IL CRISTALLO, 2012 LIV 1 [stampa]

LA LINGUA ITALIANA A BOLZANO: UNA VARIETÀ ANCORA POCO INDAGATA

di CHIARA MELUZZI

Questo breve contributo è stato pensato per tracciare un primo bilancio sullo stato dell'arte della lingua italiana di Bolzano. Tralasciando gli studi dedicati all'acquisizione della seconda lingua o alle analisi di soggetti bilingui, verrà offerta una breve rassegna dei (pochi) studi che hanno offerto una definizione sulla varietà di italiano parlata in tutta la Provincia dell'Alto Adige/Südtirol o almeno nel suo centro maggiore1. Dopo un breve inquadramento storico-linguistico, verranno esaminati i maggiori contributi relativi all'italiano parlato a Bolzano, cercando infine di trarre alcune conclusioni dall'attuale stato dell'arte e aprire a nuove prospettive di ricerca.

 

Bolzano: una "Italia in miniatura"

 

Vi sono vari luoghi comuni sulla situazione linguistica dell'Alto Adige, tra i quali l'idea che in Provincia si parli solo tedesco. Molti ignorano tuttavia che vi è un alto tasso di bilinguismo e soprattutto che il capoluogo Bolzano è a maggioranza italofona. Questa è una peculiarità della città di Bolzano all'interno del panorama linguistico altoatesino: mentre nel resto dell'Alto Adige/Südtirol la maggioranza della popolazione è tedescofona (o ladinofona), nel capoluogo il gruppo linguistico maggioritario è quello di lingua italiana.

Tuttavia la maggior parte degli italofoni di Bolzano non sono, per così dire, "autoctoni", intendendo con questo termine una permanenza nella regione per almeno cinque generazioni. A partire dagli anni '20 del secolo appena trascorso Bolzano è stata una delle mete di forti migrazioni interne alla penisola italiana. È possibile identificare almeno tre principali ondate migratorie che hanno interessato l'Alto Adige e in particolare la città di Bolzano dagli anni '20 del Novecento (v. Petri 1989 e Romeo 2006): un primo massiccio afflusso di italofoni in città era formato prevalentemente da impiegati e funzionari, provenienti da Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna e Roma, negli anni '20 e '30; in seguito, negli anni '30-'40, arrivarono moltissimi contadini trentini e veneti, reimpiegati nelle fabbriche cittadine; infine, a partire dal secondo dopoguerra, a Bolzano hanno continuato ad affluire italofoni da varie regioni d'Italia, in particolare dal Mezzogiorno. È inoltre importante sottolineare come le differenti migrazioni abbiano contribuito a cambiare il panorama linguistico ma anche l'articolazione interna della città di Bolzano: accenniamo qui solo brevemente al fatto che, accanto a quartieri storicamente tedescofoni (Centro, in parte Gries), altri mantengono ancora oggi una facies tipicamente italofona (per esempio Don Bosco e il quartiere Europa). Si può però dire che attualmente Bolzano rappresenti, per la sua parte italofona almeno, una sorta di "Italia in miniatura", visto che i suoi abitanti possono vantare origini da tutto lo stivale; questa impressione è confermata occasionalmente anche dagli stessi bolzanini di madrelingua italiana.

 

Che cos'è l'italiano di Bolzano?

 

Posto che a Bolzano la maggior parte della popolazione ha come madrelingua l'italiano, restano da definire le caratteristiche di questo italiano. La questione è tutt'altro che pacifica, soprattutto se si considera il fatto che per l'italiano parlato è difficile identificare un vero e proprio modello "standard" di riferimento2. Inoltre, nonostante la peculiarità della storia dell'italofonia a Bolzano, pochissimi studi sono stati dedicati specificamente all'indagine sull'italiano parlato in città dalla comunità italofona3. Allo stato attuale, mancano totalmente ricerche sul campo, che prevedano cioè la registrazione e quindi l'analisi del parlato degli italofoni del capoluogo. L'unica eccezione a noi nota è uno studio di Mioni (1990)4 che confronta la pronuncia degli studenti universitari padovani con un piccolo gruppo di coetanei bolzanini. Mioni osserva tra l'altro che, dal punto di vista fonetico, i giovani altoatesini mostrano una diversa distribuzione delle vocali medie (/o/-/?/; /e/-/e/) rispetto ai coetanei padovani, oltre a evidenziare «tracce sporadiche di rese fricative dentali (non affricate), da ricondurre all'influenza di famiglie di origine trentina o emiliana»5.

Una prima sistematica rassegna bibliografica sull'italiano di Bolzano ha poi evidenziato come gli studiosi concordino su un unico punto, cioè che l'unicità della situazione bolzanina risiederebbe nella mancanza di un dialetto di sostrato su cui si sia modellato il corrispondente italiano. Avremo tuttavia modo di argomentare brevemente contro questa presa di posizione teorica che forse risente di un eccessivo apriorismo e della mancanza di dati raccolto in situ.

Sulla definizione di questa varietà di italiano, invece, le opinioni degli studiosi sono altamente discordanti. A nostro parere, è possibile individuare negli studi precedenti tre giudizi sul tipo di italiano parlato a Bolzano. Un primo giudizio si ritrova in Francescato (1975) e Freddi (1982), secondo i quali l'italiano bolzanino sarebbe una "varietà atipica". I due studiosi differiscono però nella caratterizzazione di questa atipicità: se per Francescato si tratterebbe di «un italiano "popolare"… un tipo deteriore di italiano»6, per Freddi invece l'italiano di Bolzano non avrebbe affatto caratteristiche "popolari" ma si collocherebbe «ancora tra l'impersonale e il burocratico»7.

Altri studiosi preferiscono introdurre il concetto di "koinè8 areale". Kramer (1983) parla di una «koinè locale della provincia di Bolzano»9, che si ispira comunque a un non meglio precisato italiano standard. Anche Coletti et al. (1992) usano lo stesso termine, notando come nel caso di Bolzano e dell'Alto Adige sia «difficile parlare di uno specifico italiano popolare in loco pur se una koinè regionale, dati sessant'anni di presenza, vi è necessariamente in formazione»10.

Una delle opinioni più diffuse sull'italiano di Bolzano è inoltre che questo sia la varietà di italiano più vicina allo "standard", generalmente inteso, data appunto la mancanza di un dialetto di sostrato. A questa opinione si richiama anche il già citato Kramer (1983) e il noto studio di Kühebacher (1976), nel quale lo studioso esprime il famoso paradosso secondo cui «Man kann sagen - so Paradox es auch klingen mag! - dass ein Ausländer in keiner Stadt des italienischen Staates die lebendige italienische Sprechsprache so gut lernen kann wie in Bozen»11. Anche Mioni (1990) fa riferimento all'italiano di Bolzano come a una varietà più standardizzata, pur non mancando di riconoscere una base trentino-veneta che starebbe però scomparendo nel parlato dei giovani12.

 

Problemi e prospettive d'indagine

 

Dall'analisi della precedente bibliografia risulta evidente come non ci sia accordo tra gli studiosi sullo status dell'italiano di Bolzano, forse proprio per la mancanza di studi specifici volti a definire la varietà in questione. Anche quella sorta di assioma sulla mancanza di un sostrato dialettale all'italiano di Bolzano potrebbe essere messo in discussione da una ricerca sul campo o anche solo dall'analisi di fonti più "popolari", per così dire. Si prenda ad esempio il recente volumetto curato da Cagnan (2011) che registra alcune forme o espressioni caratterizzanti l'italiano dei bolzanini. Questo testo, di carattere divulgativo, testimonia una forte presenza di elementi dialettali, specialmente veneti e trentini, che emergerebbero soprattutto nei contesti più informali13. Sembrerebbe forse più opportuno ipotizzare per l'italiano di Bolzano un apporto dialettale plurimo che ha contribuito a caratterizzare il repertorio lessicale degli italofoni, almeno nei registri più colloquiali.

L'esistenza di tre diverse opinioni sul tipo di italiano di Bolzano è inoltre rivelatrice della mancanza di dati linguistici concreti su cui formulare un giudizio puntuale e motivato. Si delinea quindi con urgenza la necessità di supplire a questa lacuna negli studi, con una ricerca sul campo che potrebbe fornire dati interessanti non solo per i linguisti ma anche per la stessa comunità linguistica altoatesina.

 

BIBLIOGRAFIA

 

Cagnan, P. (2011) Lo slang di Bolzano. Frasi, parole, espressioni: il primo vocabolario altoatesino al 100 per cento, Bolzano, Curcu&Genovese.

Coletti, V.; Cordin, P.; Zamboni, A. (1992) Il Trentino e l'Alto Adige, in F. Bruni (a cura di) L'italiano nelle regioni. Lingua nazionale e identità regionali, Torino, Utet, pp. 178-219.

De Mauro, T. (1963) Storia linguistica dell'Italia unita, Roma-Bari, Laterza.

Egger, K. (2001) L'Alto Adige-Südtirol e le sue lingue. Una regione sulla strada del plurilinguismo, Bolzano, Alpha&Beta.

Francescato, G. (1975) Analisi di una collettività bilingue: le condizioni attuali del bilinguismo in Alto Adige, in «Quaderni per la promozione del bilinguismo», pp. 1-37.

Kerswill, P. (2008) Koineization and Accomodation, in J. K Chambers, P. Trudgill and N. Schilling-Estes (eds), The Handbook of Language Variation and Change, Oxford: Blackwell, pp. 699-702.

Kramer, J. (1983) La lingua italiana in Alto Adige, in G. Holtus; E. Radtke (Hrsg. ) Varietätenlinguistik des Italienischen, Tübingen, Gunter Narr Verlag, pp. 61-68.

Kühebacher, E (1976) Kultur und Heimat. Deutsch und Italienisch in Südtirol, in «Südtiroler Rundschau» 5, pp. 6-10.

Meluzzi, C. (2012) Recensione di Cagnan (2011), Lo Slang di Bolzano, in «Rivista Italiana di Dialettologia», in stampa.

Mioni, A. M. (1990) La standardizzazione fonologica a Padova e a Bolzano (stile di lettura), in M. Cortellazzo; A. M. Mioni (a cura di) L'italiano regionale, Roma, Bulzoni, pp. 193-208.

Mioni, A. M. (2001) L'italiano nelle tre comunità linguistiche tirolesi (con particolare riguardo per la pronuncia), in K. Egger; F. Lanthaler Die deutsche Sprache in Sudtirol: Einheitssprache und regionale Vielfalt, Wien, Folio, pp. 65-76.

Petri, R. (1989) Storia di Bolzano, Padova, Il Poligrafo.

Romeo, C. (2006) Politiche culturali nel ventennio fascista in Alto Adige, in A. Bonoldi;

H. Obermair (a cura di) Tra Roma e Bolzano. Nazione e Provincia nel ventennio fascista, Bolzano, Città di Bolzano, pp. 116-128.

 

 

 

NOTE

 

1In questa sede intendiamo con "italiano" la varietà appresa come prima lingua (L1) e con "italofoni" soggetti di madrelingua italiana.

2 Si veda su questo l'ancora fondamentale De Mauro (1963).

3 Dato il contesto storico e sociale dell'Alto Adige, gli studi si sono concentrati sul tema dell'apprendimento delle due lingue, italiano e tedesco, da parte dei due maggiori gruppi linguistici. Talvolta in questo tipo di studi si accenna anche alla varietà di italiano di Bolzano, ma si tratta spesso di annotazioni impressionistiche.

4 Questo studio è stato successivamente ripreso dallo stesso Mioni in un lavoro del 2001.

5 Mioni 1990:201.

6 Francescato 1975:28.

7 Freddi 1982:39.

8 Per koinè linguistica si intende la varietà di lingua nata dal confluire di varietà diverse che hanno perso i loro tratti più marcatamente locali. Cfr. Kerswill (2008).

9 Kramer 1983:63.

10 Coletti et alii 1992:204, corsivo degli autori.

11 Kühebacher 1976:10.

12 «I nostri dati ci fanno pensare ad IR (italiano regionale) di NE [Nord-Est] più avanzato di questo veneto verso la standardizzazione» (Mioni 1990: 201).

13 Per maggiori dettagli si rimanda direttamente a Cagnan (2011); si veda anche Meluzzi (2012), in corso di stampa.