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Nuove scritture dall'Austria

a cura di Giovanni Sampaolo
 

Roma, Artemide, 2017, pp. 142

È stato recentemente presentato a Roma, presso l'Österreichisches Kulturforum un originale volume, Nuove scrittura dall'Austria, che viene a colmare un vuoto letterario, di cui forse pochi sono consapevoli. Come scrive nella sua presentazione Elke Atzler, «l'Austria di oggi si distingue in ambito letterario per la notevole produzione di opere da parte di giovani e giovanissimi autori». Eppure «la letteratura austriaca più recente così come i premiati romanzi di successo sono largamente sconosciuti in Italia, perché nella maggior parte dei casi mancano le traduzioni italiane».

L'antologia di cui qui si parla si propone proprio questo: colmare innanzitutto un vuoto di conoscenza dovuto alla barriera linguistica. Con lungimiranza l'Austria, nelle sue istituzioni deputate a meglio far pervenire all'estero la propria cultura, ha promosso già da anni un intenso e raffinato lavoro sulla letteratura, ritenendo che accanto alla musica e alle arti figurative, anche questo medium artistico custodisca delle enormi potenzialità per presentare e divulgare all'esterno/all'estero la propria realtà nazionale. È evidente che la letteratura, costruita su uno strumento comunicativo non immediato, necessiti di una mediazione specifica per essere fruita.

Da qui l'esigenza di una traduzione, colta da Giovanni Sampaolo dell'Università di Roma 3 che con i suoi studenti, in un riuscito e meritorio esperimento, ha dato voce italiana a 15 scrittori viventi - la maggior parte molto giovani - che operano e vivono in Austria. Lettori appassionati o anche soltanto curiosi, editor e operatori di case editrici alla ricerca di nuovi stimoli troveranno qui liriche, brani di romanzi, racconti, drammi e persino pagine di saggi «ad alta tensione poetica» come scrive Francesco Fiorentino nell'introduzione al testo.

La cifra che unisce tutti questi/e scrittori/scrittrici è data dalla loro - vorrei dire - atavica consapevolezza della forma e della lingua, dall'aver sempre presente che quanto si esprime è condizionato e condiziona il mezzo dell'espressione: fatto che rende il lavoro di traduzione particolarmente arduo e tanto più encomiabile. Ma non solo le modalità formali accomunano questi autori: la disposizione transculturale è la cifra che nelle diversità li rende specchio di una realtà molteplice quale quella dell'Austria contemporanea.

Diversi per provenienza e formazione (c'è chi è nato in Austria, ma chi in Corea, in Slovacchia o Bulgaria o Polonia o Moravia), tutti si devono confrontare con l'alterità che non può essere tenuta fuori dai propri confini: storie di migrazione, di esplorazione, di occasioni mancate, di eventi economici e sociali che irrompono nella quotidianità scardinandola e che però suggeriscono anche che «bisogna perdere la paura di non poter tornare al nostro mondo di ieri. E in un baleno quei milioni di scacciati, braccati, espulsi che sembrano assediare il nostro benessere non saranno più una minaccia, ma una parte del nostro mondo».

Anche se i loro nomi - si spera ancora non per molto - poco dicono al lettore italiano, ci piace ricordarli uno ad uno nel rigoroso ordine alfabetico con il quale compaiono nell'antologia: Thomas Arzt (1983), Dimitré Dinev (1968), Erwin Einzinger (1953), Susanne Gregor (1981), Alois Hotschnig (1959), Anna Kim (1977), Karin Peschka (1967), Irene Prugger (1959), Kathrin Röggla (1971), Carolina Schutti (1976), Lisa Spalt (1970), Michael Stavarič (1972), Anja Utler (1973), Anna Weidenholzer (1984), Daniel Wisser (1971).

                               di Paola Maria Filippi

 

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