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Nostalgia di Dio

di Lucia Calamaro

 

Torino, Einaudi, 2020, pp. 99

Nostalgia di Dio di Lucia Calamaro inizia con una partita a tennis tra amici. Nell’economia della commedia la sfida è importante: detta i ritmi e gli scambi delle battute – ora a velocità sostenuta ora con modalità lente simili a un lungo palleggio da fondo campo senza la schiacciata vincente sotto rete –, e definisce la struttura dell’impianto narrativo.

Ne sono protagonisti persone semplici e ordinarie, unite da un’amicizia dall’andamento reticolare: Francesco, «40-45 anni sportivo, dubbioso su tutto» come lo presenta la Calamaro, è in grande difficoltà nell’assumere il ruolo del padre separato, vorrebbe ritornare a casa e perciò troppo tardivamente cerca di riabilitarsi al cospetto della moglie Cecilia, «35 anni antropologa vitale», la quale si barrica dietro la maschera di un’apparente serenità ed emancipazione inventandosi una strana catalogazione dei rumori.

Intorno a questa coppia si muovo Simona, «45 anni, maestra, single, vuole un figlio», alla confusa ricerca di sé, e Alfredo «45 anni, prete, esistenzialmente provato», che vive la vocazione nel segno della rinuncia e del sacrificio.

Sono anime fragili e irrisolte, a disagio in un mondo abitudinario e convenzionale, che, tuttavia, rispecchia la loro stessa indole. Non c’è ribellione, si avvertono sussulti inesplosi; dai dialoghi zampillano i loro tormenti interiori, si aprono gli orizzonti di un passato di fallimenti che attanaglia il loro presente, con leggerezza e pesantezza.

Da questa coralità prende forma un colorito tappeto di dialoghi di ampio respiro, a tratti spigolosi, simili a un palleggio tennistico che, però, in certi momento spinge il singolo personaggio a distaccarsi dal gruppo per liberare i propri pensieri e raccontare se stesso, con delicatezza e intensità interiore.

Nella commedia le vicende si concentrano in pochi passaggi narrativi: al citato campo da tennis subentra una divertente e contorta cena collettiva in casa e infine si passa ad una strana gita notturna-pellegrinaggio per sette chiese romane organizzato da Alfredo.

Quest’ultimo movimento si collega direttamente al titolo della commedia, anche se la Nostalgia di Dio non va intesa in senso strettamente religioso, bensì metaforico. Si tratta di un percorso alimentato da una sottile e invisibile-visibile nostalgia mossa dalle assenze del presente e che si colma con la tensione e la ricerca del senso dell’infinito in un gioco sospeso tra volontà di rinascita e epifania esistenziale. Entra in gioco il mistero della vita, nelle sue più nascoste sfaccettature.

Perciò rientra nella dinamica di questo smarrimento l’adozione di un linguaggio diretto e quotidiano, a tratti verboso, come se volesse esprimere il flusso implosivo-esplosivo di interiorità strozzate e inascoltate.

Dopo gli applauditi allestimenti di La vita ferma, L’origine del mondo e Si nota all’imbrunire, la Calamaro – anche regista e attrice – con Nostalgia di Dio (che ha debuttato nel 2019 al Teatro Goldoni di Venezia per la regia di Antonio Latella) si conferma esponente di primo piano della drammaturgia italiana contemporanea.

                              di Massimo Bertoldi

 

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