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IL CRISTALLO aprile 2020 - light edition

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  Paolo Crazy Carnevale     Un ricordo di Giancarlo Bertoni   

Anni Sessanta e Settanta, scampoli di musica rock - Bolzano / Padova / New York
 

Nella Bolzano musicale degli anni sessanta, il passaggio dalla musica beat che aveva impazzato fin dalla prima metà del decennio fu più lungo che altrove, Bolzano rimase beat anche quando il beat era stato soppiantato dal folk-rock, dalla musica psichedelica, dal rock blues: ma andava bene così.

Giancarlo Bertoni, bolzanino, scomparso lo scorso aprile a New York a causa del coronavirus, classe 1948, quella fase di transizione l’ha vissuta in prima persona, da protagonista: studente del Liceo Scientifico bolzanino all’inizio del 1966, Bertoni era batterista della band studentesca dei Sounds, di cui faceva parte anche Franco Mugliari, suonando ancora quell’irrinunciabile beat di cui sopra. Ma nel giro di un anno e mezzo la musica sarebbe cambiata, complici i primi viaggi dei giovani bolzanini oltre confine, si finì per scoprire che il beat non era poi tutto e cominciarono a fare capolino le prime formazioni rock propriamente dette, formazioni dai nomi che risuonavano sempre più anglofili come We, Watt 69 (da una marca di whisky in voga in quegli anni, nome assai gettonato nello stesso periodo anche in altre regioni italiane), talvolta anche suggestivi e fantasiosi come Doctor Brown’s Fuzz Band.

Gli We furono i primi a poter contare su una voce adatta alla bisogna, una voce nera e potente che risiedeva nell’ugola di Gianni Emeri (ma per tutti era Memo) e su un chitarrista di nome Piero Messina indicato da molti come il migliore in circolazione. Ai tamburi sedeva Luciano Casagrande, all’epoca un “veterano” nonostante avesse solo vent’anni: proprio al posto di Luciano, partito per assolvere il servizio militare, venne chiamato come batterista Giancarlo Bertoni che, seppure per breve tempo, finì così per ritagliarsi un posto di riguardo nell’olimpo bolzanino dei suonatori di batteria. Gli We si costruirono in quel periodo una fama solida con i loro concerti a base di canzoni di Otis Redding, Wilson Pickett, dei Traffic e dello Spencer Davis Group, ma anche dei primi gruppi hard rock e Giancarlo Bertoni finì col distinguersi come uno dei più stimati batteristi del periodo. Nel 1969 però tutto era già cambiato, Memo finì con l’essere arruolato nel gruppo di Pino Donaggio, Messina e Giancarlo Bertoni presero la via delle città universitarie, Casagrande tornò dalla naja e riprese il suo posto negli We dove si avvicendarono fino al 1970 molti altri giovani bolzanini.

Seppure fuori dalla scena bolzanina, Giancarlo Bertoni continuò a seguire la scena musicale, più da ascoltatore che da musicista: la musica che stava prendendo piede, in Italia in particolare, era il “progressive rock” di matrice anglosassone e Bertoni, al pari di molti coetanei, ne divenne un fan, seguendo i gruppi in concerto e stringendo amicizia con i componenti dei Van Der Graaf Generator, che in quel periodo erano di casa nel Belpaese: tanto da portarli in vacanza a San Genesio nel 1974, campeggiando liberamente nei boschi che furono di grande ispirazione alla band britannica. Fu Bertoni a metterli in contatto con i suoi amici Piero Messina e Paolo Paglia che tanta parte ebbero, rispettivamente come chitarrista e autore della copertina, nella realizzazione del disco The Long Hello (ma già non si chiamavano più Van Der Graaf Generator).

Terminati gli studi di medicina a Padova, Bertoni aveva vinto poi una borsa di studio per una specializzazione come anestesista a New York: erano gli anni della disco music, dei club e, terminato il periodo di studio newyorchese, il nostro decise di rimanere nella Grande Mela, alternando per un po’ la professione medica, che presto avrebbe preso il sopravvento, all’attività come DJ in locali in voga allora come il famoso “Studio 54”.

E a New York Bertoni ha lavorato come stimato anestesista e abitato fino al giorno della sua prematura scomparsa.

                                                                                                                                         Paolo Crazy Carnevale

 

 

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