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Faust
dalla leggenda al mito

di Eudocia, Spies, Marlowe,
Calderón de la Barca, Goethe, Heine, Valéry
a cura di Paolo Scarpi

Venezia, Marsilio, 2021, pp. 565


Faust non è solo il più famoso personaggio del repertorio goethiano. Soggetto paradigmatico della letteratura e della cultura europea, «Faust è indefinibile. È un mare immenso, un oceano vasto e insondabile», come scrive Paolo Scarpi nell’ampio ed esaustivo saggio introduttivo a questo prezioso volume edito da Marsilio i cui sono contenuti i testi più significativi e necessari per coglierne gli sviluppi e i cambiamenti lungo un percorso fortemente legato alle dinamiche alla Storia, che si enuclea dalla leggenda, diventa mito e poi procede verso la sua dissoluzione.

In apertura di volume si legge La storia di San Cipriano e di Santa Giustina dell’imperatrice Eudocia (401-460), racconto agiografico cui compete una sorta di funzione archetipale: la vergine Giustina respinge, nel nome di Cristo, le proposte d’amore prima di Aglaide poi del mago Cipriano, in quale aveva evocato l’aiuto di un demone malvagio introducendo, in questo modo, il tema della passione erotica con sfumature diaboliche.
L’opera cruciale, dalla quale si enucleano rielaborazioni e variazioni del mito, è sicuramente il racconto La storia del dottor Johann Faust pubblicato da Johann Spies nel 1587. Narra come questo «famoso mago e negromante […] si vendette al diavolo». Sospinto dal sogno impossibile di un sapere assoluto, accetta la dannazione eterna pur di superare i limiti della condizione umana.

Nel frattempo, il teologo Filippo Melantone, dichiarando di aver conosciuto a Wittenberg nel 1530 «un tizio di nome Faust, che aveva imparato la magia quand’era studente a Cracovia», si avvale del personaggio a sostegno della Riforma luterana e della polemica antipapale, dipingendo la Santa Sede come luogo abitato da maghi e dissoluti.
Concorre alla negatività della figura di Faust anche il coevo teatro delle marionette (Puppenspiel), sbarcato sul continente dall’Inghilterra attraverso l’Olanda.
Il clima dell’età delle guerre di religione si avverte ne La tragica storia del dottor Faust scritta da Christopher Marlowe nel 1589 al tempo di Elisabetta I. La commedia presenta i contorni di un personaggio che non è solo uno scienziato, ma si qualifica nei panni del viaggiatore, dell’uomo moderno catturato dalla smania del sapere e del dominio. «Decolla – spiega Scarpi – quello che si può considerare l’epopea di Faust, eroe negativo», nonché anima destinata alla dannazione.

Penultimo testo antologizzato è Il dottor Faust di Heinrich Heine del 1851, in cui, tra l’altro, spicca la particolare variante del diavolo al femminile (Mefistofela). Questo Poema danzato si conclude con una scena emblematica: Faust ha cercato rifugio in una chiesa per evitare la morte anche se «appartiene all’inferno, anima e corpo», mentre «Mefistofela […] danza intorno a lui, schermandolo con mille smorfie».
Si arriva alla fase epidemica e il mito di Faust si sgretola in frammenti che connotano la cifra dell’incompiuto, come ne Il mio Faust. Abbozzi, ultima opera di Paul Valery. Si tratta di una riflessione in chiave metaforica sulla presenza del Male nella società riconosciuto nel Nazismo.

La lettura di questa preziosa antologia faustiana curata con rigore scientifico e alto spesso metodologico da Scarpi, che allarga l’attenzione anche alla musica e alle tante altre rielaborazioni letterarie, è impreziosita e agevolata dalle schede dedicate al profilo degli autori e delle opere, da una ricca e aggiornata bibliografia estesa anche alla corrispettiva sitografia.  

                                   di Massimo Bertoldi

 

 

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