home la rivista IL CRISTALLO newsletter RECENSIONI Chi siamo contatti newsletter
 

SPETTACOLI E MOSTRE

  torna all'elenco delle recensioni       

Calcinculo

di e con Enrico Castellani e Valeria Raimondi
e con Luca Scotton

musiche Lorenzo Scuda
fonico Luca Scapellato
direzione di scena Luca Scotton
produzione Babilonia Teatri, La Piccionaia
coproduzione Operaestate Festival Veneto

L’obiettivo dichiarato da Babilonia Teatri è chiaro: «Calcinculo è uno spettacolo che vuole fotografare il nostro oggi. Le sue perversioni e le sue fughe da se stesso. La sua incapacità di immaginare un futuro, di sognarlo, di tendere verso un’ideale, di credere. Con questo spettacolo intendiamo raccontare il mondo che ci circonda con il nostro sguardo tagliente, dolente ed ironico».

Difatti il titolo Calcinculo contiene in sé la cifra interpretativa di questa performance del 2018 e proposta con successo al Teatro Comunale di Gries di Bolzano nell’ambito della rassegna “Corpi eretici” curata da Teatro La Ribalta. Il richiamo alla giostra tipica delle sacre di paese assurge a metafora di una condizione: quella dell’Italia contemporanea, fotografata nel suo degrado morale e civile, sempre più simile ad un banale luna park.

La denuncia avanzata dal gruppo teatrale veronese procede secondo gli ingredienti linguistici e stilistici ormai consolidati: provocazione, critica corrosiva, ironia e ribrezzo attraversano a ritmo pulsante simil punk-rock una struttura drammaturgica costruita su monologhi torrenziali, duetti, canzoni. Le sequenze narrative, volutamente disarticolate, impaginano con forza veemente immagini sceniche tratteggianti un mondo-luna park imprigionato in uno spazio dominato dalle paure verso il diverso e dalla conseguente ricerca di sicurezza nella banalità del divertimento.

Così Valeria Raimondi, nei panni di una pop star da sagra di paese, canta una canzone di elogio alla libertà seguita da Enrico Castellani che invece urla un fiume di parole che denunciano l’ansia di essere aggrediti, la diffidenza verso l’altro, la sfiducia della solidarietà. Questo gioco del rovescio dei valori alimenta un continuo rimbalzo tra lo schiaffo e la carezza, tra la critica feroce e le visioni di artificiale leggerezza. Il luna park diventa metafora di quell’illusorio senso di libertà e di evasione di fatto garantiti dalla società che, però, spegne sogni e desideri di cambiamenti. Sul palco sono significativamente posizionati estintori a norma.

Emblematico è il blocco narrativo dedicato alla sfilata dei cani accompagnati da padrone e sostenuta da Castellani nei panni del presentatore volutamente esagerato nella presentazione, con aggettivazioni superlative, dei concorrenti. Si tratta di una derisoria contraddizione: il riconoscimento illusorio della bellezza oggettiva attraverso il voto della giuria popolare è soppiantato dalla preferenza di una scelta caduta dall’alto, quale allusivo procedimento della prassi della politica dirigista.

Forse il coro finale degli Alpini intende riconoscere in una realtà così distorta e frantumata la possibilità di un senso di identità, vista l’esistenza centenaria del corpo militare ma soprattutto simbolo di un corpo sociale solido e vitale.

In definitiva la forza di Calcinculo, spettacolo marcatamente orientato verso il concerto pop, sta nella spietatezza divertita e divertente con cui, un po’ come faceva Molière smascherando i vizi della borghesia, si colpiscono le nostre fobie, manie, debolezze e intolleranze maturate all’interno di una società arrogante e impaurita.

 

                              di Massimo Bertoldi

 

  torna all'elenco delle recensioni