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LIBRI

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Il traghetto di Piedicastello

di Renzo Francescotti
 


Trento, Curcu e Genovese, 2021, pp. 256
 

Romanzo del Covid 19 o meglio del “lock-down", ossia scritto nel periodo delle chiusure in seguito alla pandemia, Il traghetto di Piedicastello, come giustamente rileva il suo autore - lo scrittore-poeta-drammaturgo trentino Francescotti, autore di moltissime opere dal lontano 1966 quando, giovanissimo, aveva pubblicato Il Battaglione Gherlenda -, «Non è un romanzo propriamente, ma una serie di racconti ambientati nello stesso posto, dove i personaggi ritornano, gli avvenimenti si incastrano: è una specie di romanzo a racconti» (p. 248).

Tasselli di un puzzle, se vogliamo, petali di un fiore, dove comunque il ductus narrativo è sempre presente, non si perde mai il fil rouge legato, appunto “epicamente” al quartiere di Piedicastello, a Trento, il quartiere proletario e in gran parte anche composto da sottoproletari (Lumpenproletariat, dicevano Marx ed Engels, cari all’autore come Lenin, ossia letteralmente “proletariato di stracci”), personaggi spesso rissosi, dediti al alcol, ai margini della criminalità, prostitute etc.

Descrivere ma stando sempre attenti a narrare, secondo il paradigma molto opportuno, rilevato da Gyorgy Lukàcs nei suoi fondamentali Saggi sul realismo, solo che qui, a differenza del realismo ottocentesco, i protagonisti (e le protagoniste, indimenticabili, ossia le figure della maestra Carmela e di Wanda, bellissima ragazza “destinata” a non sposarsi mai a causa della sua condizione sociale, di figlia di una “lavandera”) sono tali solo di una “frazione” del romanzo, di un racconto e non dell'intero romanzo, come avveniva nei grandi romanzi di Balzac, di un Dickens, di un Zola o di Victor Hugo (sempre che consideriamo “realista” un romantico come Hugo, che pure si documentava sempre, per i romanzi e le tragedie, studiando la realtà, nei libri e nel dialogo con le altre persone).

La “baracca rossa”, simbolo di un'unità delle sinistre poi irrimediabilmente perduta, come la stessa esistenza fisica del luogo in questione, i bar d'antan, il traghetto che dà il titolo al romanzo storico(anche nel senso della “nouvelle histoire”, degli Annales, che certo il prof. Francescotti conosce molto bene, ossia di una storia interessata più alla dimensione antropologica, della vita e delle relative credenze che a battaglie e trattati di pace o di “tregua”), oggi sostituito da un ponte che non ha accontentato quasi nessuno, le distruzioni che hanno colpito Trento e in particolare Piedicastello, in una Stilmischung notevolissima tra italiano e trentino, un trentino che, se non fosse per Francescotti e Elio Fox, sarebbe ormai un qualcosa da “insabbiare-dimenticare”, in quanto non più funzionale alle logiche del potere finanziario-tecnologico.


                                   di Eugen Galasso

 

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