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LIBRI

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Una germanista scapigliata
Vita e traduzioni di
Lavinia Mazzucchetti

di Anna Antonello

Macerata, Quodlibet Sudio, pp. 288
 

«Chi era Lavinia Mazzucchetti?», si chiede Anna Antonello – ricercatrice bolzanina presso l’Università degli Studi G. D’Annunzio di Chieti – nell’Introduzione alla corposa e dettagliata biografia da lei compilata e dedicata a questa intraprendente figura intellettuale, ossia Una germanista scapigliata come la inquadra il titolo del volume edito da Quod Libet Sudio. Figlia di una cantante dilettante e di un giornalista del quotidiano “Il secolo”, la sua complessa e variegata esperienza assurge a emblema della situazione sociopolitica e culturale italiana nella prima metà del Novecento declinata dalla «solitaria ribellione» di una donna dichiaratamente «antifascista intransigente e irremovibile», atteggiamento penalizzante, per esempio, nell’assegnazione della cattedra di germanistica all’Università di Milano contesa con Vincenzo Errante, tanto da provocare il suo trasferimento a Berlino negli anni Venti.

Poi si apre il proficuo capitolo delle recensioni nel mensile “I Libri del Giorno” e nella rassegna bibliografica “Il Leonardo”, in cui si occupa dei fratelli Mann, Hermann Hesse, Franz Kafka. Di rilievo risulta anche la collaborazione con Sporling & Kupfer per la quale dirige una collana di “narratori nordici” inaugurata con la traduzione della novella Frau Bertha Garlan di Arthur Schnitzler. L’obiettivo, chiarisce la Antonello, è «di sfatare il mito dei “mattoni” tedeschi noiosi e illeggibili» che si rinnova nel 1933 con Mondadori e nella parallela attività di traduttrice presso Bompiani. Nei cataloghi figurano, tra i tanti, i nomi di Franz Werfel, Josef Roth, Mann, Hans Grimm, Hans Fallada, Gerhart Hauptmann. Monumentale rimane la traduzione dell’omnia omnia di Goethe avviata nel 1944 e terminata nel 1951.

Gli anni del dopoguerra – come illustra la Antonello – furono «un periodo di grande gioia» per le nozze con Waldemar Jollos ma anche di «definitiva disillusione» a causa dei «tanti agognati cambiamenti radicali nella politica italiana (che) non arrivano, nonostante il cambio della guardia». La Mazzucchetti si trasferisce a Zurigo e lavora, pur tra non poche difficoltà, per Artemis Verlag, giovane e ambiziosa casa editrice. Nella città svizzera viveva anche Thomas Mann con il quale la traduttrice rafforza amicizia e intesa intellettuale che culmina con la pubblicazione, tra il 1943 e il 1963, dell’opera completa per conto di Mondadori, affiancata da una selezione piuttosto corposa della produzione di Hesse. È datata 1959 la stampa postuma di “Novecento in Germania”, raccolta di saggi editi per la maggior parte in riviste e quotidiani. Si tratta di una sorta di testamento culturale popolato dagli autori tedeschi a lei cari che, di fatto, rivelano e accompagnano l’attività della Mazzucchetti.

Questa infaticabile traduttrice, insegnante, meticolosa e lucida critica letteraria, fu soprattutto una grande mediatrice culturale capace di creare un ponte tra cultura italiana e tedesca ricoprendo «quel ruolo di informatrice intelligente e appassionata, di missionaria delle lettere; il cosmopolitismo della formazione e delle aspirazioni, l’esprit europén», come scrisse Giorgio Babibbe nella rivista “Il Ponte”.
                                     
                                    di Massimo Bertoldi


 

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