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LIBRI

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Romolo Valli

di Daniela Montemagno

Roma, Edizioni Sabinae, 2020, pp. 411

«Era soprattutto un grande umanista, indifferente alle mode soprattutto della politicizzazione del teatro. Le sue scelte derivano sempre da un impegno di vita prima che ideologico. Era un artista puro, vivo, legato alla realtà, ma non alle mode del reale. La sua era aspirazione verso una libertà assoluta».

Il personaggio in questione è Romolo Vialli e le parole sono di Fantasio Piccoli. Si leggono, assieme ad altre preziose voci nella sezione “Hanno detto di lui” che seguono i “Ricordi e Testimonianze” (tra i tanti di Anita Bartolucci, Gianna Giachetti, Anna Maria Guarnieri, Giulia Lazzarini, Giorgio Treves). Questo ricco e documentato apparato costituisce la seconda parte dell’appassionante volume Romolo Valli di Daniela Montemagno, nuovo omaggio al grande attore preceduto da Romolo Valli. Ritratto d’attore di Guido Davico Bonino (Il Saggiatore, 1983) e da Romolo Valli. L’attore che parla di Maria Laura Loiacono (Book Publishing, 2015).

Nella prima e corposa parte del libro l’autrice ripercorre, affidandosi ad una ricostruzione rigorosamente cronologica, la vita di Valli a tutto tondo, dalla carriera come attore alle sue amicizie e relazioni professionali, lungo un percorso articolato con chiarezza narrativa impreziosita da aneddoti e curiosità utili per completarne la conoscenza.

Appassionato di canto sin da bambino, poi attivo nella nativa Parma in qualità di critico teatrale e cinematografico, regista e attore in erba, Valli si aggrega quasi per caso alla compagnia itinerante del Carrozzone di Piccoli, con la quale fonda nel 1950 il Teatro Stabile di Bolzano con il concorso, tra gli altri, di Adriana Asti, Valentina Fortunato, Giancarlo Galassi Beria e Ugo Bologna. Il regista e talent scout Piccoli scopre subito le potenzialità dell’enfant prodige Valli, tanto da impegnarlo in ruoli importanti negli allestimenti del biennio 1950-52, dalla shakespeariana La dodicesima notte al Miles gloriosus di Plauto, da Zio Vanja di Cechov a Il ballo dei ladri di Anouilh.

Questi spettacoli diventano un vero trampolino di lancio, tanto che il giovane attore viene scritturato al Piccolo Teatro di Milano diretto da Paolo Grassi e Giorgio Strehler che lo impegna in diciotto ruoli tra primari e secondari e facendolo recitare al fianco di interpreti del calibro di Tino Carraro, Sarah Ferrati, Ivo Garrani.

La svolta della carriera coincide con il sodalizio artistico e umano con Giorgio De Lullo: assieme a Rossella Falk, Anna Maria Guarnieri e Tino Buazzelli, Valli fonda nel 1954 la Compagnia dei Giovani, destinata a scrivere pagine fondamentali nella storia del teatro italiano e che la Montemagno mette bene a fuoco quando si sofferma sui tanti spettacoli basilari di cui l’attore figura come protagonista: la rivelazione Il diario di Anna Frank, gli allestimenti shakespeariani, goldoniani e cechoviani, a dimostrazione di grande versatilità di un artista in grado di esprimere tutta la potenzialità del suo talento espressivo soprattutto nel confronto con la drammaturgia pirandelliana – Sei personaggi in cerca d’autore, Il gioco delle parti, Così è (se vi pare).

Ampio e doveroso spazio è riservato ai frequenti e produttivi rapporti di Valli con la radio e la televisione, e in modo particolare con il cinema vissuto al servizio di importanti registi come Visconti (Il Gattopardo, Morte a Venezia), De Sica (Il giardino dei Finzi Contini), Bertolucci (Novecento). Analogamente la Montemagno non trascura le dote manageriale e organizzative particolarmente evidenti negli anni Settanta e nell’ambito e dimostrati nell’ambito della direzione artistica assunta al Festival dei Due Mondi di Spoleto.

C’è, infine, una pagina in questa interessante monografia agile nella lettura e scritta con grande passione che, in un certo senso, contiene in sé il segreto della poesia intima di Valli e la sua proiezione nel mondo attraverso una sua poesia scritta a Reggio Emilia nel 1945 all’età di vent’anni:

«Ho trovato uno scrigno di cielo
dove a celare andrò l’ultima lacrima.
E quando sarò uomo la vedrò
la fronte inumidire dell’aurora».

 

                                     di Massimo Bertoldi

 

 

 

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