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Ominiteismo e demopraxia.
Manifesto per una rigenerazione della società

Michelangelo Pistoletto

 

Milano, Chiarelettere, 2017, pp. 104.

 

Ad autunno 2018 il maestro dell’Arte Povera in visita a Bolzano ha presentato presso il Centro culturale Trevi il libro-manifesto edito a ottobre 2017, riprendendone essenzialmente le motivazioni: “siamo giunti a un traguardo della storia e ora dobbiamo compiere il passaggio necessario al proseguire di questa nostra civiltà. A Cittadellarte è nato un simbolo che indica la via verso il cambiamento della società. È il disegno del triplo cerchio. Esso rappresenta il Terzo Paradiso, ovvero il Terzo Tempo dell'umanità. L'arte ha animato ogni passo della vicenda umana con la forza della creazione che le è propria. In questo frangente epocale essa traccia le prospettive del nuovo percorso, ne avvia il cammino e ne assume, anche praticamente, la guida. Il cambiamento inizia da due aspetti fondamentali, la religione e la politica. L'Ominiteismo pone sia le persone sia le istituzioni religiose di fronte a se stesse per un giudizio che non arriva dall'alto, ma mette ciascuno e tutti direttamente davanti alle proprie responsabilità. La responsabilità diviene così la prassi che regola e unisce tutte le parti della società. La Demopraxia sostituisce il termine 'potere', dal greco kràtos (da cui deriva democrazia), con il termine 'pratica', dal greco pràxis (da cui demopraxia), per arrivare con la demo-pratica là dove non si è potuti arrivare con l'imposizione del demo-potere. Questo manifesto si conclude con le indicazioni indispensabili per realizzare demopraticamente quello che è stato il sogno della Democrazia” (Michelangelo Pistoletto).

Nel testo, scanditi in capitoli che traducono l’immaginario artistico dell’autore - lo specchio (davanti e dietro di noi), il simbolo del Terzo Paradiso, la mela morsa reintegrata - i principi che orientano le “demopratiche” vanno configurandosi. Il compito dell’arte oltre religione e politica è riaprire uno spazio edenico come “Ominiteismo”: capacità elaborativa della mente umana, autonomia della coscienza spirituale al di là dei mono- poli- o pan- teismi.

Questo laboratorio di cambiamento responsabile della società collocato alla fine del “secondo paradiso”, quello artificiale, apertosi fisicamente con la comunicazione tra i vari ambiti del sapere nella Cittadellarte, fondata a Biella in un complesso industriale tessile abbandonato, prosegue nei forum, uno dei quali in corso a Roma al MACRO, in precedenza a Cuba e in altre sedi, attivati dalle ambasciate e dagli ambasciatori del Terzo Paradiso sparse e sparsi qua e là, raccogliendo dal basso le energie delle comunità sul territorio in tavoli di confronto e progettazione. In questo percorso “dalla predazione alla domesticità”, dal profitto alla sostenibilità, il traghettatore è l’Homo artisticus che può condurci - integrando la natura del primo e l’artificio del secondo - nel Terzo Paradiso.

Apparentemente utopico - o atopico - il disegno di questo manifesto che possiamo dire politico in un senso che subito precisiamo, risulta al contrario come promesso dal titolo una guida pratica, orientata al fare, in questo senso una politica del fare che coincide con l’agire dell’arte. Il simbolo del “terzo paradiso” secondo un movimento “triamico” (ovvero che segue la dinamica del numero tre) in cui il segno dell’infinito forma un terzo ovale più grande al centro, se nei due più piccoli associa “IO” e “TU”, nell’ovale più grande trova “NOI”. Questa visualizzazione sviluppa il rapporto con il mondo in cui ci specchiamo, coerentemente con il lavoro sugli specchi che hanno reso famoso il maestro: la nostra presenza tra essi si proietta all’infinito, fonda un dialogo e pure un “trialogo” che è la realtà sociale, politica, che viviamo.

 

                              di Nazario Zambaldi

 

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