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SPETTACOLI E MOSTRE

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Il Misantropo

di Molière

 

traduzione Cesare Garboli

regia Fabrizio Falco
scene Luca Mannino
costumi Gabriella Magrì
musica Angelo Vitaliano

con Davide Cirri, Fabrizio Falco, Claudio Pellegrini, Alice Canzonieri, Rita Debora Iannotta, e
Doriana Costanzo, Costantino Buttitta, Luca Carbone, Cristiano Russo

produzione Teatro Biondo Palermo


«Lavorando sul Misantropo si percepisce subito la necessità, l'urlo di qualcuno che chiede verità. Cercherò di inseguire la verità di Molière, per quanto inafferrabile, ma sarà proprio l'anelito, la spinta verso, che creerà la giusta tensione».
In linea con queste dichiarazioni di intento, Fabrizio Falco, giovane e promettente regista, trasferisce sul palcoscenico con rigore anche filologico, frutto di un attento studio della commedia molieriana, tanto la sostanza tipologica dei vari personaggi quanto le dinamiche interne ai loro rapporti spigolosi e conflittuali.

Soprattutto si respirano atmosfere moderne, alluse da un’ambientazione calata in un contesto di un generico inizio Novecento. Ma potrebbe benissimo essere la nostra contemporaneità, tanto sono riconoscibili i profili e i ragionamenti animati dai personaggi affidati alle competenze di una compagnia di giovani e pregevoli attori. A partire da Davide Cerri che rende l’anima del misantropo Alceste come l’aveva pensata Moliére: comica e dolente, dolce e aggressiva. Può sembrare anche ridicola in certe sue sfumature se si mette in primo piano il suo essere ossessionato dalla ferrea volontà di cambiare gli uomini e di combattere contro cose più grandi di lui come la menzogna e gli opportunismi, perché proprie dei meccanismi e delle convenzioni saldamente ancorati nella società di ieri e di oggi.  

Lo scontro con Oronte (Claudio Pellegrini), autore di un sonetto modesto, allude al ruolo e alle ambizioni di certa cultura verso il potere: vanità e arrivismo. E di questo ne è convinto Alceste che non accetta gli opportuni consigli di conciliazione dell’amico Filinto (lo stesso Falco) a seguito della citazione in tribunale dell’indispettito poeta. La scena è resa in modo brioso, senza esclusione di colpi verbali. Questo efficace estremismo espressivo assurge a cifra stilistica dello spettacolo, che trova una momentanea tregua quando l’affascinante e vedova salottiera Ceminene (Alice Canzonieri) cattura l’attenzione di Alceste, distraendolo da Eliante (Rita Debora Iannotta) e Arsinoè (Doriana Costanzo). Un certo clima da teatro borghese e di ascendenza vagamente pirandelliana con virate melodrammatiche trapela nello scontro altrettanto acceso, confezionato dagli attori con pregevole eleganza espressiva, di cui è protagonista Celimene, prima con Arsinoè poi con Alceste che la accusa di infedeltà.

A ben vedere, Alceste e Celimene sono il rovescio della stessa medaglia come lo spettacolo confezionato da Falco dimostra: il primo vive il furore per la verità; la seconda, all’opposto, vive in modo menzognero l’amore per l’amore. Si tratta di due visioni di poesia assoluta, che alla fine risultano sconfitte dalla stessa realtà e perciò destinate a condannare i due protagonisti alla solitudine.

Sostenuto da ritmi incisivi e pulsanti, regolato da precise geometrie nell’orchestrazione di uno spettacolo sia corale che incentrato su dialoghi a quattr’occhi, questo Misantropo restituisce al pubblico l’attualità di una splendida commedia che debuttò nel 1666 al Palais – Royal.

 

                                  di Massimo Bertoldi

 

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