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SPETTACOLI E MOSTRE

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Dragpennyopera

di Nina’s Drag Queens

 

liberamente ispirato a The Beggar’s Opera di John Gay
con Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro, Stefano Orlandi, Lorenzo Piccolo, Ulisse Romanò
regia Sax Nicosia
drammaturgia Lorenzo Piccolo
coreografie Alessio Calciolari
costumi Gianluca Falaschi
scene Nathalie Deana
disegno luci Luna Mariotti
musiche originali Diego Mingolla
assistente alla regia Mila Casali

 

Dragpennyopera delle Nina’s Drag Queens – spettacolo visto al Teatro Cristallo di Bolzano nell’ambito della rassegna “Corpi eretici” curata da Teatro La Ribalta – prende forma da una libera lettura della settecentesca The Beggar’s Opera (L’opera del mendicante) di John Gay, successivamente ripresa da Brecht ne L’opera da tre soldi. Del testo originale la drammaturgia di Lorenzo Piccolo mantiene le donne della vita del celebre bandito Macheath: Polly che lo ha sposato in segreto e la madre della giovane di nome Peachum, la regina dei mendicanti; la prostituta e amante Jenny; l’altra amante, la giovane Lucy e la madre Tigra, grintoso capo della polizia. Queste figure femminili condividono amore e odio per quell’uomo da loro desiderato e derubato, tradito e protetto, attraverso una serie di atteggiamenti dannati e malavitosi.

In linea con le prescrizioni narrative di Gay, queste donne si trovano davanti al patibolo allestito per l’esecuzione capitale di Macheath, che però è il grande assente supplito dalla sua stessa voce posizionata fuori campo e chiamata a raccordare i vari passaggi narrativi impostati secondo la tecnica del flash back. Nel corpo dello spettacolo il palo cappio illuminato e dotato di rotelle si moltiplica fino a coincidere con il numero delle cinque agguerrite donne che in scena sono interpretate da attori maschi dall’aspetto dark e sadomaso secondo i bei costumi di Gianluca Falaschi e il gioco coreografico ideato da Alessio Calciolari.

Come l’originale settecentesco presentata un intrigante e complesso mix di musica colta e canzoni da osteria, analogamente le Nina’s Drag Queens attingono dalla musica contemporanea, muovendosi tra canzoni colte e pop, e le musiche originali di Diego Mingolla che spaziano tra interpretazioni jazz e atmosfere da fumoso piano bar di periferia, tra suoni leggeri e effetti espressionistici.

Il tappeto sono interagisce con la parola e il movimento scenico mosso dalla regia onirica e evocativa di Sax Nicosia, abile e attenta nel montaggio di una serie di scene plasmate sul linguaggio del cabaret, feroce e dissacrante, grottesco e comico. Emergono figure oscillanti tra l’ordinario e il demenziale nonché caratterizzate da una gestualità esuberante, a tratti provocatoria anche nella girandola dei costumi.

Attraverso un tripudio di duetti e gustose battute che bene adattano il testo alla nostra contemporaneità, si arriva alla scena finale in cui si esplode la sintassi poetica delle Nina’s Drag Queens: le cinque donne della storia si posizionano davanti alle corrispettive forche, si tolgono le parrucche e si spogliano degli abiti femminili e rivelano la loro identità maschile. La finzione del travestimento diventa realtà e viceversa, un dubbio o una certezza, come il destino del bandito condannato a morte. Perciò gli attori/attrici offrono al divertito pubblico un finale aperto interpretando sia la scena della condanna che quella della grazia. È, questo, il vertice di uno spettacolo dall’andamento delicatamente kitsch e postmoderno nella sua nobile e affettuosa visione dei bassifondi.

 

                                 di Massimo Bertoldi

 

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