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Adelaide Ristori e lo specchio della scrittura.
Messinscena delle memorie di una diva dell’Ottocento

di Antonella Valoroso
prefazione di Francesco Cotticelli

Roma, Carocci, 2022, pp. 151
 

Adelaide Ristori e lo specchio della scrittura di Antonella Valoroso è un prezioso contributo scientifico alla già ricca bibliografia della acclamata diva della scena ottocentesca, ritornata in auge in occasione della celebrazione del bicentenario della nascita (Cividale del Friuli, 29 gennaio 1822).

Attrice definita dalla Regina Vittoria «una cosa sublime»  e riconosciuta da Cavour ambasciatrice della cultura italiana nel mondo e «prima attrice d’Europa», la Ristori si impose all’attenzione internazionale a Parigi nel 1855 quando, con la Compagnia Reale Sarda, recitò Francesca da Rimini di Silvio Pellico e Mirra di Vittorio Alfieri. Il trionfale debutto al Théatre Impérial ebbe profonde e incisive conseguenze artistiche: da un lato la Ristori abbandonò la commedia goldoniana e il dramma borghese per concentrare le sue doti espressive sulla tragedia classica e sul dramma storico, dall’altro lato declinò via via il proprio stile recitativo in funzione di un pubblico non attrezzato per assimilare un’esibizione in lingua italiana.

Giuditta di Paolo Giacometti è lo spettacolo della definitiva consacrazione presentato a Madrid nel 1857, cui seguono nel biennio 1858-60 una lunga tournée europea e la prima e fondamentale trasferta americana nel 1866 presentando, tra l’altro, Medea e Elisabetta regina d’Inghilterra di Giacometti. Sono titoli riproposti anche nell’ultimo e lungo viaggio transoceanico (1884-1885) che di fatto pone fine alla luminosa carriera di un’attrice consacrata a livello mondiale e assurta a mito vivente, come bene racconta Valoroso nella prima parte del volume in oggetto.

Di ritorno dagli Stati Uniti, nell’estate del 1885, la Ristori maturò l’idea di scrivere un libro di memorie, Ricordi e Studi artistici, la prima autobiografia scritta da una penna femminile per poi essere pubblicata, tra il 1887 e il 1888, in italiano, francese, inglese, le lingue delle platee che la avevano acclamata.
La «costruzione di un libro mondiale» costituisce il cuore dello studio rigoroso e assai dettagliato condotto dalla Valoroso, che ne ripercorre la gestazione e approfondisce le tre edizioni concepite anche per fini commerciali unitamente alla glorificazione di Ristori come modello esemplare di donna e di attrice lungo un percorso narrativo predisposto in senso cronologico.
Emergono «le caratteristiche proprie dell’eroina romantica» in un racconto della vita quotidiana incorniciato nella sua minuziosa teatralità in parallelo alla scalata sociale della Ristori favorita dal matrimonio con il marchese Giuliano Capranica del Grillo: si declina il modello di un’esistenza fortunata, intorno alla quale l’attrice si costruisce l’immagine di donna nobile e magnanima, serena e coerente nel rispetto dei valori, come si legge nella sezione delle memorie dedicata ai Ricordi.

Alla perfezione della vita segue la memoria delle esperienze di palcoscenico raccontate negli Studi artistici che, come sottolineò la stessa  Ristori, «possono servire d’emulazione e d’esempio ai giovani, che, avendo una seria vocazione, si decidessero ad affrontare le difficoltà della carriera teatrale». Perciò l’attrice materializzò sulla carta, per una corretta «educazione artistica», le sue eroine – Maria Stuarda, Elisabetta l’Inghilterra, Lady Macbeth, Medea, Mirra, Fedra – affidandosi ad un metodo costruito sullo studio storico e sull’approfondimento del carattere del personaggio in rapporto alle dinamiche relazionali con gli altri interlocutori. Fondamentale e a completamento è l’attenzione per gli oggetti scenici-simbolo che accompagnano le espressioni del volto, le tonalità della voce, i piccoli movimenti.
Ricordi e Studi artistici contiene in sé i segni di un’epoca teatrale in trasformazione, in un certo senso accelerati dalle visioni lungimiranti della stessa Ristori.

Il libro della Valoroso -  corredato da una ricca sezione di immagini, da un interessante appendice con le lettere dall’epistolario scritte nel periodo 1885-1890 e da una aggiornata bibliografia – si conclude con la eloquente citazione di un grande ammiratore dell’attrice italiana, Victorien Sardou che, in occasione della morte della ristori avvenuta a Roma il 9 ottobre 1906, scrisse: «non avevo mai veduto nulla di più grande sulla scena e le serate in cui l’aveva udita erano restate le più belle della mia vita artistica».


                                     di Massimo Bertoldi

        

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