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Conversazioni dopo un funerale

di Yasmina Reza
traduzione di Daniela Salomoni

Milano, Adelphi, 2023, pp. 117


Conversazioni dopo un funerale segna l’esordio drammaturgico di Yasmina Reza. Scritto tra il 1983 e il 1984, rappresentato per la prima volta nel 1987 e vincitore del prestigioso Premio Molière, il testo giovanile contiene in sé gli ingredienti stilistici e linguistici propri del percorso creativo di questa scrittrice, attrice e sceneggiatrice francese di successo internazionale.
La pièce, inedita per lettori e spettatori italiani, presenta una griglia narrativa in cui si intrecciano il tragico e il comico, il serio e il faceto, il silenzio e la parola, il senso della morte nelle declinazioni dell’amore. I personaggi sono comuni e ordinari, calati in situazioni che tendono a smascherarli e dalle quali cercano di fuggire alla ricerca di una dimensione indefinita, per poi ritrovarsi, nonostante le piccole-grandi tragedie personali, imbrigliati nei lacci delle stesse dinamiche relazionali.

La situazione di partenza dell’intreccio narrativo è una situazione occasionata da un evento luttuoso: la sepoltura del padre nella tenuta di una campagna della Loira, dove la famiglia trascorreva le vacanze estive, all’ombra di un albero, in un giorno d’autunno insolitamente caldo, anche se il meteo muterà, con un segno fortemente simbolico, verso la pioggia e il freddo.
Si respirano vaghe atmosfere cechoviane plasmate di contemporaneità nell’arrivo inatteso e destabilizzante di Élisa contesa tra i due fratelli, Alex il suo ex dal carattere inquieto e irascibile che trova la campagna deprimente, e Nathan il ragazzo “prodigio”, socievole e amante della natura. C’è Édith, la sorella di mezzo, coinvolta in una relazione fedifraga con lo strano signor “Tse-tse”, amico del padre defunto. A loro di unisce lo zio Pierre, figura divertente e un po’ volgare ma capace con il suo istrionismo di alleviare il dolore del lutto; lo affianca la moglie Julienne, donna goffa a capricciosa.

Mossi da un ritmo narrativo scandito da dialoghi brevi e essenziali, privi di retorica e intervallati da pause e silenzi, i vari personaggi si urtano e si provocano ma soffocano il crescendo delle tensioni in frasi apparentemente banali, in gesti misurati e in scambi di occhiate. Affiorano conflitti latenti, gelosie, dolori e rancori rimossi. I segreti di famiglia, sepolti da un certo perbenismo di facciata, via via vengono rivelati anche se rimangono sempre avvolti in un alone di mistero.
Pur vivendo una situazione di lutto, i personaggi manifestano comportamenti ordinari, come il fare la spesa, spelare le patate per preparare lo stufato. I segni della tragedia sfociano nella banalità della vita quotidiana scandita da azioni indolenti e cicliche, raccontate dalla Reza con disarmante e spietata lucidità in questa commedia coinvolgente e assai accattivante che si legge tutta d’un fiato trasportandoci nel «labirinto dei sentieri inutili» come dice Alex alla fine di queste Conversazioni dopo un funerale.
 

                                       di Massimo Bertoldi

 

 

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