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SPETTACOLI E MOSTRE

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Un peep show per Cenerentola

di Paola Guerra e Antonio Viganò

Regia: Antonio Viganò
Scrittura coreografica: Michela Lucenti
Scene: Roberto Banci
Costumi: Elena Beccaro
Disegno luci: Melissa Pircali

Direzione tecnica: Andrea Venturelli

Attori e danzatori: Jason De Majo, Paolo Grossi, Maria Magdolna Johannes, Mirenia Lonardi, Stefania Mazzilli Muratori, Sara Menestrina, Michael Untertrifaller, Rocco Ventura

Coproduzione: Oriente Occidente Dance Festival con il sostegno di EBA Europe Beyond Access co-funded by the Creative Europe Programme of the European Union

 

Nelle note di regia di Un peep show per Cenerentola firmate da Antonio Vigano si legge: «prima di tutto uno spazio drammaturgico, una scenografia parlante, una creazione di teatro immaginata e pensata proprio per quel Luogo che si nutre di sguardi, di occhi nascosti che guardano senza essere visti». Queste indicazioni fanno di necessità – il distanziamento tra i pubblico secondo le normative anti Covid – virtù artistica, ossia la creazione di uno spazio scenico inconsueto.

Quattordici cabine individuali per altrettanti spettatori sono posizionate intorno ad una pedana girevole ispirata al modello del peep show, inventato nel XV secolo come scatola magica per vedere immagini oniriche e poi trasformato, tra le due guerre mondiali, in sorta di luogo clandestino-bordello per visioni sensuali con richiami erotici.

E questo singolare assetto scenografico disegna un nuovo rapporto con il pubblico che, separato da un vetro che diventa quarta parete, assiste alla libera rielaborazione della celebre fiaba di Cenerentola firmata da Paola Guerra e Antonio Viganò, anche abile e fantasioso regista nell’orchestrare l’azione dei suoi attori sull’asse espressiva del teatro-danza.

Domina la poetica del corpo sospeso tra gestualità aggressiva e finemente ricamata, in un gioco di contrasti espressi animato degli interpreti, guidati da Paolo Grossi sia in scena che dietro le quinte. L’attore si muove su pattini a rotelle e assume il ruolo di una sorta di banditore-impresario del locale impegnato a gestire un gruppo di partecipanti al concorso per “Cenerentola” al quale partecipano tre sorelle impegnate a conquistare il Principe secondo il rituale di iniziazione alla seduzione.

Cenerentola diventa il segno del desiderio, dell’apparire, della graduale consapevolezza, una volta conquistato il Principe eterno bambino, di esibire la propria bellezza anche a chi paga per vederla e per poi ascoltare la sua storia, esattamente come succede in un peep show. Si susseguono scene brevi e intense che modellano e destrutturano il corpo-desiderio che si muove e danza producendo una tensione continua tra l’affermazione e la negazione di se stesso. Le parole, non propriamente di matrice fiabesca, rinviano a significati altri: voglia di riscatto umano e sociale, ricerca di libertà, armonia con il proprio corpo nel momento in cui le varie Cenerentole sono consapevoli di essere oggetti di tanti sguardi anonimi, quelli degli spettatori “solitari”, ai quali è offerta una performance di grandi emozioni e di pregevole eleganza estetica e artistica.

 

                       di Massimo Bertoldi

 

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