IL CRISTALLO, 2012 LIV 1 [stampa]

BEPPINO DISERTORI, PSICHIATRA E POETA

di SILVANO DEMARCHI

Le opere edite di Beppino Disertori sono tutte in prosa, da quelle scientifiche (Trattato di psichiatria e socio psichiatria, Trattato delle nevrosi) a quelle filosofiche come Il messaggio del Timeo e Sfida al secolo, sintesi quest'ultima della sua concezione filosofica che partendo dalla biologia teoretica perviene a una visione spiritualistica del reale, in palese contrasto con il materialismo e il tecnicismo del secolo; a quelle letterarie, rappresentate dai numerosi diari di viaggio fino all'ultima opera autobiografica La stagione dell'infanzia e altre memorie. Ebbene, in queste ultime opere di carattere letterario, l'Autore compie un viaggio reale e spirituale nei cinque continenti, non solo per rivivere costumi e modi di vita diversi dai nostri ma per ricercare, a ritroso nei secoli, le radici di antiche civiltà e religioni che sembrano racchiudere la soluzione degli eterni problemi del vivere. In queste opere la poesia vi trascorre ovunque e si concentra talora in alcuni scorci di indimenticabile forza descrittiva e di tensione lirica. Eccone un esempio scelto tra i molti: "Il lago Atitlàan", da La sfinge olmeca.

 

Il lago Atitlàan, evocante dai recessi della mia psiche la nostalgia dell'Atlantide è soffuso di nebbia e vigilato dai tre vulcani San Pedro, San Lucas Toliman e Santiago Atitlàan… L'indomani nella luce mattutina le acque appariranno immobili come uno specchio di ghiaccio riflettenti sulla superficie screpolata le immagini dei vulcani. Ma è un lago capace di alte onde. Traversata silenziosa in acque solitarie. Attracco alla sponda romita su cui s'arrampicano capanne e casupole dai tetti di paglia.

 

Lo stesso fascino esotico compare in molte delle poesie in versi, apparse nell'opera che raccoglie tutta la produzione letteraria dell'Autore, dal titolo Luci d'autunno.

Ciò che ha mosso la sensibilità e la fantasia dello scrittore trova dunque una duplice espressione, la prosa poetica e la poesia. Alla base c'è sempre un paesaggio amato, ancora prima che veduto, un ambiente geograficamente definito che si arricchisce degli elementi culturali, filosofici, religiosi che ne hanno contrassegnato la sua storia. Il paesaggio quindi, sia esso messicano, africano, asiatico è intimamente compenetrato dalla cultura dei primordi. Su esso si stagliano templi, ruderi maestosi, figure di pensatori che hanno gettato un ponte tra questa terra e il mondo trascendente.

Ne deriva che anche la poesia del Disertori è portatrice di quelle verità che tentano una risposta agli eterni problemi dell'uomo talora inaccessibili alla ragione ma sempre ricchi di fermenti di vita interiore.

La scienza in Disertori approda alla religione e questa trova espressione nella poesia.

Riportiamo due esempi di evocazioni di terre tra loro lontane ma accomunate da un uguale sentimento del divino. Le due composizioni hanno l'andamento liturgico della preghiera e il riferimento preciso a fatti concreti delle antiche mitologie.

 

MESSICO

Terra delle piramidi e delle scale / per ascendere al turchese del cielo. / Patria del mais che nutre le genti, / del giaguaro che dalle fauci espelle / la testa umana dotata di mente / piumata come il dio Quetzalcoàtl
M'hai trafitto il cuore con il pugnale / d'ossidiana dei sacerdoti aztechi.

 

Ed ora il secondo esempio:

 

INVOCAZIONE A GANESH

Figlio di Siva e di Parvati, / dio dalla testa d'elefante/ e con il corpo d'uomo obeso, / che hai per veicolo il topo / e signore sei del sapere, / sii propizio all'opera nostra.

 

Altro motivo ricorrente nella poesia e nella prosa del Disertori è la nativa Trento, con i monti che le fanno corona. Già in La stagione dell'infanzia ed altre memorie egli evocava gli indimenticabili luoghi della prima età e testimoniava insieme l'amore che l'ha sempre legato alla sua città e alla sua tradizione italiana,

Sentiamo:

 

MONTE BONDONE

Montagna della mia infanzia / e del mio occaso, / la tua selva di larici / s'illumina d'ocra nel mattino / presso il crinale che taglia la volta. / Nel mirteto dell'anima / sotto cieli d'ametista / s'incendia la fenice.

 

Ciò che caratterizza la poesia ispirata alla natura di Beppino Disertori è il profondo motivo di carattere teosofico che fa avvertire nelle cose il palpito dell'anima universale, che fa intravvedere nelle diversità degli esseri lo stesso psichismo di cui l'anima umana non è che la forma più evoluta, la forma più consapevole ma intimamente congiunta agli stadi inferiori. Questo concetto di base diviene generatore di poesie non solo per il fascino di cui si rivestono, ma per la funzione cognitiva che la poesia viene ad assumere nella scoperta e ricognizione di ciò che è sotteso al fenomeno, che colpisce i sensi e il cuore.

 

NOTA BIO-BIBLIOGRAFICA

 

Beppino Disertori, nato a Trento nel 1907 dove esercitò la professione di neurologo-psichiatra; docente universitario a Padova e a Trento di psichiatria ha pubblicato numerose opere scientifiche, filosofiche e letterarie, di cui ci limitiamo a segnalarne soltanto alcune:

De Anima

La sfida al secolo

Trattato di psichiatria e socio psichiatria

Trattato delle nevrosi.

Numerosi i diari di viaggio tra cui ricordiamo:

Pellegrinaggio in Egitto

Esperienza dell'India

Cronaca di un safari

La montagna di Visnù

La sfinge olmeca

La via delle perle.

Tra le ultime opere letterarie:

La stagione dell'infanzia e altre memorie

Luci d'autunno.