Anna. Di che natura è il rapporto tra le due ragazze? per Francesca è chiaramente di tipo lesbico, mentre per Anna no. Nel finale, dopo che sono successe tante cose importanti, le due ragazze si ritroveranno e finalmente faranno un viaggio all'Elba, vicinissima a Piombino ma, dove esse, incredibile, non avevano mai messo piede. Chi sa se diventeranno amanti. Su questo l'Avallone non ci dice nulla.

L'intenso fascino del libro sta in questo vibrante quadro d'ambiente, dove si muovono ragazzi privi d'illusioni e senza legami con la storia, con il passato, disposti visceralmente a bruciare in un presente precario tutta la loro vitalità. E questo stare completamente calati nell'oggi, nella ricerca di quel poco che basta per sentirsi appagati, si esprime pienamente nella scrittura. Un linguaggio semplice e guasconesco, ironico, malandrino, fintamente sciatto, tutto giocato sul parlato e sulla mimesi dell'esperienza quotidiana, al quale ci ha abituato la televisione e ora soprattutto i reality.

Questi ragazzi sono belli e simpatici, nonostante le loro modeste risorse, e rappresentano bene uno spaccato dell'Italia popolare. Nel libro dell'Avallone ci sono molti colpi di scena, drammi sentimentali, conflitti familiari, e gli adulti, soprattutto i padri, sono campioni di negatività, stupidi e violenti. E c'è anche una scena madre con un drammatico incidente sul lavoro, e la morte orribile di un operaio stritolato dalla motopala guidata dal suo amico migliore.

Queste pagine sono piene di sentimenti intensi ma su tutto domina l'amore delle due protagoniste che sembra l'unico valore autentico rimasto, in un mondo degradato dove i comportamenti sono ridotti all'osso, privi di qualsiasi slancio ideale, e dove la comunità sembra un fantasma moribondo.

L'Avallone ha raccontato una bellissima storia d'amore tra due adolescenti coraggiose, per le quali l'amicizia è tutto. Esse sono prive di sostegni morali e psicologici, e trovano in loro stesse la sola fonte di gioia e di speranza che le aiuta a vivere. Che diventino o no amanti non ha importanza. Esse sono come fiori innocenti sbocciati miracolosamente in un terreno deserto e infecondo. Chi sa quante ragazze s'identificheranno con Francesca e con Anna, con la loro gioia di vivere lontano dalle convenzioni e dai casini familiari, e si riconosceranno in questa loro gelosa simbiosi che esalta la loro grazia naturale. E che ci riporta a cose dimenticate, a lontani modelli eroici, ai miti ancestrali di un tempo irrevocabile.