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Il Teatro di Gigi Proietti nelle fotografie di Tommaso Le Pera

Prefazione di Antonio Calenda
Testi di Rita Sala, Duccio Trombadori, Tommaso Le Pera

Imola (BO), Manfredi Edizioni, 2018, pp. 263.

Questo corposo ed elegante volume è sostenuto dalla convergenza di due forze creative: da parte di Tomaso Le Pera l’arte di fissare con la macchina fotografica la poetica dell’attore nella sua varietà espressiva e nella gamma delle sue sfumature, da parte di Gigi Proietti la codificazione di un ampio repertorio mimico e gestuale.

È dal periodo delle esperienze dell’avanguardia teatrale romana di fine anni Sessanta raccolta nelle celebri “cantine” che si enuclea l’esperienza di Le Pera come fotografo di scena, poi proseguita lungo un percorso di ricerca che lo porta a superare la narrazione visiva statica e quasi statuaria dello spettacolo per approdare ad una tecnica della fotografia dinamica e in movimento, scattata nel corso della recita. Il suo catalogo, in cui figurano attori di primo piano del teatro italiano e che comprende anche molti allestimenti del Teatro Stabile di Bolzano per la regia di Marco Bernardi, è oggetto di un ambizioso progetto editoriale: dopo le monografie di recente pubblicazione dedicate a Mariangela Melato e Gabriele Lavia, ora è la volta di Gigi Proietti.

Prima della carrellata fotografica è importante leggere i brevi testi introduttivi perché offrono le giuste chiavi di lettura per inquadrare la figura dell’attore e per decodificare le immagini. Antonio Calenda, regista molto vicino all’interprete romano, lo definisce “dionisiaco, contraddittorio e oscuro, sui generis e imprevedibile. E come Dioniso sapeva modulare dai suoi precordi musica, canto, ironia e gusto del vivere”. La poliedricità e il sapiente istrionismo sono sottolineati da Rita Sala, mentre Duccio Trombadori ricorda gli influssi di Petrolini presenti in Proietti per contestualizzare le radici etno-geografiche di ascendenza romana nella sua rivisitazione moderna.

Gli scatti fotografici di Le Pera iniziano nel 1974 con La cena delle beffe di Carmelo Bene da Sem Benelli e proseguono con il celebre A me gli occhi, please! scritto con Roberto Lerici e interpretato nel 1976. Si tratta generalmente di primi piani che bene colgono nei ghigni e nelle smorfie, negli sguardi aggressivi e ironici, la cifra della mimica facciale dell’attore. L’impaginazione del materiale fotografico permette anche di decodificare il linguaggio della regia come ne Il bugiardo di Goldoni allestito nel 1979 da Ugo Gregoretti e nel Cirano di Rostand del 1985 in cui la regia dello stesso Proietti con Ennio Coltorti sviluppa belle scene corali. La sequenza de I 7 Re di Roma di Luigi Magni (1989) diventa un omaggio agli splendidi costumi di Lucia Mirisola. I tratti connotativi della comicità proiettiana esplodono in Ma l’amor mio non muore (2006).

A questi spettacoli si affiancano le fotografie di altri celebri titoli che hanno consacrato l’estro di Proietti, come La commedia di Gaetanaccio (1978), Come mi piace (1982), Per amore e per diletto (1985), Prove per un recital (1996) e Io, Toto e gli altri (2002). L’ultimo Proietti è immortalato nelle dieci foto tratte da Edmund Kean di Fitzsimons del 2016, in cui l’attore esibisce la gamma delle possibilità espressive dal comico al tragico, dal serio al faceto.

La Biografia e la Teatrografia completano le informazioni relative alla luminosa carriera di Proietti e attribuiscono al libro di Le Pera il valore di prezioso contributo per la memoria e per la storia del teatro italiano.

                                    di Massimo Bertoldi

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