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SPETTACOLI E MOSTRE

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Occident Express

di Stefano Massini
a cura di Enrico Fink e Ottavia Piccolo

con Ottavia Piccolo e l’Orchestra Multietnica di Arezzo
Gianni Micheli clarinetti e fisarmonica
Massimo Ferri oud, cümbüÅŸ, bouzouki, chitarra
Luca Roccia Baldini basso e contrabbasso
Mariel Tahiraj violino
Leidy Natalia Orozco viola
Maria Clara Verdelli violoncello
Massimiliano Dragoni salterio e percussioni
Enrico Fink flauto
musica composta e diretta da Enrico Fink
disegno luci Alfredo Piras
produzione Teatro Stabile dell’Umbria, Officine della Cultura

 

Un rischio connesso al teatro di narrazione o documento è di scivolare in effetti melodrammatici o patetici, quando l’argomento tratta una vicenda attinta dalla Storia contemporanea che si presenta ricca di componenti tragiche.

Nella messinscena di Occident Express di Stefano Massini (vista al Teatro Cristallo di Bolzano nell’ambito della rassegna “In scena” in collaborazione con il Teatro Stabile di Bolzano) il pericolo è superato da un’efficace soluzione di grande pregio artistico: la parola monologante recitata da Ottavia Piccolo costruisce un dialogo continuo, dialettico e interattivo, con la musica che, a sua volta, diventa coprotagonista dell’azione. Non a caso Enrico Fink, autore del supporto sonoro offerto dall’Orchestra Multietnica di Arezzo, figura con la stessa attrice come curatore dello spettacolo. Gli otto musicisti suonano strumenti particolari come il bouzouki che bene si armonizzano con le chitarre, flauti, le percussioni ecc., e concorrono – attraverso momenti melodici, effetti metallici, rumori vari – a intrecciare i fili con la parola del testo.

Una pedana grigia, unico elemento di una scena spoglia, sulla quale all’occorrenza si posizionano gli interpreti, è valorizzata, nella sua semplicità, dall’uso sapiente di luci creative.

La Piccolo racconta la toccante storia di Haifa Ghermal, donna anziana di Mosul, città martoriata dalle bombe. Tra spari e tempeste di sabbia fugge con la nipotina per affrontare un viaggio incredibile e disperato, a piedi e con mezzi vari (“con le scarpe piene di fango e di sangue”), lungo la cosiddetta “rotta dei Balcani”, fino a Stoccolma, raggiunta dopo 118 giorni.

Gli ingredienti del racconto sono assunti dalla vita della stessa protagonista e sono terribili: improvvise scomparse di compagni di cammino piccoli e grandi, stenti e privazioni, furti e feroci uccisioni a sangue freddo, rifugi in ambienti fetidi e malsani, l’infilarsi in un tubo lungo un chilometro in Turchia e poi vedere il miraggio della Grecia, l’attraversare la Macedonia, aggirare il muro costruito lungo la frontiera ungherese e poi l’arrivare alla meta assiepate in un cargo con la scritta Occident Express, Stoccolma.

La Piccolo conferisce a questo testo fluido e privo di retorica, scritto con un linguaggio finemente comunicativo, grande passione umana sostenuta da estro artistico. Si appoggia ad un linguaggio limpido e essenziale, come se volesse offrire allo spettatore una cifra anche visiva e immaginaria, quasi cinematografica, di questo viaggio di anime dannate. Oscillante tra racconto epico e parentesi intimiste, la parola monologante sprigiona tutta la sua forza nella sua semplicità e aderenza al testo di Massini; senza fronzoli e orpelli estetizzanti diventa ora cruda ora dolce, ora drammatica ora di tranquillità quotidiana. La voce dell’attrice è limpida e chiara, precisa come il bisturi di un chirurgo. Entra nel cuore, penetra nel cervello. E lì rimane per tutto lo spettacolo.

 

                               di Massimo Bertoldi

 

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